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Il Disinformatico: dicembre 2011

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2011/12/31

Stampa di poster con Mac OS X

Stampare poster su fogli A4 con Mac OS X? Si può usare Tiler


R0022484In questi giorni mi sono trovato a dover stampare una mappa lunare piuttosto grande. Invece di ricorrere a un servizio di stampa su fogli di grande formato, con conseguenti costi e tempi, ho usato Tiler, un programma per Mac OS X (5 dollari), per stampare la mappa su fogli A4, che poi ho assemblato.

Tiler stampa qualunque file in formato PDF e permette di scegliere la scala esatta di stampa: basta usare l'accorgimento di definire per prima cosa un numero di pagine sufficienti ad accogliere l'immagine nella scala desiderata.

Per esempio, per stampare questa mappa in scala esatta con il mio modello del modulo lunare Apollo ho calcolato che la scala di stampa era pari al 120%. Così ho impostato la stampa su 4x6 fogli, poi sono andato nelle impostazioni di pagina di Tiler (File > Page Setup) e ho immesso 120%. Tiler ha accettato questo valore, a conferma che il numero di fogli scelto era sufficiente (altrimenti avrebbe dato una scala inferiore). Il programma tiene conto anche dei margini non stampabili dalla stampante. Il risultato è nella foto qui sopra: una mappa in scala 1:72 del luogo dell'allunaggio dell'Apollo 11. Fatta in casa, senza plotter.

Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “andrea.bar*” ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

2011/12/29

Quiz: immagine vera o fake?

Esame della vista per smanettoni diventa gaffe televisiva?


Vi va di giocare? Allora vediamo quanti nanosecondi ci mettete a determinare se questa immagine è autentica o no, usando la logica e gli strumenti della Rete. Buon divertimento.



2012/01/01: La soluzione


La risposta al quiz è qui.

2011/12/28

Quando i fotoni giocano a flipper

Luna illuminata. Dalla Terra


L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

IMG_2115

Ieri sera ho scattato questa foto della luce cinerea: nella falce al primo quarto, illuminata direttamente dal Sole, si scorge la zona della Luna che in quel momento è in ombra rispetto al Sole. Come mai? È rischiarata dalla luce della nostra Terra, che a sua volta riceve la propria luce dal Sole. E noi vediamo la zona in ombra perché la sua superficie riflette verso di noi la luce che il nostro pianeta le ha mandato.

Confusi? La luce parte dal Sole, colpisce la Terra, che la riflette verso la Luna, che la riflette verso la Terra, dove colpisce l'occhio dell'osservatore. Un rimbalzo ripetuto di fotoni che è visibile anche a occhio nudo in condizioni favorevoli, ma viene esaltato qui dalla sensibilità della fotocamera.

Per i curiosi, i dati EXIF sono qui; aggiungo che ho usato un obiettivo manuale zoom 650-1300 f/8-16 impostato a 1000 mm f/12.3, prestatomi da Andrea Tedeschi.

Caraffe filtranti che trasmutano gli elementi?

Caraffe filtranti “trasformano calcio e magnesio in sodio e potassio”. Piombo in oro no?


Secondo Daniela Lanni su La Stampa, le caraffe filtranti trasmuterebbero gli elementi. Il suo articolo dice che “trasformano calcio e magnesio in sodio e potassio, soprattutto nei primi litri di acqua erogata dopo l'installazione del nuovo filtro”.

Ho il sospetto che ci sia qualche leggera imprecisione. Chimici che mi leggete, questo è pane per i vostri denti.

Il fallimento dell’astrologia, edizione 2011

Le pulci alle previsioni degli astrologi per il 2011. Ancora una volta, fallimento totale di questi cialtroni


IMG_1980L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Ogni anno il CICAP fa quello che ogni credente nell'astrologia o in qualunque arte divinatoria dovrebbe fare: prendere le previsioni fatte da questi sedicenti profeti per l'anno che si sta concludendo e vedere chi ci ha azzeccato e chi no.

La faccio breve: è un fallimento totale. Prendo qualche esempio dal comunicato stampa del CICAP che mi è arrivato stamattina e che trovate qui sul sito del CICAP.

"Segnali di ripresa rispetto al 2011", "la ripresa economica si intravede... da giugno a dicembre", "annata di tendenziale espansione per USA, Cina e India nel primo semestre, e per Germania ed Europa in generale nel secondo semestre", "a partire dalla primavera l'economia conoscerà un netto miglioramento" (Astra e Almanacco di Barbanera).

L’astrologo Antonio Alessi ha addirittura "inviato una lettera al governo per avvisare di un grosso sisma sottomarino, con conseguente devastante tsunami, per il 10 giugno". Il sisma e lo tsunami non ci sono stati.

"Secondo l’interprete di Nostradamus Manfed Dimde, citato in un libro di Carlo Patrian del 1995, il 2011 avrebbe visto lo scoppio della terza guerra mondiale". La terza guerra mondiale non s'è vista.

Idem per gli extraterrestri: il CICAP segnala che "Brezsny, il celebrato astrologo dell’Internazionale, intervistato da Riccardo Staglianò sul Venerdì di Repubblica prevedeva «novità sul fronte delle intelligenze extraterrestri». A meno che non siano state insabbiate dai Men in Black, non ce ne sono state."

Teodora Stefanova (Canale 5), che a quanto pare si fa mandare le soffiate da un alieno di nome Unilsan, aveva previsto che il 2011 sarebbe stato "l’anno della rinascita di Berlusconi, grazie all’alleanza con Casini e Rutelli a maggio. Il PdL avrebbe cambiato nome, Saviano e Montezemolo sarebbero entrati in politica, sarebbe iniziata la costruzione del ponte sullo stretto di Messina, sarebbero stati risolti tutti i problemi a L’Aquila e la “monnezza” sarebbe sparita entro gennaio 2011 dalle strade di Napoli." Come no.

Certo, qualcuno ha anche azzeccato qualche vaga previsione, ma il trucchetto è semplice: basta farne tante e prima o poi qualcuna, per casualità, coincide con la realtà. È il Principio dello Scoiattolo Cieco: a furia di cercare, prima o poi persino uno scoiattolo cieco troverà una ghianda.

La mia domanda è sempre la stessa: di fronte a questi ripetuti fallimenti, ha senso che i giornali e la TV incoraggino queste corbellerie? Ha senso che si paghino profumatamente dei cialtroni per apparire in televisione e spaventare la gente con annunci catastrofici? Secondo me, ha senso solo se si vuole rincoglionire il paese per rendere più facile fregarlo.

Mah. Ridiamoci sopra e cogliamo l'occasione per capire meglio come funziona il nostro cervello, in modo da evitare queste trappole: il CICAP ha pubblicato uno speciale online sull'astrologia e ha usato la scienza per realizzare l'unico oroscopo che funziona davvero. Provare per credere. Più seriamente, su Queryonline trovate un magnifico articolo di Stefano Bagnasco che spiega come si dimostra sperimentalmente l'inefficacia dell'astrologia e come non incappare in errori quando si fa demistificazione sull'argomento.

2011/12/27

Splendida sintesi del pensiero complottista

Stefano Disegni prende in giro il complottismo e i complottisti: specialmente quelli che credono di aver capito tutto e che trattano gli altri come deficienti ottusi che non hanno visto la luce della Oscura Verità. Ce n'è per tutti: 2012, sbarco sulla Luna, 11 settembre... e Giulietto Chiesa.

È stata pubblicata dal Fatto Quotidiano. Dove scrive Giulietto Chiesa. Boh.

2011/12/26

Lasseter a Milano: scampolo di conferenza stampa

John Lasseter a Milano, la conferenza stampa



Auguri da un gatto speciale

Saetta vi augura buone feste


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Grazie a Marina e Giovanni per il permesso di pubblicare la foto. Auguri a tutti!

2011/12/25

Video di una cometa? Di un UFO? No, rientro di missile

Spettacolare video del rientro di un missile


Grazie a Phil Plait di Bad Astronomy per la segnalazione.


Aggiornamento: non so se l'autenticità di questo specifico video è stata confermata o meno, ma sta di fatto che ci sono numerose immagini analoghe provenienti da varie fonti. La traiettoria e l'orario coincidono con il rientro di una parte di un missile russo che ha portato una capsula Soyuz alla Stazione Spaziale Internazionale il 21 dicembre ed è rientrato la sera della vigilia di Natale. Maggiori dettagli, con foto, sono su Bad Astronomy.

2011/12/23

Disinformatico radio, podcast del 2011/12/23

È disponibile temporaneamente sul sito della Rete Tre della RSI il podcast della puntata di stamattina del Disinformatico radiofonico. Ecco i temi e i rispettivi articoli di supporto:

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Questi articoli erano stati pubblicati inizialmente sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non sono più disponibili. Vengono ripubblicati qui per mantenerli a disposizione per la consultazione.

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Antibufala di Natale: no, il Vaticano non ha comprato un dominio XXX

Complotto internettiano ai danni del Vaticano? Così sembrerebbe. "Il Papa fa comprare un dominio XXX", scrive per esempio Romatg24, segnalando che il Vaticano avrebbe acquistato un dominio Internet con il suffisso ".xxx" che identifica la nuova sezione di Internet riservata ai siti di "intrattenimento per adulti". L'acquisto, si dice, sarebbe stato motivato dal desiderio di "tutelare la propria immagine da sfruttamenti indebiti".

Già così la vicenda si presentava intrigante e molto vendibile giornalisticamente, ma poi è arrivato l'intrigo: padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, ha dichiarato che il dominio in questione, Vatican.xxx, non era stato acquistato dal Vaticano ma da qualcun altro la cui identità sarebbe un mistero: “Non risulta che tale dominio sia stato acquistato dalla Santa Sede o da organismi che facciano capo ad essa". Che ci sia un piano segreto per creare un sito a luci rosse dal nome particolarmente provocatorio?

Niente di tutto questo: è sufficiente una consultazione del servizio Whois di Internet per scoprire che Vatican.xxx non è stato comperato da qualcuno, ma è stato "riservato", ossia bloccato per impedirne la registrazione. Il blocco è stato effettuato dall'organizzazione responsabile per la gestione del dominio ".xxx", la ICM Registry, sin dai primi di settembre, prima che i domini ".xxx" fossero disponibili per l'acquisto.

Il blocco di nomi potenzialmente controversi è una delle funzioni previste dai domini ".xxx": per esempio, i nomi degli stati sono vietati in blocco, e il Vaticano è uno stato, per cui già questo basta per garantire l'indisponibilità di Vatican.xxx. Inoltre l'ICM Registry ha dato ai governi la possibilità di bloccare gratuitamente i nomi di dominio culturalmente o religiosamente significativi. In altre parole, non c'è alcuna possibilità che qualcuno crei un sito a luci rosse usando il nome del Vaticano. Ma la bufala, per citare Mark Twain, ha fatto il giro di mezzo mondo intanto che la verità si stava ancora infilando le scarpe.

Torna il Wincrash facile anche in Windows 7

All'epoca di Windows 95/98 e XP era abbastanza normale che la visualizzazione di una pagina Web mandasse in tilt l'intero sistema operativo, sfociando nella temuta Schermata Blu della Morte, grazie alla scelta di integrare strettamente il browser (Internet Explorer) in Windows. Far "crashare" Windows era un tiro al bersaglio e non faceva più notizia. Persino Bill Gates ammetteva che il suo Windows gli si bloccava spesso.

Ma era il 2001: storia antica ai ritmi dell'informatica. Queste cose non succedono più da tempo e la lezione è stata imparata: il browser, e in generale le applicazioni, lavorano in spazi separati e isolati, per cui il collasso di un'applicazione non fa cadere tutto il sistema. O almeno non dovrebbe.

In questi giorni, però, è emerso un "Wincrash" imbarazzante anche per la versione più recente di Windows, la 7, nell'edizione Professional a 64 bit. Anche installando tutti gli aggiornamenti di sicurezza, è sufficiente caricare con il browser Safari una pagina Web confezionata appositamente (ha semplicemente un IFRAME con un attributo di altezza che ha un valore molto elevato).

Per i curiosi, c'è una dimostrazione in video. La colpa non è di Safari, che è un prodotto Apple, ma del file win32k.sys di Windows, stando alle prime indagini.

Come segnala la società di sicurezza informatica Secunia, "lo sfruttamento con successo" di questa falla "può consentire l'esecuzione di codice arbitrario con privilegi di kernel mode". In traduzione, significa che apre le porte ad attacchi informatici. Per ora non c'è un aggiornamento che ripari la falla, che non è presente nella versione a 32 bit di Windows 7.

Scherzi di Natale: far nevicare sul computer

Google ha preparato una piccola chicca natalizia per tutti i suoi utenti: provate a cercare in Google le parole "let it snow" ("lascia che nevichi"). È il titolo di una celeberrima canzone di Natale, ma se lo si cerca in Google non compaiono solo i normali risultati di ricerca.

Infatti se usate un programma di navigazione recente (Firefox o Chrome o Safari, per esempio) e non fate niente nella schermata per qualche secondo, noterete che iniziano a cadere dei fiocchi di neve. Sullo schermo, s'intende.

Divertente, ma c'è di più. Se aspettate ancora qualche istante, lo schermo comincia a brinarsi e appannarsi, e per pulirlo potete muovere il mouse mentre ne tenete premuto il pulsante principale: potete anche scrivere o disegnare sullo schermo, come si fa su un vetro appannato. L'ideale per fare scherzi ad amici e colleghi. Se volete sbrinare tutto e chiudere il momento di frivolezza, cliccate sul pulsante azzurro di sbrinamento e tutto tornerà normale.

Se invece volete continuare con le chicche nascoste, cercate "Christmas lights" e la pagina di Google si abbellirà con una fila di palline di Natale.

Facebook, è arrivata la Timeline: siete pronti?

Sta scattando progressivamente per tutti gli utenti l'attivazione automatica della nuova impostazione cronologica di Facebook che per una settimana è stata facoltativa, come descritto in questo articolo. Indietro, insomma, non si torna e i vecchi post sono molto più facili da consultare rispetto al passato.

Se siete preoccupati che qualcosa che avete scritto in passato su Facebook non sia adatto a tutti gli occhi che potrebbero leggerlo oggi e non volete passare un'eternità a regolare le impostazioni di privacy di ogni elemento che avete pubblicato, c'è una scorciatoia: un'impostazione generale che limita la visibilità dei vecchi post.

Andate alla vostra pagina Facebook, cliccate sul triangolino accanto a "Home" in alto a destra e scegliete "Impostazioni sulla privacy". La penultima impostazione è "Restringi il pubblico per i vecchi post": cliccate su "Gestisci la visibilità dei vecchi post". Compare un messaggio di avviso che informa che "i contenuti sul tuo diario che hai condiviso con amici di amici o utenti pubblici diventeranno visualizzabili solo agli amici". Il messaggio avvisa inoltre che "anche le persone taggate e i loro amici possono vedere questi post". Se cliccate sul pulsante "Solo vecchi post" e poi su "Conferma", limiterete appunto la visibilità dei vostri vecchi post. Attenzione: questa modifica globale, una volta fatta, è reversibile solo modificando manualmente la privacy di ciascun post.

Se preferite regolare a mano la privacy di ciascuno dei vostri post passati, potete farlo posizionando il cursore del mouse sopra il post da modificare. Questo fa comparire una casella con una matitina: cliccatevi sopra per far comparire un menu, dal quale potete scegliere "Nascondi dal diario" per nascondere il post oppure "Elimina post" per eliminarlo. Inoltre in tutti i post potete sempre cliccare sull'iconcina di privacy (in alto nel post, accanto alla data di pubblicazione) per cambiare le impostazioni di privacy del singolo post.

Facebook, come aggiungere eventi passati al Diario

La nuova impostazione cronologica di Facebook può piacere o non piacere, ma è certamente una grande occasione per scrivere la propria autobiografia e renderla più o meno pubblica. Ma come si fa ad aggiungere al proprio Diario su Facebook un evento passato? Non è un'operazione molto intuitiva, per cui vale la pena di segnalarne qui il funzionamento.

La chiave di tutto è posizionare il mouse sulla sottile linea azzurra al centro della cronologia: è la linea temporale di Facebook. Compare un segno "+" che permette di aggiungere un post di stato, una foto, un luogo o un "avvenimento importante". Quando inserite un post in questo modo, vi viene proposto di scegliere la sua datazione, che potete sempre cambiare in seguito se vi accorgete di un errore.

Prima che vi venga la tentazione di usare questa tecnica per pubblicare dei post nel passato e far sembrare che avete straordinarie intuizioni e precognizioni, tenete presente che accanto alla datazione di un post immesso in questo modo compare, ed è visibile a tutti, un orologino. Basta posizionarvi sopra il cursore del mouse per rivelare la vera data di inserimento del post. Non dimenticate, inoltre, che ogni aggiunta pubblica al vostro diario del passato viene pubblicata nella vostra Bacheca e quindi è ben visibile a tutti come novità.

2011/12/22

I primi minuti di “Moonscape”. E c’è anche “Contact Light” in italiano

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2011/12/23.

Ecco il montaggio preliminare del primo quarto d'ora del mio documentario Moonscape: dedicato al primo sbarco sulla Luna. Questa parte copre la discesa di Neil Armstrong, con la sua fatidica frase “un piccolo passo per (un) uomo, un grande passo per l'umanità”, vista da due angolazioni: la ripresa su pellicola a colori, fatta dalla cinepresa di bordo, e la diretta televisiva restaurata.

Mancano i titoli di testa e la voce narrante, e uno spezzone è ancora preliminare (il riversamento definitivo è in viaggio [aggiornamento: è arrivato]), ma dovrebbe già darvi un'idea di come sarà Moonscape in versione finale. Il documentario sarà disponibile anche in versione tradotta in italiano e sarà accompagnato da un libro che spiega ogni singola fase e le chicche nascoste delle immagini.


Mi schianto a dormire qualche ora e poi proseguo.


Aggiornamento 2011/12/23


Lo spezzone che era in viaggio è arrivato, per cui l'ho inserito al volo e ho ripubblicato qui sopra il video, aggiungendo i ritocchi che avete suggerito. Grazie a tutti dell'incoraggiamento: questi primi minuti sono il frutto di un paio d'anni di preparazione, indispensabile per affrontare una materia così tecnica e complessa. Da qui in poi è tutto in discesa e procedo spedito.

Anzi, già che c'ero ho aggiornato anche Contact Light, il mio documentarietto che ricostruisce la discesa verso la Luna della stessa missione usando sempre i filmati originali restaurati e riversati in HD, e l'ho tradotto in italiano. Eccolo nelle due versioni. Buona visione.



2011/12/20

“Luna?” edizione 2012 debutta su Kindle anche in Italia

Finalmente anche Amazon.it offre e-book: festeggio con l'edizione 2012 di “Luna?”


Era ora. Anche la versione italiana del sito di Amazon offre finalmente la possibilità di acquistare un lettore di e-book Kindle. C'è solo la versione base del lettore, ma è già qualcosa. Vedremo se anche gli italofoni troveranno utile la lettura digitale, per consumare più cultura e meno carta e magari ripescare i classici offerti a costo zero.

Per fruire dei libri digitali di Amazon non occorre comperare un Kindle: si può anche scaricare il software gratuito di lettura per computer Windows e Mac, iPhone, iPad, Blackberry e dispositivi Android e Windows Phone 7. Anzi, per molti versi il software è migliore del Kindle hardware, che ha una leggibilità straordinaria e riposante ma ha ancora grossi problemi nella giustificazione del testo ed è in bianco e nero.

Per festeggiare l'arrivo di Kindle in Italia ho pubblicato su Amazon.it l'edizione 2012 di “Luna? Sì, ci siamo andati!”, il mio libro di risposta ai complottisti lunari e di celebrazione del coraggio e dell'ingegno di coloro che lavorarono al progetto Apollo. È disponibile a prezzo simbolico: meno di sei euro (l'importo esatto dipende dall'IVA). Non credo nell'idea dell'e-book come oggetto di lusso o status symbol da vendere a prezzo uguale o maggiore del libro cartaceo. Se siete a corto di idee, potete sfruttarlo come regalo di Natale che potete recapitare digitalmente al destinatario senza buttarvi nel trambusto dello shopping natalizio.

L'edizione Kindle del mio libro non è lucchettata con DRM, ma comunque per non creare dipendenze da una piattaforma specifica ho reso scaricabili gratuitamente le edizioni 2011 di “Luna?” in formato PDF ed EPUB. Resta disponibile anche l'edizione cartacea. Le differenze fra le edizioni sono elencate qui. Buone letture!

2011/12/17

La storia del drone USA “catturato” in Iran

Droni e social engineering


Generale: "Allora, come facciamo a far arrivare Stuxnet 2 in Iran? Le penne USB non basteranno più".

Sergente: "Se facessimo atterrare lì in emergenza un drone infetto?"

Adoro le menti contorte e creative degli esperti di sicurezza informatica. In questo caso, la mente è quella di Mikko Hypponen e il suo tweet originale è questo.

Disinformatico radio, podcast del 2011/12/16

È disponibile temporaneamente sul sito della Rete Tre della RSI il podcast della scorsa puntata del Disinformatico radiofonico. Ecco i temi e i rispettivi articoli di supporto:

  • L'industria del videogioco conta più di quella del cinema: “Call of Duty” batte “Avatar” per il minor tempo richiesto per incassare un miliardo di dollari.
  • L''imminente debutto della Timeline di Facebook, che rivoluzionerà l'uso di questo social network, nel bene e nel male, spingendoci a immettervi non solo il nostro presente ma anche il nostro passato; riemergono i vecchi post, con potenziali nuovi imbarazzi.
  • Youhavedownloaded.com permette un facilissimo monitoraggio pubblico dei download P2P effettuati da chiunque: basta conoscerne l'indirizzo IP. 
  • Con lo stesso monitoraggio si è arrivati alla presunta scoperta di download illegali effettuati da case cinematografiche, agenzie di riscossione dei diritti d'autore e dalla residenza ufficiale del presidente francese Sarkozy.
  • Chicca: la prima registrazione sonora, datata 1860, recuperata 140 anni dopo con l'aiuto dell'informatica.

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Questi articoli erano stati pubblicati inizialmente sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non sono più disponibili. Vengono ripubblicati qui per mantenerli a disposizione per la consultazione.

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Record d'incassi: “Call of Duty” batte “Avatar”

Quale prodotto d'intrattenimento detiene il record per aver guadagnato un miliardo di dollari d'incassi nel minor tempo? Se avete pensato ad Avatar, il kolossal digitale 3D di James Cameron, avreste avuto ragione fino a pochi giorni fa. Nel 2009 questo film raggiunse il traguardo del miliardo in soli 17 giorni.

Il successo davvero notevole della scommessa di Cameron è stato però migliorato, appunto, pochi giorni fa. Ma non da un altro film: da un videogioco. Call of Duty: Modern Warfare 3 ha raggiunto il miliardo d'incassi in soli sedici giorni, portando alla Activision, la società produttrice del gioco, ben 30 milioni di giocatori.

Call of Duty: Modern Warfare 3 aveva già stabilito un record vendendo 6,5 milioni di copie nelle prime ventiquattro ore, incassando 400 milioni di dollari. E non è la prima volta: il predecessore di Modern Warfare, intitolato Black Ops, aveva portato a casa poco meno (390 milioni di dollari) nel primo giorno di vendite.

Anche altri titoli di società concorrenti, come il nuovo Battlefield 3 di Electronic Arts, possono vantare vendite da capogiro: cinque milioni di copie vendute in una settimana. Electronic Arts, inoltre, sta per lanciare Star Wars: The Old Republic (in uscita il 20 dicembre), che promette incassi altrettando invidiabili. A titolo di confronto, il film che detiene il record d'incassi del 2011 (Harry Potter e i Doni della Morte, parte 2) ha totalizzato 1,3 miliardi di dollari, ma ci ha messo cinque mesi.

Il mondo dei videogiochi online stima incassi globali di 65 miliardi di dollari per il 2011, in aumento rispetto ai 62,7 dell'anno scorso, e da vari anni ha sorpassato l'industria del cinema (27 miliardi) e quella musicale (40 miliardi). La prossima volta che qualcuno parla di un film dicendo che sembra un videogioco, potrebbe non essere un termine di paragone negativo. Almeno dal punto di vista dei soldi.

Fra sette giorni Facebook cambia tutto

Facebook sta per cambiare radicalmente aspetto. Dal 23 dicembre prossimo sarà attivo automaticamente e obbligatoriamente il Diario (Timeline in originale), vale a dire un'organizzazione molto più cronologicamente ordinata dei contenuti. I primi a provare il nuovo aspetto sono stati i neozelandesi, nei giorni scorsi, e i coraggiosi possono già attivarlo subito andando alla pagina apposita di Facebook (https://www.facebook.com/about/timeline), che contiene una spiegazione delle nuove funzioni, e cliccando sul tasto verde "Ottieni il diario" in fondo alla pagina.

Si può scegliere fra un'anteprima privata e la pubblicazione immediata del nuovo aspetto cliccando su Pubblica ora nell'anteprima stessa. La prima cosa da fare, visto che la nuova impostazione di Facebook è molto orientata alle immagini, è scegliere una buona foto di copertina, che sarà visibile a tutti e comparirà come striscione in testa al profilo dell'utente.

Per il resto, la struttura della pagina è una vera e propria linea temporale, collocata al centro e ordinata in modo da far comparire per primi gli elementi più recenti, che sono disposti a destra e a sinistra della linea stessa secondo uno zigzag che può causare un certo disorientamento iniziale.

In alto a destra c'è poi una cronologia più sommaria, suddivisa in mesi e anni: l'intento di Facebook è trasformare il profilo di ogni utente nel deposito pubblico di tutta la storia della sua vita e non solo degli eventi successivi alla nascita di Facebook. Ognuno valuterà se questo sia un bene o un male. Maggiori dettagli sono disponibili (in italiano) su Il Post.

Residenza Sarkozy e major antipirateria colte a scaricare film?

Sembra una notizia troppo ghiotta e ironica per essere vera, ma pare proprio che qualcuno presso Sony, NBC e Fox sia stato colto a piratare musica e film. Considerato che l'industria del cinema sta spingendo fortemente per un inasprimento delle pene per chi scarica, chiedendo poteri straordinari d'interdizione dei siti e degli utenti colpevoli, da giudicare senza processo, gli indizi, se confermati, sarebbero decisamente imbarazzanti.

Anche in casa Sarkozy c'è chi pirata, nonostante la legge francese HADOPI punisca severamente il download illegale. Perlomeno questo è quel che risulta dalle indagini effettuate usando Youhavedownloaded.com (YHD), un sito che archivia il traffico dei circuiti peer-to-peer e permette di sapere quali file sono stati scaricati da uno specifico indirizzo IP.

Il sito Nikopic.com, infatti ha provato a immettere in YHD gli indirizzi IP 62.160.71.0-255, che corrispondono al Palais de l’Élysée, residenza ufficiale di Sarkozy, e ha scoperto che a novembre da quegli indirizzi sono stati scaricati vari film americani e musica dei Beach Boys.

Secondo Torrentfreak.com, invece, degli indirizzi IP appartenenti a Sony Pictures, NBC Universal e Fox avrebbero scaricato materiale illegale: l'intera stagione di un telefilm (Game of Thrones), della musica trance, un DVD di Cowboy e alieni, e molto altro.

Anche qualcuno presso Google è stato colto a scaricare una copia abusiva di Windows 7, e un sito olandese ha scoperto che un indirizzo IP dell'agenzia locale di riscossione dei diritti d'autore Buma/Stemra ha scaricato una copia del telefilm Entourage e del videogioco Battlefield 3.

La Buma/Stemra ha replicato dichiarando che i loro indirizzi IP sono stati falsificati. Tesi tecnicamente fattibile ma abbastanza improbabile, e comunque molto interessante, perché d'ora in poi anche chi viene accusato di download illegale potrà difendersi con la stessa giustificazione.

Che cosa avete scaricato? Youhavedownloaded lo sa

Se usate i circuiti peer-to-peer come Bittorrent e simili per scaricare film da Internet, sappiate che è facilissimo per chiunque sapere esattamente che cosa avete scaricato. Non solo per le case cinematografiche, ma anche per i comuni mortali, per cui se per esempio vi sentite a disagio nell'ammettere di aver scaricato l'ultima puntata della saga dei vampiri sbrilluccicanti, vi conviene cambiare strategia di download.

È infatti nato da poco il sito Youhavedownloaded.com, che sta accumulando un enorme archivio del traffico dei circuiti peer-to-peer, associando i file scaricati agli indirizzi IP dei loro scaricatori, ma senza includere altri dati personali. Se visitate il sito vi esponete automaticamente all'elenco di quali file avete scaricato, sulla base del vostro indirizzo IP. I dati utilizzati per questo servizio sono pubblicamente accessibili da sempre, ma ora sono consultabili con estrema facilità anche dai non esperti. Per sapere che cosa ha scaricato uno specifico utente è sufficiente conoscerne l'indirizzo IP.

Youhavedownloaded.com, nato some sito puramente dimostrativo per allertare gli utenti sulla visibilità delle loro attività in Rete, ha finora accumulato dati su oltre 52 milioni di indirizzi IP e permette anche di sapere quante volte è stato scaricato uno specifico file. Non è un sistema infallibile, perché per ora raccoglie solo una parte del traffico dei circuiti peer-to-peer: questo vuol dire che un indirizzo IP può risultargli “pulito” anche quando non lo è.

Il sito offre anche un "widget" per fare scherzi agli amici e sottolineare quanto siano in realtà pubbliche le loro navigazioni in Rete: se pubblicate il widget di Youhavedownloaded.com sul vostro sito, ogni persona che lo vedrà si troverà elencato tutto quello che è stato scaricato dal suo indirizzo IP.

Decisamente inquietante, ma attenzione: molti utenti hanno indirizzi IP dinamici (ossia che cambiano nel tempo), per cui è facile incappare in attribuzioni errate. Buon divertimento.

La prima registrazione audio? Nel 1859

L'invenzione della registrazione sonora è comunemente attribuita a Thomas Edison, ma in realtà Edison fu soltanto il primo a trovare un modo pratico sia per registrare suoni, sia per riprodurli. Prima di lui altri inventori avevano sviluppato vari congegni che permettevano di registrare audio ma non di riascoltare la registrazione. Lo scopo di queste registrazioni non riascoltabili era studiare le forme e le ampiezze delle onde sonore, rappresentandole graficamente.

Così nel 1860, ben 151 anni fa, il francese Édouard-Léon Scott de Martinville aveva usato il suo fonautografo per catturare suoni su un foglio di carta coperto di nerofumo (la finissima fuliggine prodotta dalle lampade a olio), incidendoli sotto forma linee tracciate in questo nerofumo da una setola di maiale collegata a una membrana di pergamena che raccoglieva il suono raccolto da un cilindro o da un corno.

Per inquadrare il periodo: in America iniziava la presidenza di Abramo Lincoln, in Italia Garibaldi iniziava la spedizione dei Mille e in Francia c'era Napoleone III. Se si fosse compreso prima il potenziale di queste tecnologie di registrazione, oggi potremmo avere un incredibile catalogo di registrazioni di personaggi storici di un secolo e mezzo fa. O anche molto prima, visto che i materiali necessari erano disponibili fin dall’antichità.

Ma ci vollero anni per rendersi conto che quelle tracce grafiche generate dai suoni potevano essere riconvertite in qualcosa di udibile. Verso il 1870 alcuni sperimentatori riuscirono a registrare e riprodurre suoni usando una versione aggiornata della tecnica di Scott, ma poi arrivò il fonografo di Edison e quelle primissime registrazioni furono dimenticate. Per oltre 140 anni si pensò che fossero irrecuperabili.

Poi, nel 2008, un gruppo di ricercatori denominato First Sounds è riuscito a procurarsi una scansione di alta qualità dei fonautogrammi di Scott e ad analizzarla digitalmente. Il risultato è ascoltabile qui o, in versione rallentata per tentare di restituire il timbro originale, presso First Sounds. Affascinante.

2011/12/16

11/9, stasera sono a Bagnaria alle 20.45

Questa sera alle 20.45 sarò al Centro Aggregazione di via Manzoni 2, Frazione Ponte Crenna, Bagnaria (PV), per una conferenza-dibattito sulle tesi alternative intorno agli attentati dell'11 settembre 2001, patrocinata dalla Provincia di Pavia. L'ingresso è libero e i dettagli sono sul sito del Comune.

A proposito dell'ultima "scoperta" dei complottisti, secondo la quale l'ex vicepresidente Cheney avrebbe "ammesso" di aver fatto abbattere uno dei quattro aerei dirottati, la bufala è spiegata in dettaglio qui su Undicisettembre.info.

2011/12/09

Disinformatico radio, podcast del 2011/12/09

È disponibile temporaneamente sul sito della Rete Tre della RSI il podcast della scorsa puntata del Disinformatico radiofonico (sì, mi sono quasi strozzato durante uno degli interventi; abbiate compassione, ho mal di gola). Ecco i temi e i rispettivi articoli di supporto:

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Questi articoli erano stati pubblicati inizialmente sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non sono più disponibili. Vengono ripubblicati qui per mantenerli a disposizione per la consultazione.

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Moran Cerf, l’informatico pagato per rapinare le banche

Questo articolo è stato aggiornato e ripubblicato qui.

Pirateria in Rete: le leggi attuali bastano, secondo il Consiglio Federale

Questo articolo è stato aggiornato e ripubblicato qui.

Software-spia "Carrier IQ" nei telefonini, novità importanti

La settimana scorsa il Disinformatico ha segnalato la scoperta di un programma nascosto in molti telefonini evoluti e installato direttamente dagli operatori o dai fabbricanti, che permette di sorvegliare tutto il traffico e gli spostamenti degli utenti. Il programma, denominato Carrier IQ, è inoltre molto difficile da disinstallare.

Il problema non riguarda i telefonini che usano Windows Phone come sistema operativo ed è blando negli iPhone, nei quali è facilmente disattivabile e verrà rimosso del tutto prossimamente, ma è significativo nei telefonini Android.

Lo scandalo del software spione era rimasto inizialmente circoscritto agli Stati Uniti, ma pochi giorni fa il BEUC (Bureau Européen des Unions de Consommateurs, organizzazione che raccoglie le associazioni europee di difesa dei consumatori) ha avviato un'indagine conoscitiva sul tema e lo stesso hanno fatto alcuni enti per la tutela della privacy nel Regno Unito e in Germania. Un documento della società Carrier IQ sembra indicare che il software sia stato sperimentato anche in Europa, specificamente in Portogallo, e che sia prossima la sua introduzione, ma l'operatore telefonico coinvolto ha smentito.

Intanto le società di sicurezza informatica che producono antivirus per telefonini sono indecise sull'effettiva natura del software Carrier IQ. Molte si rifiutano, per ora, di classificarlo come "malware" (programma ostile) e The Register ha pubblicato un'analisi che indica che nella stragrande maggioranza dei casi non viene trasmesso a terzi nessun dato personale. La sequenza impressionante di dati pubblicata dal ricercatore Trevor Eckhart, che ha dato il via alla polemica, verrebbe sì registrata dal software spia, ma verrebbe cancellata prima di trasmettere esternamente i dati.

Per chi volesse sapere se il proprio telefonino Android ospita Carrier IQ, BitDefender ha pubblicato l'applicazione gratuita Carrier IQ Finder e Lookout offre, sempre gratuitamente, Carrier IQ Detector. Entrambe le applicazioni si limitano a indicare se Carrier IQ è presente o no e non lo rimuovono, ma è già un passo avanti.

Fonti aggiuntive: Engadget, Intego, The Register.

Qual è la zona di Internet più sicura? Quella a luci rosse (forse)

Se vi chiedessero in quale zona di Internet è più difficile imbattersi in siti falsi e virus, probabilmente l'ultima risposta che vi verrebbe in mente è “quella dei siti pornografici”. Ma paradossalmente l'introduzione del nuovo dominio .xxx per i servizi online per adulti, avviata il 6 dicembre scorso con l'apertura al pubblico di oltre centomila siti, promette maggiori garanzie di sicurezza rispetto a tutto il resto di Internet.

Infatti ogni sito del dominio .xxx verrà sottoposto a scansione giornaliera contro i virus e altre forme di attacco informatico mediante strumenti della società di sicurezza McAfee: cosa che tutto il resto di Internet non garantisce.

Inoltre l'uso di questo dominio (gestito dalla società statunitense ICM Registry) rende facile introdurre nei programmi di navigazione, nei motori di ricerca e nei filtri per Internet regole automatiche che blocchino l'accesso a quest'area della Rete. Ogni sito del dominio avrà un contrassegno digitale Metacert che lo classificherà; il suffisso, oltretutto, rende esplicitamente e facilmente riconoscibili all'utente i nomi dei siti per adulti. Non si può entrare in un sito che termina con ".xxx" e dire che lo si è fatto per sbaglio.

Non tutti sono contenti della novità: gli operatori del settore temono che si tratti di una ghettizzazione (anche se per ora non c'è nessun obbligo a usare solo il suffisso .xxx per contenuti per adulti) e di una pratica contraria alle norme della concorrenza, perché crea un monopolio. Le aziende al di fuori del settore si trovano costrette a registrare il dominio .xxx corrispondente al proprio nome per evitare che altri ne abusino; alcuni gruppi religiosi si oppongono all'esistenza dei siti di questo genere in assoluto e quindi vedono questa novità come una legittimazione inopportuna; c'è chi, infine, teme che nella categoria "per adulti" vengano relegate anche le opinioni scomode e che si apra quindi la porta a una censura più ampia.

Fonti aggiuntive: CNet, PCWorld, ARN.

Facebook, "baco" rivela le foto private

Se scoprite una falla in Facebook che permette di vedere le foto private e volete essere sicuri di attirare l'attenzione del social network e del mondo affinché il difetto venga riparato, c'è un metodo imbattibile: rivelare le foto private di Mark Zuckerberg, cofondatore e uomo-simbolo di Facebook.

È quello che ha fatto un gruppo di frequentatori di un forum dedicato al body building quando ha scoperto che segnalando una fotografia inappropriata secondo le regole di Facebook in un account e specificando che si tratta di nudità o pornografia, il servizio automatico del social network proponeva di segnalare anche altre foto dello stesso account senza tenere conto delle loro impostazioni di privacy e quindi proponeva anche fotografie private.

Bastava quindi fare una segnalazione fasulla per poter accedere alle immagini che gli utenti non desideravano condividere con tutti. Comprese quelle di Zuckerberg, appunto, che sono finite in Rete su Imgur.com qui, con la didascalia "È ora di sistemare quei difetti di sicurezza, Facebook", e sono state ripubblicate prontamente ovunque. La falla è stata corretta poche ore dopo il suo annuncio, rimuovendo temporaneamente la funzione di segnalazione.

La vicenda sottolinea il concetto che mettere qualcosa su Internet, specialmente nei social network, e sperare che resti privata è un'illusione molto pericolosa. Per Facebook è un incidente particolarmente imbarazzante, visto che solo una settimana fa il social network, che conta 850 milioni di utenti, è stato accusato di pratiche ingannevoli dalla Federal Trade Commission, l'ente governativo statunitense per la difesa dei consumatori e della libera concorrenza, che ha confermato le violazioni commesse da Facebook, ha disposto ispezioni regolari per i prossimi vent'anni e imposto che d'ora in poi Facebook dovrà sempre chiedere il consenso degli utenti prima di introdurre qualunque modifica alle impostazioni di privacy.

Fonti aggiuntive: Zeus News, BBC, Punto Informatico.

Moran Cerf, l’informatico pagato per rapinare le banche

Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 9/12/2011 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.

Un penetration tester, nonostante il nome allusivo, è in realtà un informatico pagato da un ente o da un'azienda per mettere alla prova i suoi sistemi di sicurezza tentando di superarli come farebbe un criminale. Moran Cerf è stato per alcuni anni uno di questi penetration tester e ne ha combinate di cotte e di crude. Una delle sue avventure, in particolare, è diventata famosa in Rete grazie a un video nel quale racconta freneticamente la volta che rapinò una banca con il consenso della banca stessa. Ma non via Internet: andando in banca al grido di "Questa è una rapina!".

Una decina d'anni fa Cerf si guadagnava da vivere, insieme a due assistenti, rubando dalle banche israeliane via Internet da mille a diecimila dollari ogni settimana. Quando glielo chiedevano, violava i loro sistemi e poi restituiva il maltolto e spiegava all'istituto committente come aveva fatto e come si poteva evitare che i ladri veri facessero altrettanto. Ma in un caso le cose andarono un po' diversamente.

Andiamo indietro nel tempo, fino a settembre del 2000. In quel periodo, Cerf e colleghi riescono a violare informaticamente una piccola banca ben prima della scadenza dell'incarico. Avendo così un po' di tempo libero, Tami, la sua collega, nota che il contratto include anche la possibilità di usare mezzi fisici, e così propone a Cerf di fare una vera rapina alla banca in questione.

Tami, racconta Cerf, ha appena lasciato il suo partner ed è un po' instabile e non riesce a togliersi di testa l'idea. Non capita tutti i giorni di trovarsi nella posizione di poter rapinare una banca e di poter dire "tranquilli, me l'ha chiesto la banca” se le cose vanno storte. Lei lo prega e lo supplica, e alla fine Cerf acconsente.

Pianificano il colpo: la banca è piccola e c'è una sola cassiera. Basta andare quando non ci sono clienti e non ci saranno complicazioni. Prenderanno una cassetta di sicurezza specifica e più tardi la restituiranno. Ma la rapina non va come previsto.

Tami annuncia il classico "Questa è una rapina!". Indietro non si torna. Uno deI "rapinatori" chiede alla giovanissima cassiera di portarlo a prendere la cassetta di sicurezza concordata, intanto che i colleghi scattano foto per documentare eventuali altre falle di sicurezza della banca, come per esempio Post-It con password bene in vista. La cassiera non si scompone e li asseconda.

Cerf, che fino a questo punto si è finto cliente, non ha nulla da fare, così aiuta il collega facendogli da scaletta per permettergli di scattare le foto. La cassiera torna con la cassetta ed è molto confusa quando vede un cliente (o quello che lei pensa sia un cliente) aiutare un rapinatore a fare foto. La cassetta di sicurezza viene aperta e nascono i problemi: contiene gioielli di altissimo valore, per cui non la possono portare via perché supera il limite concordato con la banca per il test di sicurezza.

I "rapinatori” cominciano a litigare sul da farsi e la cassiera comincia a ridere. Uno dei colleghi di Cerf, un diciassettenne, attacca bottone con la cassiera e comincia a darle il suo numero di telefono. Cerf gli fa notare che mettersi i passamontagna e poi dare alla cassiera il proprio numero di cellulare non è una gran furbata, ma ormai la "rapina" sta andando a rotoli. Poi entra in banca una signora con un bambino in braccio, e Tami, la “rapinatrice” collega di Cerf, la aiuta reggendole il pupo e cantando una ninnananna.

A quel punto Cerf si rende conto che il piano è un disastro e ordina alla cassiera di rimettere a posto la cassetta di sicurezza. La cassiera, con aplomb straordinario, risponde che se la possono mettere a posto da soli e tira loro le chiavi. Tami scoppia a piangere e gli improvvisatissimi rapinatori scappano dalla banca. L'unico che ride, nell'auto con la quale fuggono in preda all'imbarazzo, è il collega più giovane, che già pregusta l'appuntamento con la cassiera della banca che ha appena rapinato.

Ed è così che Moran Cerf ha potuto combinare la rapina più sgangherata della storia e farla franca. Poi dicono che l'informatica è noiosa.

Pirateria in Rete: le leggi attuali bastano, secondo il Consiglio Federale

Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 9/12/2011 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.

La legislazione svizzera in materia di download di film, telefilm, musica e altre opere vincolate dal diritto d'autore è molto differente da quella degli altri paesi: non punisce lo scaricamento puro e semplice (senza condivisione). Solo la condivisione, se avviene al di fuori della cerchia della famiglia, è punibile. Un approccio che per alcuni titolari di diritti d'autore incentiva la pirateria audiovisiva. Ma il Consiglio Federale ha pubblicato un rapporto, disponibile in francese e in tedesco ma non in italiano, secondo il quale le regole attuali sono adeguate e non c'è bisogno di cambiarle.

Sulla base di studi precedenti risulta che “in Svizzera fino a un terzo delle persone sopra i 15 anni scarica gratuitamente musica, film e giochi” e che “nonostante il grande interesse dei media e le numerose campagne di sensibilizzazione, la maggioranza degli utenti di Internet continui a non distinguere le operazioni lecite e illecite”.

A conti fatti, dice il rapporto, la cifra spesa per l'intrattenimento è rimasta invariata: “invece di acquistare supporti audio e video, i consumatori investono la parte risparmiata in concerti, visite al cinema e prodotti di merchandising”. Il suggerimento per le case di produzione, quindi, è “adeguarsi ai nuovi comportamenti dei consumatori”.

Ogni volta che nasce una nuova tecnologia nei media c'è chi ne abusa, e questo è il prezzo del progresso, dice il rapporto, aggiungendo che i vincitori saranno coloro che sapranno usare a proprio vantaggio queste tecnologie e i perdenti saranno coloro che continueranno a usare modelli commerciali vecchi. Chi scarica frequenta maggiormente i concerti e compra più giochi di chi non scarica. Anche le piccole band, secondo il rapporto, traggono beneficio dal fatto che gli utenti possono scaricare per assaggiare i loro brani prima di decidere sull'acquisto invece di dover andare a scatola chiusa.

Il rapporto esamina anche le norme antipirateria di altri paesi, come per esempio l'HADOPI francese, giudicata troppo costosa (12 milioni di spesa) e di dubbia legalità. Anche filtraggio o blocchi a monte sarebbero inopportuni, perché ostacolerebbero la libertà d'espressione e la privacy e comunque sarebbero aggirabili.

Inoltre, nota il rapporto del Consiglio Federale, è praticamente impossibile per le società svizzere dare la caccia ai piccoli condivisori, perché non è permesso archiviare in massa gli indirizzi IP di chi usa i circuiti di file sharing, come è necessario fare per cogliere in flagrante chi condivide illecitamente, e quindi manca un elemento di prova fondamentale.

Fonti aggiuntive: Torrentfreak.

2011/12/06

Docente di meteorologia e sostenitore delle “scie chimiche” a confronto stasera a Genova

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2011/12/08 12:20.

Finalmente a confronto un esperto di meteorologia, Andrea Corigliano (docente di meteorologia presso l'Istituto Tecnico Aeronautico di Genova), e un sostenitore della tesi delle “scie chimiche”, Rosario Marcianò. L'incontro si terrà oggi alle 17:30 presso il Berio Café a Genova e verrà trasmesso in diretta in streaming.

C'è chi afferma che le recenti inondazioni che hanno colpito Genova siano eventi artificiali causati attraverso l'uso delle “scie chimiche”: un'accusa gravissima, che implicherebbe enormi complicità da parte di piloti, controllori di volo, governi, autorità militari e meteorologi. Sarà un confronto interessante fra fatti scientifici e deliri paranoici.

Tutti i dettagli sono qui su Meteorologica.it, qui su Beriocafe.it e qui su Casissa.it, il sito dell'organizzatore e moderatore dell'incontro.

Aggiornamento: per non intasare il mio canale Twitter solito (@disinformatico), ho attivato un altro ID Twitter per gli eventi dal vivo come questo: @AttivissimoLIVE. Stasera, se lo streaming funziona, commenterò lì in diretta il dibattito. Se la cosa vi interessa, seguitemi quindi su @AttivissimoLIVE.

Questa è la registrazione del dibattito:



Post eventum


Spero che resti disponibile la registrazione della serata, perché se ne sono viste e sentite davvero delle belle. Per esempio, il pubblico che è insorto e non voleva farmi parlare, con una splendida dimostrazione di democrazia e tolleranza. Marcianò e i suoi fan che hanno interrotto due volte Corigliano, che si dev'essere chiesto in che gabbia di matti era finito. Marcianò che mi ha accusato di essere titolare di millemila blog che lo insultano (non lo sono, ovviamente; figuriamoci se perdo tempo con queste bambinate) e che si è lanciato in un epico fuori onda in cui pestava i pugni e strillava che non voleva assolutamente che io intervenissi, dandomi del “delinquente”. Guardate il video e piangete.

Dal punto di vista tecnico, il confronto è stato molto semplice: da un lato c'era un meteorologo esperto che ha spiegato, seppur prolissamente e con molti tecnicismi, che il clima non si può modificare selettivamente, che le frequenze di HAARP non possono scaldare l'atmosfera per semplici ragioni fisiche (HAARP emette onde radio, non radiazioni infrarosse, e le frequenze radio non possono interagire con le molecole dell'atmosfera), che HAARP non devia gli uragani (basta guardare i grafici dei loro spostamenti, sempre uguali); e che le alluvioni di Genova "sono fenomeni assolutamente naturali" dovuti principalmente alla temperatura del Mediterraneo, più alta del normale, e gli aerei non c'entrano niente. In altre parole, le "scie chimiche" sono una bufala. Fine della storia.

Dall'altro c'era Rosario Marcianò. Una persona che non ha nessuna qualifica di meteorologia ma pretende di saperne di più di Corigliano e teorizza un colossale complotto, inanellando una serie spettacolare di castronerie scientifiche. Dice che tutti i pianeti si stanno riscaldando (vuol dire che ci sono gli aerei chimici anche lì? Su Marte o Venere?). Dice che non si capisce da dove verrebbe l'acqua delle scie quando l'umidità atmosferica è zero (risposta: gli aerei bruciano idrocarburi e un motore d'aereo espelle circa un chilo d'acqua al secondo, basta chiedere ai tecnici). Dice che il supercomplotto segretissimo fa atterrare gli aerei segretissimi negli aeroporti civili. Accusa le università italiana di essere omertose per “obblighi di mestiere” e afferma che il riscaldamento globale è una bufala. Prima dice che le “scie chimiche” servono per distruggere le nubi, poi dice che servono per far piovere a comando (si decida, una buona volta).

Secondo Marcianò, la Puglia avrebbe finanziato un progetto per il controllo del clima (accusa anche Vendola, quindi?). Le “scie chimiche” servirebbero ai militari per seccare l'aria, altrimenti i loro impianti radio non funzionano. Nelle “scie chimiche” ci sarebbe l'Escherichia coli, che poi si ritroverebbe nella neve. E la neve mischiata con l'E. coli si riconoscerebbe perché fa essiccare la pelle. Giuro, ha detto proprio queste cose.

In altre parole, da un lato c'era un esperto qualificato e dall'altro c'era un dilettante improvvisato. L'esperto ha serenamente e scientificamente fatto a pezzi le tesi strampalate di Marcianò. Il confronto, a rigor di logica, in un mondo normale, doveva concludersi con la resa incondizionata e le scuse del dilettante. Macché. Marcianò, subito dopo essere stato smentito da un docente di meteorologia, ha ribadito imperterrito che le “scie chimiche” esistono e che il controllo artificiale del clima è una realtà ed è una enorme congiura. E il pubblico lo ha applaudito.

Io sono intervenuto via Skype sopportando un ritardo di parecchi secondi (circa 15) fra quando qualcuno in sala parlava e quando io lo sentivo (via streaming, perché l'audio di sala non arrivava via Skype), per cui le mie osservazioni sono state un po' sfasate (da 2h37) e questo mi ha fatto dilungare. Comunque nonostante il rumoreggiare del pubblico ho fatto in tempo a chiedere a Marcianò se se la sentiva di accusare l'ENAV, i piloti italiani, i controllori di volo italiani e i militari italiani di questo omertosissimo complotto e di aver causato le alluvioni di Genova. La sua risposta è stata affermativa: la potete sentire da 2h44 in poi. Membri dell'ENAV, piloti dell'Alitalia, controllori di volo, italiani in divisa: siete stati accusati pubblicamente di disastro da Rosario Marcianò. Volete lasciar correre?

Ma il mio intervento non è stato significativo per quello che ho detto. È stata molto più importante la reazione del pubblico. Sembrava di assistere ai Due Minuti D'Odio di 1984. Strilli e insulti davvero molto, molto eloquenti (“basta linguate nel culo ad Attivissimo”, “testa di cazzo”, eccetera, a 2h40 circa). Fantastico autogol: gli sciachimisti si sono resi patetici da soli. Ogni volta che parleranno, gli si ricorderà questa scenetta patetica.

E a Marcianò si ricorderà ogni volta la sua spettacolare sbroccata fuori onda all'idea di lasciarmi parlare: è da 2h05 in poi, con il suo memorabile “Io Attivissimo non lo voglio sentire”, vero monumento alla tolleranza e al dialogo, e il suo “porca puttana” con pugno sul tavolo al solo ricordo della storia della vendita in beneficenza del cappellino CIA.

Il video è già stato visto da quasi 3500 persone e seppellisce definitivamente ogni sua pretesa di serietà. Se qualcuno riesce ad estrarre lo spezzone e trascriverne l'audio della sbroccata, è da incorniciare e pubblicare su Youtube.

Questi sono i sostenitori delle “scie chimiche”. Questo è il prezzo che si paga per aver permesso all'antiscienza di diffondersi grazie a trasmissioni idiote che danno spazio ai deliri di chiunque e a una scuola dove conta più saper recitare Carducci che sapere cos'è la fisica.

Per chi volesse capire come stanno realmente le cose, c'è sempre il blog La bufala delle scie chimiche, con i link a tutti i documenti e alle spiegazioni degli esperti. Quelli veri, compreso Andrea Corigliano, che ha scritto un bel documento di chiarimento.


Aggiornamenti


2011/12/07. Ho riscritto l'articolo per includere qualche dettaglio aggiuntivo. Inoltre il video del dibattito è stato reso privato. Non conosco il motivo.

2011/12/08 11:15. Il video è tornato disponibile. Adriano Casissa, l'organizzatore del dibattito, mi ha chiarito privatamente via mail (con permesso di pubblicazione) che aveva “temporaneamente sospeso la visualizzazione” del video perché gli è stato “segnalato che lo stesso sarà probabilmente oggetto di analisi da parte della magistratura per eventuali querele” in merito “alle affermazioni relative alle accuse di responsabilità dell'Aeronautica nell'alluvione ligure”. La sospensione era dettata dal timore di un possibile coinvolgimento del BerioCafè nella vicenda, ma questo timore è stato risolto e ciascuno si assumerà le proprie responsabilità. Il video ha già avuto 4251 visualizzazioni.

2011/12/08 12:20. La mia domanda a Marcianò (2h43): “Chiedo al signor Marcianò se se la sente di affermare che le alluvioni di Genova sono state causate dagli interventi di aerei chimici, perché in questo caso bisogna accusare l'ENAV, i piloti, i controllori di volo, i militari italiani – non stiamo parlando di potenze straniere, stiamo parlando dei nostri piloti, delle nostre compagnie aeree. Tutti sono omertosi? Io vorrei sapere dal signor Marcianò se se la sente di fare queste accuse. Sono molto gravi. Le faccia pubblicamente e sporga denuncia. Grazie.”

La risposta di Marcianò (2h45m40s): “Be', io non dovrei rispondere alle domande di un cacciatore di bufale, in quanto dovrebbe occuparsi di bufale e non di attività chimiche di aerosol clandestine o di geoingegneria clandestina. Si sa che le attività di aerosol sono presenti, sono un dato di fatto, e quindi è chiaro che eventuali incidenti di percorso possono anche avvenire. Qui non si sta dicendo che un'alluvione è stata indotta in maniera scientifica voluta. Si sta dicendo che in campo generale, lavorando nell'ambito della geoingegneria a livello italiano, quindi anche a livello globale, gli incidenti di percorso ovvero le alluvioni come in Thailandia, laddove la modificazione climatica è legale e palese con tanto di cartoni animati, gli incidenti sono cosa facile e verificabile. Tant'è, ripeto, che noi abbiamo previsto quello che si sarebbe verificato. Punto. Non c'è altro da dire. E ho risposto anche a un cacciatore di bufale, che [voce dal pubblico: “No, non hai risposto. Sporgerà denuncia o no? Se la sente?”] di bufale dovrebbe occuparsi”.

Mia osservazione: “Mi scusi, lei sta eludendo la domanda. Le ho chiesto, sono colpevoli o no quelli dell'ENAV che non hanno denunciato il fatto?”

Risposta di Marcianò: “Allora, io direi che la Protezione Civile avrebbe dovuto occuparsene. L'ENAV, che è coinvolta in reati di vario tipo, non può essere da esempio per questa sala [applausi] in quanto ci sono diversi milioni di euro che sono stati versati in tangenti per dare alle compagnie di volo le autorizzazioni. Quindi l'ENAV, che per conto suo potrebbe e dovrebbe essere un ente affidabile, non lo è più, signor Attivissimo.”

Mia domanda: “E i piloti di linea dell'Alitalia, delle compagnie aeree di tutto il mondo, anche loro sono colpevoli?”

Marcianò: “Noi abbiamo delle testimonianze, che manderemo a tempo debito, che dimostrano che le compagnie low-cost e anche altre compagnie sono coinvolte a pieno titolo, come d'altronde ebbe già ad indicare Edward Teller nel 1997 ad una conferenza verificatasi proprio qui in Italia, signor Attivissimo [applausi]. E le denunce ci sono, solo che la magistratura non ha mai dato seguito.”

Mia domanda: “Quindi la Ryanair è colpevole di irrorare con le scie chimiche? [pausa] Allora anche i magistrati sono omertosi?”

Nessuna risposta. Lascio a ciascuna delle organizzazioni e delle categorie accusate pubblicamente da Marcianò di corruzione e di concorso in disastro valutare se e come procedere in sede legale.

Se qualcun altro trova e trascrive altre dichiarazioni interessanti di Marcianò, me le mandi via mail o le segnali nei commenti, indicando il minutaggio.

Come barano i medium: Rosemary Altea

La “medium” Rosemary Altea colta a barare: che squallore approfittarsi di chi ha perso una persona cara


Massimo Polidoro ha pubblicato una chiara presa di posizione del CICAP sulla sedicente medium Rosemary Altea e ha incluso nell'articolo un video che mostra i trucchi usati dalla donna per sembrare credibile.


Come fa Altea a sapere che l'uomo con la camicia azzurra ha perso la madre? Glielo ha chiesto prima fuori onda.

E quando la “medium” sbaglia a descrivere la personalità della madre e si accorge che il figlio non conferma la descrizione, la ribalta con la disinvoltura di una vera professionista: “per qualche motivo lei è nervosa... [nessuna reazione del figlio]... e questo proprio non è da lei [reazione positiva del figlio]... lei in realtà è chiacchierona”. Geniale.

C'è di peggio: come mai la medium sa che la coppia ha perso una figlia ed è anche in grado di precisare che si è suicidata? La coppia aveva parlato, prima dello spettacolo, con l'agente di Rosemary Altea, che oltretutto ha piazzato nel pubblico amici e conoscenti. Anche la seconda coppia di genitori era amica dell'agente di Altea.

Con premesse di questo genere è facile essere sensitivi. Non fatevi fregare. Leggete i dettagli nell'articolo di Polidoro, pubblicato anche sul settimanale Oggi.

Flazioproject è uno spammer: come fargli capire che sbaglia

Gli spammer sono la forma di vita più misera del pianeta. Anche su Twitter


Se c'è una cosa che mi piace di Twitter è la sua concisione obbligatoria. È un ambiente pulito, spiccio, efficiente. Ma c'è sempre qualche anima patetica che pensa di poter sfruttare la Rete per i suoi comodi e viene a sporcare.

Stamattina ho visto questo nella mia coda di Twitter (uso Tweetie):


In realtà non c'è nulla da "segnalare": il link porta semplicemente al sito Flazio.com, che propone servizi informatici per la creazione di siti Web e altro. È spam, insomma.

Vado a vedere gli altri tweet dell'utente @flazioproject e trovo questo:


In pratica @flazioproject ha mandato tweet a persone che hanno un buon numero di follower nella speranza di farsi notare e promuovere il proprio sito Flazio.com per luce riflessa, per così dire. Classica tecnica di spamming.

Stando a Domaintools, Flazio.com è intestato a Flavio Fazio con questi dati pubblici (da verificare):

Registrant:
    Flavio Fazio
    Flavio Fazio        ()
    Via Lungomare 26, 26
    Sant Alessio Siculo
    Sant Alessio Siculo,98030
    IT
    Tel. +39.3335256506

È uno spammer italiano, insomma, non uno dei soliti che arriva da chissà dove. Sta in un paese nel quale c'è una legislazione antispam piuttosto precisa che punisce questi comportamenti. È uno che crede che sia lecito farsi pubblicità a scrocco attraverso lo spamming. È un furbo, nella più triste accezione del termine.

Se è pubblicità che vuole, l'avrà, anche se forse non sarà del genere che sperava. Io ho segnalato @flazioproject come spammer e l'ho bloccato su Twitter, invitando circa 50.000 miei follower a fare altrettanto (si va su https://twitter.com/#!/flazioproject, si clicca sull'icona dell'omino e si sceglie Segnala flazioproject per spam).

Poi ho creato questo articolo che spiega che @flazioproject ha fatto spamming a favore di Flazio.com e linka Flazio.com, in modo che chi cerca informazioni in Google su Flazio.com troverà questo articolo e capirà che tipo di ditta è Flazio.com. Se vi va di linkare questo mio articolo nei vostri siti, blog, twitter, toolbar di Netcraft, c'è una buona probabilità che Flazio.com abbia un ritorno molto educativo dalla propria campagna di spamming. E che magari altri che pensavano di fare la stessa furbata ci pensino due volte prima di abusare di Internet.

Spammer, non fate arrabbiare la Rete. La Rete sa tenersi pulita.

2011/12/04

Disinformatico radio, podcast del 2011/12/02

Sono preso dal lavoro al documentario Moonscape sul primo sbarco sulla Luna, che conto di distribuire in versione preliminare entro Natale, per cui non vi preoccupate se non scriverò molto in questo blog nei prossimi giorni. Intanto segnalo che trovate temporaneamente sul sito della Rete Tre della RSI il podcast della puntata del Disinformatico radiofonico di venerdì scorso.

Nella puntata ho raccontato la storia di colui che fece 10 milioni di dollari di danni con sei righe di codice e una nuova tecnica di quantificazione dei ritocchi fotografici (grazie a @sebattiato per la correzione, fra l'altro). Ho anche cercato di fare brevemente il punto sul programma spione CarrierIQ trovato negli smartphone e segnalato una notizia decisamente paradossale: la sigla degli spot antipirateria sarebbe stata piratata. Nel podcast trovate anche una versione un po' speciale di questo spot, con la voce di Angelo, il mio anfitrione radiofonico di venerdì. Ma quella di IT Crowd resta irraggiungibile.

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Questi articoli erano stati pubblicati inizialmente sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non sono più disponibili. Vengono ripubblicati qui per mantenerli a disposizione per la consultazione.

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Storie di vandali informatici: l'uomo che cancellò tutti i dati dell'azienda per vendetta

Dieci milioni di dollari di danni in pochi secondi, con sei sole righe di istruzioni informatiche: per questa storia di sabotaggio informatico su scala davvero epica bisogna tornare al 1996, presso la Omega Engineering di Stamford, nel Connecticut, una ditta che all'epoca forniva strumentazione alla Marina statunitense e alla NASA.

È la mattina del 31 luglio. Un dipendente del reparto macchine a controllo numerico avvia il server Novell, come ha sempre fatto, ma al posto del normale messaggio di accensione vede che il server annuncia che sta riparando alcuni elementi e poi si pianta, portando con sé nell'oblio della cancellazione quasi tutti i programmi e i dati dell'azienda. Le linee di produzione, senza software per comandarle, si bloccano.

Niente paura, si dicono i tecnici: prendiamo i nastri con le copie di sicurezza e ripristiniamo. Ma i nastri non ci sono: tutti scomparsi dall'archivio. Sono sparite anche le copie dei programmi che solitamente risiedevano sui personal computer dei dipendenti, per cui non è possibile attingere a questa fonte per recuperare il danno.

L'azienda va avanti con soluzioni di fortuna, ma il guaio è ormai fatto: persi per sempre tutti i programmi che davano alla Omega la possibilità di fabbricare ben 25.000 prodotti differenti con mezzo milione di varianti. Due anni dopo il disastro la Omega denunciava un calo di vendite del 9%, pari a 10 milioni di dollari di perdita.

Cos'era successo? L'indagine del Secret Service statunitense ha scoperto che era tutta colpa di Timothy Lloyd, ex dipendente dell'azienda, che si era conquistato la fiducia dei manager ed era diventato amministratore di sistema unico dei servizi informatici della Omega. Si occupava anche delle copie di sicurezza. Tutti lo ammiravano, ma un anno prima aveva iniziato ad essere aggressivo e ostile verso i colleghi, e il 10 luglio era stato licenziato.

Lloyd, prima del licenziamento, aveva collocato nei computer dell'azienda una "bomba" software: sei righe di codice che davano l'ordine di cancellare tutto alla data del 31 luglio. Eccole:

7/30/96

F:

F:\LOGIN\LOGIN 12345

CD \PUBLIC

FIX.EXE /Y F:\*.*

PURGE F:\ /ALL

Aveva poi sistematicamente asportato dall'azienda tutti i nastri di backup e aveva accentrato tutti i programmi dei dipendenti in modo che fossero residenti sul server centrale sul quale aveva collocato la "bomba". Un piano diabolico che costò caro all'azienda, ma anche a Lloyd, che fu condannato nel 2002 a tre anni di carcere e due milioni di dollari di risarcimento.

C'è un programma spione in molti cellulari Android e iPhone: CarrierIQ

In oltre 140 milioni di cellulari Android e iPhone è preinstallato un programma che registra tutto quello che viene digitato, compresi gli SMS, e li manda di nascosto a una società statunitense. È anche in grado di registrare le telefonate, tracciare la posizione dell'utente e molto altro, senza avvisare il proprietario del telefonino. Non è uno scherzo o uno scenario da film di spionaggio: è quello che ha scoperto il ricercatore di sicurezza informatica Trevor Eckhart.

Eckhart ha individuato e documentato in un video piuttosto impressionante un programma, denominato Carrier IQ e prodotto dall'azienda omonima di Mountain View, in California, che parte automaticamente all'accensione del telefonino, non compare nell'elenco dei processi attivi e non risponde ai comandi di disattivazione dell'utente. Sono comportamenti tipici di un rootkit, ossia di un programma ostile, ma l'azienda dice che il programma serve solo per raccogliere statistiche sull'utilizzo dei telefonini e per consentire una diagnosi più precisa dei problemi, e che sono i singoli fabbricanti e operatori di rete cellulare a decidere quali dati dell'utente vengono raccolti.

Lo scandalo sta montando in Rete ed è probabile che si arriverà a un'azione legale per fare chiarezza: sono già partite, per esempio, due class action contro Carrier IQ, HTC, Samsung, Apple, Motorola, Sprint, AT&T e T-Mobile. Quello che si sa, per ora, è che il programma sarebbe installato principalmente sui telefonini statunitensi. Apple ha dichiarato che nella maggior parte dei suoi prodotti non c'è più supporto per Carrier IQ a partire dalla versione 5 del sistema operativo iOS e che questo supporto verrà rimosso completamente in un prossimo aggiornamento.

Inoltre, dice Apple, le funzioni di Carrier IQ sono attivate solo con l'esplicito consenso dell'utente; gli esperti confermano che è sufficiente non attivare le opzioni diagnostiche nelle impostazioni del dispositivo (Impostazioni > Generali > Info > Diagnosi e uso > selezionare "Non inviare") e che comunque il monitoraggio non include le digitazioni (password, mail, SMS) ma soltanto dati tecnici.

Dal problema sono esentati gli smartphone che usano Windows Phone, secondo quando dichiarato da Microsoft. Anche Nokia ha smentito l'uso di questo programma, e Blackberry ha chiarito che non preinstalla Carrier IQ e non autorizza gli operatori telefonici ad installarlo.

Per chi usa Android c'è la possibilità di verificare se Carrier IQ è presente usando un'applicazione gratuita, Logging TestApp, scritta da Eckhart, che però richiede di avere accesso di "root" al telefonino. In alternativa si può andare nelle impostazioni, poi nella gestione applicazioni, elencare le applicazioni in esecuzione e cercare applicazioni che contengono espressioni come "IQ" o "IQRD".

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale per chiarire la situazione dei BlackBerry. Fonti: Engadget, Gizmodo, The Register, Wired, Tomshw.

Foto sui giornali troppo ritoccate? Ora l'alterazione si può quantificare

Non è una novità che le fotografie pubblicate sui giornali, specialmente in quelli di moda, sono ritoccate: ma quello che forse non tutti sanno è la quantità di ritocco che viene applicata digitalmente. Anche soggetti più che presentabili vengono ripuliti e perfezionati, a volte con risultati che sfidano il buon senso.

Il fotoritocco esasperato sarebbe arrivato a livelli d'irrealtà tali che la American Medical Association ha chiesto ai pubblicitari di definire degli standard di ritocco accettabili per evitare che l'abuso degli strumenti digitali porti a concezioni inavvicinabili e illusorie di bellezza e perfezione, che possono condurre a veri e propri disturbi dell'autostima.

Il problema è definire questi standard con un approccio oggettivo e scientifico: come decidere quando un ritocco è eccessivo e quando è accettabile? Sembra una scelta impossibile da automatizzare, ma nel numero di novembre della rivista Proceedings of the National Academy of Sciences è stato pubblicato uno studio degli esperti d'analisi delle immagini Harry Farid ed Eric Kae, della Dartmouth University, intitolato A perceptual metric for photo retouching, che propone un algoritmo di analisi automatica delle immagini che permette di definire formalmente il grado di fotoritocco di un'immagine su una scala da 1 a 5.

Purtroppo per ora non c'è un software da scaricare, ma solo un metodo generale, ed è necessario disporre dell'immagine originale. Tuttavia questo approccio potrebbe essere un ottimo punto di partenza per contenere il problema dei modelli e delle modelle inarrivabili che spesso condizionano le nostre scelte e le nostre attese.

Fonti aggiuntive: HackerFactor.com. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

La sigla degli spot antipirateria è piratata, dice l’autore

Questo articolo è stato aggiornato e ripubblicato qui.

2011/12/02

La sigla degli spot antipirateria è piratata, dice l’autore

Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 2/12/2011 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.

Avete presente i video "non ruberesti mai un'auto... non ruberesti mai una borsetta..." che trovate all'inizio di tanti DVD come messaggi antipirateria? La loro musica è di Melchior Rietveldt, un musicista olandese al quale il brano fu commissionato nel 2006 dall'associazione olandese di lotta alla pirateria audiovisiva BREIN. Ora Rietveldt dice che la sua musica è stata usata abusivamente negli spot antipirateria presenti sui DVD.

Secondo Rietveldt, infatti, la licenza d'uso del suo brano ne permetteva lo sfruttamento soltanto in un singolo video antipirateria prodotto per un festival del cinema tenutosi nel 2006, ma da allora l’industria cinematografica ha riutilizzato il brano in decine di milioni di DVD senza pagargli un soldo in diritti d'autore. Si tratterebbe di una distribuzione non autorizzata su vastissima scala, per la quale il musicista reclama da tempo oltre un milione e trecentomila euro.

Paradossalmente, quando Rietveldt ha allertato l’agenzia di riscossione dei diritti d'autore olandese Buma/Stemra, per informarla di questa violazione del copyright, inizialmente non ha ricevuto risposta. Ma di recente Jochem Gerrits, uno dei membri del consiglio direttivo dell’agenzia olandese, ha contattato il musicista offrendosi di aiutarlo. A patto, s’intende, di diventare titolare del brano e di ricevere il 33% dei diritti riscossi.

La richiesta economica, assolutamente contraria alle regole del diritto d’autore che prevedono che i diritti vadano direttamente all'artista, è stata registrata e resa pubblica e lo scandalo che ne è seguito ha portato alle dimissioni temporanee di Gerrits. 

Sarà molto difficile convincere i consumatori a rispettare il diritto d’autore se coloro che sono incaricati di difendere i diritti degli artisti sono i primi ad abusarne.

Fonti aggiuntive: DutchNews.nl. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

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