Ho appena comperato un netbook (niente di speciale, un Samsung N150 Plus) con su Windows 7 e l'ho reso dual-boot con Linux (Ubuntu Netbook Edition). Poi ho fatto un paio di prove molto informali di “partenza da fermo”, ossia l'accensione del netbook con caricamento del Writer di OpenOffice.org, che per me è il caso standard di lavoro: il gesto informatico che corrisponde al tirar fuori il taccuino e la penna per poter cominciare a produrre.
Ubuntu e Writer sono pronti in 47 secondi. Windows 7 ci mette 48 secondi solo per partire e poi carica Writer: tempo totale, 1 minuto e 54 secondi. In entrambi casi ho attivato l'autologin. Tutto questo senza tentare ottimizzazioni in entrambi i casi (disabilitando l'auto updater di Java e Acrobat Reader ho ridotto l'avvio di Windows 7 a 1:40, ma il distacco è sempre forte). Niente male per un sistema operativo open source e non ottimizzato.
Linux batte Windows 7 anche nell'altra operazione essenziale di un computer mobile: lo spegnimento veloce. Linux, con Writer aperto, si spegne in 8 secondi. Lo shutdown di Windows 7 nelle stesse condizioni richiede 21 secondi: un tempo accettabile, ma comunque quasi tre volte più lungo.
Però Windows 7 si prende una rivincita: va in standby istantaneamente e ne esce in 7 secondi. Anche Linux va in standby immediatamente, ma non ne esce: s'impalla. Forse è un difetto risolvibile, ma volevo fare un confronto alla pari, senza tweaking e lunghe ricerche in Rete per trovare una possibile soluzione. Ho già perso abbastanza tempo per trovare come disabilitare l'orrida interfaccia Unity di default di Ubuntu Netbook Edition e ripristinare quella standard che non m'ingabbia.
È divertente, ma anche un po' sconsolante, notare come un sistema operativo che non ha alle spalle un colosso come Microsoft o Apple riesca a fornire prestazioni paragonabili o superiori a quelle del software commerciale. La questione dei tempi di boot, inoltre, non è puramente accademica: è forse la chiave del successo dei tablet e degli smartphone. Nonostante le loro limitazioni di altro tipo, sono pronti subito, cosa essenziale per chi li usa mentre è in movimento.
Vi anticipo i temi della puntata del Disinformatico radiofonico di oggi, in onda dalle 11 sulla Rete Tre della RSI e ascoltabile in streaming in diretta e come podcast in differita:
Ho ricevuto alcune segnalazioni di un apparente attacco/defacement di Badoo. In giro in Rete ho trovato solo un paio di schermate (una; due) che mostrano quello che alcuni utenti vedono quando visitano la home page di Badoo.com (senza fare login): un'immagine nera con il nome di un vandalo che si attribuisce un nome turco. A me, invece, funziona: vedo la home page di Badoo. Sembra trattarsi di un attacco DNS.
Se avete info in proposito, scrivetele nei commenti, se possibile specificando quale DNS usate. Grazie!
Come s'indaga seriamente un mistero. Primo: verificare che esista
Sto leggendo con gusto Sulla scena del mistero, il manuale scritto dagli amici del CICAP Stefano Bagnasco (fisico), Andrea Ferrero (ingegnere aerospaziale) e Beatrice Mautino (biotecnologa). È una guida scorrevole ed efficace ai metodi per indagare seriamente i misteri veri o presunti usando l'unica arma a disposizione dello studioso che non vuole farsi gabbare: il raziocinio, specificamente nella forma del metodo scientifico.
Oltre alle regole e tecniche di questo metodo, il libro include una rassegna dei più famosi misteri (o mysteri, come li chiamano gli autori per distinguere quelli fasulli da quelli reali), dal Triangolo delle Bermuda alla parapsicologia agli oggetti storicamente impossibili passando per i miti sull'AIDS. È un buon inizio per chi vuole conoscere le vere risposte alle domande che Roberto Giacobbo furbescamente lascia in sospeso (spicca, fra l'altro, nei ringraziamenti proprio quello a Giacobbo, “senza il quale questo libro sarebbe stato più corto”).
La cosa più divertente e affascinante che emerge dalla rassegna di casi studiati è che molto spesso non c'è da interrogarsi sulle cause di un mistero, ma bisogna prima verificare che il mistero esista davvero, perché molto spesso è stato inventato di (mal)sana pianta: è la regola, troppo spesso ignorata, che va sotto il nome di Imperativo Categorico di Hyman.
Se vi interessa conoscere gli autori e scambiare due chiacchiere con loro e con Massimo Polidoro, li trovate venerdì sera (26 novembre) a Milano, alle 18, alla Libreria del Corso, in Corso Buenos Aires 39.
L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2010/11/27.
Luna? Sì, ci siamo andati!, il mio libro di risposta alle tesi di complotto intorno allo sbarco sulla Luna, è ora disponibile gratuitamente anche in versione PDF ottimizzata per Kindle grazie agli sforzi dell'amico Andrea Tedeschi. Potete scaricare la versione per Kindle e quella standard PDF a colori presso ComplottiLunari.info.
Per chi è interessato all'acquisto dell'edizione cartacea (in bianco e nero), è disponibile subito su Amazon.it. Buona lettura.
Aggiornamento (2010/11/27). Per chi ha chiesto il file ODT del libro da usare per generare una versione in formato Epub, il file è scaricabile qui. Contiene le prime 76 pagine del libro, figure comprese.
Fufologi annunciano per oggi l'arrivo degli extraterrestri. Accetto scommesse
Supponete di essere i leader di una civiltà avanzatissima e di aver viaggiato per trilioni di chilometri per rivelarvi ai selvaggi che popolano il pianeta che tenete da tempo sotto osservazione. Che cosa fate per avvisare del vostro arrivo? Mandate un segnale radio o TV inequivocabile? Fate comparire in cielo una successione di Fibonacci, un frattale o la faccia di Albert Einstein? Rapite un vicedirettore di una rete televisiva nazionale e gli tatuate sulle natiche klaatu barada nikto? Nooo.
Secondo i fufologi, quelli che sporcano l'ufologia facendo annunci sensazionali un giovedì sì e uno no, il metodo più logico e pratico per annunciarsi a una civiltà aliena senza rischiare equivoci intergalattici è scarabocchiare una serie incomprensibile di cerchi nel grano.
Così hanno detto, appunto, i fufologi, che per questo si sono meritati le attenzioni di Studio Aperto e di varie testate, sostenendo che una serie di cerchi nel grano è un codice per annunciare l'arrivo degli alieni per oggi 24 novembre. Query online fa il triste sunto della situazione.
Scommettiamo che domani gli ET non si faranno vivi e non ci sarà neppure traccia delle scuse dei fufologi senza vergogna che hanno preso l'ennesima cantonata?
Come installare l'antivirus gratuito per Mac di Sophos
Visto che sto usando l'antivirus per Mac OS X di Sophos da un paio di settimane senza rallentamenti del computer e mi sto accorgendo di quanto malware ricevo soprattutto via mail, presumo che la stessa cosa possa accadere anche a voi e quindi penso possano essere utili delle istruzioni su come si installa questo antivirus, il cui difetto principale sembra essere la mancanza di un nome conciso: Sophos Antivirus for Mac Home Edition non scorre granché bene sulla lingua, per cui d'ora in poi lo chiamerò Sam.
Per prima cosa, controllate di essere connessi a Internet con il vostro Mac e di soddisfare due requisiti:
Siete utenti Mac non commerciali
Avete un Mac (Intel o PowerPC) con Mac OS X 10.4 (Tiger) o superiore
Fatto questo, andate a questo link del sito in inglese di Sophos e cliccare sul pulsante azzurro Free Download. Salvate il file savosx_72_he.dmg (60 MB) che vi viene proposto e poi apritelo.
Compare sullo schermo una finestra: ignorate pure l'icona Before You Install e fate doppio clic sull'icona della scatola (etichettata Sophos Anti-Virus Home Edition.mpkg).
Mac OS X vi chiede se siete sicuri di voler continuare. Cliccate su Continua. Nella schermata di benvenuto (in italiano, se il vostro Mac è configurato in questa lingua), cliccate su Continua. Nella schermata Informazioni importanti (in inglese nonostante il titolo), cliccate ancora su Continua; idem quando compare la licenza d'uso. Quando compare la richiesta di accettare la licenza, cliccate su Agree.
Scegliete il disco sul quale volete installare Sam e cliccate su Continua e poi ancora su Continua e Installa. Mac OS X vi chiederà la password d'utente o di amministratore: dategliela. Inizia la scrittura dei file sul disco. Al termine, cliccate su Continua e poi su Chiudi.
Chiudete pure le finestre d'installazione. Nella barra superiore della schermata del Mac compare uno scudo nero, sul quale potete cliccare per gestire l'antivirus (per esempio scaricando subito gli aggiornamenti con Update Now). Non occorre riavviare il Mac. Se siete curiosi di sapere se siete portatori sani di qualche virus per Windows (di solito Sam rileva principalmente questo tipo di malware), cliccate sullo scudo e poi scegliete Scan Local Drives. Buon divertimento, e non abbandonate la consueta prudenza solo per il fatto di avere un Mac e anche un antivirus.
Roma, prima “manifestazione contro le scie chimiche”, chi l'ha vista?
Per sabato 20 era stata annunciata dai solitisiti la “prima manifestazione contro le scie chimiche”, organizzata da un “Comitato nazionale di orientamento sulle scie chimiche”, alle 14 in Piazza Santi Apostoli a Roma. Qualcuno l'ha vista? A giudicare dai commenti sulla pagina di Facebook associata alla manifestazione, non sembra essere stata un'adunata oceanica.
Commento migliore dalla medesima pagina del Libro delle Facce: “Ho letto su un sito che uno scienziato californiano ha trovato tracce rilevanti di sperma nelle scie chimiche”. Ecco perché in questi giorni le nuvole sono gravide di pioggia.
Aggiornamento (2010/11/22): ho trovato una descrizione e un video della manifestazione. Non perdetevi lo striscione dei “cripto-ufologi”, quelli che “sono sicuri dell’interferenza aliena in queste operazioni ma preferiscono non palesare la loro convinzione”. Chissà perché. Lo so che con questa segnalazione regalo pubblicità al “movimento”, ma credo che sia importante far sapere a quali livelli di ridicolo si arriva quando si abbraccia l'antiscienza e si segue il gregge dei diversamente furbi invece di studiare e usare il proprio cervello. Sciachimismo: se lo conosci, lo eviti.
L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2010/11/21.
Come già preannunciato, stasera alle 20.30 sarò ad Azzate, alla Sala Giuseppe Triacca in via Volta 26, insieme a Nicola Tucci, Giuseppe Palumbo e Gianmarco Beraldo, per parlare delle missioni spaziali che portarono l'uomo sulla Luna negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso e per chiarire i dubbi più frequenti sull'autenticità di queste imprese.
Porterò con me qualche copia a colori del mio libro Luna? Sì, ci siamo andati!, dei DVD con le circa 1400 foto della missione Apollo 11 in alta risoluzione, una fotocamera Hasselblad dello stesso modello usato sulla Luna e altri oggetti spaziali. Avrò con me anche qualche copia dell'anteprima aggiornata di Contact Light, il video finanziato dagli appassionati che ripercorre in tempo reale la discesa sulla Luna: qui sotto ne potete vedere una sintesi.
L'incontro è gratuito e aperto a tutti. Per chi non ci potrà essere, e per i lunacomplottisti troppo fifoni per sostenere un faccia a faccia, lo streaming (sperimentale e senza garanzie) verrà offerto su Proazzate.org.
Post eventum
Saletta piena e 80 spettatori in streaming: un bel risultato che dimostra l'interesse per il tema dell'esplorazione spaziale e per il presunto mistero dei complotti lunari. Comincio a pensare che tutto sommato il lunacomplottismo, perlomeno quello soft (quello dubbioso ma aperto che si è visto nelle domande del pubblico di Azzate), faccia bene alla divulgazione della scienza, perché offre un velo di mistero che è poi divertente scostare per conoscere i fatti veri e affascinanti che circondano l'epopea spaziale.
Ringrazio tutti i partecipanti e gli organizzatori per l'ospitalità e mi scuso se sono arrivato soltanto con cinque copie del mio libro, ma la spedizione con le copie previste per Azzate non è arrivata in tempo. Grazie anche a chi ha contribuito con una donazione alla colletta per completare il documentario Moonscape e si è portato a casa il DVD del suo prequel Contact Light.
Facebook bandisce le donne false, scherzi cinesi, Harry Potter piratato e altre in breve
L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
L'Italia dalla Stazione Spaziale Internazionale: moltefonti hanno pubblicato una versione a bassa risoluzione di questa magnifica foto notturna dell'intera penisola italiana vista dallo spazio, risplendente di luci (e di conseguente inquinamento luminoso, lo so). Godetevi la versione ad alta risoluzione.
Ecco in breve i temi del Disinformatico radiofonico di oggi, scaricabile in podcast. I primi 36 minuti del nuovo film della saga di Harry Potter sono stati piratatiprima della presentazione al pubblico. Ad aprile scorso, il 15% dell'intero traffico mondiale di dati su Internet è stato dirottato attraverso la Cina: errore o complotto? Invece un complotto governativo indiscutibilmente vero è stato scoperto e reso pubblico nel Regno Unito, dove per trent'anni i medici statali hanno espiantato segretamente gli organi dai cadaveri degli ex dipendenti. Facebook ha assimilato Myspace e ha bandito le donne che riteneva fossero impostori: per sbloccare gli account ha addirittura chiesto una scansione di un documento d'identità.
Avete presente l'antivirus gratuito per Mac di Sophos? Comincia a raccogliere le prime statistiche sulle infezioni (o contaminazioni) dei Mac.
Utilissimo: un navigatore per auto che si esprime in Na'vi, la lingua di Avatar. Non dico altro.
Come fotografare dietro un angolo: facile, basta usare un impulso laser da un femtosecondo e misurare la differenza del tempo di tragitto dei singoli fotoni. Il flusso canalizzatore è venduto a parte. Impressionante.
Porn Stick: una penna USB che scandisce il computer e snida qualunque immagine pornografica presente o cancellata. Almeno così dice il suo produttore e credono quelli che lo comprano. Problemino: non riconosce i video. Altro problemino: distinguere fra arte e pornografia basandosi su "dettagli del viso, colori della pelle, sfondi delle immagini, forme delle parti del corpo, e altro". Che spasso che dev'essere stato il collaudo.
Guglielmo Marconi era convinto di aver intercettato segnali radio dai marziani: già allora c'erano credenti e debunker. Un pezzo di storia ben raccontato da Lorenzo Andrioli su Query.
Synergy: come far convivere Mac e Windows con due computer, due monitor, una sola tastiera e un solo mouse. Bonus: si può trascinare il puntatore del mouse dal monitor che mostra Windows a quello che mostra Mac. Bonus supplementare: è software libero e gratuito. ZDNet ne ha pubblicato una prova pratica.
L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2010/12/01.
Symantec ha pubblicato un'analisi approfondita del virus/worm Stuxnet, sospettato di essere un attacco informatico costruito su misura per sabotare le centrali nucleari iraniane. Gli indizi si accumulano: Stuxnet agisce soltanto se il sistema di controllo industriale è dotato di convertitori di frequenza di due particolari marche e usa specifiche marche di moduli di comunicazione. Non solo: Stuxnet interviene soltanto se i convertitori di frequenza pilotano motori a velocità molto elevate. Per esempio le velocità delle centrifughe di un impianto per l'arricchimento dell'uranio. A parte le centrali nucleari, quali altri sistemi industriali utilizzano apparati del genere?
Symantec ha anche descritto il metodo di funzionamento di Stuxnet: l'attacco modifica le frequenze di uscita e quindi le velocità dei motori per brevi periodi nell'arco di mesi, sabotando così il normale funzionamento del processo industriale controllato dai PLC presi di mira. Il rapporto tecnico aggiornato è qui.
Grazie a Luigi e a Siamogeek.com per la segnalazione.
2010/12/01 - L'Iran ammette: Stuxnet ha colpito sistemi nucleari
Il 29 novembre il presidente iraniano Ahmadinejad ha ammesso che Stuxnet ha danneggiato alcune centrifughe per l'arricchimento dell'uranio, secondo quanto riportato per esempio da The Register.
Questa foto è per tutti quelli che dicono che l'esplorazione spaziale è roba da tecnici, ingegneri e altri sfigati, che non serve a niente, che prima di andare nello spazio dovremmo risolvere tutti i nostri problemi sulla Terra (pensate se l'avessero detto a Colombo) e che il rischio non è giustificato.
Tracy Caldwell Dyson a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, settembre 2010.
Questo è il motivo per cui c'è gente disposta a studiare per anni, farsi ficcare dentro un gigantesco petardo, bere la propria urina riciclata, sopportare nausea, congestione e fino a sei mesi di isolamento per poi precipitare in una palla di fuoco al rientro sulla Terra. Perché la vista dell'incomparabile bellezza di questo fragile gioiello rimane con te per tutta la vita e ti trasforma. Questo è il motivo per cui vedete luccicare gli occhi degli astronauti che sono già andati nello spazio e di quelli che ci devono ancora andare. Ad astra.
Tranquilli, non è un impatto cosmico. La sonda spaziale giapponese Hayabusa, di cui avevo parlato qualche tempo fa, nel 2005 visitò l'asteroide Itokawa e tentò di prelevarne dei campioni. Il dispositivo di raccolta ebbe problemi, e si era temuto che la sonda fosse rientrata sulla Terra a mani vuote a giugno di quest'anno.
Dopo cinque mesi di paziente analisi, l'agenzia spaziale giapponese JAXA conferma che circa 1500 granelli di materiale raccolti dalla sonda sono di origine extraterrestre. È la prima volta al mondo che si riesce a portare sulla Terra un campione, per quanto minuscolo, di materiale proveniente da un asteroide. Complimenti!
Regalereste tutte le vostre conversazioni a Facebook?
Facebook ha annunciato la nuova versione di Messages, che verrà resa disponibile agli utenti “nel corso dei prossimi mesi” e riunirà in un unico servizio tutta la messaggistica: SMS, chat, mail e messaggi di Facebook. Ogni utente di Facebook avrà a disposizione un indirizzo di mail con il suffisso @facebook.com.
La “mail” offerta da Facebook sarà più limitata rispetto a quella tradizionale: niente CC o BCC (copia carbone o copia carbone nascosta) e niente oggetto. Però offrirà una golosissima integrazione fra i vari modi di comunicare: invece di doverci ricordare personalmente che Mario legge solo gli SMS e Cesira risponde solo ai messaggi su Facebook e Giovanni chatta ma detesta la mail, Facebook provvederà a ricordarlo per noi, indirizzando i messaggi al canale giusto per ogni destinatario e raccogliendo le risposte in un unico posto, ossia il nostro account Facebook.
La nuova proposta di Facebook promette anche un controllo antispam insieme a un criterio di selezione molto interessante: nella casella di posta in entrata ci saranno soltanto i messaggi che ci arrivano dalle persone che abbiamo identificato come nostri amici. Tutto il resto, per esempio le bollette o i messaggi di lavoro, andrà in un'altra casella, dalla quale potremo ripescare e “promuovere” i mittenti che ci interessano. È una sorta di whitelist. Lo spam verrà filtrato a parte.
Staremo a vedere se le promesse verranno mantenute, e confesso che l'idea di avere un unico punto dal quale coordinare tutte le mie comunicazioni, a prescindere dai dispositivi usati dagli interlocutori, mi alletta moltissimo. Detesto Facebook perché oggi mi obbliga a comunicare con i suoi utenti in modo separato e macchinoso: poter rispondere via mail a un messaggio di Facebook o a un SMS, senza dover fare tanti passaggi, sarebbe magnifico. Bisogna però capire se gli SMS mandati e ricevuti saranno gratuiti: prevedo una certa riluttanza da parte degli operatori cellulari, che sui messaggini lucrano in modo esagerato.
Soprattutto, però, mi dà un brivido questa frase conclusiva del video promozionale del servizio, pensata forse con intento sentimentale per essere accattivante, ma che alle mie orecchie di vecchietto paranoico suona decisamente ingannevole:
“Immaginate di avere tutta la storia delle vostre conversazioni con il vostro ragazzo o la vostra ragazza. Tutto, da 'Ehi, ti va di prendere un caffè più tardi?' fino a 'Devi passare tu a prendere i bambini all'allenamento di calcio'. Mia nonna l'aveva: era una scatola di lettere.”
Romantico, vero? Ora correggetela per farla corrispondere alla realtà:
“Immaginate che Facebookabbia tutta la storia delle vostre conversazioni con il vostro ragazzo o la vostra ragazza. Tutto, da 'Ehi, ti va di prendere un caffè più tardi?' fino a 'Devi passare tu a prendere i bambini all'allenamento di calcio'. Mia nonna l'aveva e non la dava da leggere a una società commerciale che ne faceva analisi statistiche da rivendere ai pubblicitari: era una scatola di lettere.”
Autore del video del “missile” avvistato da Los Angeles: l’ho ripreso per dieci minuti
La storia della scia che pochi giorni fa ha gettato nel panico i media statunitensi, che hanno iniziato subito a blaterare di allarmi nucleari, di missili intercontinentali lanciati da sommergibili e di armi segrete lanciate per prova o per sbaglio, viene lucidamente fatta a pezzi da Jon Stewart sul Daily Show.
Tutte quelle teste parlanti ben pagate, e neanche una che si sia fatta la semplice domanda fatta da Jon Stewart: il fatto che l’operatore TV che ha ripreso il “missile” dica di averlo videoregistrato per una decina di minuti non suggerisce niente? Perlomeno che sarebbe il missile più lento della storia della missilistica? O, facendo uno sforzo, che magari è semplicemente una scia di un aereo in avvicinamento? Povera scienza.
Paolo Bertotti (il fototecnico del CISU con il quale ho condiviso l'incontro sull'ufologia al Festival della Scienza di Genova) mi segnala una perla della fufologia: l'ufologia più becera, quella che scambia qualunque cosa per una manifestazione aliena.
È apparsa qui su Segnidalcielo.it, come vedete dalla schermata qui accanto: l'analisi di una fotografia inviata da un lettore e scattata sull'Etna. L'immagine sarebbe una “misteriosa presenza”.
Fatemi pensare: una figura umanoide che indossa una tuta chiara, dall'aria metallica, ad alta quota sulle pendici di un vulcano, cosa sarà mai? Leggete tutto il delirio fufologico di Segnidalcielo, che addirittura esamina e poi respinge la spiegazione più ovvia, e poi divertitevi con l'inesorabile, serena critica di Photobuster di questa offesa al buon senso e all'ufologia seria.
Peccato che il testimone che ha scattato la foto dell'incontro ravvicinato non sia rimasto sul posto ma si sia dato alla fuga. Se fosse rimasto, magari l'essere dentro la tuta lo avrebbe minacciato con un asciugacapelli e un'audiocassetta dei Van Halen.
L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2010/11/15.
Un lettore, Riccardo, mi segnala che Studio Aperto, noto varietà d'informazione, nella puntata di oggi alle 18:30 ha mandato in onda un servizio nel quale ha presentato un dialogo in cui degli astronauti sulla Luna, durante le missioni Apollo degli anni Sessanta, dicono di aver visto degli extraterrestri e il Controllo Missione intima loro di cambiare frequenza, dicendo specificamente di usare la frequenza "Tango".
Aggiornamento. Il servizio è visibile sul sito di Mediaset al minuto 16:30. Grazie a Matteo per la segnalazione.
Peccato che il dialogo non provenga affatto dalle missioni lunari, ma dal documentario-parodia Alternative 3 del 1977. Per evitare la figuraccia sarebbe bastata una ricerchina in Rete, visto che l'articolo di Complotti Lunari che sbufala questa storia e presenta il video originale, facendo notare che oltretutto le voci non somigliano affatto a quelle dei veri astronauti, è già disponibile da tempo. Fra l'altro, i programmi Mediaset sono recidivi su questa storiella: è già stata propinata da Mistero (25 ottobre 2009) e Top Secret (2 luglio 2007). Complimenti a tutti.
Sabato 20 novembre alle 20.30 sarò ad Azzate, insieme a Nicola Tucci, Giuseppe Palumbo e Gianmarco Beraldo, per parlare delle missioni spaziali che portarono l'uomo sulla Luna negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso e per chiarire i dubbi diffusi sull'autenticità di queste imprese.
L'incontro è gratuito e aperto a tutti, si terrà alla Sala Giuseppe Triacca in via Volta 26 ed è organizzato dalla Pro Loco Azzate con il patrocinio del Comune di Azzate, in collaborazione con FOAM13 (Fondazione Osservatorio Astronomico Messier 13) di Tradate, dal CICAP Lombardia e dall'Associazione Valbossa Astrofili. I dettagli della serata sono sul sito della Pro Loco, su quello del CICAP e su Varese News.
Grazie a tutti per la segnalazione del fatto che i podcast del Disinformatico radiofonico non funzionano correttamente: le ultime puntate non ci sono nei feed RSS e su iTunes (fermo alla puntata del 29 ottobre). Potete comunque scaricarle manualmente da qui su RSI.ch. Ho avvisato i responsabili del servizio.
Blekko.com si è proposto pubblicamente pochi giorni fa come nuovo motore di ricerca alternativo ai colossi del settore (soprattutto Google e Bing). La sua caratteristica fondamentale è basarsi su una catalogazione dei contenuti di Internet realizzata in gran parte manualmente, etichettando i singoli siti sulla base di una serie di tag (slashtag).
Per esempio, se digitate una parola chiave seguita da "/date" i risultati compaiono ordinati per data; se usate lo slashtag "tech" compaiono i risultati selezionati dai siti che a giudizio di Blekko sono orientati alla tecnologia. Ci sono alcune migliaia di slashtag predefiniti e altri si aggiungeranno con il contributo degli utenti, visto che ogni utente può creare i propri slashtag e condividerli.
Una soluzione un po' da smanettoni e un po' social, insomma, che dovrebbe avere il pregio di eliminare i link non pertinenti e soprattutto le "content farm", i siti-esca che contengono parole chiave disposte a casaccio per attirare traffico ma non forniscono contenuti reali (e anzi spesso offrono infezioni). Il limite di Blekko è che per ora offre solo slashtag in inglese e ha bisogno di fondi per poter gestire il servizio.
Ce la farà, o verrà fagocitato da Google? Vedremo. Nel frattempo Blekko ha già raggiunto il traguardo fondamentale di utilità della Rete, che è fornire con precisione immagini di gatti in pose divertenti senza infiltrazioni di altre immagini non pertinenti o osé: basta digitare "cats /images /humor" per ottenere oltre 5,8 milioni di risultati. Una scorta sufficiente.
Il 2012 si avvicina e c'è sempre qualche menagramo che annuncia impatti catastrofici con altri corpi celesti o altri cataclismi. Ma accanto ai menagramo ci sono anche i ricercatori seri che si pongono scientificamente il problema dei possibili danni causati dall'impatto di meteore, comete e asteroidi. Impatti grandi e piccoli sono già avvenuti nel corso della vita del nostro pianeta e anche in tempi storicamente recenti.
Il problema è insomma reale, ma quanto sono frequenti questi impatti, e che danni producono in base per esempio alle dimensioni o alla velocità della meteora? Se un asteroide colpisse il Monte Bianco, quanto sarebbe ampia l'area devastata? È una bella domanda per allietare la vostra pausa caffè.
Parlando seriamente, oggi abbiamo la tecnologia per rimediare al pericolo, se ci diamo da fare, ma prima bisogna sapere, tanto per cominciare, se c'è un limite di dimensioni sotto il quale non vale la pena di intervenire o se fa differenza se un asteroide cade in acqua o sulla terraferma.
Per facilitare questa selezione e divulgare il tema oggi c'è Impact Earth!, un sito dell'università Purdue, che vi permette di impostare il diametro dell'impattatore, la sua densità (a parità di volume, una cometa di ghiaccio farà meno danni di un macigno di roccia), l'angolo di impatto, la velocità della collisione (da 11 a 72 km/s) e il tipo d'impatto (in acqua o sulla terraferma). Poi potete immettere una distanza alla quale sperate di trovarvi e vedere che tipo di effetti verranno prodotti dalla vostra catastrofe ipotetica, sulla base rigorosa delle attuali conoscenze scientifiche.
Per esempio, secondo Impact Earth!, la cometa Hartley 2 recentemente fotografata dalla NASA, con un diametro stimato di 1300 metri e una densità poco superiore a quella del ghiaccio, se colpisse la Terra con un angolo di 45° alla velocità minima di 11 km/s, produrrebbe un cratere largo 10 km e profondo 500 metri, con terremoti locali e un'onda d'urto a 7000 km/h. Ma a 100 km di distanza i danni sarebbero relativamente modesti. Se cadesse in acqua, invece, a 100 km di distanza produrrebbe uno tsunami con onde alte da 48 a 96 metri. Un risultato decisamente poco intuitivo e da non sottovalutare, vista la grande estensione di mari e oceani rispetto alla terraferma che aumenta le probabilità di un impatto in acqua.
Tranquilli: la cometa Hartley 2 è a 20 milioni di chilometri e la sua traiettoria non incrocia quella del nostro pianeta, e non risulta che ci siano altri oggetti di grandi dimensioni che possano causare danni. Ma un giorno potrebbe capitare di trovarne uno, e allora è meglio essere preparati.
Ricattava oltre 200 donne e ragazze via webcam, arrestato
Se avete notato l'abbondanza di immagini amatoriali senza veli di ragazze anche giovanissime su Internet, riprese nelle loro stanze, e le avete interpretate come una dimostrazione della decadenza dei valori della società occidentale o di una sfrenata passione giovanile per l'esibizionismo, tenete presente che esiste anche un'altra possibile spiegazione: il ricatto.
Dagli Stati Uniti, specificamente dalla divisione informatica dell'FBI di Los Angeles, arriva infatti la notizia dell'arresto di un trentunenne che era riuscito a infettare silenziosamente i computer di oltre 200 donne e ragazze, alcune ancora minorenni, attivandone di nascosto microfoni e telecamerine incorporate (webcam). Conquistava la fiducia delle proprie vittime presentandosi come una ragazza in un social network o impersonando un'amica, poi inviava loro un file dicendo che si trattava di un video impressionante. Le vittime, fidandosi della fonte, aprivano il video e infettavano il proprio computer, che catturava di nascosto immagini dei loro momenti privati oppure permetteva al delinquente di prelevare dal computer le loro foto personali.
Il criminale usava poi queste immagini rubate come arma di ricatto, minacciando le vittime di pubblicarle o di mandarle ai loro parenti e amici se non avessero collaborato esibendosi per lui davanti alla webcam in pose ancora più esplicite e senza veli. Ovviamente il ricatto a quel punto diventava ancora più forte.
Non è il primo caso del genere e non sarà certo l'ultimo, come sottolinea Sophos nel commentare l'arresto, per cui la guardia deve restare sempre alta, ma stavolta l'FBI chiede la collaborazione degli utenti di tutto il mondo: ha pubblicato l'elenco delle identità online del ricattatore e chiede di fornire, attraverso il sito tips.fbi.gov, segnalazioni e testimonianze delle sue malefatte. Per tutti, comunque, vale il suggerimento di coprire la webcam con un pezzo di nastro adesivo nero o altro sistema meccanico quando non la usate e di spegnete il computer quando non lo state adoperando. Specialmente se avete il computer in camera vostra.
Sintel, cortometraggio di draghi scaricabile legalmente
Se cercate un modo originale per spiegare il concetto di open source a un profano, provate Sintel: un video di animazione digitale indipendente e coraggioso tanto nella trama quanto nella realizzazione. Tanto per cominciare, come il software open source, Sintel è legalmente scaricabile e copiabile, a differenza dei film commerciali, e già questo colpisce parecchio.
In secondo luogo, è una storia di draghi fatta tutta da appassionati: al progetto hanno collaborato migliaia di donatori, aiutati da un finanziamento dell'ente cinema olandese, e una quindicina di artisti del mondo del fumetto, animatori e sceneggiatori professionisti insieme a tanti appassionati e programmatori sparsi per il mondo. Poi c'è il fatto che è stato realizzato usando software libero (in particolare Blender, GIMP, Inkscape) che non costa nulla e non ha vincoli anticopia.
Il progetto Sintel è partito a maggio 2009 ed è stato presentato a fine settembre 2010 al festival del cinema olandese di Utrecht. Ci sono voluti sedici mesi di lavorazione da parte di un team internazionale per ottenere i suoi 15 minuti molto intensi, dove le emozioni certo non mancano. Lo potete vedere qui su Youtube oppure qui sotto.
Sintel è la dimostrazione di quello che oggi si può fare con il software libero e con tanta determinazione e passione, senza dipendere da esigenze commerciali e da budget fantastiliardari: è costato in tutto 400.000 euro. Pochissimo, per gli standard hollywoodiani.
Ma la vera differenza non è il costo: è la filosofia open source. Fare un film open source significa non solo tutto quello che ho descritto sopra. Significa anche che tutto il materiale digitale, dalla musica alla grafica ai modelli, verrà reso disponibile e sarà riusabile liberamente da chiunque secondo le regole della licenza Creative Commons per creare nuove storie. Un concetto inimmaginabile nel cinema tradizionale, dove un riutilizzo del genere è vietatissimo.
Sintel è in inglese, con sottotitoli in varie lingue scaricabili separatamente, ma si segue anche senza conoscere a menadito la lingua. È una storia epica, adatta a tutta la famiglia (tranne forse i più piccoli) e incentrata su un tema che va molto in questo periodo: una ragazzina diventa amica di un drago e senza accorgersene cresce insieme a lui. Mostratelo ai vostri figli, se ne avete, o ai vostri studenti, e poi dite loro che possono scaricare, condividere e modificare liberamente i personaggi, i modelli e tutto quello che hanno visto: avrete spiegato loro che cos'è l'open source.
Se vi piace l'idea, con lo stesso sistema sono stati realizzati dalla Blender Foundation anche altri due cortometraggi d'animazione liberi: Big Buck Bunny e Elephants Dream. Buona (libera) visione.
Ne parlano praticamente tutti i giornali online e i telegiornali: una troupe di un'emittente americana ha ripreso dalla costa californiana quella che sembra essere la scia di un missile che s'arrampica in cielo.
Piccolo problema: nessuno ha lanciato missili in quella zona a quell'ora (intorno alle 17 locali). Neppure i militari, che dicono di non sapere ancora cos'è ma dicono anche che non è un pericolo per la sicurezza nazionale. Se v'intriga, ho un'indagine e un'ipotesi di spiegazione per voi qui su Wired.it[2014/12/13: rimosso, ripubblicato qui].
Questo articolo era stato pubblicato inizialmente su Wired.it, dove non è più disponibile, per cui lo ripubblico qui.
Subbuglio e inquietudine non solo in Rete, ma anche nei network televisivi, per le immagini di quella che sembra essere la scia di decollo di un missile dal mare, ripresa da una troupe della TV locale KCBS dalla costa californiana vicino a Los Angeles intorno alle 17 di ieri (ora locale). L'inquietudine deriva da un piccolo particolare: non si sa chi l'avrebbe lanciato.
Secondo CBS News, i militari statunitensi dicono di non saperne nulla; l'ex vice segretario alla Difesa USA, Robert Ellsworth, ipotizza invece che si tratti di un lancio dimostrativo di un missile intercontinentale da un sommergibile statunitense. Space.com ha chiesto lumi al NORAD (North American Aerospace Defense Command), l'ente militare congiunto di USA e Canada che sorveglia lo spazio aereo nordamericano: "Al momento non possiamo fornire dettagli, ma stiamo lavorando per determinare l'esatta natura di questo evento. Possiamo confermare che non c'è alcuna minaccia al nostro paese e tutto indica che non si è trattato di un lancio effettuato da militari stranieri. Forniremo ulteriori informazioni man mano che diventano disponibili".
L'ipotesi più inquietante è ovviamente che si tratti di un lancio effettuato da potenze ostili a pochissima distanza dagli Stati Uniti. Ma occorre fare un attimo mente locale prima di agitarsi di fronte allo spauracchio di un attacco missilistico agli USA (o dagli USA).
Innanzi tutto, i lanci missilistici militari statunitensi vengono sempre annunciati pubblicando dei NOTAM, che sono una sorta di avviso ai naviganti, riservato all'aviazione civile, che intima di non avventurarsi in una data zona per un certo periodo. È chiaro, infatti, che i militari non vogliono abbattere per errore un aereo di linea e non vogliono curiosi fra i piedi quando collaudano un missile. Ma finora non è emerso nessun NOTAM che riguardi quella zona.
È anche improbabile che si tratti di un lancio talmente segreto da non essere annunciato via NOTAM: a parte il rischio per l'aviazione civile, sarebbe un controsenso effettuare un lancio top secret davanti a Los Angeles invece che in uno dei tanti poligoni terrestri e marini, perfettamente isolati da occhi indiscreti, di cui dispongono gli Stati Uniti.
In secondo luogo, le riprese video non mostrano il decollo del presunto missile, ma soltanto una scia in cima alla quale brilla qualcosa di puntiforme. Di conseguenza, un'ipotesi perfettamente compatibile con i dati fin qui disponibili è che si tratti semplicemente di una scia di condensazione di un aereo che appare verticale per via della prospettiva ed è stata interpretata erroneamente dalla troupe. Il luccichio in cima alla scia potrebbe non essere la fiammata dei motori di un missile, ma il riflesso del sole al tramonto sulla superficie metallica di un aereo.
Il dubbio si potrebbe risolvere facendo un'analisi del traffico aereo in quella zona e verificando se esistono altre immagini della scia scattate da altri luoghi, che permetterebbero una triangolazione e quindi consentirebbero di determinare la vera altezza e inclinazione della scia. Di solito, però, le scie di condensazione degli aerei si formano a gruppi perché ci sono le condizioni meteo adatte in quota, per cui dovrebbero esserci state altre scie analoghe intorno a quell'ora.
L'ipotesi che non ho ancora sentito fare è che si tratti di una "scia chimica". Ma sono sicuro che qualcuno colmerà presto questa lacuna.
Aggiornamento (2010/11/10 00:30): Necn.com ha una ripresa migliore del "missile", dalla quale si capisce piuttosto chiaramente che si trata della scia di condensazione di un aereo vista di fronte. L'allineamento produce l'impressione che la scia sia verticale; l'allargamento progressivo della parte posteriore crea una falsa prospettiva e l'illusione ottica che il "missile" si stia allontanando quando in realtà si sta avvicinando all'osservatore. Contrail Science ha recuperato altri esempi di scie d'aereo che producono lo stesso effetto. Il caso, con tutta probabilità, è chiuso.
Aggiornamento (2010/11/10 11:00): Wired.com ha raccolto il parere di John Pike, direttore di Globalsecurity.org, che è del parere che si tratti di una scia d'aereo vista di fronte. Questo spiegherebbe il motivo per il quale non ci sono tante riprese della scia in questione: chiunque non si fosse trovato lungo l'asse della scia l'avrebbe vista come una normale scia d'aereo. Pike aggiunge che se si trattasse della scia verticale di un missile, dovrebbe espandersi quando il missile raggiunge gli strati meno densi dell'atmosfera durante la sua arrampicata, ma questo non avviene nelle immagini proposte.
Se siete della generazione che vide il primo Tron, vi sfido a restare impassibili di fronte a questo trailer. Se non lo siete, beh, peggio per voi. Noterete solo Olivia Wilde in tutina aderentissima sadomaso-elettroluminescente.
Questo articolo era apparso inizialmente su Wired.it a novembre 2010 qui, ma dopo un po' di tempo Wired l'ha cestinato, per cui lo ripubblico qui.
Ricordate Highlander, celebre film con Christopher Lambert e Sean Connery, in cui una stirpe di immortali viveva in mezzo agli uomini e doveva partecipare a un'eliminatoria tramite duelli, finché alla fine ne sarebbe rimasto uno solo? Adesso arriva Hamburger, l'immortale.
O almeno così si dice su Internet, dove spopolano le storie di hamburger acquistati presso McDonald's o altre note catene di fast food e lasciati all'aria per dimostrare un fatto inquietante: non marciscono, ma si mummificano. Uno di questi panini è intatto da ormai 14 anni. Un chiaro sintomo, secondo alcuni, del fatto che la carne di questi fast food è talmente sintetica che neanche i batteri e le muffe la vogliono mangiare. Ma le cose stanno un po' diversamente.
J. Kenji Lopez-Alt ha fatto un esperimento, pubblicato su SeriousEats.com con tanto di grafici, per verificare se la tesi dell'hamburger immortale perché sintetico è valida: ha preso vari hamburger, alcuni commerciali e altri fatti in casa usando esclusivamente la carne migliore, e li ha lasciati all'aria. Ha documentato un fatto molto interessante: neanche gli hamburger fatti in casa marciscono. Basta collocarli in un luogo aerato e non umido.
Ha scoperto anche che gli stessi hamburger (sia quelli commerciali, sia quelli casalinghi) invece ammuffiscono se vengono tenuti in ambienti umidi (per esempio dentro un sacchetto), nei quali non possono seccare e perdere la propria umidità. In altre parole, la smentita ufficiale di McDonald's non diceva fandonie, anche se dagli esperimenti di Lopez-Alt risulta anche che gli hamburger del fast food marciscono eccome se superano una certa grandezza, perché il rapporto fra superficie e volume non consente alla carne di perdere la propria umidità naturale e seccarsi prima che prenda piede la muffa.
La tesi dell'hamburger chimicamente immortale è quindi una bufala alimentata dai preconcetti che hanno interpretato in modo sbagliato un fenomeno naturale: in termini tecnici, è mancato l'esperimento di controllo che confermasse che la causa presunta fosse quella reale. A questo serve il metodo scientifico: a escludere le tesi preconcette e i nessi apparenti. Seriouseats.com offre tutti i dettagli dell'esperimento, così potete ripeterlo e verificarlo. Mi raccomando, però: se lasciate in giro hamburger di prova, segnalateli bene, prima che qualcuno si lasci andare a uno spuntino potenzialmente indigesto.
L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2014/12/13.
Fa impressione quest'immagine di un limone deforme, citatissima dai giornali italiani, ed è facile associarla istintivamente ai danni causati dall'inquinamento o dalle discariche di rifiuti gestite da incoscienti. Ma forse c'è sotto una causa poco artificiale e molto naturale. Ho fatto un'indagine per Wired.it[2014/12/13: rimosso, ripubblicato qui] sulla base dei dati che ho raccolto fin qui.
Non voglio sminuire i problemi di chi vive sulla propria pelle i problemi dei rifiuti, ma mi chiedo se sia questo il modo giusto per promuovere la causa dell'ambiente.
Aggiornamento.Query Online ha pubblicato un articolo che approfondisce la questione e presenta altri esempi di "mutazioni" in realtà dovute a fattori non legati all'inquinamento.
Questo articolo era stato pubblicato inizialmente su Wired.it, dove non è più disponibile, per cui lo ripubblico qui.
Su Facebook è già stato emesso il verdetto. Le immagini di un limone deforme vengono definite ”prova inconfutabile dei danni causati dalla discarica di Terzigno... una mutazione, un vero e proprio 'aborto di limone'... raccolto in un frutteto di Terzigno, a poche decine di metri dalla discarica Sari." Il limone mutante viene citato da Repubblica e dal Corriere.
L'allarme sembra essere stato lanciato da un avvocato, Maria Rosaria Esposito, che ha pubblicato in Rete le foto dell'agrume, proveniente dal suo giardino di casa (secondo Il Mattino). Una scelta emotivamente efficace, che ha ottenuto l'attenzione dei media, ma non supportata dalle verifiche tecniche che sarebbe stato opportuno svolgere prima di sbattere il mostro in prima pagina, per evitare il rischio della Sindrome dell'Al Lupo Al Lupo: a furia di portare prove che poi si rivelano fasulle, gridando appunto "al lupo, al lupo" quando il lupo non c'è (o è altrove), qualunque asserzione, anche la più autentica e reale, rischia di essere annacquata dalle fandonie che le si sedimentano intorno.
Infatti la "prova" è tutt'altro che "inconfutabile". Come segnala per esempio L'Informatore Agrario, il "limone mutante" ha tutte le caratteristiche di un agrume colpito da un particolare tipo di parassita, denominato acaro delle meraviglie o Eriophyes sheldoni (Insectimages.org; University of California; Wikipedia in italiano), il cui nome comune deriva appunto dal fatto che altera la crescita dei frutti facendo loro assumere forme mostruose (o meraviglie). Insomma, il colpevole del limone anomalo potrebbe essere madre natura, anziché la discarica. Ma quest'ipotesi non si adatta alla visione del mondo semplicistica “natura = solo bene, artificiale = solo male” che si vuole troppo spesso promuovere negli ambienti ecologisti-chic.
Prima di attribuire con così categorica certezza alla discarica le forme abnormi del frutto, insomma, sarebbe stato sensato e prudente consultare un entomologo agrario o un altro esperto per escludere che si trattasse di un fenomeno naturale o comunque non legato all'inquinamento da discarica.
Purtroppo l'emotività, in casi come questo, prende spesso il sopravvento, con il rischio di danneggiare proprio le istanze, peraltro legittime, di chi è preoccupato per la propria salute e lancia l'allarme. Le intenzioni saranno anche buone, ma l'autogol è quasi garantito.
Il 31/12 l'Italia torna al Wifi libero? Bentornati nel mondo normale
Leggo su Zeus News che il decreto Pisanu, quello che per anni ha represso l'uso di Internet in Italia introducendo l'obbligo demenziale di registrarsi con un documento d'identità per poter usare un accesso Wifi pubblico, verrà lasciato decadere. Era stato adottato con la giustificazione della lotta al terrorismo e si conclude con un bilancio patetico: terroristi arrestati zero, italiani incazzati a milioni, occasioni perse di sviluppo economico innumerevoli. Persino in Inghilterra e in USA, due paesi assai più esposti dell'Italia al terrorismo internazionale, non se l'erano sentita di partorire una simile bestialità.
Visti gli illustri precedenti, non ci credo finché non vedo, e già mi lasciano perplesso due frasi attribuite al Ministro dell'Interno Maroni. La prima è questa: "dal primo gennaio introduciamo la liberalizzazione dei collegamenti Wi-Fi attraverso gli smartphone". Che vuol dire? Il mio laptop con Wifi verrà escluso, ma il mio telefonino Android potrà navigare? E se faccio tethering, che differenza fa in termini di sicurezza anticrimine e antiterrorismo? Ma che scemenza è? Prego e spero si tratti di una bufala.
La seconda è quel "dal primo gennaio i cittadini saranno liberi di collegarsi ai sistemi Wi-Fi senza le restrizioni introdotte cinque anni fa e che oggi sono superate dall'evoluzione tecnologica". No, signor ministro: non dia la colpa all'evoluzione tecnologica. Per dirla usando il gergo tecnico, già cinque anni fa il decreto Pisanu era quello che è oggi: una stronzata. Si trovi un'altra foglia di fico, noi informatici non vogliamo coprire certe pudenda.
L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Domani alle 15 sarò ospite del Festival della Scienza di Genova, alla Sala E. Benvenuto, Facoltà di Architettura, Stradone di Sant'Agostino 37, per una conferenza sull'ufologia in compagnia di Paolo Bertotti, esperto fototecnico del CISU (Centro Italiano Studi Ufologici).
Aggiornamento: Edoardo Russo, annunciato inizialmente fra i relatori, non potrà esserci per ragioni più che scusabili.
So che l'incontro non è facile da trovare nel programma ufficiale (è qui), però io ci sarò. O forse ci sarà il mio ologramma (foto qui accanto). La conferenza non sarà uno scontro fra "credenti" e "scettici": queste sono divisioni che fanno comodo solo a chi vuole fare polemica e vendere fuffa. Si può fare ufologia seria: dunque facciamola, senza preconcetti. Maggiori info sono su AlieNazioni e su Facebook.
L'incontro è aperto al pubblico e l'ingresso è libero (perlomeno per chi ha i biglietti del Festival). Porterò con me una dozzina di copie del mio ultimo libro "Luna? Sì, ci siamo andati!" e di DVD con tutte le foto ad altissima risoluzione della missione Apollo 11. Avrò anche qualche copia dell'ultima versione del mio documentario lunare Contact Light. Di più non posso, ahimè, perché viaggio in treno.
19:50 Giacobbaggianate in vendita al Festival della Scienza
Un lettore mi segnala che in una libreria in Piazza de Ferrari, allestita dal Festival della Scienza, sono in vendita i libri con le idiozie cartacee di Roberto Giacobbo su Templari e 2012. Qualcuno può verificare e magari far notare ai gestori della libreria l'assurdità di vendere in un Festival della Scienza un libro che afferma che i fotoni sono arrivati sulla Terra solo negli anni Settanta? Qui non si tratta di correnti di pensiero scientifiche contrapposte con pari dignità, ma di scienza da una parte e scemenze dall'altra. Mah.
2010/11/06 23:20 - Post eventum
Un relatore esperto.
Rieccomi al Maniero Digitale, dopo una luculliana dose di focaccia (portata da un amico fra il pubblico, grazie!!). In attesa che vengano resi disponibili i video dell'incontro, vorrei segnalare la cosa più bella della giornata (oltre al ritrovare gli amici di lunga data e conoscerne di nuovi): il completo rovesciamento dei ruoli che certi luoghi comuni attribuiscono a ufologi e scettici.
Paolo Bertotti, fototecnico ed esperto consulente del CISU, ha presentato una relazione in cui ha spiegato e motivato le vere cause dei principali casi di avvistamenti fasulli, spiegando che è costretto a cassare decine di segnalazioni fotografiche ogni giorno a causa della sempre più diffusa mancanza di conoscenza dei principi essenziali della fotografia. Ha insomma sbufalato una quantità impressionante di immagini ufologiche, dagli orbs ai blurfo. Ne trovate alcuni esempi nel suo blog Photobuster.
Io, invece, ho mostrato quanto la comunità scientifica prenda sul serio l'ipotesi della vita extraterrestre e come siano avvenute indagini approfondite su episodi (come l'"evento wow") che davano forti indicazioni di essere segnali provenienti da entità intelligenti, senza che arrivassero i Men in Black a imbavagliare nessuno. Però ho anche presentato alcuni casi di vero e proprio depistaggio da parte dei militari, che spesso hanno usato la mania dell'ufologia come comodo paravento per coprire le attività dei loro velivoli e dispositivi più segreti. Il caso di Roswell, per esempio, rientra in questa categoria di disinformazione creata ad arte o lasciata libera di crescere per distrarre. Insomma, ho fatto l'ufologo.
L'incontro, insomma, è stato una bella dimostrazione di come in realtà l'ufologia seria (a differenza di quella sensazionalista, per usare il termine di Bertotti) e l'indagine scettica usino gli stessi metodi e gli stessi approcci e in fondo abbiano la stessa speranza: che alla fine uno di quegli avvistamenti si riveli autentico.
Vorrei ringraziare ancora una volta tutti gli amici del Festival della Scienza che hanno organizzato benissimo la giornata e il pubblico per le domande e per l'interesse dimostrato anche nei confronti del mio documentario Moonscape sullo sbarco sulla Luna.
Da sinistra: Alfonso Mantero (uno degli organizzatori), Paolo Bertotti e un rettiliano.
Fossero tutti così, allegri e ricchi, senza battibecchi e senza litigi, gli incontri fra ufologi e scettici...
Paolo Bertotti, Alfonso Lucifredi, un relatore, Alfonso Mantero.
Vorrei comunque chiarire che l'atmosfera allegra non era mirata a ridicolizzare l'ufologia o l'idea della vita extraterrestre: anzi, come abbiamo chiarito anche alla persona del pubblico che ha contestato in parte le nostre relazioni, la questione della vita intelligente al di fuori della nostra piccola Terra è una delle più importanti che potremo mai affrontare nella storia della nostra specie, e come tale va affrontata: seriamente, senza facili entusiasmi, e con qualche battuta per non farsi prendere dall'angoscia dell'infinito.
2010/11/07
Ho aggiunto qui sopra qualche foto gentilmente concessa da Michele Caviglia. Paolo Bertotti ha pubblicato il suo resoconto della giornata. Il video dell'incontro è disponibile su AlieNazioni di Alfonso Lucifredi ed è embeddato qui sotto.
Un po' di fonti: la questione di come i militari usarono la diceria degli UFO per coprire velivoli top secret come l'SR-71 (e i suoi predecessori) è raccontata dai protagonisti al Los Angeles Times. Sul caso Roswell segnalo la scheda del CICAP e l'intervista ai protagonisti del progetto Mogul sul New York Times. Uno dei bizzarri oggetti volanti di origine militare che ho mostrato è il Sikorsky Cypher, della fine degli anni Ottanta. Per quanto riguarda i video della conferenza, sono disponibili integralmente qui su Youtube e scaricabili (1 giga di video) da Megaupload.
2014/06/18
Il video della conferenza è stato ripubblicato da Alfonso Lucifredi: lo includo qui sotto. Buona visione.
L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2010/11/14.
Stamattina alle 11 è andato in onda il consueto appuntamento radiofonico con il Disinformatico sulla Rete Tre della RSI, ricevibile anche in streaming. Ho parlato dell'antivirus gratuito per Mac offerto pochi giorni fa da Sophos. Qui sotto ne vedete uno screenshot, tratto dal test fatto sul mio (intenzionalmente) appestatissimo MacBook Pro.
Android 2.2 ha 88 falle critiche, secondo una ricerca recente della Coverity: il modello open source è più efficace di quello chiuso nella scoperta di bachi? Dipende; ne parlo qui. Comunque sia, non c'è da navigare troppo disinvolti neanche con questo sistema operativo.
Molti lettori mi segnalano di aver ricevuto apparentemente da Google una mail in inglese che parla di una "class action" e di un importo di 8,5 milioni di dollari e presenta come link un sito che non termina con il solito Google.com, ma è www.BuzzClassAction.com. Tranquilli, non è un attacco e non è spam: lo spiegone è qui.
Conoscete l'Area 51, vero? Sapevate che esiste un'Area 52? Non quella di Stargate, ma quella vera: se la cosa vi stuzzica, i dettagli sono qui. Bonus: una squadriglia di MiG sovietici in volo nel cuore del Nevada.
L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Le prime immagini della cometa Hartley 2, scattate ieri dalla sonda Deep Impact a oltre venti milioni di chilometri dalla Terra, rivelano una forma assolutamente aliena e lontanissima dalla concezione classica dell'aspetto di una cometa (e anche da quella hollywoodiana in stile Armageddon). Lo spazio è pieno di sorprese.
Credit: NASA/JPL-Caltech/UMD
Altrettanto sorprendente è il fatto che la sonda Deep Impact è in un certo senso riciclata: la sua missione originale era sganciare un impattatore sulla cometa Tempel 1, a luglio del 2005. Avendo completato con successo questo compito, con una spesa relativamente modesta (42 milioni di dollari) la NASA ha esteso la missione, ribattezzadola EPOXI, per altri quattro anni, in modo da includere la ricerca di pianeti extrasolari e l'incontro ravvicinato, a oltre 44.000 km/h, con la cometa Hartley 2, di cui vediamo oggi le immagini. "Ravvicinato", su scala cosmica, significa una distanza di 700 chilometri, ma è comunque dentro la "coda" della cometa.
Le stime danno per Hartley 2 un diametro di circa 1600 metri, sempre che si possa parlare di diametro per un oggetto che sembra una gigantesca e bitorzoluta coscia di pollo. Le nuove immagini indicano un asse maggiore di circa due chilometri (SpaceflightNow; Planetary.org; APOD; NASA).
Questa è un'indagine preliminare che verrà aggiornata man mano che arrivano informazioni. Ultimo aggiornamento: 2010/11/05.
Sto ricevendo parecchie segnalazioni di un allarme circolante in Canton Ticino via mail:
Truffa Telefonica
Attenzione!
Gira una truffa telefonica in cui un certo Michael Smith vi chiama, la sua voce è registrata, annunciandovi che avete vinto un premio e che per riscuoterlo dovete premere il tasto 9.
Non fatelo!!! Premendo il tasto accettate una chiamata a carico molto costosa.
Mi è stato confermato dalla polizia cantonale di Locarno.
Inoltrate questa mail a tutti i vostri contatti!
Poco fa ho chiesto chiarimenti via mail sia all'operatore telefonico Swisscom, sia alla Polizia Cantonale di Locarno. In attesa di una loro risposta [aggiornamenti qui sotto], ho trovato un allarme analogo diffuso nel Regno Unito nel 2004 e risultato fasullo. Lo schema era lo stesso: un annuncio di vincita e un invito a premere il tasto 9 con conseguente addebito (Breakthechain.org; Hoax-slayer.com). Ma non sarebbe possibile causare addebiti a un utente telefonico, o fargli accettare una chiamata a carico del destinatario, semplicemente inducendolo a premere il tasto 9.
Tuttavia le segnalazioni che sto ricevendo, e anche quelle pubblicate su Phoneowner.info, indicano che le telefonate con l'annuncio di vincita preregistrato in inglese e l'invito a digitare il tasto 9 stanno davvero arrivando a pioggia già dai primi di ottobre e anche in queste ore dal numero 00117024728477. Analoghe segnalazioni arrivano anche a Ticinonline.
Lo scenario più probabile, al momento, è che si tratti di una campagna di telemarketing e che digitando il tasto 9 non vi possano essere addebiti. In ogni caso, per prudenza suggerisco di non digitare nessun numero e di riagganciare.
2010/11/04
La Polizia Cantonale di Locarno mi ha risposto dicendo semplicemente che sta effettuando degli accertamenti, senza confermare o smentire l'asserzione "Mi è stato confermato dalla polizia cantonale di Locarno" contenuta nell'appello.
2010/11/05
Alle 13:20 di oggi ho ricevuto sul mio numero di casa la famosa chiamata. Una voce registrata, con accento americano impostato da speaker, mi ha annunciato che avevo vinto un premio attinente a Las Vegas e che dovevo premere il tasto 9 per riscuoterlo. Ho premuto il tasto in questione e la stessa voce registrata mi ha detto che sarei stato trasferito a un operatore per proseguire la riscossione e ha precisato che la chiamata era a carico del chiamante. Ho riagganciato prima di essere trasferito. Il numero del chiamante era 001-702-472-8477. Vedremo se la pressione del tasto 9 comporterà addebiti.
Star Wars: con il Lego persino Jar Jar diventa un bel personaggio
Se non vi piace Star Wars, non perdete tempo a leggere il resto di questo post. Per tutti gli altri: lo so, è uno spot pubblicitario, ma questo è buon marketing virale. Contate le chicche e segnalatele nei commenti. Buon divertimento.
Firesheep guardone, falle di Adobe e Firefox, l'intelligente Suzette, scienziato complottista e altre chicche
Grafica di Gianluigi G. ispirata
dal titolo italiano di "Despicable Me"
L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
La pecora di fuoco. Firesheep è un componente aggiuntivo per Firefox che permette di sbirciare con estrema facilità negli account altrui nei vari social network: decisamente interessante e un po' preoccupante, perché abbassa la soglia di difficoltà e mostra la vulnerabilità dei social network. Ne ho parlato nel Disinformatico radiofonico qui, insieme alla lieta novella dello spammer russo Gusev incriminato e della sua rete di spamming bloccata, agli aggiornamenti di sicurezza per Firefox e Adobe Flash, al "virus" Koobface/Boonana per Mac (ne parla anche Macitynet) e a Suzette, il chatbot che ha superato una versione del Test di Turing convincendo un esperto che si trattava di una conversazione con un essere umano e aggiudicandosi il Premio Loebner.
Attentati fotocopia. Se bruciavate dalla voglia di sapere che modello di telefonino comandava le varie bombe camuffate dentro cartucce di toner e trovate negli aerei cargo nei giorni scorsi e attribuite ad al-Qaeda, F-Secure ha svolto un'indagine in merito. Un'altra dimostrazione della tragica massima della lotta al terrorismo: l'antiterrorismo deve avere successo ogni volta, ma al terrorista basta avere successo una volta sola.
"Tutti uccidono Hitler nel loro primo viaggio". Stanchi di tutti questi avvistamenti di presunti viaggiatori nel tempo? Allora rilassatevi leggendo questo raccontino breve tratto da un immaginario forum Internet di crononauti. È in inglese, ma se convincete l'autore Desmond Warzel a concedere il permesso, lo traduco volentieri in italiano.
La polizia italiana spia su Facebook?L'Espresso ha pubblicato un articolo secondo il quale le forze dell'ordine italiane intercetterebbero disinvoltamente le comunicazioni private nei social network. La Polizia Postale smentisce e risponde all'Espresso, che a sua volta replica. A prima vista mi sembra che si stia facendo confusione fra intercettazione (inserimento in una comunicazione privata) e infiltrazione (un agente sotto falso nome ottiene l'"amicizia" di un utente bersaglio e quindi ha accesso alle sue conversazioni/condivisioni con gli "amici"); comunque sia, la polemica sottolinea ancora una volta la necessità di considerare pubblica qualunque conversazione fatta tramite social network. Se avete qualcosa di privato da dire, ditelo di persona, usate la crittografia, parlate in codice, ma non fidatevi delle promesse di privacy di Facebook e soci.
Wall Street Journal: le app di Facebook leggono i dati personali degli utenti. Secondo l'indagine del WSJ, "molte delle applicazioni o 'app' più popolari [...] trasmettono informazioni identificanti – che in pratica danno accesso ai nomi delle persone e in alcuni casi ai nomi dei loro amici – a dozzine di società di tracciamento su Internet e di agenzie pubblicitarie".
Alcolaser, bufala o realtà?La Stampa parla di un apparecchio laser di provenienza russa, capace di rilevare vapori di alcol dentro gli abitacoli di un'auto in corsa. Detta così pare una tecnologia un po' improbabile; Autoblog.it ha fatto un'indagine. Il sito della filiale canadese della ditta che fabbrica l'Alcolaser è abbastanza laconico sui princìpi di funzionamento. La domanda fondamentale è – ammesso che si possa rilevare a distanza una parte per milione di alcol in un abitacolo – come sia possibile distinguere fra un conducente ubriaco e un passeggero sbronzo.
Se uno scienziato accusa la NASA di nascondere la vita su Marte. L'astrobiologo Chandra Wickramasinghe, dell'università di Cardiff, sostiene che la NASA abbia già prove inoppugnabili di forme di vita su Marte. Vita che esiste ora, non vita fossile. Perché le nasconde? Secondo Wickramasinghe, "considerazioni politiche e sociologiche... se fosse già stata scoperta la vita, non ci sarebbe bisogno di spendere grandi somme per continuare la sua ricerca". Wickramasinghe non è certo il complottista medio, e quindi è interessante vedere come la comunità scientifica risponde alle sue asserzioni. Phil Plait, di Bad Astronomy, riassume elegantemente le argomentazioni in merito.
Toilette d'aereo apribili dall'esterno? Non mettete a rischio la sicurezza di volo di nessuno, ma se avete amici o colleghi nel settore, provate a scoprire se è vera questa storia di Lifehacker/Hipmunk: sotto la scritta "Lavatory" sulla porta delle toilette degli aerei c'è un comando che sblocca la serratura della porta. Non occorrono chiavi o altri attrezzi.
Google Street View ammette: abbiamo captato password e mail.The Inquirer segnala l'ammissione di Google: i ricevitori Wifi installati sulle sue automobili che hanno perlustrato le città del mondo per il servizio Street View hanno davvero intercettato "in alcuni casi intere mail e URL, nonché password". Google si dichiara "mortificata". Evidentemente c'è molta gente che ha connessioni Wifi aperte e non cifrate.
Io, complottista. WeWee, l'autore del blog MedBunker, ha scritto due articoli che sono un vero e proprio viaggio nella mentalità cospirazionista. Da non perdere: prima parte, seconda parte.