di Paolo Attivissimo
© 1999-2006 Paolo Attivissimo (http://www.attivissimo.net). Questo documento è liberamente distribuibile purché intatto.
Come avrete notato dal fatto che non siete ancora arrivati in fondo al testo, i servizi di Internet non si limitano certo a quello che avete visto sinora.
In questo capitolo, quindi, vi presenterò alcune delle funzioni avanzate offerte dalla Rete. Non sono indispensabili per il vostro divertimento, ma lo possono ampliare. Ho incluso anche qualche consiglio e trucchetto per velocizzare la navigazione e renderla meno costosa: non sarà alta tecnologia, ma qualunque sistema consenta di non farsi sfilare i soldi dal portafogli mi sembra utile.
Non sentitevi in dovere di padroneggiare ciascuno di questi argomenti: ormai conoscete già il 90% di quello che vi occorre per interagire dignitosamente con Internet, e molti dei servizi che descriverò nelle prossime pagine richiedono computer o risorse piuttosto particolari.
Inevitabilmente la prima bolletta telefonica che riceverete dopo aver iniziato a frequentare Internet sarà più salata del solito. Rassegnatevi: è fin troppo facile perdersi (e perdere tempo) percorrendo le mille diramazioni della Rete, e l'autodisciplina necessaria per non girovagare si acquisisce soltanto con la pratica.
Intanto che fate pratica, però, potete adottare alcune tecniche e alcuni strumenti che possono aiutare a ridurre i costi di Internet, sia quelli economici (soldi), sia quelli umani (lunghe attese e grandissime perdite di tempo).
Una delle prime cose che potete fare per contenere il vostro esborso è collegarvi a Internet nelle fasce orarie in cui le tariffe telefoniche sono più basse. Tutto dipende da quale operatore telefonico usate per collegarvi alla Rete, ma in genere si spende di meno la sera e nel fine settimana.
Tuttavia anche Internet ha le sue fasce orarie, che non coincidono necessariamente con quelle telefoniche. Infatti moltissimi appassionati si collegano da casa quando le tariffe telefoniche scendono, col risultato di creare l'equivalente Internet delle code ferragostane in autostrada. Nei momenti di punta, anche servizi fondamentali come l'e-mail possono bloccarsi completamente.
Di conseguenza, durante la settimana la sera non è il momento ideale per collegarsi. Nel fine settimana, poi, tutta la giornata è un periodo "caldo", perché le tariffe telefoniche sono basse anche di giorno e gli utenti privati hanno parecchio tempo da dedicare a Internet.
Il traffico in Rete nelle ore lavorative, invece, in Italia è molto modesto; se potete navigare in questa fascia oraria vi troverete bene. Certo, significa che la spesa telefonica sale più rapidamente, ma se il collegamento dura la metà perché Internet risponde più prontamente ai vostri comandi, è abbastanza facile che chiudiate i conti alla pari o addirittura con un risparmio.
C'è però un momento veramente ideale per collegarsi a Internet: la mattina presto, dalle cinque alle otto. Non sarà un orario che fa tendenza (oggigiorno se non tiri tardi non sei nessuno), ma funziona alla grande: parlo per esperienza personale.
Visto che comunque molti di voi, per studio o per lavoro, si devono già alzare presto, se anticipate la sveglia di un'oretta potrete sfrecciare solitari sulle autostrade informatiche senza dover fare orari da vampiro.
A quell'ora, infatti, gli utenti professionali non sono ancora in ufficio e la massa degli internettari è fra le braccia di Morfeo. Siccome gli utenti del resto d'Europa hanno abitudini simili a quelle italiane, tutti i siti del nostro continente si visitano bene la mattina presto.
L'alba è vantaggiosa anche se volete visitare uno dei numerosissimi siti americani. Infatti là non si pagano le telefonate urbane e quindi tutti si collegano di giorno o di sera. Risultato: quando in Italia albeggia, in America il traffico sulla Rete è basso.
Se invece visitate un sito giapponese o australiano, capiterete nell'ora di punta di quel paese. Morale della favola: programmate le vostre escursioni telematiche consultando anche una cartina dei fusi orari.
"Comperate UltrasupermegaFast, il programma che ti velocizza la navigazione in Internet di ben 10.000 volte!". Questo è il tipico, compassato stile con il quale vengono propagandati gli acceleratori Web. Ma credono davvero che siamo così gonzi?
C'è un intero zoo di questi programmi che affermano di rendere più veloce la navigazione nel Web, ovviamente in cambio di un bel po' del vostro denaro. Lo stesso denaro che intendevate risparmiare in bolletta rendendo più veloce la navigazione.
Funzionano? Non quanto vorreste, e di certo non quanto reclamizzato. Non è che sono bugiardi: i risultati sbandierati li hanno ottenuti davvero, ma in condizioni così particolari che a voi non capiteranno mai. È la stessa storia per le automobili: mai vista una che facesse davvero i chilometri al litro indicati dal fabbricante.
Il principio fondamentale del funzionamento degli acceleratori consiste nel prelevare nel modo "classico" la prima pagina visitata e poi prelevare tutte le pagine citate dai link nella prima pagina, così se decidete di cliccare su un qualsiasi link presente nella prima pagina, il contenuto di quel link è già stato prelevato e quindi è immediatamente a disposizione sul vostro schermo.
Piccolo problema: se decidete di cambiare sito e digitate un nuovo indirizzo, tutte quelle pagine prelevate sono inutili e bisogna ricominciare da capo. Velocizzazione risultante: zero. Insomma, gli acceleratori di questo tipo funzionano se avete l'abitudine di esplorare in lungo e in largo un medesimo sito; ma se saltate di palo in frasca non vi serviranno a nulla.
Ci sono anche altri tipi di acceleratore che ottimizzano la dimensione dei pacchetti di dati in base alla velocità della connessione (se non avete idea di cosa sia un pacchetto di dati, vivrete a lungo e felici lo stesso). Questi in effetti funzionano, ma sono necessari soltanto per i sistemi operativi meno recenti: per fare un esempio, sono utili in Windows 95, ma non in Windows 98 e 2000, dove sono già integrati.
Posso consigliarvi tre sistemi per rendere davvero più veloce la navigazione. Il primo sembra sciocco ma funziona in modo mirabile: disabilitate la visualizzazione delle immagini durante l'esplorazione di un sito, quando state cercando la pagina che effettivamente vi interessa, e riattivatela solo quando trovate la pagina desiderata. Eviterete di scaricare tutti gli striscioni pubblicitari che appesantiscono le pagine Web.
Il secondo suggerimento è potenziare la memoria RAM del vostro computer. Se è a corto di RAM, il computer è infatti costretto a "parcheggiare" temporaneamente su disco parte delle informazioni che riceve da Internet (in particolare le immagini) e rileggerle un po' per volta per mostrarvele sullo schermo.
Tecnicamente questo si chiama swapping (si pronuncia "suòpping" con la S di sole), ed è un procedimento pesantissimo per il computer. In pratica il vostro apparecchio ha già ricevuto i dati da Internet, ma non ha abbastanza risorse di memoria RAM per tenerli subito a disposizione e mostrarveli immediatamente sullo schermo: deve parcheggiarli sul disco rigido e poi riprenderseli appena può, e questo richiede tempo. Se invece la memoria RAM è sufficiente o meglio ancora sovrabbondante, questo continuo "parcheggio" temporaneo non sarà necessario e le pagine Web compariranno molto più speditamente sul vostro schermo.
Il terzo trucco che potete adottare (e che oltretutto è gratuito) consiste nell'aumentare le dimensioni delle cache. Un buon browser infatti ha due cache: una veloce nella memoria RAM, dove tiene di scorta i dati più recenti ricevuti da Internet, e una più lenta ma più capiente sul disco rigido. Grazie a queste cache, se tornate a una pagina Web già visitata, il browser la legge da una delle cache locali invece di prelevarla di nuovo da Internet. Aumentate le dimensioni di entrambe fino al massimo valore che vi potete permettere.
C'è un altro metodo gratuito per migliorare l'efficienza della vostra connessione a Internet. Quando il traffico in Rete si fa intenso, sono gli snodi principali, quelli da cui passano tutti, che si bloccano per primi. Uno di questi "punti nevralgici", per dirla col gergo autostradale, è il domain name server del vostro fornitore d'accesso, cioè il computer che si occupa di convertire in cifre il nome del sito che volete visitare.
Non importa quale sito volete raggiungere: per farlo dovete comunque passare dal domain name server, e quindi se si blocca quello siete in braghe di tela, anche se in realtà il resto della Rete scorre senza problemi. Ma c'è un trucco semplice che permette di scavalcarlo.
Mi spiego facendo un breve ripasso. Quando digitate nel vostro browser il nome di un sito, che so, http://www.uffizi.firenze.it/ (che come avrete intuito è il sito Internet della Galleria degli Uffizi di Firenze), la prima cosa che fa il vostro browser non è collegarsi al sito: invece si collega al domain name server del vostro fornitore d'accesso per sapere l'indirizzo numerico corrispondente al nome del sito che avete digitato.
Il domain name server gli manda la risposta (in questo caso 193.42.139.132) e solo a quel punto il vostro browser tenta di collegarsi con gli Uffizi. Ogni volta che cambiate pagina o passate da un sito a un altro, dovete interpellare il domain name server; lo stesso fanno tutti gli utenti collegati a quel fornitore d'accesso.
Insomma, ogni singolo utente collegato a quel fornitore d'accesso passa da lì ogni volta che cambia pagina Web. Se il domain name server non è ben gestito e generosamente dimensionato, è lì che si formerà l'intasamento. Man mano che aumenta il numero di richieste simultanee, i tempi di risposta del server si allungano fino alla paralisi. La Rete in sé è sgombra, ma è inaccessibile perché il domain name server è congestionato.
La soluzione è semplice: premunirsi. Quando memorizzate nel vostro browser un sito che prevedete di voler visitare spesso, sostituite il nome con l'indirizzo numerico corrispondente (nell'esempio precedente, sostituireste http://www.uffizi.firenze.it/ con http://193.42.139.132/). Andrete dritti al sito senza passare per il domain name server: navigherete quando gli altri sono fermi in porto.
Ci sono vari modi per scoprire l'indirizzo numerico che corrisponde a un indirizzo letterale: alcuni browser lo mostrano nell'angolo in basso a sinistra pochi istanti dopo aver digitato il nome del sito. Se non siete così fortunati da avere un browser servizievole, le alternative più spicce sono in genere i servizi ping e traceroute. Ne parlerò in dettaglio nel Capitolo 9, ma per farla breve, praticamente tutti i sistemi operativi offrono un programma o un comando con questi nomi (in Windows, per esempio, traceroute è un comando da eseguire in una finestra DOS ed è abbreviato in tracert). In alternativa potete prelevare un qualsiasi programma che effettui il cosiddetto DNS lookup, cioè la ricerca della corrispondenza fra nome e numero del sito.
Questo trucchetto velocizza notevolmente la connessione a un sito e anzi la consente quando il metodo tradizionale fallisce, tuttavia è un po' laborioso. Se non vi va di tribolare e preferite spendere qualcosina, procuratevi un programma acceleratore che lo faccia per voi, memorizzando sul vostro computer le corrispondenze fra i nomi dei siti che visitate e i rispettivi indirizzi numerici.
Se siete in grado di personalizzare i parametri della vostra connessione a Internet, ci sono due ulteriori affinamenti di questa tecnica: il primo è immettere l'indirizzo numerico del domain name server, velocizzando ulteriormente la consultazione. Il secondo è specificare due DNS, uno primario e uno secondario, appartenenti a fornitori d'accesso differenti (cosa perfettamente lecita, fra l'altro). In questo modo, se uno dei DNS è intasato o non funziona, la vostra connessione attinge automaticamente all'altro.
Navigando in Internet passate gran parte del vostro tempo ad aspettare. Vi collegate a un sito e poi aspettate di ricevere i dati della pagina. Cliccate su un rimando a un'altra pagina e l'attesa ricomincia. Quando ci sono tante immagini da ricevere, è abbastanza normale aspettare un minuto o più per cambiare pagina. Esasperante.
Quando in Internet sorge un problema, ben presto arriva qualcuno che lo risolve: nascono così i succhiasiti, ossia programmi che esplorano automaticamente un sito, ne prelevano le pagine e le registrano sul vostro computer, permettendovi di consultarle con calma e con cambi di pagina istantanei al termine del collegamento, risparmiando così sui costi telefonici.
Un classico esempio di succhiasiti è Web Whacker (http://www.bluesquirrel.com/products/whacker/whacker.html) per Windows. Funziona così: vi collegate a Internet come al solito, poi lanciate il succhiasiti e gli dite quale sito volete consultare, digitando il relativo indirizzo nel succhiasiti invece che nel browser.
Il programma inizia a prelevare dal sito una pagina dopo l'altra, immagini comprese, alla massima velocità possibile; nel frattempo voi potete dedicarvi ad altro. Terminato il prelievo, chiudete il collegamento e vi trovate sul computer un duplicato esatto del sito, che potete esplorare con tutta calma.
Questi programmi funzionano egregiamente, ma spesso causano problemi ai fornitori d'accesso: infatti sfruttano esageratamente le loro risorse, che spesso non sono progettate per reggere un utilizzo così intensivo. Alcuni fornitori addirittura ne vietano l'uso.
Non solo: sovente si finisce dalla padella nella brace. Con questi programmi capita spesso di prelevare centinaia di pagine di nessun interesse insieme a quelle poche che volevamo esplorare, per cui i tempi (e i costi) aumentano invece di diminuire. è un po' come se per prendere in prestito un libro di Tolstoi dalla biblioteca doveste portarvi a casa l'intero scaffale della letteratura russa.
Inoltre i succhiasiti tendono a richiedere molta memoria e potenza di calcolo sul vostro computer. Comunque vale la pena di sperimentarli: in genere potete prelevarli e provarli gratuitamente; se vi trovate bene, li pagherete al termine del periodo di valutazione.
Se invece non siete soddisfatti delle prestazioni di questi programmi, ci sono i "succhiasiti dei poveri", ossia programmi che registrano soltanto le pagine che visitate (un po' come un videoregistratore che registra quello che guardate alla televisione) e vi permettono di rivederle al termine del collegamento. Per molti utenti questo è più che sufficiente, e soprattutto non appesantisce in alcun modo la Rete né rallenta la normale esplorazione di Internet, dato che non preleva pagine superflue e si limita a conservare le pagine che comunque avete già dovuto prelevare per vederle "in diretta". Per questi motivi sono di gran lunga più graditi ai fornitori d'accesso.
Alcuni browser integrano già questa funzione o qualcosa di analogo. Se il vostro non lo fa, potete procurarvi un programma supplementare apposito. Per l'ambiente Windows vale la pena di citare NearSite e UnMozify (entrambi prelevabili da http://www.nearsite.com/). Funzionano con i principali browser (senz'altro Netscape ed Explorer), ma hanno il difetto di costare un po' caro: dalle sessanta alle novantamila lire.
In teoria, è facile prelevare da Internet un file (un programma, un brano musicale, una foto, un videoclip). Basta usare il browser e seguire le istruzioni fornite dal sito che offre il file. Fatto questo, il browser avvia la procedura di ricezione del file: in pratica è come se ricevesse una qualsiasi pagina Web, solo che invece di visualizzarla sullo schermo la registra sul vostro apparecchio.
Il guaio è che una pagina Web è piccola, mentre in genere i file da prelevare sono massicci: una pagina Web raramente supera i 10.000 caratteri (byte), mentre un brano musicale arriva facilmente a quattro-cinque milioni. I tempi di prelevamento si allungano di conseguenza, e con loro aumenta la probabilità che durante il prelevamento qualcosa vada storto, interrompendolo sul più bello: cade la linea, il sito è intasato di traffico, la Rete è lenta al punto che il sito si stufa di aspettare che vi arrivino i dati, eccetera.
Con un normale browser, se un prelevamento si interrompe non c'è nulla da fare: bisogna ricominciarlo da capo, con intuibili costi, attese e frustrazioni. Alcuni browser supportano in parte la funzione resume ("resiùm") di Internet e sono in grado di riprendere un prelevamento da dove l'hanno interrotto, ma soltanto durante la stessa sessione di attività in Rete: se chiudete il browser e lo riavviate, si dimentica di dov'era rimasto.
Per fare queste cose per bene ci vuole un programma apposito, appartenente alla categoria dei download manager ("daunlòd mà nager"), come GetRight (reperibile presso http://www.getright.com) o Go!zilla (presso http://www.gozilla.com). Questi programmi hanno qualcosa di magico nella loro snellezza ed efficacia.
Faccio un esempio pratico. Su Internet (presso http://www.theforce.net/troops/) è disponibile il video di una strepitosa parodia amatoriale di Guerre Stellari intitolata Troops. Sono cinque filmati di varie dimensioni, per un totale di ben 77 megabyte. Il sito che li offre è comprensibilmente assai trafficato, per cui è praticamente impossibile usare un browser normale per prelevarli.
Un fotogramma tratto da Troops.
È qui che entra in azione il download manager. Si collega al sito e inizia a prelevare il file del primo video; se il prelevamento si interrompe per qualsiasi motivo, anche per un blocco del vostro computer o perché qualcuno inciampa nel filo del telefono, è in grado di ricollegarsi e riprendere il prelevamento esattamente dal punto nel quale è stato interrotto, senza perdere neppure un bit. Una pacchia.
Potete anche terminare il collegamento a Internet prima di aver concluso il prelevamento e poi riprenderlo al collegamento successivo. In questo modo diventa possibile risparmiare sui costi di connessione. Per esempio, non è più necessario collegarvi appositamente per prelevare un file; potete prelevarne un pezzetto ogni volta che vi collegate a Internet per mandare o ricevere la posta. Certo, ci vuole un po' di tempo, ma alla fine il risultato e il risparmio sono garantiti.
Nei casi più difficili c'è anche un'altra strada, meno immediata ma ancora più vantaggiosa: farsi mandare il file via e-mail. Ci sono infatti siti Web, come Emailfile (http://www.emailfile.com), che gratuitamente prelevano per voi un qualsiasi file di Internet e ve lo spediscono come allegato a un e-mail.
Il vantaggio fondamentale di questo sistema è che il file viene depositato nella vostra casella postale presso il vostro fornitore d'accesso, con il quale avete una connessione molto più diretta e veloce che con il resto di Internet. Così facendo ci sono meno probabilità che il prelevamento si interrompa e di certo il tempo di connessione necessario per eseguirlo è inferiore a quello che sarebbe richiesto da un prelevamento normale.
Emailfile, un servizio per prelevare meglio da Internet.
L'elenco dei vantaggi non si esaurisce qui. A differenza del precedente, questo servizio funziona con qualsiasi sistema operativo e qualsiasi apparecchio. Non ci sono programmi da installare e configurare: in questo senso è davvero un servizio universale (ovviamente, se vi fate spedire un programma, assicuratevi che sia del tipo eseguibile dal vostro apparecchio, altrimenti sarà inservibile).
Tutto quello che occorre fare è scoprire l'esatto indirizzo Internet (path compreso) del file che ci interessa: praticamente in tutti i browser, per farlo basta posizionare il puntatore sul link che porta al file e cliccare col pulsante destro per visualizzare l'indirizzo completo del file. Fatto questo, lo immettete nella pagina Web di Emailfile, indicate il vostro indirizzo di e-mail (o quello dove volete far arrivare il file) e cliccate sul pulsante Download via e-mail presente nella pagina Web.
Poi vi potete scollegare da Internet. Mentre il tassametro non corre più, Emailfile si preoccupa di contattare il sito, prelevare il file richiesto e spedirlo alla vostra casella postale. Di solito ci vuole un'oretta, anche se a volte il servizio è quasi immediato. Al collegamento successivo, nella vostra posta troverete il file desiderato e lo potrete prelevare ad alta velocità .
L'unica magagna è che c'è un limite alle dimensioni dei file che potete prelevare con questo sistema. Al momento Emailfile non accetta richieste di file grandi più di 3 megabyte. È sempre meglio che niente, ma per una sospetta coincidenza praticamente tutte le canzoni prelevabili (legalmente o illegalmente) da Internet superano questa lunghezza, per cui il servizio è inutilizzabile per procurarsi le canzoni della hit parade.
Fin qui abbiamo visto come ricevere un file da Internet. Ci sono però delle occasioni in cui ci occorre mandare un file alla Rete: per esempio per pubblicare le nostre pagine Web personali. Inoltre su Internet ci sono immensi archivi di file che non sono accessibili tramite il Web. Molto del materiale più esoterico e interessante della Rete è conservato in questi aggiornatissimi depositi, chiamati siti FTP.
Questa categoria di siti prende il proprio nome dal servizio di Internet dedicato a trasmettere file da un computer all'altro della Rete: il File Transfer Protocol o "protocollo per il trasferimento di file", che si abbrevia appunto FTP (da pronunciare scandendo le lettere, anche per evitare di sputare in un occhio al proprio interlocutore).
Il numero di file archiviati in questo modo è inimmaginabile: è impossibile avere cifre esatte in materia, ma le stime che circolano sono nell'ordine delle migliaia di terabyte.
Il disco rigido del vostro computer probabilmente contiene alcuni gigabyte ("giga-bà it"). Un gigabyte è grosso modo un miliardo di byte (per la precisione, sono 1.024 x 1.024 x 1.024 byte, cioè 1.073.741.824 byte). Un terabyte, abbreviato TB, equivale a 1.024 gigabyte, cioè 1.099.511.627.776 byte. Sono numeri incomprensibili senza un termine di paragone. Ve lo offro subito.
Un byte equivale all'incirca a un carattere (una lettera o un numero); una pagina di un libro contiene circa 1.500 caratteri, per cui mille terabyte sono circa 670 miliardi di pagine. Se le impilaste tutte, formereste una catasta alta quarantadue chilometri. Metro più, metro meno.
Se siete pignoli, vi starete domandando perché a scuola vi hanno insegnato che i prefissi kilo, mega, giga sono multipli di mille e io invece uso 1.024. Semplice: in realtà in informatica si ragiona per potenze di due, e la potenza di due più vicina a 1.000 è 210 = 1.024 byte. Comunque è una distinzione sulla quale raramente ci si accapiglia anche fra informatici inveterati. Contenti?
Fondamentalmente, il primo passo è procurarsi un programma per gestire l'FTP. In teoria potete usare l'FTP anche digitando una serie di comandi, ma si tratta di un metodo molto laborioso che diverte soltanto gli utenti abituati al "vecchio" modo di lavorare su Internet. Ve lo risparmio: se v'interessa, comunque, è descritto nella prima edizione di Internet per tutti, liberamente prelevabile da http://come.to/topone.
FTP vecchio stile in una finestra DOS di Windows.
Oggigiorno, per fortuna, ci sono dei magnifici programmi gratuiti o a basso prezzo che si occupano di quasi tutti gli arcani dettagli di un trasferimento di file da un computer all'altro attraverso Internet.
In genere si somigliano tutti come impostazione: vi presentano due finestre, una delle quali presenta il contenuto del vostro disco rigido, mentre l'altra mostra il contenuto del sito al quale vi collegate.
Una sessione di FTP con CuteFTP: a sinistra i documenti contenuti in una sezione del mio computer; a destra quelli trasferiti da lì al sito che ospita le mie pagine Web.
Dopo aver stabilito la connessione fra il vostro computer e il resto di Internet, si lancia il programma per FTP e gli si indica l'indirizzo del sito con il quale desiderate scambiare file. L'accesso al sito talvolta richiede che digitiate un identificativo e una parola d'ordine, per motivi di sicurezza.
Fatto questo, per copiare un file da un computer all'altro basta selezionare il tipo di trasmissione (ASCII o binaria, con significati che vedremo tra poco) e i file da trasferire e poi dare il comando di trasferimento. Dopo un'attesa a volte piuttosto lunga, il file viene trasferito.
Alcuni browser consentono l'FTP, sia pure in forma limitata: normalmente sono in grado soltanto di prelevare file ma non di inviarli. Per visitare un archivio FTP usando un browser è sufficiente digitarne il nome preceduto da ftp:// al posto del normale http://.
Per esempio, per visitare l'archivio pubblico di software ftp.funet.fi (uno dei migliori della Rete) usando il browser Opera è sufficiente immettere ftp://ftp.funet.fi come indirizzo. Otterrete il risultato mostrato nella figura.
Accedere ad un archivio pubblico FTP usando un browser.
Esistono due tipi di FTP: quello privilegiato e quello anonimo, chiamato in genere anonymous FTP ("anònimus ef ti pi"). L'FTP privilegiato vi offre vantaggi speciali rispetto a quello anonimo: potete prelevare dati da siti che gli utenti non privilegiati non possono utilizzare, e potete anche mandare dati a quegli stessi siti. Il caso classico è quello del vostro sito Web personale: solo voi potete spedire un file al vostro sito. Se così non fosse, chiunque potrebbe imbrattare le vostre pagine Internet inviando file di ogni sorta al vostro sito.
L'anonymous FTP si usa per i siti FTP ad accesso libero. Questo significa che chiunque può accedere liberamente al sito in ogni sua sezione e prelevarne tutti i file che desidera; talvolta viene riservata una piccola area per l'invio (upload) di file. Quasi tutte le più utili ed importanti raccolte d'informazioni e di programmi della Rete sono organizzate in questo modo.
Quando visitate un sito che accetta l'anonymous FTP con il vostro programma per FTP, è sufficiente dare l'identificativo generico anonymous (donde il nome) e una parola qualsiasi come password, anche se la Netiquette prescrive che si usi il proprio indirizzo di e-mail come password. Fatto questo, avete libero accesso per prelevare i dati contenuti nel sito.
Dal punto di vista del sistema di funzionamento di Internet, esistono soltanto due tipi di file trasmissibile:
Siccome alla comunità informatica non piace chiamare le cose in modo così semplice, i primi si chiamano file ASCII e i secondi si chiamano file binari.
Internet consente di scambiare soltanto informazioni in formato ASCII; pertanto per trasferire un file binario occorre convertirlo in questo formato prima dell'invio e riconvertirlo al suo formato originale all'arrivo. Questo avviene dietro le quinte per tutte le vostre interazioni con la Rete, tranne quelle che avvengono tramite FTP. È per questo che nel procedimento di FTP bisogna specificare il tipo di file: per dire al computer remoto e al vostro di gestire questo processo di conversione e riconversione.
I moderni programmi che automatizzano l'uso di FTP sono in grado di distinguere automaticamente fra file binari e file ASCII, e questo rende la vita decisamente più semplice. Se non avete uno di questi programmi, però, potete procedere manualmente. Ma come si distingue un file ASCII da un file binario?
Il metodo più semplice è guardare il nome del file. I nomi dei file di solito hanno in coda dei suffissi speciali standard, chiamati estensioni, che identificano il tipo di file. Windows nasconde queste estensioni, salvo che gli diciate diversamente; altri sistemi operativi non sono altrettanto dispettosi.
Sarebbe bello se tutti i file ASCII fossero identificati dal suffisso ascii e quelli binari del suffisso bin, per esempio, ma qui siamo in informatica, amici miei: le cose non possono mica essere così semplici. Non ci sono norme assolute, vista l'anarchia di Internet, ma ci sono alcune convenzioni che vale la pena di considerare.
Su Internet, e in particolar modo nei siti FTP, i file vengono spesso compressi o compattati: in altre parole, vengono trattati con speciali programmi per codificarli in modo che occupino meno spazio in archivio e richiedano meno tempo per essere trasferiti.
Spesso inoltre un insieme di file che devono restare uniti (per esempio, i capitoli di un libro o i vari file che compongono un programma) viene compresso in modo da "impacchettarlo" in un unico file. In questo modo basta trasmettere il file prodotto dalla compressione, che fa da contenitore, per essere sicuri che l'intera serie di file arrivi a destinazione.
Anche ai nomi dei file compressi si assegnano dei suffissi speciali standard (chiamati anch'essi estensioni) che permettono agli utenti di distinguerli senza difficoltà . Ecco alcune delle estensioni più diffuse.
Anche un file ASCII, una volta compresso, diventa di tipo binario. Se dovete usare FTP per prelevare un file di testo compresso, ricordatevi di scegliere l'opzione di trasmissione binaria, altrimenti riceverete soltanto un ammasso inutile di bit a casaccio. Come dicevo prima, nel dubbio prelevate con l'opzione binaria: male non fa.
Il sistema FTP è una delle vecchie glorie di Internet. Ai tempi d'oro, quando per avere un accesso a Internet bisognava vendere l'anima al diavolo (o all'amministratore di un grande centro di calcolo, che è quasi lo stesso), l'idea di poter prelevare un file da un computer all'altro capo del mondo, pagando la telefonata locale, era stupefacente.
Adesso siamo tutti un po' più smaliziati e non ci entusiasma più sfogliare un arido elenco di nomi di file: vogliamo immagini, colori, guide semplificate per trovare quello che ci interessa. Non troverete niente di tutto questo in un sito FTP. Troverete soltanto molto testo, per cui è importante soffermarsi e leggere tutto con calma.
WinZip, un popolarissimo programma di compressione.
Quando vi collegate ad un sito FTP, tutto quello che ottenete di solito è un elenco di nomi di file, che non sempre sono molto chiari ed informativi. Potete usare una scorciatoia: se trovate un file di nome README oppure ls-lr.z in una directory, vi conviene prelevarlo per primo e leggervelo per benino, dato che per convenzione i file con questi nomi contengono informazioni dettagliate sul contenuto della directory o del sito in cui si trovano, oppure l'elencazione completa dei file disponibili.
L'ambiente colorato al neon del Web sta relegando FTP in un angolo della Rete. Ma un sito FTP è molto più facile da installare di un sito Web: basta un qualsiasi computer, anche vecchio, con del software gratuito e un po' di olio di gomito. Per questo FTP è tornato improvvisamente in auge con l'avvento della musica distribuita via Internet nel formato MP3. I siti che offrono gratis le ultime novità discografiche sono praticamente tutti amatoriali e senza scopo di lucro, per cui usano il sistema più efficiente e che costa meno: FTP, appunto.
Fra l'altro, FTP consente di attivare con facilità la cosiddetta ratio ("réscio"; ebbene sì, si pronuncia all'inglese anche se è una parola latina): la versione digitale dello scambio delle figurine. Mi spiego: nelle figurine, per completare la propria raccolta non si regalano le proprie doppie, ma le si usa come merce di scambio. Lo stesso fanno i siti FTP che contengono raccolte di programmi o di musica pop: chiedono che mandiate al sito qualche file in cambio di quelli che prelevate dal sito. Il rapporto fra file da inviare e file da prelevare si chiama appunto ratio. Lo scopo è indurre gli utenti a non essere soltanto vampiri ma contribuire a tenere vivo e aggiornato il sito offrendo il loro contributo a beneficio di tutti.
Normalmente, prelevare un suono via Internet richiede tempi d'attesa notevoli. Infatti occorre aspettare che sia arrivato l'intero file prima di poter cominciare l'ascolto. Chiaramente è un sistema scomodo: per ovviare al problema è stata introdotta la tecnologia streaming (pronunciato "strìming"), che permette di iniziare ad ascoltare un file audio non appena inizia ad arrivare via Internet al nostro apparecchio. In tempo reale, insomma.
Non è solo una questione di essere impazienti: lo streaming offre nuove possibilità che il vecchio metodo impediva totalmente. Infatti con questa tecnologia diventa possibile diffondere via Internet interi programmi radio, in tempo reale, con una qualità paragonabile a quella delle normali radio FM.
Se la connessione a Internet è veloce e stabile, potete addirittura ascoltare musica con la stessa qualità stereofonica di un CD. Basta visitare un sito che usa il sistema Real Audio (prelevabile presso http://www.realaudio.com): lo fanno molte radio nazionali e private, che con questo strumento della Rete diffondono i propri programmi in tutto il mondo. Basta scegliere il programma preferito per poterlo ascoltare immediatamente dagli altoparlanti del vostro apparecchio. Pulsanti aggiuntivi permettono addirittura di mettere in pausa, tornare indietro e andare più avanti nell'ascolto, come in un mangianastri.
Il software necessario per ascoltare questi programmi radiofonici è gratuito e disponibile anche in versione italiana. Il programma è lo stesso per l'audio e per il video: si chiama Real Player e si installa come estensione (plug-in) del vostro browser. Una volta installato, basta cliccare nel browser su un link che porta a informazioni Real Audio per attivare Real Player e iniziare l'ascolto.
Il servizio non è affatto sperimentale: è già stato adottato da molte radio statunitensi e dalla BBC, oltre che da mamma Rai. Un mio amico, recentemente esiliato in Messico per lavoro, ascoltava ogni giorno il giornale radio della Rai, diffuso via Internet con il sistema Real Audio.
In teoria, con software di questo tipo chiunque può diventare un conduttore radiofonico e farsi ascoltare da milioni di utenti in tutto il mondo, senza sostenere le spese di un trasmettitore ultrapotente e soprattutto senza dover chiedere licenze e concessioni radiofoniche. In pratica, il servizio subisce spesso interruzioni, soprattutto se la connessione a Internet non è delle più veloci: ma è sempre meglio di niente, e la tecnologia progredisce in continuazione in questo campo.
Infatti lo stesso sistema sta ora trovando applicazione per i videoclip. Già ora alcuni siti offrono filmati in Real Video: provini di film di prossima uscita, interviste... e naturalmente spogliarelli.
Ufficialmente nato nel 1995, il concetto di VRML (Virtual Reality Modeling Language) è un altro di quei progetti ambiziosi che promettono di cambiare la faccia di Internet come fece il World Wide Web in tempo meno recenti.
Il VRML è un linguaggio che serve per descrivere oggetti e ambienti tridimensionali che possono essere trasmessi attraverso Internet, per esempio come aggiunta ad una pagina Web. Con poche righe di descrizione è possibile creare "mondi" complessi, con il quale l'utente può interagire attraverso il mouse, spostandosi in tre dimensioni come nei giochi tipo Quake o Tomb Raider.
Cliccando su un oggetto, per esempio, compare una pagina Web che ne descrive le funzioni, oppure l'oggetto si anima. Si può creare un prototipo di un oggetto in VRML e farlo "provare" ai potenziali utenti attraverso la Rete. In questo modo si può valutarne la praticità e la facilità d'uso: per esempio, verificando che la disposizione dei pulsanti su un telecomando sia intuitiva.
Usare il VRML comporta ovviamente un aggravio di traffico sulla Rete, e questo non è mai un bene. Tuttavia l'evoluzione del VRML potrebbe portare alla creazione di "spazi" virtuali, nei quali l'utente si può muovere in modo molto intuitivo: un centro commerciale su Internet, invece di essere un'arida elencazione di negozi, potrebbe essere visto sullo schermo come un corridoio sul quale si aprono vetrine in cui brillano gli oggetti in vendita e lampeggiano insegne luminose.
Uno spazio virtuale come quello mostrato nella figura occupa circa 250 kilobyte e richiede qualche minuto per il prelievo, ma la qualità è sorprendente (anche perché lo spazio includeva diverse stanze, tutte ugualmente dettagliate).
Per interagire con i dati in formato VRML si usa il browser, eventualmente con l'aggiunta di un apposito plug-in. Se vi incuriosiscono i mondi virtuali, visitate per esempio http://vrml.sgi.com. Lì troverete una nutrita collezione di questi mondi e i programmi per visualizzarli.
Uno scorcio di un ufficio virtuale del Web, realizzato in VRML.
Se avete un computer adeguatamente attrezzato con una scheda audio, un microfono e degli altoparlanti, Internet vi consente di fare telefonate internazionali o intercontinentali al costo di una telefonata urbana.
C'è una folta schiera di programmi per telefonare attraverso Internet. Il programma chiamato Internet Phone, prodotto dalla VocalTec (http://www.vocaltec.com) è stato il capostipite di questo tipo di programmi per gli utenti di personal computer e ha dato il nome all'intera categoria.
Gli Internet Phone sono stati trattati inizialmente dai media come poco più che una stravaganza, e le società telefoniche li hanno snobbati, dicendo che si trattava di una meteora destinata a spegnersi ben presto e che non destava preoccupazioni di concorrenza.
Ora cominciano a preoccuparsi seriamente, tanto che Deutsche Telekom (la Telecom tedesca) ha da tempo acquistato una quota della VocalTec: se non puoi batterli, unisciti a loro, insomma. Telecom Italia prevede di perdere l'8,3% del proprio traffico internazionale, pari a circa 270 miliardi, a causa degli Internet Phone entro il 2001.
Quando parlo di "telefonare" attraverso Internet, non mi riferisco alla digitazione di messaggi: intendo dire proprio l'atto di parlarsi come al telefono, in modo interattivo, facendo sentire all'interlocutore la propria voce reale. Ma come diavolo è possibile?
I programmi come Internet Phone si basano su una cosa chiamata compressione audio digitale. In pratica, quando usate Internet Phone, non fate altro che parlare in un microfono collegato ad una comune scheda audio installata sul vostro computer.
Il computer, tramite il programma Internet Phone, trasforma la vostra voce in impulsi digitali che trasmette attraverso la Rete (come se si trattasse di un qualsiasi file o documento) al vostro interlocutore. Una volta arrivati a destinazione, gli impulsi vengono riconvertiti in suoni e trasmessi agli altoparlanti collegati all'apparecchio del destinatario.
Se avete un minimo di dimestichezza con la registrazione di suoni tramite il computer, saprete che normalmente una registrazione audio occupa una quantità di spazio spropositata. Trasmettere un normale file contenente una registrazione audio richiederebbe un tempo lunghissimo e quindi una conversazione a ritmi normali (botta e risposta) sarebbe impossibile.
È qui che entra in gioco la compressione: si può "compattare" una registrazione audio per farle occupare meno spazio, per esempio sostituendo le pause con la breve istruzione "pausa di un decimo di secondo". Internet Phone e soci eseguono questa compressione automaticamente e "al volo", cioè mentre state ancora parlando, e usando particolari sistemi studiati appositamente per la telefonia. La quantità di dati da trasmettere viene così ridotta in modo impressionante, rendendo praticamente istantanea la trasmissione della registrazione digitale della vostra voce.
L'Internet Phone del vostro interlocutore, a sua volta, scompatta la registrazione digitale altrettanto "al volo", cioè mentre la sta ancora ricevendo, e la passa alla scheda audio del computer per suonarla attraverso gli altoparlanti.
Incredibile a dirsi, l'intero procedimento è in genere talmente veloce che si ha la stessa sensazione di ritardo che si avverte durante le normali conversazioni intercontinentali. Le vostre parole giungono alle orecchie del vostro interlocutore circa un secondo dopo che le avete pronunciate, per cui diventa possibile parlarsi come se si fosse al telefono.
Il potere rivoluzionario della tecnologia di Internet Phone sta proprio nel fatto che si ha una vera e propria conversazione: un'interazione diretta in cui sentite la viva voce dell'altra persona, con tutte le sue inflessioni emotive, le pause e le esclamazioni. Più di ogni altro servizio Internet, questo è quello che vi dà la vivida sensazione che dietro ogni schermo di Internet c'è una persona reale.
Usare un Internet Phone ha soltanto tre fattori di costo:
La prima voce è quella più costosa: ci vuole una buona scheda audio: possibilmente del tipo full duplex, in modo da poter parlare e ascoltare contemporaneamente, altrimenti sarete costretti a parlare a turno, come i radioamatori. Il microfono, invece, può costare anche solo ventimila lire: non è importante la qualità , basta che funzioni.
La spesa per il programma è la meno dolorosa: infatti la maggior parte degli Internet Phone è distribuita gratuitamente ed è liberamente prelevabile dalla Rete. In alcuni casi potete prelevare soltanto una versione dimostrativa, nella quale le conversazioni possono durare un minuto e mezzo all'incirca. In genere, comunque, se c'è qualcosa da pagare, si tratta di circa centomila lire, che si ripagano facilmente con il risparmio in bolletta.
Una volta pagato il programma, il mondo è vostro al costo di una telefonata urbana. Infatti soltanto le due tratte iniziali e terminali della conversazione avvengono sulla normale rete telefonica. Il resto passa via Internet.
Questo significa che voi pagate la telefonata urbana per collegarvi via modem al vostro fornitore d'accesso, e il vostro interlocutore fa altrettanto per collegarsi al suo. La tratta rimanente, non importa quanto sia lunga, è gentilmente offerta da Internet.
Giusto per chiarire ancora meglio i termini della questione, facciamo un esempio pratico. Io sto a Pavia e voglio comunicare con un parente che sta in Australia. Mi collego a Internet tramite il mio fornitore d'accesso nella stessa città e pago quindi la tariffa Telecom urbana, poi avvio il mio Internet Phone.
Contemporaneamente, il mio parente (chiamiamolo Ugo, per comodità ) fa la stessa cosa a casa sua a Melbourne; anche lui paga la sua eventuale tariffa urbana (in molti paesi, come gli Stati Uniti, le chiamate urbane non si pagano).
Il costo di questa telefonata intercontinentale è dato dalla somma della mia tariffa urbana Telecom e della (eventuale) tariffa urbana di mio zio Ugo. Spannometricamente, significa spendere al massimo cinquemila lire l'ora contro la tariffa Telecom di tremila lire al minuto. Devo aggiungere altro?
E allora perché non abbiamo giù tutti mandato a quel paese Telecom Italia, Infostrada e compagnia bella e non ci siamo messi ad usare un Internet Phone?
Perché, come si dice su Internet, TANSTAAFL (la spiegazione di questa sigla è nel Glossario): il risparmio offerto dagli Internet Phone ha una contropartita. A parte la spesa iniziale, ci sono alcune limitazioni tecniche non trascurabili.
Ovviamente tutte queste limitazioni pratiche sono poco importanti se dovete comunicare sempre con la stessa persona o con lo stesso gruppo di persone: basta mettersi d'accordo.
Se durante la vostra vacanza in California avete conosciuto una ragazza di cui vi siete invaghiti, e lei ha ricambiato, potreste corrispondere via e-mail e concordare di darvi appuntamento con Internet Phone ad una certa ora di un certo giorno della settimana. Dovreste assicurarvi di aver trovato una californiana che conosce il surfing su Internet bene quanto quello sulle onde del Pacifico, e dovreste sapere benino l'inglese, ma questi sono dettagli che Internet Phone non può risolvere per voi.
Infine c'è un inconveniente occasionale ma non per questo meno fastidioso: gli attuali Internet Phone producono talvolta un suono gracchiante e metallico, spesso perdendo parti della conversazione; è un po' come ascoltare una radio lontana in onde medie.
Probabilmente le versioni successive di questi programmi miglioreranno le proprie prestazioni, ma se volete essere sicuri di sentire quello che vi sta dicendo il vostro interlocutore, per ora vi conviene usare il caro, vecchio telefono.
Dicevo prima che i normali Internet Phone vi consentono di comunicare soltanto con un altro utente Internet e soltanto dopo aver concordato un orario nel quale vi collegherete entrambi alla Rete. Scomodo.
Entra in scena a questo punto un nuovo tipo di Internet Phone: un programma gratuito che vi permette di telefonare da Internet a chiunque abbia un comune telefono e oltretutto senza doversi dare appuntamento, come per esempio Net2Phone (http://www.net2phone.com).
Certo, le chiamate non sono così a buon mercato come quelle degli Internet Phone normali, dato che da Internet al telefono del destinatario viaggiano sulla rete telefonica ordinaria, ma si spende decisamente poco: 180 lire al minuto per l'Inghilterra, 72 per gli Stati Uniti, 250 per raggiungere di giorno i costosissimi telefonini "family" o il resto d'Europa.
Funziona? Beh, io sono rimasto piacevolmente sorpreso. È importante avere un fornitore d'accesso Internet ben collegato al resto della Rete e conviene chiamare in orari di basso traffico, ma tutto sommato le prestazioni sono accettabili.
Se siete incuriositi, potete prelevare il programma e provarlo gratis conversando (se ve la cavate con l'inglese) con gli operatori del servizio Net2Phone.
Se siete convinti, comprate qualche minuto di traffico con la vostra carta di credito e poi stupite gli amici: quando vi chiederanno "Da dove chiami?" potrete rispondere "Da Internet!".
Io sono uno di quegli utenti della "vecchia guardia" che ancora si meraviglia per la velocità dell'e-mail: per me un Internet Phone è quasi fantascienza. Eppure non è l'ultima parola in fatto di telecomunicazioni via Internet: esistono anche programmi che oltre alla voce vi fanno vedere il vostro interlocutore.
Uno di essi si chiama CU-Seeme, che è una storpiatura della frase inglese "see you, see me", vale dire "io vedo te, tu vedi me". Il nome dice tutto del programma: è un videotelefono che funziona via Internet.
Se un Internet Phone ha dei costi d'avvio non trascurabili, programmi come CU-Seeme sono ancora più cari. Infatti occorre aggiungere a tutti i componenti che ho citato prima anche una telecamera digitale da collegare al vostro computer.
L'immagine è per ora ai limiti dell'accettabile: sgranata, a scatti e molto piccola, anche nei momenti migliori e con connessioni molto veloci. Tuttavia è un primo passo e man mano che la capacità di traffico di Internet aumenterà , la qualità di questi sistemi migliorerà di pari passo. Già ora, le reti di computer interne delle aziende, che collegano filiali distanti tramite connessioni ad alta velocità , permettono di fare videoconferenza senza problemi.
L'e-mail è veloce, ma non vi permette di fare delle vere e proprie conversazioni a "botta e risposta". Per questo ci vuole un servizio chiamato Internet Relay Chat, abbreviato in IRC.
Con IRC, Internet offre la possibilità di "dialogare" in diretta con altri utenti situati in qualsiasi parte del mondo, facendo conversazione a due o in gruppo. Ognuno digita sul proprio computer quello che vuole dire e le sue parole vengono viste da tutti i partecipanti, in tempo reale o quasi, indipendentemente dalla distanza che li separa e sempre al costo di una telefonata locale. Se dovete tenere contatti con persone lontane, può essere una magnifica alternativa alle telefonate.
Ci sono due modi fondamentali di usare IRC. Uno è per le conversazioni "uno a uno"; l'altro è per le discussioni di gruppo. Nel primo caso IRC ha una funzione personale, pratica e vantaggiosa, perché vi consente di comunicare con persone che conoscete. Nel secondo diventa purtroppo un servizio ad alto tasso di frivolezza. Come nelle chat line, si passa infatti moltissimo tempo a dialogare con sconosciuti di cose irrilevanti e alla fine ci si stufa (va a gusti, ovviamente, ma io ho rinunciato dopo mezz'ora).
Negli ultimi tempi, il disinteresse verso tutto ciò che non sia multimediale, squillante e colorato nell'universo di Internet ha prodotto una nuova serie di alternative all'IRC, in cui non ci si limita a scambiare messaggi di testo ma si scambiano immagini o si opera in un ambiente tridimensionale in cui ogni partecipante assume un "corpo" virtuale, chiamato avatar, a sua scelta.
Qui vi descrivo principalmente l'IRC "tradizionale", visto che rimane il più diffuso.
L'Internet Relay Chat si basa su un gran numero di siti dedicati, presso i quali sono a disposizione dei computer, chiamati server IRC, che ospitano le conversazioni. Ciascun server appartiene a una di circa trenta reti IRC che coprono il mondo. Ciascuna rete è suddivisa in canali, ognuno dedicato ad uno specifico argomento. Ci sono circa tremila canali differenti.
Potete paragonare ciascun canale di IRC a una stanza virtuale nella quale ci si riunisce per discutere intorno a un determinato tema. In realtà poi le discussioni partono da un argomento per divagare molto spesso, ma questa è un'altra storia.
Per interagire con l'IRC ci vuole un programma, chiamato tecnicamente client IRC, che vi permette di collegarvi a uno dei server IRC di una rete di Internet Relay Chat. Quello che scrivete collegandovi a un server di una rete viene diffuso quasi istantaneamente a tutti gli altri server della rete, ovunque siano nel mondo.
In questo modo chiunque sia collegato al vostro canale, da qualsiasi parte del globo, potrà leggere le vostre parole e rispondervi (quasi) istantaneamente.
Il programma di IRC vi permette in genere di creare canali "personali" o privati, decidere chi può parteciparvi e talvolta anche di scambiare file.
Come per gli altri servizi della Rete, su Internet trovate molti programmi gratuiti o shareware anche per l'IRC. Di gran lunga, però, il più usato è mIRC (http://www.mirc.com) per l'ambiente Windows; è shareware e semplifica notevolmente i rituali di collegamento. Chi ha un computer Mac può provare Ircle (http://www.ircle.com), e ci sono programmi per IRC adatti a qualsiasi tipo di apparecchio collegabile a Internet.
Configurare un client IRC, ossia immettere i parametri giusti per farlo funzionare, non è difficile; richiede solo un po' di pazienza. Vi descrivo qui brevemente quello che occorre fare per attivare il programma mIRC.
Queste sono le impostazioni di base: dovreste poter lasciare invariati tutti gli altri parametri. Giusto per completezza, vale la pena di notare che mIRC consente anche di scavalcare i server IRC e intavolare una conversazione diretta, più riservata, con un interlocutore dotato dello stesso mIRC.
Per iniziare una sessione di IRC bisogna ovviamente essere prima collegati a Internet, come per gli altri servizi della Rete, e poi collegarsi al server IRC. Questo secondo collegamento può richiedere una certa attesa (diciamo un paio di minuti).
Una volta stabilito il collegamento IRC, comparirà un elenco di canali. Scegliete quello dedicato al tema che vi interessa e unitevi alla discussione con l'apposito comando del vostro programma (in mIRC è Join).
A questo punto comincerete a veder scorrere sullo schermo le parole degli altri partecipanti. Provate a scrivere qualcosa di blando, tipo "salve" e premete Invio. Questo serve a far sapere agli altri del vostro arrivo.
Vi conviene stare zitti per un po', come fareste prima di unirvi a una conversazione reale, per capire che aria tira. Ogni volta che qualcuno scrive qualcosa e preme Invio, compare una nuova riga di testo accanto alla quale c'è il nickname della persona che ha scritto il messaggio.
Per uscire da un canale che non vi interessa, in mIRC scegliete il pulsante Close.
Una sessione di IRC con mIRC, nel canale #italia. Immagine cortesemente fornita da Sergio Sanges (navajos@tin.it).
La maggior parte dei comandi dell'IRC è gestita tramite pulsanti in programmi come mIRC, ma vi conviene comunque conoscerne la sintassi. Tutti i comandi dell'IRC iniziano con la barra (il simbolo "/"). Ecco i principali:
Se avete dimestichezza con i newsgroup, l'organizzazione dei canali di IRC non vi sembrerà complicata. Chiunque può aprire e chiudere un canale in qualsiasi momento, per cui quelli disponibili cambiano in continuazione. Molti, però, sono stabili e ricorrenti, soprattutto di sera.
Come per i newsgroup, anche per l'IRC esistono innumerevoli aree di discussione in italiano, ciascuna dedicata ad un tema specifico: per esempio #mp3.it oppure #mp3.ita per lo scambio di musica digitale fra appassionati (violando sfacciatamente le norme sul diritto d'autore), #icling (dedicato a chi vuole esplorare le magagne dell'inglese dal punto di vista degli italiani), e i più "caldi" #idsessualita, #idsentimenti e #isd.channel.
Ci sono navigatori che amano la solitudine e ci sono utenti che adorano la compagnia. Confesso di essere uno del primo gruppo: quando sono su Internet, di solito è perché ci sto lavorando e ho delle scadenze da rispettare e delle soluzioni precise da trovare; anche quando non ci lavoro, mi piace essere libero di concentrarmi su quello che sto leggendo o facendo con la Rete. Ho già due gemelle di due anni e mezzo che mi offrono interruzioni non previste in abbondanza, per cui difficilmente ne cerco di ulteriori.
Ma so che non tutti sono come me. C'è tantissima gente che è felicissima di essere interrotta per sapere che in quel momento, mentre sta navigando, anche i suoi amici sono collegati alla Rete. Fa sentire meno soli nel grande mare delle informazioni?
Se non siete orsi solitari come me e vi piacciono le sorprese e gli incontri inaspettati, allora quello che vi serve è un programma ICQ, che fa esattamente quello che ho descritto adesso: vi avvisa quando qualcuno che conoscete è in Rete contemporaneamente a voi. A proposito, tutti pronunciano ICQ scandendo le lettere, ma andrebbe pronunciato all'inglese "ai sic iù" per rivelare il gioco di parole originale: la sigla suona come I seek you, cioè "io cerco te".
A dire il vero, ICQ (disponibile per Windows, Mac e qualsiasi apparecchio in grado di eseguire programmi Java presso http://www.icq.com) è soltanto il capostipite di tutta una serie di programmi analoghi: dopo di lui ne sono spuntati tanti altri, come Microsoft NetMeeting, Netscape CoolTalk, C6 di Tin.it, ma ormai tutti vanno sotto il nome di ICQ o, se volete un'espressione tecnica inglese, buddy list ("bà ddi list").
L'idea fondamentale è semplice: questi programmi consentono di sapere chi è presente in Rete in un determinato momento e, se vi va, contattarlo. Mentre siete in Rete, i vostri amici possono sapere che state navigando e "venirvi a trovare", contattandovi tramite ICQ per scambiare quattro chiacchiere tramite computer. Se avete troppo da fare, potete comunque affiggere un cartello "Non disturbare".
Le idee semplici raramente rimangono tali a lungo, per cui al servizio di base se ne sono aggiunti molti altri: lo scambio di file (ICQ è molto in voga per scambiare musica digitale MP3), la navigazione in gruppo (ci si mette d'accordo su un sito da visitare tutti insieme), il gioco in Rete. Il tutto in tempo reale e mentre continuate la vostra normale esplorazione della Rete: ICQ è molto parsimonioso in quanto a uso delle risorse di Internet e del vostro apparecchio.
A ciascun utente che si abbona gratuitamente al servizio viene assegnato un UIN o numero ICQ che lo identifica (adesso sapete cosa significano quelle cifre che vedete spesso accanto agli indirizzi di e-mail) e che date alle persone dalle quali volete farvi contattare. Quando vi collegate a Internet e lanciate ICQ, il programma avvisa una serie di siti (chiamati server ICQ) del vostro arrivo in Rete. La notizia viene trasmessa immediatamente ai programmi ICQ dei vostri amici, se sono collegati, e a quel punto potete semplicemente essere lieti di sapere che qualcuno che conoscete è in Rete insieme a voi oppure distrarvi dalla vostra attività in Internet e mettervi a chiacchierare tramite la tastiera.
Ma qual è lo scopo di ICQ e simili? Se ve lo state chiedendo, avete una visione troppo tecnica di Internet. Ciò che conta, nella Rete, sono le persone, non le macchine. Lo "scopo" di ICQ è dar piacere alla gente. Il sommesso ma continuo lampeggiare della finestrella in un angolo dello schermo, che vi avvisa "Marco si è collegato... Alice si è scollegata... Gianni è in Rete ma non vuole essere disturbato...", fa sentire Internet viva e pulsante. È lo stesso tipo di piacere che si prova andando a fare un giro in città e imbattendosi in un'amica. Due chiacchiere, un caffè, e poi di nuovo in pista, gratificati dalla sorpresa.
Gli aspetti positivi di questo tipo di servizi rispetto alla normale telefonata sono chiaramente enormi, soprattutto quando si tratta di comunicare con persone all'altro capo del globo (o semplicemente in un altro paese): il costo di una sessione di IRC a due è incomparabilmente minore di quello di una telefonata internazionale equivalente (e a volte anche di un'interurbana). Anche nel caso dell'uso in stile chat line, perlomeno non state spendendo 2.540 lire al minuto più IVA!
Un altro merito di IRC è che lascia una traccia scritta della "conversazione", e questo può essere utile a scopo di documentazione, sia per lavoro, sia per diletto. Se poi dovete comunicare in una lingua straniera, IRC ha il pregio di farvi vedere le parole invece di doverne decifrare i suoni, magari alterati dalla linea internazionale e dal terrificante accento del vostro interlocutore.
C'è anche un aspetto socialmente significativo di IRC: è uno degli strumenti di dialogo telematico maggiormente utilizzati dai sordi e dagli handicappati fisici. Su Internet ci sono molte persone che hanno scelto la telematica perché non possono usare il telefono per comunicare, ed è facile avere dialoghi anche molto lunghi con un disabile senza accorgersene, il che contribuisce senz'altro al loro inserimento nella vita quotidiana.
Può essere affascinante potersi sedere in un "salotto virtuale" (a volte, su alcuni canali piuttosto piccanti, sarebbe più giusto chiamarlo "camera da letto virtuale" a più piazze) e dialogare con persone di tutto il mondo. Accanto a discussioni molto tecniche e serie, nell'IRC ci sono canali dedicati ad argomenti stravaganti e alle lingue più strane, compresi il Klingon e l'Esperanto.
Purtroppo, però, il livello medio delle conversazioni tende ad essere piuttosto basso: inoltre i messaggi dei vari partecipanti arrivano accavallati e con un certo ritardo, ed è quindi molto difficile tenere il filo dei discorsi. Vale comunque la pena fare qualche esplorazione.
Molte delle "conversazioni" hanno un carattere piuttosto intimo, e molto si è detto nella stampa a proposito di quello che succede in queste aree di "sesso virtuale". In realtà , a parte il fatto che tutto avviene a livello puramente verbale (niente immagini, né tanto meno sospiri eloquenti), in queste aree non succede granché, e la confusione dei messaggi è notevolissima. Gente che arriva, gente che viene buttata fuori, gente che s'incontra e si scambia pettegolezzi tutto sommato piuttosto irrilevanti, ragazzini che fingono di essere donne e altri uomini che ignari fanno loro la corte... c'è di tutto.
Le aree di chat di Internet sono ambienti pericolosi se non adottate un minimo di prudenza. L'ICQ e l'IRC, per esempio, può essere utilizzato per recapitarvi un virus. Non accettate mai allegati tramite questi servizi; anzi, disattivate l'eventuale accettazione automatica presente in molti programmi. Se proprio dovete scambiare file con qualcuno, eseguite un controllo con un programma antivirus aggiornato.
Mi spiace dover tornare ancora una volta sull'argomento, ma se siete del gentil sesso, non adottate un nickname che lo riveli, specialmente nei canali di IRC più frivoli.
Cosa ancora più importante, state molto attenti a dare in giro il vostro vero nome, indirizzo o numero di telefono alle persone che ve li chiedono in Rete. C'è molta gente molesta là fuori (Internet rispecchia il mondo reale). Liberarsi da uno scocciatore telefonico è difficile e costoso. Trovarselo sotto casa è anche peggio.
Di recente è esplosa la mania dei siti che offrono spazio per custodire sulla Rete i file degli utenti. Alcuni dei più quotati sono Docspace (http://www.docspace.com), @Backup (http://www.atbackup.com), Idrive (http://www.idrive.com), Free Disk Space (http://www.freediskspace.com) e Freedrive (http://www.freedrive.com).
Il loro servizio è analogo a quello di una banca con le sue cassette di sicurezza: vi viene concesso un certo quantitativo di spazio in cui mettere sotto chiave quello che desiderate, per poi prelevarlo quando vi serve. Nel caso del servizio Internet, ovviamente, potete mettere al sicuro file di qualsiasi tipo e la chiave è una password, e non occorre recarsi fisicamente alla banca: si può fare tutto via Internet.
Volendo, la vostra "cassetta di sicurezza" può essere cointestata: basta dare la password alle persone che volete autorizzare. Se siete spiriti liberi e volete depositare dati da mettere a disposizione di chiunque, potete disattivare del tutto la password.
Intendiamoci: questi siti non hanno nulla a che vedere con quelli che ospitano le pagine Web. I siti-cassaforte ospitano soltanto file separati e individuali da depositare e prelevare, che non possono essere visualizzati durante la connessione come invece avviene per le pagine pubblicate presso i siti Web.
Ci sono vari motivi per usare un sito-cassaforte:
La velocità è per ora uno dei fattori limitanti di questi servizi. Depositare o prelevare grandi quantità di dati da queste casseforti digitali alla velocità di un normale modem richiede una quantità di tempo esasperante. Le cose migliorano se avete un accesso diretto alla Rete, ma anche così è un procedimento piuttosto lungo.
C'è anche la questione della sicurezza: se depositate nel sito-cassaforte dati delicati, come un diario o la vostra contabilità , è meglio essere certi che nessun altro possa vederli. Questi siti in genere hanno delle politiche di sicurezza molto serie, ma se volete essere blindati a dovere è meglio imparare un po' di crittografia. Inoltre non tutti i siti si impegnano a conservare i vostri dati indefinitamente: leggete bene le avvertenze, perché potrebbero specificare che dopo un certo periodo trascorso senza che usiate il servizio (e senza quindi sorbirvi la pubblicità che alimenta il sito) la vostra "cassetta di sicurezza" verrà cancellata.
Questi sono soltanto alcuni degli strumenti supplementari per arricchire la vostra esperienza in Rete. Sono tutti molto colorati, animati, interattivi: sono anche tutti molto ingombranti, sia come dimensioni fisiche sul vostro disco rigido, sia come appetito di potenza di calcolo.
Ma la Rete non è sempre stata così affamata di superprocessori: come si viveva in Internet prima dell'epoca dei Pentium? Questo è l'argomento del prossimo capitolo.
Succedono davvero le storie d'amore e di passione via Internet raccontate dai giornali? Se volete scoprire gli insoliti e inquietanti meccanismi psicologici che si innescano fra due persone che comunicano soltanto tramite parole sullo schermo, senza mai vedersi né sentirsi, nelle aree di chat italiane di Internet, provate l'esperienza vissuta di Marina Bellini, esperta del lato umano della Rete, descritta in Maschi virtuali (Apogeo) e nel relativo sito (http://www.maschivirtuali.com). Alcune trascrizioni dei dialoghi via Internet sono molto esplicite, ma il contesto lo esige.
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