Perché il digitale ci sembra finto? Colpa di madre natura
I personaggi umani digitali di Hollywood, anche i più costosi, hanno sempre quel certo non so che di sbagliato, qualcosa nel modo in cui si muovono e nelle loro espressioni, per quanto siano sofisticati e precisi. Si chiama Uncanny Valley: è l'avvallamento nel grafico che lega la verosimiglianza di un umano artificiale e il suo grado di repulsione.
In pratica, è dagli anni Settanta che si studia il problema che se un essere robotico non somiglia affatto a un essere umano (per esempio i robot di saldatura della Fiat), viene accettato senza problemi; ma man mano che il robot diventa più somigliante, assumendo forme umanoidi e acquisendo un viso e movenze simili ma non identiche a quelle umane, la nostra accettazione precipita e invece cresce il nostro senso d'inquietudine nei suoi confronti.
Guardate questo video e ditemi se non lo trovate incredibilmente dettagliato ma proprio per questo ancor più inquietante.
Ne potete vedere una versione ad alta risoluzione, insieme ad altre demo davvero notevoli, presso Studiopendulum.com.
Perché, nonostante tutto, ci sembrano falsi questi personaggi? Perché i processi di riconoscimento dei movimenti sono fra i più basilari della mente umana. Siamo programmati dalla nascita, o da decenni di apprendimento, a saper distinguere gli oggetti in base al modo in cui si muovono. Riconoscere le caratteristiche del movimento di un essere umano è una risorsa di sopravvivenza fondamentale: un movimento irregolare o calibrato in un modo particolare può indicare una malattia, un richiamo o un rifiuto sessuale, una minaccia o una menzogna. Riconosciamo lo stato d'animo di una persona che conosciamo bene dal più piccolo cambiamento nella sua gestualità.
Per questo non si ingannano milioni di anni di evoluzione con qualche decennio di grafica digitale, e i progressi del cinema lasciano freddi nonostante i milioni di dollari spesi.
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