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2019/07/12
Puntata del Disinformatico RSI del 2019/07/12
È disponibile la puntata di oggi, 12 luglio, del Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera, condotto da me insieme a Luca Paltrinieri.
La versione podcast solo audio (circa 20 minuti) è scaricabile da questa sezione del sito RSI (link diretto alla puntata), qui su iTunes (per dispositivi compatibili) e tramite le app RSI (iOS/Android) o su TuneIn; la versione video (musica inclusa) questa settimana non c’è. Buon ascolto!
La versione podcast solo audio (circa 20 minuti) è scaricabile da questa sezione del sito RSI (link diretto alla puntata), qui su iTunes (per dispositivi compatibili) e tramite le app RSI (iOS/Android) o su TuneIn; la versione video (musica inclusa) questa settimana non c’è. Buon ascolto!
InVID, strumento di verifica per immagini e video
Capita spesso, nelle indagini giornalistiche, di aver bisogno di verificare la provenienza o la datazione di un video per capire se è vero o falso. Ora c’è uno strumento che semplifica e potenzia molto questo lavoro: InVID.
Si tratta di una serie di soluzioni software sviluppate nell’ambito di un progetto di ricerca finanziato dall’Unione Europea e disponibili presso www.invid-project.eu.
La principale di queste soluzioni è un’estensione per Firefox e Chrome che permette di ottenere rapidamente informazioni contestuali sui video di Facebook, Twitter e YouTube, di effettuare ricerche per immagini in Google, Yandex, Bing, Tineye, Baidu o Karmadecay (per Reddit), di estrarre ed elaborare fotogrammi dai video di Facebook, Instagram, Youtube, Twitter e Dailymotion, di svolgere ricerche più efficienti in Twitter, di leggere i metadati di video e immagini, controllare i copyright e applicare filtri di analisi forense alle immagini per rivelare manipolazioni.
Questo è un tutorial video di InVID:
Sto iniziando a esplorare le varie funzioni di InVID e sembra davvero potente. Provatelo anche voi: mi sa che sarà molto utile e che ne sentiremo parlare spesso da parte di chi fa giornalismo usando strumenti informatici.
Si tratta di una serie di soluzioni software sviluppate nell’ambito di un progetto di ricerca finanziato dall’Unione Europea e disponibili presso www.invid-project.eu.
La principale di queste soluzioni è un’estensione per Firefox e Chrome che permette di ottenere rapidamente informazioni contestuali sui video di Facebook, Twitter e YouTube, di effettuare ricerche per immagini in Google, Yandex, Bing, Tineye, Baidu o Karmadecay (per Reddit), di estrarre ed elaborare fotogrammi dai video di Facebook, Instagram, Youtube, Twitter e Dailymotion, di svolgere ricerche più efficienti in Twitter, di leggere i metadati di video e immagini, controllare i copyright e applicare filtri di analisi forense alle immagini per rivelare manipolazioni.
Questo è un tutorial video di InVID:
Sto iniziando a esplorare le varie funzioni di InVID e sembra davvero potente. Provatelo anche voi: mi sa che sarà molto utile e che ne sentiremo parlare spesso da parte di chi fa giornalismo usando strumenti informatici.
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Computer degli allunaggi modificato per generare bitcoin
Ars Technica segnala che un esemplare di AGC, il computer che portò gli astronauti delle missioni Apollo sulla Luna, è stato modificato per generare bitcoin.
Gli AGC erano il top della tecnologia informatica dell’epoca. Negli anni Sessanta, infatti, i computer erano grandi come frigoriferi o intere stanze, ma l’AGC pesava soltanto una trentina di chili. Fu anche uno dei primi ad adottare i circuiti integrati, che per quegli anni erano una novità sperimentale.
Generare bitcoin richiede calcoli matematici estremamente onerosi, che oggi vengono svolti usando hardware specializzato, capace di generare migliaia di miliardi di hash al secondo (un hash, semplificando, è una delle fasi di calcolo per tentativi necessarie per ottenere un bitcoin). Un AGC ci mette dieci secondi per calcolarne uno. Secondo i ricercatori, è così lento che generare un blocco di bitcoin richiederebbe circa un miliardo di volte l’età dell’universo. Ma l’AGC, insieme all’intelligenza degli astronauti e dei tecnici sulla Terra e alla potenza di calcolo installata nei grandi centri di elaborazione della NASA, fu sufficiente a realizzare gli allunaggi.
Ne abbiamo fatta, di strada, da allora. Perlomeno in termini di prestazioni tecniche: cosa ci facciamo, con tutta questa potenza di calcolo, a volte è meglio non chiederselo.
Gli AGC erano il top della tecnologia informatica dell’epoca. Negli anni Sessanta, infatti, i computer erano grandi come frigoriferi o intere stanze, ma l’AGC pesava soltanto una trentina di chili. Fu anche uno dei primi ad adottare i circuiti integrati, che per quegli anni erano una novità sperimentale.
Generare bitcoin richiede calcoli matematici estremamente onerosi, che oggi vengono svolti usando hardware specializzato, capace di generare migliaia di miliardi di hash al secondo (un hash, semplificando, è una delle fasi di calcolo per tentativi necessarie per ottenere un bitcoin). Un AGC ci mette dieci secondi per calcolarne uno. Secondo i ricercatori, è così lento che generare un blocco di bitcoin richiederebbe circa un miliardo di volte l’età dell’universo. Ma l’AGC, insieme all’intelligenza degli astronauti e dei tecnici sulla Terra e alla potenza di calcolo installata nei grandi centri di elaborazione della NASA, fu sufficiente a realizzare gli allunaggi.
Ne abbiamo fatta, di strada, da allora. Perlomeno in termini di prestazioni tecniche: cosa ci facciamo, con tutta questa potenza di calcolo, a volte è meglio non chiederselo.
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Instagram promette nuove funzioni anti-bullismo
Instagram ha annunciato due nuovi strumenti che dovrebbero aiutare chi è preso di mira dal bullismo online.
Il primo cercherà di riconoscere automaticamente i commenti offensivi prima che vengano pubblicati, dando la possibilità di cambiarli. Questo significa, presumibilmente, che Instagram è in grado di leggere quello che scrivete ancora prima di inviarlo. Fate quindi attenzione a cosa scrivete nelle bozze.
Il secondo strumento permetterà di attivare delle restrizioni sui follower che causano problemi e si aggiungerà alle funzioni attuali di blocco e defollow. I commenti dei follower a cui avete applicato restrizioni non compariranno pubblicamente (a meno che li approviate) e questi follower non potranno sapere quando siete attivi o quando avete letto i loro messaggi diretti, spiega Engadget.
Il riconoscimento automatico dei commenti potenzialmente offensivi è già in via di distribuzione fra gli utenti e usa tecniche di intelligenza artificiale per identificare i commenti che somigliano ad altri commenti che sono stati segnalati come offensivi.
Prevedo un bagno di sangue, perché è difficile per un software senza contesto capire se un’espressione è detta per ridere o per offendere, ma staremo a vedere.
Fonte aggiuntiva: Gizmodo.
Il primo cercherà di riconoscere automaticamente i commenti offensivi prima che vengano pubblicati, dando la possibilità di cambiarli. Questo significa, presumibilmente, che Instagram è in grado di leggere quello che scrivete ancora prima di inviarlo. Fate quindi attenzione a cosa scrivete nelle bozze.
Il secondo strumento permetterà di attivare delle restrizioni sui follower che causano problemi e si aggiungerà alle funzioni attuali di blocco e defollow. I commenti dei follower a cui avete applicato restrizioni non compariranno pubblicamente (a meno che li approviate) e questi follower non potranno sapere quando siete attivi o quando avete letto i loro messaggi diretti, spiega Engadget.
Il riconoscimento automatico dei commenti potenzialmente offensivi è già in via di distribuzione fra gli utenti e usa tecniche di intelligenza artificiale per identificare i commenti che somigliano ad altri commenti che sono stati segnalati come offensivi.
Prevedo un bagno di sangue, perché è difficile per un software senza contesto capire se un’espressione è detta per ridere o per offendere, ma staremo a vedere.
Fonte aggiuntiva: Gizmodo.
Antibufala: aggiornamento NASA sui “nastri perduti” del primo allunaggio
In occasione del cinquantenario del primo allunaggio, la NASA ha pubblicato una pagina di chiarimento su uno dei tormentoni dei dubbiosi: i cosiddetti “nastri perduti”.
La traduco qui pari pari, visto che riassume egregiamente la situazione e chiarisce anche la natura dei nastri ritrovati che sono stati messi all’asta recentemente.
La traduco qui pari pari, visto che riassume egregiamente la situazione e chiarisce anche la natura dei nastri ritrovati che sono stati messi all’asta recentemente.
Con l’approssimarsi del cinquantesimo anniversario dell’allunaggio di Apollo 11 sono riemerse notizie riguardanti lo smarrimento, da parte della NASA, di alcune preziose riprese video di quella prima escursione sulla Luna.
Prima di approfondire i dettagli di due eventi separati che sembrano essersi mescolati, vale la pena di sottolineare tre concetti chiave:
Ulteriori spiegazioni comportano l’approfondimento di come Apollo inviò i dati verso la Terra e di come la NASA li ricevette.
- La NASA ha cercato, ma non è stata in grado di localizzare, alcuni dei nastri di dati originali di Apollo 11 – “originali” nel senso che su di essi erano stati registrati direttamente dati trasmessi dalla Luna. Una ricerca approfondita negli archivi e nei registri ha concluso che lo scenario più probabile è che i dirigenti del programma decisero che non c’era più motivo di conservare i nastri, dato che tutta la parte video era registrata altrove, e furono cancellati e riutilizzati.
- I dati su quei nastri, compresi i dati video, furono trasmessi al Manned Spacecraft Center (oggi Johnson Space Center) durante la missione e il contenuto video fu registrato al momento lì e altrove: non ci sono riprese video mancanti dell‘escursione lunare di Apollo 11.
- La ricerca svolta ha scoperto delle versioni broadcast di alta qualità delle riprese. La NASA ha lavorato con la Lowry Digital, azienda di punta nel restauro di film, per elaborare questi video usando tecniche che non erano disponibili nel 1969. Il video restaurato è stato distribuito in HD nell’ambito del quarantesimo anniversario di Apollo 11.
I dati dalla missione Apollo 11 furono inviati dal veicolo spaziale a tre stazioni riceventi sulla Terra, una in California e due in Australia, che li ritrasmisero al Manned Space Flight Center a Houston. Queste stazioni, inoltre, registrarono i dati su nastri speciali da un pollice con 14 tracce; una di queste tracce era riservata al video. Le riprese video furono registrate in slow scan (videolento), ossia a 10 fotogrammi al secondo, e questo comportò che non potesse essere trasmesso direttamente sulla televisione commerciale. Il video fu convertito per la trasmissione, trasmesso verso un satellite e poi fu ricevuto a Houston, da dove fu diffuso in tutto il mondo.
All’inizio del 2005, in risposta alle richieste di veterani NASA e di altri, la NASA iniziò una ricerca per trovare questi nastri di dati a 14 tracce. Alla fine l’agenzia non fu in grado di trovare i nastri e appurò che molto probabilmente erano stati cancellati e riutilizzati, secondo la prassi standard dell’epoca. La ricerca, condotta dall’ingegnere della NASA Dick Nafzger, si concentrò sul reperimento dei nastri specifici, sapendo che i dati erano stati tutti registrati e salvati altrove.
"Non ci furono riprese video ricevute in slow scan che non furono convertite in diretta e inviate in diretta a Houston e diffuse in diretta al mondo," disse Nafzger in una conferenza stampa che presentò parte delle riprese restaurate nel 2009. "Quindi se qualcuno pensa che ci siano dei video mai visti, non è così."
Video: 16 luglio 2009, conferenza stampa sulla ricerca e sul restauro dei video di Apollo 11.
Tuttavia, durante la ricerca il gruppo coordinato da Nafzger si imbatté in video convertiti per la trasmissione televisiva che erano di qualità molto superiore a quella che avevano visto prima.
“Il gruppo di persone con il quale ho lavorato, e io stesso ovviamente, volevamo disperatamente fare qualcosa per la storia, se possibile,” disse Nafzger. “Durante la ricerca ci imbattemmo in nastri convertiti per la trasmissione televisiva che erano molto migliori di quelli che avevamo visto... abbiamo trovato nastri registrati a Sydney, in Australia, durante la missione, e trovato dei telecinema [kinescope] presso i National Archives che non erano stati guardati da 36 anni ed erano stati realizzati a Houston. Andammo agli archivi della CBS e trovammo nastri che erano stati trasmessi direttamente da Houston alla CBS... i dati grezzi, così come erano stati registrati e archiviati.”
Lavorando insieme a un’azienda californiana, la NASA restaurò parti del video e le elaborò per la visione in alta definizione, rilasciando i video HD Apollo 11 a luglio del 2009.
Nel 2019, un ex stagista della NASA ha messo in vendita quelli che descrive come videonastri dell’escursione lunare di Apollo 11 che aveva acquistato in un’asta di materiale governativo in eccedenza. Se i nastri corrispondono a quanto descritto nella documentazione di vendita, si tratta di nastri video da 2 pollici, registrati a Houston dal segnale video che era stato convertito a un formato trasmissibile sulla televisione commerciale e non contengono materiale che non sia stato archiviato presso la NASA.
Byoblu e la Luna: la top ten del complottista lunare
Mercoledì scorso Byoblu mi ha proposto di registrare un dibattito via Internet con un lunacomplottista, Massimo Mazzucco, ma mi sono rifiutato: sarei stato in viaggio nell’orario proposto e comunque conosco bene la Teoria della Montagna di M*: nei dibattiti, se non sono regolati in maniera più che ferrea, il complottista/fanta-astioso di turno ci mette tre secondi a partorire una presunta prova del complotto, mentre il debunking richiede tempo per raccogliere dati e verificare fonti. Pretendere che questo lavoro di verifica venga fatto in diretta è impraticabile.
Però Byoblu mi ha inviato la top ten (beh, una top fourteen) delle “prove” del complotto lunare secondo Mazzucco, chiedendomi di fornirne il debunking in sintesi. Queste “prove” sarebbero le conferme migliori delle tesi del lunacomplottista, i suoi assi da giocare. Le pubblico qui insieme alle mie risposte tecniche, che ho scritto di getto e inviato a Byoblu. Non so se le ha usate; sono in viaggio, appunto, e non ho seguito gli sviluppi.
Come vedrete, il complottismo lunare non riesce a inventarsi nulla di nuovo: sono sempre le stesse, trite argomentazioni. Tuttavia a qualcuno potrebbero interessare, così le pubblico qui come le ho ricevute, con le relative risposte.
Già che c’ero, ho inviato a Byoblu anche tre domandine mie al lunacomplottista. Anche qui, non so se le ha usate.
1. Si vedono i riflessi di luce sui cavi d'acciaio, nei video originali della NASA
Se fossero stati cavi d'acciaio, perché la NASA sarebbe stata così stupida da lasciarli visibili nelle riprese? Avrebbero potuto semplicemente rifare la scena, no?
Ci sono vari fenomeni che possono creare quei bagliori, dovuti alla tecnica televisiva di ripresa (infatti nelle riprese su pellicola mancano, che strano). Ma sono parecchio complicati da raccontare.
2. Le bandiere che sventolano da sole, in 3 casi diversi: A15, A16 e A14
Di nuovo: se non dovessero sventolare, perché la NASA sarebbe così cretina da lasciarle sventolare? Le ragioni tecniche sono varie: per esempio, l'asta viene toccata dagli astronauti; gli astronauti si avvicinano e attirano la bandiera per carica elettrostatica (la polvere lunare è molto carica); prima di decollare, viene sfiatata l'aria, che si espande nel vuoto e colpisce la bandiera; prima del decollo, vengono provati i motori di manovra, il cui getto colpisce la bandiera.
3. Le contraddizioni della NASA sulle Fasce di van Allen (nel 68 ci dicevano che le radiazioni equivalevano ad una lastra toracica, oggi ci dicono che "dobbiamo risolvere questi problemi prima di mandare delle persone in quella zona dello spazio")
Nessuna contraddizione: Orion è un veicolo nuovo e differente da Apollo e i veicoli nuovi si collaudano sempre a fondo prima di metterci dentro la gente. Lo stesso hanno fatto i russi, che mandarono Zond 5 intorno alla Luna con animali a bordo. Non è che siccome la Fiat ha testato la Panda nel 1980, non deve fare i crash test per le Cinquecento di oggi. Voglio dire, basta pensare un attimo prima di fare domande del genere. Dettagli della storia qui.
4. La mancanza del buco nella sabbia sotto il motore del LEM
Chi ha detto che ci deve essere un buco? Il motore spazza via la polvere di superficie e sotto c'è ROCCIA. Mica scava un buco. Neanche le sonde russe o cinesi sulla Luna scavano buchi. Dettagli qui.
5. La mancanza della fiamma sotto il motore quando riparte
Il propellente del LM non fa fiamme nel vuoto. Neanche i veicoli di SpaceX fanno fiamme. Foto e dettagli qui.
6. La inspiegabile "perdita" dei nastri originali della prima passeggiata lunare
Inspiegabile solo per chi non si ricorda com'era la tecnologia dell'epoca. Le registrazioni su quei nastri (fatte in formato non standard per via dei limiti tecnici della trasmissione dalla Luna) furono subito convertite al formato TV standard (NTSC). Non c'era alcun modo, all'epoca, di farne una conversione migliore. Quindi i nastri furono accantonati perché non più importanti: tanto c'erano copie di ottima qualità (per i criteri dell'epoca). Passarono gli anni e i nastri originali furono ritenuti inutili e riutilizzati. Prassi normale [spiegata proprio in questi giorni dalla NASA qui]. Sai quante ore di TV storica della Rai e della BBC sono state cancellate per riusare i nastri? Succede. È sfiga, ma vederci il complotto è da paranoici.
7. Il ritardo mancante negli audio originali della NASA, definiti "unedited" dagli stessi debunker
A volte gli astronauti sulla Luna rispondevano alla prima parte di una comunicazione che giungeva da Houston e poi la voce da Houston proseguiva, creando un intervallo apparentemente troppo breve. In altre occasioni, gli astronauti iniziavano spontaneamente dei propri commenti, senza attendere una comunicazione dalla Terra, dando però l’impressione di rispondere e di farlo in anticipo.
Ho provato anch'io, di recente, a trasmettere la mia voce dalla Terra alla Luna e ritorno grazie a un radiotelescopio in Olanda (i radioamatori lo fanno spesso): anche nel mio caso il ritardo sembra corto, ma solo perché l'eco dell'inizio delle mie parole arriva poco dopo che ho finito la frase. È normale.
Del resto, se fosse stata una messinscena, perché i suoi creatori sarebbero stati così stupidi da dimenticarsi di includere il ritardo radio?
8. La polvere lunare che si attacca dappertutto, nonostante l'assenza di umidità
La polvere lunare aderisce per effetto elettrostatico. È un fenomeno ben descritto dai geologi. Mazzucco ne ha consultato qualcuno? No, vero?
(Fra l’altro, ma questo non l’ho segnalato a Byoblu, i geologi studiano tuttora le rocce e la polvere riportate dagli astronauti lunari, che in parte sono ancora sigillate così come arrivarono 50 anni fa, permettendo a “scienziati non ancora nati di usare strumenti non ancora inventati per rispondere a domande non ancora poste”, come dice poeticamente nientemeno che l’American Geophysical Union)
9. Le impronte lunari, che gli stessi mythbusters non sono riusciti a replicare nella camera a vuoto
Se le impronte non dovessero avere quell'aspetto, perché mai la NASA dovrebbe sbagliarle? Se fosse stata una messinscena, perché la NASA si sarebbe dovuta complicare la vita inventandosi le impronte insolite? La replica di Mythbusters è riuscita solo in parte perché sono sulla Terra, con SEI VOLTE più gravità che sulla Luna. Ovvio. Comunque le sonde cinesi e russe sulla Luna fanno lo stesso tipo di tracce.
10. Le nuvolette di polvere, che restano in sospensione dietro alla ruota del rover, nonostante l'assenza di atmosfera
Questo è un falso fabbricato da Mazzucco: fa un fermo immagine per non far vedere che ricadono eccome.
11. La mancanza di danni da radiazione sulle pellicole
Non ci sono neanche nelle foto fatte dalle sonde lunari russe. False anche quelle? Oppure semplicemente la schermatura era sufficiente perché alla NASA non sono incapaci?
12. Le ombre convergenti, con fonte laterale, che dovrebbero invece essere parallele. Denunciano una fonte artificiale, piazzata pochi metri fuori dall'inquadratura.
No. Denunciano che Mazzucco non considera che la Luna non è una palla da biliardo liscia. Ha cunette e avvallamenti che deviano le ombre. E poi c'è, ovviamente, la prospettiva. E come al solito: perché la NASA sarebbe stata così scema da sbagliare le ombre? Non avevano soldi per fare un unico megariflettore lontanissimo?
13. Hotspots e fall-off, cadute di luce dappertutto, che rivelano l'uso di una fonte artificiale, e non la luce del sole
Come sopra: perché la NASA sarebbe stata così scema da sbagliare la luce? Non avevano soldi per fare un unico megariflettore capace di illuminare tutta la scena? Braccino corto? :-) Mazzucco pensa come un fotografo da studio, e si vede.
14. Le foto in controluce, impossibili da retro-illuminare in quel modo senza l'aiuto di panelli riflettenti o fonti secondarie.
Mazzucco quanta esperienza ha di foto nello spazio? Zero. Gli stessi effetti si vedono nelle foto russe e cinesi. Ancora una volta: perché la NASA sarebbe stata così maldestra da sbagliare le luci?
Se pensate che possano esservi utili nelle discussioni con i lunacomplottisti, usatele pure.
Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico), Bitcoin (3AN7DscEZN1x6CLR57e1fSA1LC3yQ387Pv) o altri metodi.
Però Byoblu mi ha inviato la top ten (beh, una top fourteen) delle “prove” del complotto lunare secondo Mazzucco, chiedendomi di fornirne il debunking in sintesi. Queste “prove” sarebbero le conferme migliori delle tesi del lunacomplottista, i suoi assi da giocare. Le pubblico qui insieme alle mie risposte tecniche, che ho scritto di getto e inviato a Byoblu. Non so se le ha usate; sono in viaggio, appunto, e non ho seguito gli sviluppi.
Come vedrete, il complottismo lunare non riesce a inventarsi nulla di nuovo: sono sempre le stesse, trite argomentazioni. Tuttavia a qualcuno potrebbero interessare, così le pubblico qui come le ho ricevute, con le relative risposte.
Già che c’ero, ho inviato a Byoblu anche tre domandine mie al lunacomplottista. Anche qui, non so se le ha usate.
1. Si vedono i riflessi di luce sui cavi d'acciaio, nei video originali della NASA
Se fossero stati cavi d'acciaio, perché la NASA sarebbe stata così stupida da lasciarli visibili nelle riprese? Avrebbero potuto semplicemente rifare la scena, no?
Ci sono vari fenomeni che possono creare quei bagliori, dovuti alla tecnica televisiva di ripresa (infatti nelle riprese su pellicola mancano, che strano). Ma sono parecchio complicati da raccontare.
2. Le bandiere che sventolano da sole, in 3 casi diversi: A15, A16 e A14
Di nuovo: se non dovessero sventolare, perché la NASA sarebbe così cretina da lasciarle sventolare? Le ragioni tecniche sono varie: per esempio, l'asta viene toccata dagli astronauti; gli astronauti si avvicinano e attirano la bandiera per carica elettrostatica (la polvere lunare è molto carica); prima di decollare, viene sfiatata l'aria, che si espande nel vuoto e colpisce la bandiera; prima del decollo, vengono provati i motori di manovra, il cui getto colpisce la bandiera.
3. Le contraddizioni della NASA sulle Fasce di van Allen (nel 68 ci dicevano che le radiazioni equivalevano ad una lastra toracica, oggi ci dicono che "dobbiamo risolvere questi problemi prima di mandare delle persone in quella zona dello spazio")
Nessuna contraddizione: Orion è un veicolo nuovo e differente da Apollo e i veicoli nuovi si collaudano sempre a fondo prima di metterci dentro la gente. Lo stesso hanno fatto i russi, che mandarono Zond 5 intorno alla Luna con animali a bordo. Non è che siccome la Fiat ha testato la Panda nel 1980, non deve fare i crash test per le Cinquecento di oggi. Voglio dire, basta pensare un attimo prima di fare domande del genere. Dettagli della storia qui.
4. La mancanza del buco nella sabbia sotto il motore del LEM
Chi ha detto che ci deve essere un buco? Il motore spazza via la polvere di superficie e sotto c'è ROCCIA. Mica scava un buco. Neanche le sonde russe o cinesi sulla Luna scavano buchi. Dettagli qui.
5. La mancanza della fiamma sotto il motore quando riparte
Il propellente del LM non fa fiamme nel vuoto. Neanche i veicoli di SpaceX fanno fiamme. Foto e dettagli qui.
6. La inspiegabile "perdita" dei nastri originali della prima passeggiata lunare
Inspiegabile solo per chi non si ricorda com'era la tecnologia dell'epoca. Le registrazioni su quei nastri (fatte in formato non standard per via dei limiti tecnici della trasmissione dalla Luna) furono subito convertite al formato TV standard (NTSC). Non c'era alcun modo, all'epoca, di farne una conversione migliore. Quindi i nastri furono accantonati perché non più importanti: tanto c'erano copie di ottima qualità (per i criteri dell'epoca). Passarono gli anni e i nastri originali furono ritenuti inutili e riutilizzati. Prassi normale [spiegata proprio in questi giorni dalla NASA qui]. Sai quante ore di TV storica della Rai e della BBC sono state cancellate per riusare i nastri? Succede. È sfiga, ma vederci il complotto è da paranoici.
7. Il ritardo mancante negli audio originali della NASA, definiti "unedited" dagli stessi debunker
A volte gli astronauti sulla Luna rispondevano alla prima parte di una comunicazione che giungeva da Houston e poi la voce da Houston proseguiva, creando un intervallo apparentemente troppo breve. In altre occasioni, gli astronauti iniziavano spontaneamente dei propri commenti, senza attendere una comunicazione dalla Terra, dando però l’impressione di rispondere e di farlo in anticipo.
Ho provato anch'io, di recente, a trasmettere la mia voce dalla Terra alla Luna e ritorno grazie a un radiotelescopio in Olanda (i radioamatori lo fanno spesso): anche nel mio caso il ritardo sembra corto, ma solo perché l'eco dell'inizio delle mie parole arriva poco dopo che ho finito la frase. È normale.
Del resto, se fosse stata una messinscena, perché i suoi creatori sarebbero stati così stupidi da dimenticarsi di includere il ritardo radio?
8. La polvere lunare che si attacca dappertutto, nonostante l'assenza di umidità
La polvere lunare aderisce per effetto elettrostatico. È un fenomeno ben descritto dai geologi. Mazzucco ne ha consultato qualcuno? No, vero?
(Fra l’altro, ma questo non l’ho segnalato a Byoblu, i geologi studiano tuttora le rocce e la polvere riportate dagli astronauti lunari, che in parte sono ancora sigillate così come arrivarono 50 anni fa, permettendo a “scienziati non ancora nati di usare strumenti non ancora inventati per rispondere a domande non ancora poste”, come dice poeticamente nientemeno che l’American Geophysical Union)
9. Le impronte lunari, che gli stessi mythbusters non sono riusciti a replicare nella camera a vuoto
Se le impronte non dovessero avere quell'aspetto, perché mai la NASA dovrebbe sbagliarle? Se fosse stata una messinscena, perché la NASA si sarebbe dovuta complicare la vita inventandosi le impronte insolite? La replica di Mythbusters è riuscita solo in parte perché sono sulla Terra, con SEI VOLTE più gravità che sulla Luna. Ovvio. Comunque le sonde cinesi e russe sulla Luna fanno lo stesso tipo di tracce.
10. Le nuvolette di polvere, che restano in sospensione dietro alla ruota del rover, nonostante l'assenza di atmosfera
Questo è un falso fabbricato da Mazzucco: fa un fermo immagine per non far vedere che ricadono eccome.
11. La mancanza di danni da radiazione sulle pellicole
Non ci sono neanche nelle foto fatte dalle sonde lunari russe. False anche quelle? Oppure semplicemente la schermatura era sufficiente perché alla NASA non sono incapaci?
12. Le ombre convergenti, con fonte laterale, che dovrebbero invece essere parallele. Denunciano una fonte artificiale, piazzata pochi metri fuori dall'inquadratura.
No. Denunciano che Mazzucco non considera che la Luna non è una palla da biliardo liscia. Ha cunette e avvallamenti che deviano le ombre. E poi c'è, ovviamente, la prospettiva. E come al solito: perché la NASA sarebbe stata così scema da sbagliare le ombre? Non avevano soldi per fare un unico megariflettore lontanissimo?
13. Hotspots e fall-off, cadute di luce dappertutto, che rivelano l'uso di una fonte artificiale, e non la luce del sole
Come sopra: perché la NASA sarebbe stata così scema da sbagliare la luce? Non avevano soldi per fare un unico megariflettore capace di illuminare tutta la scena? Braccino corto? :-) Mazzucco pensa come un fotografo da studio, e si vede.
14. Le foto in controluce, impossibili da retro-illuminare in quel modo senza l'aiuto di panelli riflettenti o fonti secondarie.
Mazzucco quanta esperienza ha di foto nello spazio? Zero. Gli stessi effetti si vedono nelle foto russe e cinesi. Ancora una volta: perché la NASA sarebbe stata così maldestra da sbagliare le luci?
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Le mie domande:- Il professor Guglielmo Righini, uno dei massimi radioastronomi italiani, ascoltò gli astronauti di Apollo 11 mentre erano sulla Luna puntando il radiotelescopio di Arcetri verso la Luna. Lo stesso fecero radioastronomi e astronomi ottici di tutto il mondo, russi compresi. Mazzucco come lo spiega? Scemi tutti? Tutti collusi?
- Come mai nessuno, ma proprio nessuno, degli addetti ai lavori russi, cinesi, europei, americani ha il minimo dubbio che gli allunaggi siano reali e i dubbi li hanno solo persone che non hanno alcuna esperienza spaziale? Tutti fessi? Tutti collusi?
- Luca Parmitano ha dichiarato ripetutamente che gli allunaggi sono avvenuti. Se la sente Mazzucco di dire che Parmitano mente o si è fatto gabbare? Mazzucco pensa di saperne di più di un astronauta?
Se pensate che possano esservi utili nelle discussioni con i lunacomplottisti, usatele pure.
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Massimo Mazzucco
2019/07/10
Ci vediamo a Rovereto l’11 luglio per parlar di Luna?
Domani (11 luglio) alle 20:30 sarò a Rovereto (TN), alla Sala Convegni F. Zeni di Palazzo Parolari (Borgo Santa Caterina 41), per parlare di Luna, bufale e complottismi lunari in occasione della mostra "La Luna. E poi?". Con me ci sarà Paolo D'Angelo, giornalista e collaboratore ASI. L’ingresso è libero, ma i complottisti pagano una birra :-) Trovate tutti i dettagli qui.
Vi aspetto: intanto godetevi il bel video di presentazione di Tommaso Prugnola:
Vi aspetto: intanto godetevi il bel video di presentazione di Tommaso Prugnola:
Un mio piccolo debunking lunare a Radio Capital
Al Worden (Apollo 15), Brian Eno, Walt Cunningham (Apollo 7), Brian May, Peter Gabriel, Rusty Schweickart (Apollo 9), Hans Zimmer e Chase Masterson. Credit: Rodri/Starmus. |
Ieri sera sono stato ospite (telefonicamente) di Radio Capital, nel programma TG Zero, per parlare di lunacomplottismo, anche in risposta alle sciocchezze pubblicate dal Fatto Quotidiano a firma di Ivo Mej. Il mio intervento è qui, a partire da 1:18:15 fino a 1:29 circa. Se vi serve il mio libro gratuito dedicato ai complottismi lunari, è qui. Buon ascolto.
Mac, app consentono agli altri di accendere la vostra webcam. Anche dopo la disinstallazione
Ultimo aggiornamento: 2019/07/11 9:50.
L’app per videoconferenze Zoom per Mac ha un difettuccio. Una cosa da nulla: se l’avete installata, come hanno fatto circa 750.000 aziende nel mondo, permette a perfetti sconosciuti di accendere la webcam del vostro Mac quando vogliono e quindi cogliervi in un momento inopportuno oppure spiare e origliare. È sufficiente visitare un sito Web appositamente confezionato oppure cliccare su un link (tipo https://zoom.us/j/492468757) in un messaggio.
Il difettuccio è stato segnalato dal ricercatore Jonathan Leitschuh: a quanto pare l’azienda produttrice dell’app ha preso alla lettera il proprio slogan e ha reso un po’ troppo instant lo sharing. Il ricercatore ha anche preparato una pagina di test.
Non è finita: l’app installa sul Mac un server Web che accetta connessioni da altri dispositivi della stessa rete locale, e questo server continua a funzionare anche se si disinstalla Zoom. Un aggressore che stia sulla stessa rete locale (che può essere anche molto grande e popolata da sconosciuti, per esempio in un albergo) può usare questo server per forzare la reinstallazione dell’app e ricominciare a sbirciare a sorpresa gli altri utenti.
L’azienda ha promesso che distribuirà entro questo mese un aggiornamento correttivo. Non è l’unica ad avere questi problemi: è stata segnalata anche Bluejeans.
La cosa interessante, infatti, è che questa vulnerabilità è stata introdotta per evitare agli utenti di dover fare un clic in più.
Apple ha diffuso un aggiornamento silenzioso automatico di macOS che rimuove il server Web nascosto di Zoom, anche se gli utenti hanno disinstallato Zoom o non l’hanno aggiornato.
A questo punto quelli con il tappino adesivo davanti alla webcam non sembrano più così paranoici. Sì, io sono uno di loro.
Fonti: Ars Technica, Engadget, Graham Cluley.
L’app per videoconferenze Zoom per Mac ha un difettuccio. Una cosa da nulla: se l’avete installata, come hanno fatto circa 750.000 aziende nel mondo, permette a perfetti sconosciuti di accendere la webcam del vostro Mac quando vogliono e quindi cogliervi in un momento inopportuno oppure spiare e origliare. È sufficiente visitare un sito Web appositamente confezionato oppure cliccare su un link (tipo https://zoom.us/j/492468757) in un messaggio.
Il difettuccio è stato segnalato dal ricercatore Jonathan Leitschuh: a quanto pare l’azienda produttrice dell’app ha preso alla lettera il proprio slogan e ha reso un po’ troppo instant lo sharing. Il ricercatore ha anche preparato una pagina di test.
This Zoom vulnerability is bananas. I tried one of the proof of concept links and got connected to three other randos also freaking out about it in real time. https://t.co/w7JKHk8nZy pic.twitter.com/arOE6DbQaf— Matt Haughey (@mathowie) July 9, 2019
Non è finita: l’app installa sul Mac un server Web che accetta connessioni da altri dispositivi della stessa rete locale, e questo server continua a funzionare anche se si disinstalla Zoom. Un aggressore che stia sulla stessa rete locale (che può essere anche molto grande e popolata da sconosciuti, per esempio in un albergo) può usare questo server per forzare la reinstallazione dell’app e ricominciare a sbirciare a sorpresa gli altri utenti.
L’azienda ha promesso che distribuirà entro questo mese un aggiornamento correttivo. Non è l’unica ad avere questi problemi: è stata segnalata anche Bluejeans.
La cosa interessante, infatti, è che questa vulnerabilità è stata introdotta per evitare agli utenti di dover fare un clic in più.
Apple ha diffuso un aggiornamento silenzioso automatico di macOS che rimuove il server Web nascosto di Zoom, anche se gli utenti hanno disinstallato Zoom o non l’hanno aggiornato.
A questo punto quelli con il tappino adesivo davanti alla webcam non sembrano più così paranoici. Sì, io sono uno di loro.
Fonti: Ars Technica, Engadget, Graham Cluley.
2019/07/08
Il Fatto Quotidiano e le fandonie di Ivo Mej sugli allunaggi
Ultimo aggiornamento: 2019/07/09 18:20.
Grazie a tutti quelli che mi stanno segnalando l’articolo di Ivo Mej che sostiene le tesi complottiste intorno agli allunaggi sul Fatto Quotidiano: ne ho archiviato qui su Archive.org una copia permanente che potete consultare senza regalare clic, visibilità e incassi alle testate che diffondono baggianate irresponsabilmente.
Tralasciando i toni infantili usati da Mej, le castronerie tecniche che cita nel suo articolo sono troppe per elencarle e smontarle una per una: ne prendo una sola, tanto per darvi l’idea di quanto Mej si è documentato prima di accusare la NASA (quella che addestra i nostri astronauti, come Luca Parmitano) di inventarsi “miriadi di supercazzole”.
Secondo Mej,
Faccio a mia volta una domanda: perché Ivo Mej non si è documentato, prima di inventarsi una “supercazzola” di quelle che è così bravo ad attribuire agli altri?
Basta infatti un briciolo di ricerca per scoprire che l’obiettivo in questione era un bellissimo Zeiss Planar f/0.7, costruito dalla NASA non per fare un favore a Kubrick, ma per effettuare riprese della Luna con le proprie sonde spaziali.
E basta un niente per appurare che la NASA non glielo regalò affatto: Kubrick se lo pagò eccome, e di tasca propria lo fece anche modificare per adattarlo alle cineprese che voleva usare per Barry Lyndon. Tutta la vicenda è spiegata, con dovizia di dettagli tecnici, e non supercazzole, su Neiloseman.com.
Per tutte le altre falsità tecniche e fattuali scritte da Ivo Mej nell'articolo, rimando al mio libro gratuito Luna? Sì, ci siamo andati.
Esempio: Mej scrive che gli astronauti si rifiutarono di giurare sulla Bibbia (“un altro regista, l’americano Bart Sibrel, tentò di fare giurare sulla Bibbia Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins di essere davvero stati sulla Luna. Nessuno di loro volle farlo”). Vero: non volevano prestarsi alle ridicolaggini di Sibrel, che non è “un regista” qualsiasi, ma un complottista che nega gli allunaggi e accusa gli astronauti di essere codardi e bugiardi. Mej, stranamente, si è dimenticato però di citare questi altri astronauti lunari, che invece hanno giurato eccome sulla Bibbia e poi hanno cacciato dalle loro case il complottista, come descrivo qui.
Peter Gomez, direttore responsabile del Fatto Quotidiano, ha risposto così su Twitter:
E ha aggiunto:
Un direttore di testata a cui sta bene che i blog pubblicati con il logo della sua testata pubblichino tesi strampalate. Quindi non sapremo mai se quello che leggiamo sul Fatto è vero o una “tesi strampalata”. E qualcuno lo chiama ancora giornalismo.
Gomez ha anche fatto questa proposta:
Mossa astuta: con un’intervista (non, si noti, un articolo retribuito) avrebbe gratis il fact-checking che un giornale dovrebbe invece fare pagando qualcuno per farlo, e avrebbe un altro articolo sul quale raccattare clic pubblicitari. Ho risposto così:
Ho aggiunto questo per chiarezza:
Nel frattempo mi è arrivata in copia questa mail inviata alla redazione del Fatto e all’Ordine dei Giornalisti da Fabrizio Bocchino, direttore INAF-Osservatorio Astronomico di Palermo. La pubblico con il suo permesso:
Peter Gomez è intervenuto con un articolo di spiegazione “per chi non capisce (o finge di non farlo)” (secondo lui; copia su Archive.org), nel quale mi attribuisce cose ben diverse da quelle che ho scritto.
Stasera dovrei essere a Radio Capital intorno alle 19:30 per parlare della vicenda (Mej è stato ospite ieri, se ho ben capito). In proposito è intervenuto anche Wired.it.
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Grazie a tutti quelli che mi stanno segnalando l’articolo di Ivo Mej che sostiene le tesi complottiste intorno agli allunaggi sul Fatto Quotidiano: ne ho archiviato qui su Archive.org una copia permanente che potete consultare senza regalare clic, visibilità e incassi alle testate che diffondono baggianate irresponsabilmente.
Tralasciando i toni infantili usati da Mej, le castronerie tecniche che cita nel suo articolo sono troppe per elencarle e smontarle una per una: ne prendo una sola, tanto per darvi l’idea di quanto Mej si è documentato prima di accusare la NASA (quella che addestra i nostri astronauti, come Luca Parmitano) di inventarsi “miriadi di supercazzole”.
Secondo Mej,
Un altro indizio sulla stretta connessione tra Kubrick e la Nasa è la costruzione da parte dell’Ente spaziale americano di un obiettivo fatto appositamente per il film di Kubrick Barry Lyndon. Perché la Nasa avrebbe speso ingenti fondi per studiare e realizzare un obiettivo tanto speciale per il regista? Perché non glielo fece neanche pagare?
Faccio a mia volta una domanda: perché Ivo Mej non si è documentato, prima di inventarsi una “supercazzola” di quelle che è così bravo ad attribuire agli altri?
Basta infatti un briciolo di ricerca per scoprire che l’obiettivo in questione era un bellissimo Zeiss Planar f/0.7, costruito dalla NASA non per fare un favore a Kubrick, ma per effettuare riprese della Luna con le proprie sonde spaziali.
E basta un niente per appurare che la NASA non glielo regalò affatto: Kubrick se lo pagò eccome, e di tasca propria lo fece anche modificare per adattarlo alle cineprese che voleva usare per Barry Lyndon. Tutta la vicenda è spiegata, con dovizia di dettagli tecnici, e non supercazzole, su Neiloseman.com.
Per tutte le altre falsità tecniche e fattuali scritte da Ivo Mej nell'articolo, rimando al mio libro gratuito Luna? Sì, ci siamo andati.
Esempio: Mej scrive che gli astronauti si rifiutarono di giurare sulla Bibbia (“un altro regista, l’americano Bart Sibrel, tentò di fare giurare sulla Bibbia Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins di essere davvero stati sulla Luna. Nessuno di loro volle farlo”). Vero: non volevano prestarsi alle ridicolaggini di Sibrel, che non è “un regista” qualsiasi, ma un complottista che nega gli allunaggi e accusa gli astronauti di essere codardi e bugiardi. Mej, stranamente, si è dimenticato però di citare questi altri astronauti lunari, che invece hanno giurato eccome sulla Bibbia e poi hanno cacciato dalle loro case il complottista, come descrivo qui.
Ed Mitchell (Apollo 14) |
Alan Bean (Apollo 12) |
Gene Cernan (Apollo 17) |
2019/07/09 12:55
Peter Gomez, direttore responsabile del Fatto Quotidiano, ha risposto così su Twitter:
No è un blog ospitato. Non condivido l’opinione, ma è innocua. Se negasse l’AIDS o l’Olocausto non sarebbe stata ospitata. Ma se uno dice io non credo all’allunaggio è libero di farlo. Altrimenti chi è ateo dovrebbe pretendere rettifiche da a chi parla di Dio o di miracoli
E ha aggiunto:
Se dice che le donne devono stare ai fornelli è sessista e non esce. Se scrive che la terra è piatta non avrà un blog. Ma se un autore televisivo scrive che un docu lo convince e condivide per 1 volta una tesi strampalata, ma innocua lo fa. E chi lo vuole confutare lo fa
Un direttore di testata a cui sta bene che i blog pubblicati con il logo della sua testata pubblichino tesi strampalate. Quindi non sapremo mai se quello che leggiamo sul Fatto è vero o una “tesi strampalata”. E qualcuno lo chiama ancora giornalismo.
Gomez ha anche fatto questa proposta:
Paolo il problema è che è sfuggita la critica nei tuoi confronti e non doveva accadere. Domani se credi ti intervisteremo volentieri. In blog che dice di avere un’opinione controcorrente non c’è verifica perché la premessa è chiara: il blogger dice è una mia opinione contraria.
Mossa astuta: con un’intervista (non, si noti, un articolo retribuito) avrebbe gratis il fact-checking che un giornale dovrebbe invece fare pagando qualcuno per farlo, e avrebbe un altro articolo sul quale raccattare clic pubblicitari. Ho risposto così:
Mi stai proponendo seriamente di regalarti clic pubblicitari con il mio lavoro? Geniale, a modo suo, ma anche piuttosto triste.
Grazie, ma non mi interessa essere intervistato. Non sono io l'oggetto del contendere e non mi interessa apparire. Pubblica semmai i fatti, che puoi chiedere a qualunque esperto, e rettifica le fandonie. E capiamoci: quelle non sono "opinioni". Sono accuse.
Ho aggiunto questo per chiarezza:
"Mi piace il pistacchio": opinione. "miriadi di supercazzole inventate dalla Nasa in 50 anni per compiacere i presidenti di turno": no, non è un'opinione, è un'accusa.
Nel frattempo mi è arrivata in copia questa mail inviata alla redazione del Fatto e all’Ordine dei Giornalisti da Fabrizio Bocchino, direttore INAF-Osservatorio Astronomico di Palermo. La pubblico con il suo permesso:
ALL'ATTENZIONE DEL DOTT. PETER GOMEZ
Egr. Direttore
ho letto con grande sconcerto l'articolo pubblicato sulla home page del Fatto Quotidiano dal titolo "Insomma, sulla Luna ci siamo stati o no?" a firma di Ivo Mej (qui il link https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/07/08/insomma-sulla-luna-ci-siamo-stati-o-no/5308567/, mentre in allegato lo screenshot della home page del FQ di oggi con l'articolo di Mej in bella mostra), ed ho letto altresì la risposta che Lei stesso [h]a dato a Paolo Attivissimo (che ne denunciava le assurdità) su twitter che cito qui testualmente
"No è un blog ospitato. Non condivido l’opinione, ma è innocua. Se negasse l’AIDS o l’Olocausto non sarebbe stata ospitata. Ma se uno dice io non credo all’allunaggio è libero di farlo. Altrimenti chi è ateo dovrebbe pretendere rettifiche da a chi parla di Dio o di miracoli." (link al tweet https://twitter.com/petergomezblog/status/1148328457635553281)
La gravità delle Sue affermazioni è di gran lunga superiore alle farneticazioni del giornalista Mej, il cui blog contenente l'articolo in questione è ospitato fra le pagine del Suo quotidiano, sulle quali non mi dilungo non valendone la pena.
Ma vengo invece alla Sua dichiarazione. Innanzitutto Lei, che è il direttore responsabile di un'importante testata italiana a larga diffusione, liquida come "opinione" la più grande conquista aerospaziale dell'umanità, ottenuta a prezzo di grandi sacrifici anche umani, un evento che rimarrà, a differenza delle farneticazioni del giornalista da Lei ospitato e della Sua affermazione, nei libri di storia nei secoli a venire.
Ma Lei si spinge oltre, e definisce quella di Mej un'opinione "innocua", come se fosse innocuo spargere a man bassa fake news, trascurando gli innumerevoli effetti perversi che questo può avere, ed esempio sulle giovanissime generazioni che magari non hanno ancora gli strumenti per districarsi fra la matassa di informazioni che ogni giorno ricevono. Lei evidentemente non sente la responsabilità che invece detiene, e compie un grossolano errore di valutazione, che non è degno di un qualsiasi giornalista professionista, figuriamoci di un Direttore Responsabile come Lei.
Non contento di quanto dichiarato, Lei conclude paragonando l'allunaggio ad un atto di fede, al quale ognuno di noi è libero di credere o non credere, così facendo delegittimando con un tratto di penna anni e anni di studi di ingegneria, di astronomia, di meccanica portati avanti con dedizione da scienziati di tantissime discipline prima, durante e dopo il programma Apollo.
E Lei fa tutto questo pubblicamente, in un tweet visibile a migliaia e migliaia di persone.
Per questa ragione, io credo che ci siano gli estremi per deferirLa all'Ordine dei Giornalisti, alla quale io invio questa mia email come segnalazione da semplice cittadino, che spero voglia prendere le opportune misure affinchè la stampa italiana comprendente tantissimi giornalisti seri e professionali sia per sempre liberata da simili spettacoli di disdicevole disinformazione, che per quanto residuali, le arrecano dei danni incalcolabili, oltre che arrecarli al paese intero.
Distinti saluti
2019/07/09 18:20
Peter Gomez è intervenuto con un articolo di spiegazione “per chi non capisce (o finge di non farlo)” (secondo lui; copia su Archive.org), nel quale mi attribuisce cose ben diverse da quelle che ho scritto.
Quello che @petergomezblog dice che avrei detto vs quello che ho detto realmente. Va be'. pic.twitter.com/L0qy2kJdum— Paolo Attivissimo (@disinformatico) July 9, 2019
Stasera dovrei essere a Radio Capital intorno alle 19:30 per parlare della vicenda (Mej è stato ospite ieri, se ho ben capito). In proposito è intervenuto anche Wired.it.
Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico), Bitcoin (3AN7DscEZN1x6CLR57e1fSA1LC3yQ387Pv) o altri metodi.
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