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2015/12/31
Lutto nel mondo Linux: morto Ian Murdock, padre di Debian
Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi piace, potete incoraggiarmi a scrivere ancora (anche con un microabbonamento). Ultimo aggiornamento: 2016/01/06 9:15.
Ian Murdock, creatore della distribuzione GNU/Linux Debian, è morto a 42 anni in circostanze al momento poco chiare. L’annuncio è stato dato da Ben Golub della Docker, l’azienda startup dove Murdock lavorava da circa un mese.
Murdock aveva dato uno scossone al mondo Linux nel 1993, quando aveva fondato Debian (Deb per Debra, sua ragazza all’epoca, e ian per ovvie ragioni) e scritto un manifesto per smuovere dall’apatia e dalla corsa al denaro gli sviluppatori delle varie distribuzioni di Linux, creando le definizioni di base del movimento open source e diventando in seguito il direttore tecnico della Linux Foundation. La sua distro è considerata una delle più pure e aderenti ai principi ispiratori del software libero.
Le cause del decesso non sono state rese note ma non sono ritenute sospette. Tuttavia risulta che lunedì scorso Murdock ha scritto online un messaggio che sembrava indicare un intento suicida (“I'm committing suicide tonight…do not intervene as I have many stories to tell and do not want them to die with me #debian #runnerkrysty67”). Inoltre aveva riferito di aver avuto un confronto ostile con la polizia di San Francisco, che dice che a tarda sera di sabato 26 aveva ricevuto la segnalazione di un uomo che tentava di entrare con la forza in un’abitazione. L’uomo, dice la polizia, era Murdock, che aveva bevuto e aveva opposto resistenza aggredendo gli agenti. Era intervenuto un medico, che aveva curato un’abrasione alla fronte di Murdock, che era stato poi rilasciato per andare in ospedale. Ma qualche ora dopo (alle 2.40 locali) la polizia è stata chiamata nuovamente perché Murdock stava picchiando alla porta di un vicino nella stessa zona di prima. La polizia lo ha portato in cella; Murdock è stato rilasciato il giorno dopo su cauzione ed è morto il giorno successivo.
La comunità Debian ha pubblicato un annuncio qui, con le istruzioni per l’invio delle condoglianze.
2016/01/01 14:00. SFBay ha pubblicato un resoconto degli eventi e parla di un probabile suicidio dopo un arresto particolarmente turbolento. L'account Twitter di Murdock è stato disabilitato.
2016/01/06 9:15. Ho corretto la grafia di Debra, che avevo inizialmente riportato in modo sbagliato. Grazie della correzione.
Fonti: Ars Technica, The Register.
Ian Murdock, creatore della distribuzione GNU/Linux Debian, è morto a 42 anni in circostanze al momento poco chiare. L’annuncio è stato dato da Ben Golub della Docker, l’azienda startup dove Murdock lavorava da circa un mese.
Murdock aveva dato uno scossone al mondo Linux nel 1993, quando aveva fondato Debian (Deb per Debra, sua ragazza all’epoca, e ian per ovvie ragioni) e scritto un manifesto per smuovere dall’apatia e dalla corsa al denaro gli sviluppatori delle varie distribuzioni di Linux, creando le definizioni di base del movimento open source e diventando in seguito il direttore tecnico della Linux Foundation. La sua distro è considerata una delle più pure e aderenti ai principi ispiratori del software libero.
Le cause del decesso non sono state rese note ma non sono ritenute sospette. Tuttavia risulta che lunedì scorso Murdock ha scritto online un messaggio che sembrava indicare un intento suicida (“I'm committing suicide tonight…do not intervene as I have many stories to tell and do not want them to die with me #debian #runnerkrysty67”). Inoltre aveva riferito di aver avuto un confronto ostile con la polizia di San Francisco, che dice che a tarda sera di sabato 26 aveva ricevuto la segnalazione di un uomo che tentava di entrare con la forza in un’abitazione. L’uomo, dice la polizia, era Murdock, che aveva bevuto e aveva opposto resistenza aggredendo gli agenti. Era intervenuto un medico, che aveva curato un’abrasione alla fronte di Murdock, che era stato poi rilasciato per andare in ospedale. Ma qualche ora dopo (alle 2.40 locali) la polizia è stata chiamata nuovamente perché Murdock stava picchiando alla porta di un vicino nella stessa zona di prima. La polizia lo ha portato in cella; Murdock è stato rilasciato il giorno dopo su cauzione ed è morto il giorno successivo.
La comunità Debian ha pubblicato un annuncio qui, con le istruzioni per l’invio delle condoglianze.
2016/01/01 14:00. SFBay ha pubblicato un resoconto degli eventi e parla di un probabile suicidio dopo un arresto particolarmente turbolento. L'account Twitter di Murdock è stato disabilitato.
2016/01/06 9:15. Ho corretto la grafia di Debra, che avevo inizialmente riportato in modo sbagliato. Grazie della correzione.
Fonti: Ars Technica, The Register.
CBS e Paramount fanno causa ad “Axanar”, fanfilm di Star Trek: è troppo ben fatto
Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi piace, potete incoraggiarmi a scrivere ancora (anche con un microabbonamento). Ultimo aggiornamento: 2016/01/04 7:15.
Senza la minima parvenza d’autoironia, l’atto legale di accusa della Paramount e della CBS nei confronti del fanfilm Axanar dice una cosa profondamente imbarazzante: le due case di produzione hanno fatto causa ai creatori di Axanar perché ha “l’aspetto e la consistenza di un vero film di Star Trek” (“look and feel like a true Star Trek movie”). A differenza di quelle stupidaggini fracassone dirette da J. J. Abrams. Quelle dove Spock risolve i problemi a suon di cazzotti.
Da decenni, ormai, i fan di Star Trek autoproducono storie, fumetti e video basati sui personaggi e gli ambienti della serie e finora CBS e Paramount, attuali titolari dei diritti, non hanno mai avuto problemi, a patto che si trattasse di produzioni amatoriali e senza scopo di lucro.
La serie di telefilm autoprodotti Star Trek Continues, per esempio, è davvero notevole, con interni curatissimi, fotografia identica all'originale e tanti cameo di attori ospiti della serie originale e non solo) e soprattutto delle belle storie che compensano il montaggio e la recitazione non sempre sublimi; altre autoproduzioni, come Renegades o Of Gods and Men, hanno addirittura impiegato gli attori principali delle varie serie “ufficiali” di Star Trek (Walter Koenig, Tim Russ, Robert Picardo, Aron Eisenberg, Nichelle Nichols, Terry Farrell, J. G. Hertzler, Chase Masterson, Gary Graham, Ethan Phillips, Cirroc Lofton, Grace Lee Whitney, Robert Beltran e tanti altri), spesso chiamandoli a interpretare gli stessi personaggi che interpretavano in Star Trek. E anche qui Paramount e CBS non hanno fatto una piega.
Allora come mai stavolta è diverso? La spiegazione arriva sempre dall’atto d’accusa: Axanar ha raccolto fondi per oltre un milione di dollari e si propone come un prodotto con “professionisti che lavorano davanti e dietro la macchina da presa, con una troupe interamente composta da professionisti – molti dei quali hanno lavorato a Star Trek – che garantiscono che Axanar avrà la qualità di Star Trek che tutti i fan vogliono vedere”.
In effetti il trailer conferma questo intento professionale e qualitativo:
Anche il prequel, intitolato Prelude to Axanar, è dello stesso livello (sono disponibili i sottotitoli in italiano), e le immagini che avete visto qui sopra non sono tratte dai film di Abrams ma da Axanar:
C'è anche un altro aspetto significativo: adesso CBS e Paramount hanno in cantiere una propria serie televisiva di Star Trek, e c'è in lavorazione il terzo film della serie “reboot”, intitolato Beyond, che è talmente lontano dagli ideali e dalle situazioni di Star Trek che si vanta addirittura di avere come regista quello di Fast and Furious, ha la colonna sonora dei Beastie Boys (Sabotage, se non erro) ed è una serie ininterrotta di scazzottate e salti con motociclette.
Il trailer di Beyond ha fatto infuriare i fan, tanto da indurre il regista a giustificarsi (idem Simon Pegg, co-sceneggiatore), per cui trovarsi confrontati con un prodotto amatoriale che i fan invece adorano, come Axanar, tanto da finanziarlo per un milione di dollari, non solo rischia di mettere in ombra le produzioni “ufficiali”, ma probabilmente causa un gran rosicamento ai pezzi grossi di Hollywood, che ancora non hanno capito cosa vogliono i fan di Star Trek (aiutino: azione, avventura, ma anche rispetto per i personaggi originali e una storia che faccia pensare).
I produttori di Axanar si erano incontrati con la CBS, secondo quanto riferisce uno di loro, Alec Peters, e ne avevano ottenuto una risposta di tolleranza a patto che Axanar non guadagnasse nulla: infatti verrà distribuito gratuitamente. Questo, insieme agli anni di dimostrata accettazione dei fanfilm precedenti, aveva fatto pensare che anche Axanar sarebbe stato tollerato. Ma ora CBS e Paramount chiedono un’inibitoria alla distribuzione di Axanar e anche centinaia di migliaia di dollari di danni per le violazioni del diritto d’autore. I produttori di Axanar hanno risposto su Facebook dicendo che “a quanto pare la CBS sa che Axanar è esattamente quello che vogliono i fan, perché stanno cercando di farci chiudere” e che risponderanno a breve ma non mollano. Staremo a vedere.
Sembra proprio, insomma, che finché si tratta di fanfilm così così, a Paramount e CBS va bene che i fan usino i loro marchi, perché in fin dei conti contribuiscono (gratis) a mantenere popolari quegli stessi marchi; ma se un fanfilm rischia di essere migliore delle loro produzioni, allora cala la scure della legge. Per carità, CBS e Paramount non fanno altro che far valere i propri diritti sanciti dalla legge, ma usare così palesemente due pesi e due misure non sembra essere il modo migliore per farsi amare dai fan. Che, vorrei ricordare, già negli anni Sessanta seppero organizzare una campagna di protesta sufficiente a far rinnovare la Serie (oggi) Classica di Star Trek per una terza stagione nonostante la rete televisiva volesse chiuderla.
Star Trek esiste da sempre grazie ai fan, ma i bottegai di Hollywood non l’hanno ancora capito.
Adesso ho un motivo in più per non andare a vedere Beyond.
2015/12/31 13:20. Alec Peters, uno dei principali artefici di Axanar, ha raccontato la propria versione dei fatti e ha detto di essere stato in contatto con “una delle principali società di consulenza sulla proprietà intellettuale negli Stati Uniti” con l’ipotesi di fornire una difesa legale pro bono. La società, dice Peters, “era molto interessata a rappresentarci dato che era al corrente dell’azione legale e aveva già deciso che questo sarebbe stato un caso di altissimo profilo che potrebbe definire la legge sulla proprietà intellettuale per l’industria dell’intrattenimento”. Se ci saranno sviluppi concreti ve li segnalerò.
2016/01/01 12:30. Nei giorni scorsi Alec Peters ha pubblicato altri dettagli qui, dicendo di aver appreso dell’azione legale dalla stampa prima ancora che dai canali ufficiali.
2016/01/04 7:20. Sono interessanti i punti di vista di Luigi Rosa su Siamogeek e di Gabriella Cordone Lisiero (due che vivono di pane e Star Trek molto più di me): alcuni fatti indicano che la raccolta di fondi incentrata su Axanar non ha le connotazioni giuste per essere considerata senza scopo di lucro. Sia come sia, l’esito di questa lite legale sarà molto significativo per tutto il mondo delle produzioni amatoriali basate su format sotto copyright.
Fonti: Hollywood Reporter, Ars Technica, Variety, TrekNews.
Senza la minima parvenza d’autoironia, l’atto legale di accusa della Paramount e della CBS nei confronti del fanfilm Axanar dice una cosa profondamente imbarazzante: le due case di produzione hanno fatto causa ai creatori di Axanar perché ha “l’aspetto e la consistenza di un vero film di Star Trek” (“look and feel like a true Star Trek movie”). A differenza di quelle stupidaggini fracassone dirette da J. J. Abrams. Quelle dove Spock risolve i problemi a suon di cazzotti.
Da decenni, ormai, i fan di Star Trek autoproducono storie, fumetti e video basati sui personaggi e gli ambienti della serie e finora CBS e Paramount, attuali titolari dei diritti, non hanno mai avuto problemi, a patto che si trattasse di produzioni amatoriali e senza scopo di lucro.
La serie di telefilm autoprodotti Star Trek Continues, per esempio, è davvero notevole, con interni curatissimi, fotografia identica all'originale e tanti cameo di attori ospiti della serie originale e non solo) e soprattutto delle belle storie che compensano il montaggio e la recitazione non sempre sublimi; altre autoproduzioni, come Renegades o Of Gods and Men, hanno addirittura impiegato gli attori principali delle varie serie “ufficiali” di Star Trek (Walter Koenig, Tim Russ, Robert Picardo, Aron Eisenberg, Nichelle Nichols, Terry Farrell, J. G. Hertzler, Chase Masterson, Gary Graham, Ethan Phillips, Cirroc Lofton, Grace Lee Whitney, Robert Beltran e tanti altri), spesso chiamandoli a interpretare gli stessi personaggi che interpretavano in Star Trek. E anche qui Paramount e CBS non hanno fatto una piega.
Allora come mai stavolta è diverso? La spiegazione arriva sempre dall’atto d’accusa: Axanar ha raccolto fondi per oltre un milione di dollari e si propone come un prodotto con “professionisti che lavorano davanti e dietro la macchina da presa, con una troupe interamente composta da professionisti – molti dei quali hanno lavorato a Star Trek – che garantiscono che Axanar avrà la qualità di Star Trek che tutti i fan vogliono vedere”.
In effetti il trailer conferma questo intento professionale e qualitativo:
Anche il prequel, intitolato Prelude to Axanar, è dello stesso livello (sono disponibili i sottotitoli in italiano), e le immagini che avete visto qui sopra non sono tratte dai film di Abrams ma da Axanar:
C'è anche un altro aspetto significativo: adesso CBS e Paramount hanno in cantiere una propria serie televisiva di Star Trek, e c'è in lavorazione il terzo film della serie “reboot”, intitolato Beyond, che è talmente lontano dagli ideali e dalle situazioni di Star Trek che si vanta addirittura di avere come regista quello di Fast and Furious, ha la colonna sonora dei Beastie Boys (Sabotage, se non erro) ed è una serie ininterrotta di scazzottate e salti con motociclette.
Il trailer di Beyond ha fatto infuriare i fan, tanto da indurre il regista a giustificarsi (idem Simon Pegg, co-sceneggiatore), per cui trovarsi confrontati con un prodotto amatoriale che i fan invece adorano, come Axanar, tanto da finanziarlo per un milione di dollari, non solo rischia di mettere in ombra le produzioni “ufficiali”, ma probabilmente causa un gran rosicamento ai pezzi grossi di Hollywood, che ancora non hanno capito cosa vogliono i fan di Star Trek (aiutino: azione, avventura, ma anche rispetto per i personaggi originali e una storia che faccia pensare).
I produttori di Axanar si erano incontrati con la CBS, secondo quanto riferisce uno di loro, Alec Peters, e ne avevano ottenuto una risposta di tolleranza a patto che Axanar non guadagnasse nulla: infatti verrà distribuito gratuitamente. Questo, insieme agli anni di dimostrata accettazione dei fanfilm precedenti, aveva fatto pensare che anche Axanar sarebbe stato tollerato. Ma ora CBS e Paramount chiedono un’inibitoria alla distribuzione di Axanar e anche centinaia di migliaia di dollari di danni per le violazioni del diritto d’autore. I produttori di Axanar hanno risposto su Facebook dicendo che “a quanto pare la CBS sa che Axanar è esattamente quello che vogliono i fan, perché stanno cercando di farci chiudere” e che risponderanno a breve ma non mollano. Staremo a vedere.
Sembra proprio, insomma, che finché si tratta di fanfilm così così, a Paramount e CBS va bene che i fan usino i loro marchi, perché in fin dei conti contribuiscono (gratis) a mantenere popolari quegli stessi marchi; ma se un fanfilm rischia di essere migliore delle loro produzioni, allora cala la scure della legge. Per carità, CBS e Paramount non fanno altro che far valere i propri diritti sanciti dalla legge, ma usare così palesemente due pesi e due misure non sembra essere il modo migliore per farsi amare dai fan. Che, vorrei ricordare, già negli anni Sessanta seppero organizzare una campagna di protesta sufficiente a far rinnovare la Serie (oggi) Classica di Star Trek per una terza stagione nonostante la rete televisiva volesse chiuderla.
Star Trek esiste da sempre grazie ai fan, ma i bottegai di Hollywood non l’hanno ancora capito.
Adesso ho un motivo in più per non andare a vedere Beyond.
2015/12/31 13:20. Alec Peters, uno dei principali artefici di Axanar, ha raccontato la propria versione dei fatti e ha detto di essere stato in contatto con “una delle principali società di consulenza sulla proprietà intellettuale negli Stati Uniti” con l’ipotesi di fornire una difesa legale pro bono. La società, dice Peters, “era molto interessata a rappresentarci dato che era al corrente dell’azione legale e aveva già deciso che questo sarebbe stato un caso di altissimo profilo che potrebbe definire la legge sulla proprietà intellettuale per l’industria dell’intrattenimento”. Se ci saranno sviluppi concreti ve li segnalerò.
2016/01/01 12:30. Nei giorni scorsi Alec Peters ha pubblicato altri dettagli qui, dicendo di aver appreso dell’azione legale dalla stampa prima ancora che dai canali ufficiali.
2016/01/04 7:20. Sono interessanti i punti di vista di Luigi Rosa su Siamogeek e di Gabriella Cordone Lisiero (due che vivono di pane e Star Trek molto più di me): alcuni fatti indicano che la raccolta di fondi incentrata su Axanar non ha le connotazioni giuste per essere considerata senza scopo di lucro. Sia come sia, l’esito di questa lite legale sarà molto significativo per tutto il mondo delle produzioni amatoriali basate su format sotto copyright.
Fonti: Hollywood Reporter, Ars Technica, Variety, TrekNews.
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Star Trek
2015/12/30
30 dicembre 2000: la sonda Cassini di NASA, ESA e ASI fotografa Giove
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Coraggio, ingranditela pure a tutto schermo. Aspetto qui.
L'ESA, via Twitter, ha ricordato che a dicembre del 2000 veniva creata questa foto spettacolare di Giove, grazie alla sonda Cassini-Huygens di NASA, ESA e ASI, che quindici anni fa passò vicino a Giove (relativamente parlando: 9,7 milioni di km) per acquisire velocità allo scopo di raggiungere Saturno e scattò una serie di immagini, successivamente composte per creare questa fotografia complessiva. La genesi di quest’immagine è raccontata qui.
Coraggio, ingranditela pure a tutto schermo. Aspetto qui.
L'ESA, via Twitter, ha ricordato che a dicembre del 2000 veniva creata questa foto spettacolare di Giove, grazie alla sonda Cassini-Huygens di NASA, ESA e ASI, che quindici anni fa passò vicino a Giove (relativamente parlando: 9,7 milioni di km) per acquisire velocità allo scopo di raggiungere Saturno e scattò una serie di immagini, successivamente composte per creare questa fotografia complessiva. La genesi di quest’immagine è raccontata qui.
“Soft Kitty” di Big Bang Theory, accuse di copyright violato
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Se seguite Big Bang Theory conoscete senz’altro la ninna nanna Soft kitty che Sheldon chiede spesso a Penny nei momenti di sconforto. Intorno alla canzoncina è nato un vivace mercato di merchandising. Magari pensavate, come me, che fosse stata inventata per la serie TV, ma invece è una canzoncina che ha quasi cent’anni sulle spalle. E ora è anche oggetto di una lite di copyright.
Le parole furono scritte e pubblicate nel 1937 da Edith Newlin, insegnante d’asilo nel New Hampshire, morta nel 2004. Le figlie hanno ora fatto causa alla CBS e ad altre case produttrici che collaborano alla produzione di Big Bang Theory, accusandole di aver usato il testo senza acquisirne i diritti.
Queste case produttrici hanno infatti chiesto il permesso d’uso del testo alla Willis Music, un’azienda del Kentucky che le aveva pubblicate in un libro di canzoncine per gli asili. Ma secondo le figlie della Newlin, CBS e soci avrebbero dovuto chiedere il permesso a loro, che dichiarano di essere le eredi e titolari dei diritti sul testo.
La notizia in sé è banale, ma mette in luce una delle assurdità delle attuali leggi sul copyright. Non va dimenticato, infatti, che il diritto d’autore nacque allo scopo di tutelare legalmente gli autori e di incentivarli a produrre altre opere dando loro un monopolio automatico temporaneo sulle proprie creazioni. Ma chiaramente è difficile produrre altre opere se si è morti, per cui l’attuale estensione del copyright per settant’anni dopo la morte dell’autore (e in alcuni casi anche oltre) tradisce l’intento originale della legge e non fa altro che creare un pantano legale che porta alla paralisi creativa e portare soldi nelle tasche di chi non ha creato un bel niente: in questo caso, le figlie dell’autrice, ma più in generale le case discografiche, editrici e cinematografiche.
Fonti: BBC, Time.
2017/04/03 14:45. La BBC riferisce che l’azione legale è stata respinta da un giudice.
Se seguite Big Bang Theory conoscete senz’altro la ninna nanna Soft kitty che Sheldon chiede spesso a Penny nei momenti di sconforto. Intorno alla canzoncina è nato un vivace mercato di merchandising. Magari pensavate, come me, che fosse stata inventata per la serie TV, ma invece è una canzoncina che ha quasi cent’anni sulle spalle. E ora è anche oggetto di una lite di copyright.
Le parole furono scritte e pubblicate nel 1937 da Edith Newlin, insegnante d’asilo nel New Hampshire, morta nel 2004. Le figlie hanno ora fatto causa alla CBS e ad altre case produttrici che collaborano alla produzione di Big Bang Theory, accusandole di aver usato il testo senza acquisirne i diritti.
Queste case produttrici hanno infatti chiesto il permesso d’uso del testo alla Willis Music, un’azienda del Kentucky che le aveva pubblicate in un libro di canzoncine per gli asili. Ma secondo le figlie della Newlin, CBS e soci avrebbero dovuto chiedere il permesso a loro, che dichiarano di essere le eredi e titolari dei diritti sul testo.
La notizia in sé è banale, ma mette in luce una delle assurdità delle attuali leggi sul copyright. Non va dimenticato, infatti, che il diritto d’autore nacque allo scopo di tutelare legalmente gli autori e di incentivarli a produrre altre opere dando loro un monopolio automatico temporaneo sulle proprie creazioni. Ma chiaramente è difficile produrre altre opere se si è morti, per cui l’attuale estensione del copyright per settant’anni dopo la morte dell’autore (e in alcuni casi anche oltre) tradisce l’intento originale della legge e non fa altro che creare un pantano legale che porta alla paralisi creativa e portare soldi nelle tasche di chi non ha creato un bel niente: in questo caso, le figlie dell’autrice, ma più in generale le case discografiche, editrici e cinematografiche.
Fonti: BBC, Time.
2017/04/03 14:45. La BBC riferisce che l’azione legale è stata respinta da un giudice.
Antibufala: incredibili dichiarazioni degli astronauti su cosa si prova nello spazio
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È già un po’ che questa storia fa capolino su Twitter, principalmente in inglese e fra gli appassionati di spazio, per cui approfitto di questi giorni di relativa calma per pubblicare un’indaginetta che chiarisca come stanno realmente le cose.
Circola in Rete, soprattutto nei social network, una serie di dichiarazioni strane, divertenti e sconcertanti attribuite a vari astronauti recenti e veterani: per esempio Charles Duke e Gene Cernan, che camminarono sulla Luna nelle missioni Apollo, e Terry Virts e Barry Wilmore, compagni di viaggio di Samantha Cristoforetti. Ecco le loro parole, tradotte in italiano e riportate in originale.
Dal tono delle parole è abbastanza chiaro che non si tratta di dichiarazioni serie, ma molti pensano che si tratti di esempi di una bislacca forma di umorismo che affligge gli astronauti (cosa che in effetti talvolta succede). In realtà si tratta di frasi inventate di sana pianta dagli autori del sito satirico Clickhole, imparentato con il celeberrimo The Onion e dichiaratamente pieno di notizie finte o satiriche (“ClickHole uses invented names in all of its stories, except in cases where public figures are being satirized. Any other use of real names is accidental and coincidental.”). Purtroppo molti dimenticano di citare la fonte originale delle frasi e quindi chi le riceve non sa da dove provengono: fidandosi della fonte, presume che siano vere e le inoltra agli amici, e così via. È così che nascono i miti e le frasi storiche mai dette.
È già un po’ che questa storia fa capolino su Twitter, principalmente in inglese e fra gli appassionati di spazio, per cui approfitto di questi giorni di relativa calma per pubblicare un’indaginetta che chiarisca come stanno realmente le cose.
Circola in Rete, soprattutto nei social network, una serie di dichiarazioni strane, divertenti e sconcertanti attribuite a vari astronauti recenti e veterani: per esempio Charles Duke e Gene Cernan, che camminarono sulla Luna nelle missioni Apollo, e Terry Virts e Barry Wilmore, compagni di viaggio di Samantha Cristoforetti. Ecco le loro parole, tradotte in italiano e riportate in originale.
Charles Duke – “Immagina che il tuo corpo sia una patata. Adesso immagina che su quella patata non agisca la gravità, e bingo: questa è la sensazione che hai nello spazio.” [“Imagine your body as a potato. Now, imagine no gravity acting on that potato, and bingo: That’s what space feels like.”]
Eugene Cernan – “È fonte di grande ispirazione vedere l’intero globo luccicante sotto di te e renderti conto che è qui che ha avuto inizio il prog rock.” [“It’s so inspiring to see the entire globe shimmering below you and realize that this is where prog rock started.”]
Bernard A. Harris Jr. – “La parte migliore è farti fare una foto mentre fai lo stacco da terra di un bilanciere da 1500 chili. Non c’è gravità, per cui è facilissimo da sollevare, ma sembri fortissimo lo stesso.” [“The best part was getting your picture taken while deadlifting a 3,000-pound barbell. There’s no gravity, so it’s super easy to lift, but you still look really strong.”]
Eileen Collins – “Non vedevo l’ora di essere senza peso, ma a me la gravità nello spazio funziona ancora. È un po’ una fregatura vedere che tutti gli altri astronauti fluttuano e io intanto sono appiccicata al pavimento.” [“I was looking forward to being weightless, but gravity still works for me in space. It kind of sucks seeing all the other astronauts floating around while I’m stuck on the floor.”]
Mae Jemison – “Ci sono un sacco di continenti in più che si vedono solo dallo spazio. Finora ne ho contati 18, ma ne trovo altri in continuazione.” [“There are a bunch of extra continents you can only see from space. So far, I’ve counted 18 continents, but I find more all the time.”]
Barry Wilmore – “Non conosci la vera bellezza fino a quando vedi la Terra dallo spazio, e non conosci il vero terrore fino a quando senti qualcuno bussare da fuori alla porta della stazione spaziale. Guardi attraverso l’oblò e vedi un astronauta, ma tutto il tuo equipaggio è dentro la stazione e ha risposto all’appello. Usi l’interfono per chiedere chi è, e lui dice di essere Ramirez che torna da una missione di riparazione, ma Ramirez è seduto proprio accanto a te nel modulo di comando ed è confuso quanto te. Quando lo dici a questo tizio via radio, comincia a picchiare sulla porta sempre più forte e più rumorosamente, supplicandoti di farlo entrare, dicendo che è lui il vero Ramirez. Intanto il Ramirez che sta dentro, con te, ti implora di tenere chiusa la camera di decompressione. Ti fa capire veramente la vita sulla Terra da un altro punto di vista.” [“You never know true beauty until you see Earth from space, or true terror until you hear someone knocking on the space station door from outside. You look through the porthole and see an astronaut, but all your crew is inside and accounted for. You use the comm to ask who it is and he says he’s Ramirez returning from a repair mission, but Ramirez is sitting right next to you in the command module and he’s just as confused as you are. When you tell the guy this over the radio he starts banging on the door louder and harder, begging you to let him in, saying he’s the real Ramirez. Meanwhile, the Ramirez inside with you is pleading to keep the airlock shut. It really puts life on Earth into perspective.”]
Terry W. Virts – “Lassù non c'è il golf.” [“There’s no golf there.”]
Dal tono delle parole è abbastanza chiaro che non si tratta di dichiarazioni serie, ma molti pensano che si tratti di esempi di una bislacca forma di umorismo che affligge gli astronauti (cosa che in effetti talvolta succede). In realtà si tratta di frasi inventate di sana pianta dagli autori del sito satirico Clickhole, imparentato con il celeberrimo The Onion e dichiaratamente pieno di notizie finte o satiriche (“ClickHole uses invented names in all of its stories, except in cases where public figures are being satirized. Any other use of real names is accidental and coincidental.”). Purtroppo molti dimenticano di citare la fonte originale delle frasi e quindi chi le riceve non sa da dove provengono: fidandosi della fonte, presume che siano vere e le inoltra agli amici, e così via. È così che nascono i miti e le frasi storiche mai dette.
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2015/12/29
Antibufala: Mark Zuckerberg ti regala soldi se pubblichi questo annuncio!
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Speravo che non fosse necessaria una smentita di una bufala così evidente, ma a quanto pare una congrua fetta del popolo degli internauti ha deciso di spegnere il cervello e sta diffondendo la notizia che Mark Zuckerberg, cofondatore di Facebook, sta regalando soldi agli utenti che pubblicano un certo annuncio nei propri profili. La segnalazione mi è arrivata da Radio 105, che mi ha chiesto di parlarne in diretta stamattina.
L’appello dice grosso modo che Zuckerberg ha annunciato che donerà 45 miliardi di dollari in azioni di Facebook e che il 10% di questo importo verrà donato agli utenti di Facebook a patto che copino e incollino immediatamente l'appello stesso in un post. Secondo l'appello, a mezzanotte Facebook cercherà nei post del giorno e assegnerà a mille utenti 4,5 milioni di dollari ciascuno “come ringraziamento per aver reso Facebook uno strumento così utile di collegamento”.
È vero che Zuckerberg ha annunciato che donerà gran parte delle proprie azioni nel corso del tempo in favore di attività benefiche, non ha affatto detto che li intende scialacquare in una lotteria di questo genere. Facebook ha pubblicato una smentita il 9 dicembre scorso: “Gli amici non permettono agli amici di copiaincollare memi. Anche se la promessa di Mark e Priscilla di donare denaro per migliorare il mondo è vera, non tutto quello che leggete su Internet lo è altrettanto, e non intendono donare il loro denaro a caso. Riguardatevi, cacciatori di lotterie.”
Fonti aggiuntive: TechInsider.
Speravo che non fosse necessaria una smentita di una bufala così evidente, ma a quanto pare una congrua fetta del popolo degli internauti ha deciso di spegnere il cervello e sta diffondendo la notizia che Mark Zuckerberg, cofondatore di Facebook, sta regalando soldi agli utenti che pubblicano un certo annuncio nei propri profili. La segnalazione mi è arrivata da Radio 105, che mi ha chiesto di parlarne in diretta stamattina.
L’appello dice grosso modo che Zuckerberg ha annunciato che donerà 45 miliardi di dollari in azioni di Facebook e che il 10% di questo importo verrà donato agli utenti di Facebook a patto che copino e incollino immediatamente l'appello stesso in un post. Secondo l'appello, a mezzanotte Facebook cercherà nei post del giorno e assegnerà a mille utenti 4,5 milioni di dollari ciascuno “come ringraziamento per aver reso Facebook uno strumento così utile di collegamento”.
È vero che Zuckerberg ha annunciato che donerà gran parte delle proprie azioni nel corso del tempo in favore di attività benefiche, non ha affatto detto che li intende scialacquare in una lotteria di questo genere. Facebook ha pubblicato una smentita il 9 dicembre scorso: “Gli amici non permettono agli amici di copiaincollare memi. Anche se la promessa di Mark e Priscilla di donare denaro per migliorare il mondo è vera, non tutto quello che leggete su Internet lo è altrettanto, e non intendono donare il loro denaro a caso. Riguardatevi, cacciatori di lotterie.”
Fonti aggiuntive: TechInsider.
2015/12/28
Aggiornamenti Flash: abbiamo fatto venti, facciamo ventuno
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Se questo articolo vi sembra familiare, è perché è la ventunesima volta che Adobe pubblica un aggiornamento di sicurezza di Flash dall’inizio dell’anno. Considerato che Flash è uno dei canali di attacco preferiti dagli aggressori informatici, non aggiornarsi equivale a dipingersi un bersaglio addosso e gridare “Colpitemi e fatemi tanto male”: un buon passatempo per masochisti e per dirigenti d’azienda ottusi (due categorie non necessariamente disgiunte).
Stavolta si tratta di un aggiornamento d’emergenza, che chiude una rosa di vulnerabilità in Flash Player e AIR, almeno una delle quali (la CVE-2015-8651) viene già utilizzata in questo momento dai criminali informatici, per cui il pericolo non è astratto: è molto reale.
Il bollettino di sicurezza di Adobe è l’APSB16-01.
L’aggiornamento porta Adobe Flash alla versione 20.0.0.267 per Windows e Mac e alla 11.2.202.559 per Linux.
Anche chi usa Google Chrome (sotto Windows, OS X, Linux e ChromeOS) viene aggiornato alla versione 20.0.0.267. Chrome si aggiorna automaticamente. Idem per chi usa Microsoft Edge e Internet Explorer per Windows 10 e per Windows 8.x.
Molti computer sono configurati per aggiornarsi automaticamente, ma se necessario il player aggiornato è scaricabile manualmente qui.
Come consueto, potete verificare quale versione di Flash avete visitando questa pagina di Adobe con ciascuno dei browser che avete installato. Potete anche impostare Flash in modo che vi chieda il consenso per attivarsi sito per sito. Se invece preferite rimuovere Flash del tutto, le istruzioni in italiano sono qui per Windows e qui per Mac.
Fonti aggiuntive: The Register.
Se questo articolo vi sembra familiare, è perché è la ventunesima volta che Adobe pubblica un aggiornamento di sicurezza di Flash dall’inizio dell’anno. Considerato che Flash è uno dei canali di attacco preferiti dagli aggressori informatici, non aggiornarsi equivale a dipingersi un bersaglio addosso e gridare “Colpitemi e fatemi tanto male”: un buon passatempo per masochisti e per dirigenti d’azienda ottusi (due categorie non necessariamente disgiunte).
Stavolta si tratta di un aggiornamento d’emergenza, che chiude una rosa di vulnerabilità in Flash Player e AIR, almeno una delle quali (la CVE-2015-8651) viene già utilizzata in questo momento dai criminali informatici, per cui il pericolo non è astratto: è molto reale.
Il bollettino di sicurezza di Adobe è l’APSB16-01.
L’aggiornamento porta Adobe Flash alla versione 20.0.0.267 per Windows e Mac e alla 11.2.202.559 per Linux.
Anche chi usa Google Chrome (sotto Windows, OS X, Linux e ChromeOS) viene aggiornato alla versione 20.0.0.267. Chrome si aggiorna automaticamente. Idem per chi usa Microsoft Edge e Internet Explorer per Windows 10 e per Windows 8.x.
Molti computer sono configurati per aggiornarsi automaticamente, ma se necessario il player aggiornato è scaricabile manualmente qui.
Come consueto, potete verificare quale versione di Flash avete visitando questa pagina di Adobe con ciascuno dei browser che avete installato. Potete anche impostare Flash in modo che vi chieda il consenso per attivarsi sito per sito. Se invece preferite rimuovere Flash del tutto, le istruzioni in italiano sono qui per Windows e qui per Mac.
Fonti aggiuntive: The Register.
Cosa avevano previsto gli astrologi per il 2015? Un sacco di fuffa
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C'è chi crede che l’astrologia dia realmente delle indicazioni per il futuro e chi invece la considera una forma di intrattenimento: comunque sia, di fatto le profezie degli astrologi sono spettacolarmente inattendibili, tanto che non capisco che gusto ci sia nell'ascoltarle, neanche come intrattenimento.
Ogni anno il CICAP, a differenza delle redazioni e delle emittenti televisive che ospitano gli oroscopi, va a controllare le previsioni fatte dagli astrologi superstar per vedere quanto ci azzeccano.
I risultati sono eloquenti: “Emma Bonino Presidente della Repubblica, elezioni anticipate in ottobre, la Juventus vincitrice della Champions League: ancora una volta tra previsioni sbagliate, nebulose oppure completamente ovvie, astrologi e veggenti non hanno avuto un grande successo nel prevedere gli avvenimenti di un 2015 effettivamente molto complesso”, scrive il CICAP.
Se vi interessa scoprire queste e altre cretinate dette dal Divino Otelma, da Teodora Stefanova e da altri pesi massimi dell’astrofuffa, leggete qui.
C'è chi crede che l’astrologia dia realmente delle indicazioni per il futuro e chi invece la considera una forma di intrattenimento: comunque sia, di fatto le profezie degli astrologi sono spettacolarmente inattendibili, tanto che non capisco che gusto ci sia nell'ascoltarle, neanche come intrattenimento.
Ogni anno il CICAP, a differenza delle redazioni e delle emittenti televisive che ospitano gli oroscopi, va a controllare le previsioni fatte dagli astrologi superstar per vedere quanto ci azzeccano.
I risultati sono eloquenti: “Emma Bonino Presidente della Repubblica, elezioni anticipate in ottobre, la Juventus vincitrice della Champions League: ancora una volta tra previsioni sbagliate, nebulose oppure completamente ovvie, astrologi e veggenti non hanno avuto un grande successo nel prevedere gli avvenimenti di un 2015 effettivamente molto complesso”, scrive il CICAP.
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Anonymous “attacca” la pagina Facebook di Salvini? Occasione per ripassare la sicurezza di base
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Leggo su ANSA che ieri sera c’è stato un “attacco” di Anonymous Italia alla pagina Facebook del segretario della Lega Matteo Salvini: nella pagina, dice ANSA, è stato postato un messaggio (il solito slogan di Anonymous) accompagnato da un’immagine della maschera-logo di Anonymous. Il Fatto Quotidiano ha lo screenshot completo e altri dettagli.
Lascio perdere qualunque considerazione politica, ma l’episodio mi sembra una buona occasione per ricordare che esistono alcune regole di base della sicurezza informatica che andrebbero rispettate:
– usare password non ovvie
– usare password non usate altrove
– attivare l’autenticazione a due fattori (ce l’ha anche Facebook dal 2011, ma è largamente ignorata)
– impostare i contatti fidati per il recupero dell’account
– controllare che ogni richiesta di password sia in HTTPS (lucchetto chiuso)
– non abboccare alle mail di phishing
Sarebbe interessante sapere se/quali/quante di queste regole sono state disattese, permettendo questo “attacco” (la mia chiave pubblica PGP è a disposizione). Uso le virgolette perché se manca il rispetto di queste basi, parlare di “attacco” è un’esagerazione: significa attribuire all’intruso una temibile sofisticazione che in realtà non è stata necessaria. Certo, violare un account è comunque un reato, ma se lascio la chiave di casa sotto lo zerbino, dico forse che mi hanno attaccato la casa? O semmai dico che sono pirla io che ho lasciato la chiave in un posto ovvio?
Cogliete insomma l’occasione per mettere a posto le impostazioni di sicurezza del vostro account Facebook e anche degli account che avete altrove. Non vorrete mica fare la stessa fine di Salvini.
Leggo su ANSA che ieri sera c’è stato un “attacco” di Anonymous Italia alla pagina Facebook del segretario della Lega Matteo Salvini: nella pagina, dice ANSA, è stato postato un messaggio (il solito slogan di Anonymous) accompagnato da un’immagine della maschera-logo di Anonymous. Il Fatto Quotidiano ha lo screenshot completo e altri dettagli.
Lascio perdere qualunque considerazione politica, ma l’episodio mi sembra una buona occasione per ricordare che esistono alcune regole di base della sicurezza informatica che andrebbero rispettate:
– usare password non ovvie
– usare password non usate altrove
– attivare l’autenticazione a due fattori (ce l’ha anche Facebook dal 2011, ma è largamente ignorata)
– impostare i contatti fidati per il recupero dell’account
– controllare che ogni richiesta di password sia in HTTPS (lucchetto chiuso)
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Sarebbe interessante sapere se/quali/quante di queste regole sono state disattese, permettendo questo “attacco” (la mia chiave pubblica PGP è a disposizione). Uso le virgolette perché se manca il rispetto di queste basi, parlare di “attacco” è un’esagerazione: significa attribuire all’intruso una temibile sofisticazione che in realtà non è stata necessaria. Certo, violare un account è comunque un reato, ma se lascio la chiave di casa sotto lo zerbino, dico forse che mi hanno attaccato la casa? O semmai dico che sono pirla io che ho lasciato la chiave in un posto ovvio?
Cogliete insomma l’occasione per mettere a posto le impostazioni di sicurezza del vostro account Facebook e anche degli account che avete altrove. Non vorrete mica fare la stessa fine di Salvini.
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2015/12/23
Antibufala: l’asteroide di Natale minaccia la Terra!
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Provo a fare un’antibufala preventiva, visto che mi aspetto che come al solito si scateni il putiferio dei siti acchiappaclic intorno alla segnalazione, da parte della NASA, del passaggio di un asteroide di oltre un chilometro nelle “vicinanze” della Terra alla vigilia di Natale.
L’asteroide, denominato 2003 SD220, passerà a 11 milioni di chilometri dalla Terra, ossia più di venti volte la distanza fra la Terra e la Luna, e segue una rotta ben nota e prevedibile, tanto che si sa già che passerà a 2,8 milioni di chilometri dalla Terra nel 2018 e si sa anche dove sarà nel 2070, quando si avvicinerà (relativamente parlando) di nuovo a 2,7 milioni di chilometri.
Questo asteroide è quindi interessante dal punto di vista scientifico ma non comporta alcun pericolo, se non quello di qualche notte insonne da parte degli astronomi e radioastronomi che lo stanno osservando.
Maggiori dettagli sono sul sito del Jet Propulsion Laboratory della NASA e in questo articolo dell’astronomo Phil Plait.
Credit: NASA/JPL-Caltech/GSSR |
L’asteroide, denominato 2003 SD220, passerà a 11 milioni di chilometri dalla Terra, ossia più di venti volte la distanza fra la Terra e la Luna, e segue una rotta ben nota e prevedibile, tanto che si sa già che passerà a 2,8 milioni di chilometri dalla Terra nel 2018 e si sa anche dove sarà nel 2070, quando si avvicinerà (relativamente parlando) di nuovo a 2,7 milioni di chilometri.
Questo asteroide è quindi interessante dal punto di vista scientifico ma non comporta alcun pericolo, se non quello di qualche notte insonne da parte degli astronomi e radioastronomi che lo stanno osservando.
Maggiori dettagli sono sul sito del Jet Propulsion Laboratory della NASA e in questo articolo dell’astronomo Phil Plait.
2015/12/22
SpaceX, altri dettagli e nuove immagini dello storico ritorno alla base
Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi piace, potete incoraggiarmi a scrivere ancora (anche con un microabbonamento). Ultimo aggiornamento: 2015/12/27 23:25.
Ho qualche altro dettaglio sul rientro controllato del primo stadio del vettore orbitale Falcon 9 di SpaceX avvenuto poche ore fa, come ho descritto qui.
Una veduta satellitare della piazzuola d’atterraggio del Falcon a Cape Canaveral in Google Maps, che ha ancora immagini risalenti a prima dei lavori fatti da SpaceX. Le coordinate in Google Maps sono queste (grazie ad @AmericaSpace):
Il Falcon 9 poche ore fa, sempre grazie ad @AmericaSpace, che ha altre immagini e altri dettagli qui:
SpaceflightNow offre altre info e foto del Falcon alla luce del giorno qui e segnala un dettaglio interessante: Elon Musk ha detto ai giornalisti che questo Falcon verrà preparato per un’accensione dei motori a terra, a Cape Canaveral, per verificare che abbia sopportato bene il volo, ma non è previsto che venga lanciato una seconda volta. I prossimi vettori Falcon 9 che torneranno a terra verranno invece ricondizionati per effettuare nuovi voli.
Queste immagini dell’atterraggio, invece, sono opera di Ben Cooper:
C'è anche un’infografica non ufficiale del volo, creata da Jon Ross di ZLSA Design:
L’infografica mostra un dettaglio molto interessante: la traiettoria di rientro ha come bersaglio l’oceano. La piazzuola d’atterraggio viene raggiunta soltanto grazie a una manovra correttiva del motore. Una scelta prudenziale, perché in questo modo se il motore non funziona il razzo si schianta in acqua anziché sulla piazzuola o nelle sue vicinanze.
Un’altra infografica della stessa fonte, segnalata nei commenti qui sotto, confronta il recente volo del veicolo New Shepard di Blue Origin con questo volo del Falcon 9 di SpaceX. La superiorità della prestazione del veicolo di SpaceX è piuttosto evidente.
Nei giorni successivi il primo stadio del Falcon è stato colto durante il trasporto all’hangar di SpaceX che sta vicino alla storica rampa di lancio 39A (dalla quale partirono quasi tutti i voli per la Luna delle missioni Apollo):
La colorazione a bande dello stadio dopo il rientro è dovuta all'annerimento prodotto dal fatto che durante l’arrampicata verso lo spazio il primo stadio viene sporcato dal getto del motore del secondo stadio (che è alimentato a kerosene e ossigeno liquido) durante la separazione del primo stadio dal secondo e dal fatto che durante la discesa il razzo vola all’interno del getto del proprio motore. Le zone triangolari in basso restano bianche perché sono coperte dalle carenature delle zampe d’atterraggio, mentre la banda centrale rimane bianca, secondo una congettura ragionevole, perché corrisponde al serbatoio dell’ossigeno liquido, che essendo a bassissima temperatura forma un velo di condensazione sulla superficie esterna del razzo e impedisce ai prodotti di scarico del motore di aderirvi.
Ho qualche altro dettaglio sul rientro controllato del primo stadio del vettore orbitale Falcon 9 di SpaceX avvenuto poche ore fa, come ho descritto qui.
Una veduta satellitare della piazzuola d’atterraggio del Falcon a Cape Canaveral in Google Maps, che ha ancora immagini risalenti a prima dei lavori fatti da SpaceX. Le coordinate in Google Maps sono queste (grazie ad @AmericaSpace):
Il Falcon 9 poche ore fa, sempre grazie ad @AmericaSpace, che ha altre immagini e altri dettagli qui:
SpaceflightNow offre altre info e foto del Falcon alla luce del giorno qui e segnala un dettaglio interessante: Elon Musk ha detto ai giornalisti che questo Falcon verrà preparato per un’accensione dei motori a terra, a Cape Canaveral, per verificare che abbia sopportato bene il volo, ma non è previsto che venga lanciato una seconda volta. I prossimi vettori Falcon 9 che torneranno a terra verranno invece ricondizionati per effettuare nuovi voli.
Queste immagini dell’atterraggio, invece, sono opera di Ben Cooper:
C'è anche un’infografica non ufficiale del volo, creata da Jon Ross di ZLSA Design:
L’infografica mostra un dettaglio molto interessante: la traiettoria di rientro ha come bersaglio l’oceano. La piazzuola d’atterraggio viene raggiunta soltanto grazie a una manovra correttiva del motore. Una scelta prudenziale, perché in questo modo se il motore non funziona il razzo si schianta in acqua anziché sulla piazzuola o nelle sue vicinanze.
Un’altra infografica della stessa fonte, segnalata nei commenti qui sotto, confronta il recente volo del veicolo New Shepard di Blue Origin con questo volo del Falcon 9 di SpaceX. La superiorità della prestazione del veicolo di SpaceX è piuttosto evidente.
Nei giorni successivi il primo stadio del Falcon è stato colto durante il trasporto all’hangar di SpaceX che sta vicino alla storica rampa di lancio 39A (dalla quale partirono quasi tutti i voli per la Luna delle missioni Apollo):
La colorazione a bande dello stadio dopo il rientro è dovuta all'annerimento prodotto dal fatto che durante l’arrampicata verso lo spazio il primo stadio viene sporcato dal getto del motore del secondo stadio (che è alimentato a kerosene e ossigeno liquido) durante la separazione del primo stadio dal secondo e dal fatto che durante la discesa il razzo vola all’interno del getto del proprio motore. Le zone triangolari in basso restano bianche perché sono coperte dalle carenature delle zampe d’atterraggio, mentre la banda centrale rimane bianca, secondo una congettura ragionevole, perché corrisponde al serbatoio dell’ossigeno liquido, che essendo a bassissima temperatura forma un velo di condensazione sulla superficie esterna del razzo e impedisce ai prodotti di scarico del motore di aderirvi.
SpaceX, spettacolare tentativo di atterraggio (aggiornamento: RIUSCITO!)
Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi piace, potete incoraggiarmi a scrivere ancora (anche con un microabbonamento). Ultimo aggiornamento: 2015/12/22 21:40.
2015/12/22 00:30. SpaceX tenterà tra poco di effettuare un rientro controllato, stavolta sulla terraferma, del primo stadio del proprio lanciatore orbitale Falcon 9. Il tentativo di ieri è stato rinviato a causa del rischio di vento eccessivo per il rientro.
Ho già descritto gran parte delle novità tecniche in questo articolo, per cui segnalo qui soltanto le principali variazioni rispetto a quanto già scritto.
Prima di tutto, questa è una bella foto della zona di atterraggio a Cape Canaveral, pubblicata da SpaceflightNow:
Il decollo stavolta è previsto per le 8:29 ET, ossia alle 2:29 italiane, con una finestra di lancio di cinque minuti; l’atterraggio è previsto dieci minuti dopo il decollo.
Lo streaming di SpaceX è qui; SpaceflightNow farà la diretta qui. La cartella stampa di Orbcomm con le informazioni principali è qui (PDF, in inglese). Io farò un livetweet e aggiornerò questo articolo man mano che ci sono novità.
2:39. ATTERRAGGIO RIUSCITO! Con una discesa repentina e una fiammata poderosa che per qualche istante mi hanno fatto temere un botto, il primo stadio del Falcon 9 è rientrato a Cape Canaveral e si è posato al suolo dopo aver raggiunto una velocità di 5900 km/h e una quota di circa 200 km. È la prima volta nella storia dell’astronautica che uno stadio di un vettore orbitale torna al punto di partenza.
Ecco il video della fase di rientro, preparato al volo da Riccardo Rossi:
E questo è il video ufficiale dell’intero lancio:
Questa invece è una ripresa amatoriale: notate il bang sonico dopo l'atterraggio.
La missione primaria, ossia collocare in orbita undici satelliti, è stata anch’essa completata con pieno successo. Un altro aspetto di questo lancio che è passato in sordina ma è molto importante per i piani di SpaceX è il second stage restart, ossia la riaccensione del secondo stadio (quello che ha collocato in orbita i satelliti) per simulare le procedure e le manovre che sarebbero necessarie per collocare un satellite in orbita geostazionaria (o più precisamente in orbita di trasferimento verso quella geostazionaria). I satelliti geostazionari (per esempio per la TV satellitare) sono il mercato più remunerativo e ricco, e SpaceX era già in grado di servirlo con i Falcon precedenti, ma per farlo doveva rinunciare al rientro del primo stadio. Ora questa rinuncia non è più necessaria.
Da Barry Bonzack arriva questa magnifica foto della doppia scia: a sinistra quella di decollo, a destra quella di rientro direttamente alla sede di lancio, per cui non ci sono nemmeno complicazioni di trasporto dello stadio via mare. Fantastico.
4:35. Elon Musk ha pubblicato questa foto, che fa capire quant’è grande quel razzo (è alto quasi 48 metri, grosso modo come un palazzo di sedici piani):
Musk ha pubblicato anche dei dati tecnici che spiegano bene la difficoltà dell’impresa e ha messo online una foto e un video dell’atterraggio visto da un elicottero: centro perfetto. Sembra fantascienza, ma è la realtà.
Ora che SpaceX ha dimostrato che un rientro controllato è davvero possibile, arriva la sfida successiva: vedere se il primo stadio risulta realmente riutilizzabile senza grandi spese. Se lo è, si otterrà una riduzione notevole dei costi dei lanci spaziali: SpaceX dice che un Falcon 9 usa e getta costa circa 60 milioni di dollari, mentre il propellente per un lancio costa circa 200.000 dollari, per cui riutilizzare i veicoli è enormemente conveniente (se non ci sono problemi di recupero e rimessa in servizio che fanno lievitare i costi, come accadde per lo Shuttle). Sarà molto interessante vedere come reagiranno gli altri operatori del settore aerospaziale.
2015/12/22 00:30. SpaceX tenterà tra poco di effettuare un rientro controllato, stavolta sulla terraferma, del primo stadio del proprio lanciatore orbitale Falcon 9. Il tentativo di ieri è stato rinviato a causa del rischio di vento eccessivo per il rientro.
Ho già descritto gran parte delle novità tecniche in questo articolo, per cui segnalo qui soltanto le principali variazioni rispetto a quanto già scritto.
Prima di tutto, questa è una bella foto della zona di atterraggio a Cape Canaveral, pubblicata da SpaceflightNow:
Il decollo stavolta è previsto per le 8:29 ET, ossia alle 2:29 italiane, con una finestra di lancio di cinque minuti; l’atterraggio è previsto dieci minuti dopo il decollo.
Lo streaming di SpaceX è qui; SpaceflightNow farà la diretta qui. La cartella stampa di Orbcomm con le informazioni principali è qui (PDF, in inglese). Io farò un livetweet e aggiornerò questo articolo man mano che ci sono novità.
2:39. ATTERRAGGIO RIUSCITO! Con una discesa repentina e una fiammata poderosa che per qualche istante mi hanno fatto temere un botto, il primo stadio del Falcon 9 è rientrato a Cape Canaveral e si è posato al suolo dopo aver raggiunto una velocità di 5900 km/h e una quota di circa 200 km. È la prima volta nella storia dell’astronautica che uno stadio di un vettore orbitale torna al punto di partenza.
Questo non è un decollo: è un atterraggio.I dati in alto a destra sono riferiti al secondo stadio, che stava correndo verso l’orbita. |
Ecco il video della fase di rientro, preparato al volo da Riccardo Rossi:
E questo è il video ufficiale dell’intero lancio:
Questa invece è una ripresa amatoriale: notate il bang sonico dopo l'atterraggio.
La missione primaria, ossia collocare in orbita undici satelliti, è stata anch’essa completata con pieno successo. Un altro aspetto di questo lancio che è passato in sordina ma è molto importante per i piani di SpaceX è il second stage restart, ossia la riaccensione del secondo stadio (quello che ha collocato in orbita i satelliti) per simulare le procedure e le manovre che sarebbero necessarie per collocare un satellite in orbita geostazionaria (o più precisamente in orbita di trasferimento verso quella geostazionaria). I satelliti geostazionari (per esempio per la TV satellitare) sono il mercato più remunerativo e ricco, e SpaceX era già in grado di servirlo con i Falcon precedenti, ma per farlo doveva rinunciare al rientro del primo stadio. Ora questa rinuncia non è più necessaria.
Da Barry Bonzack arriva questa magnifica foto della doppia scia: a sinistra quella di decollo, a destra quella di rientro direttamente alla sede di lancio, per cui non ci sono nemmeno complicazioni di trasporto dello stadio via mare. Fantastico.
4:35. Elon Musk ha pubblicato questa foto, che fa capire quant’è grande quel razzo (è alto quasi 48 metri, grosso modo come un palazzo di sedici piani):
Musk ha pubblicato anche dei dati tecnici che spiegano bene la difficoltà dell’impresa e ha messo online una foto e un video dell’atterraggio visto da un elicottero: centro perfetto. Sembra fantascienza, ma è la realtà.
Ora che SpaceX ha dimostrato che un rientro controllato è davvero possibile, arriva la sfida successiva: vedere se il primo stadio risulta realmente riutilizzabile senza grandi spese. Se lo è, si otterrà una riduzione notevole dei costi dei lanci spaziali: SpaceX dice che un Falcon 9 usa e getta costa circa 60 milioni di dollari, mentre il propellente per un lancio costa circa 200.000 dollari, per cui riutilizzare i veicoli è enormemente conveniente (se non ci sono problemi di recupero e rimessa in servizio che fanno lievitare i costi, come accadde per lo Shuttle). Sarà molto interessante vedere come reagiranno gli altri operatori del settore aerospaziale.
2015/12/19
Telegram tiene i messaggi in chiaro? I tweet degli esperti
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Telegram è indicata da molti come un’applicazione di chat molto sicura. Ma oggi nel mio flusso di tweet ho notato questo scambio:
Un’accusa piuttosto pesante: i messaggi sarebbero custoditi in chiaro sui server di Telegram. Qualcuno chiede prove, e la risposta è questa: un link alla documentazione interna dell’app.
A questo punto interviene nientemeno che Pavel Durov, fondatore ed ex CEO di Telegram, smentendo tutto:
Già così la cosa si fa interessante, ma poi arriva Edward Snowden:
Mi piacerebbe saperne di più, per cui chiedo agli esperti che leggono questo blog di contribuire con i propri commenti, ma di certo sentir dire da Snowden che Telegram è insicuro dev’essere una mazzata notevole.
Il thread della discussione citata qui sopra prosegue su Twitter qui.
Andrea Draghetti mi segnala che ci sono dettagli su Zimperium.com su come Telegram salvi in chiaro i messaggi sul dispositivo dell’utente.
Telegram è indicata da molti come un’applicazione di chat molto sicura. Ma oggi nel mio flusso di tweet ho notato questo scambio:
tqbf By default Telegram stores the PLAINTEXT of EVERY MESSAGE every user has ever sent or received on THEIR SERVER. 19/12/15 05:15 |
Un’accusa piuttosto pesante: i messaggi sarebbero custoditi in chiaro sui server di Telegram. Qualcuno chiede prove, e la risposta è questa: un link alla documentazione interna dell’app.
moxie @sc0p3r It's just how Telegram works and is self-documented to work: https://t.co/GMD3mryXoN Only their marketing copy suggests otherwise. 19/12/15 15:24 |
A questo punto interviene nientemeno che Pavel Durov, fondatore ed ex CEO di Telegram, smentendo tutto:
durov @tqbf This is false: @telegram never stores plaintext of messages, and deleted messages are erased forever. Do you get paid for posting BS? 19/12/15 17:49 |
Già così la cosa si fa interessante, ma poi arriva Edward Snowden:
Snowden I respect @durov, but Ptacek is right: @telegram's defaults are dangerous. Without a major update, it's unsafe. https://t.co/pbBt2rHr5x 19/12/15 18:53 |
Snowden To be clear, what matters is that the plaintext of messages is *accessible* to the server (or service provider), not whether it's "stored." 19/12/15 19:03 |
Mi piacerebbe saperne di più, per cui chiedo agli esperti che leggono questo blog di contribuire con i propri commenti, ma di certo sentir dire da Snowden che Telegram è insicuro dev’essere una mazzata notevole.
Il thread della discussione citata qui sopra prosegue su Twitter qui.
Andrea Draghetti mi segnala che ci sono dettagli su Zimperium.com su come Telegram salvi in chiaro i messaggi sul dispositivo dell’utente.
SpaceX tenterà un nuovo rientro con atterraggio: stavolta sulla terraferma
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Le ipotesi iniziali sono state confermate; è stato annunciato per domani (domenica 20) che SpaceX tenterà la messa in orbita di un numeroso gruppo di satelliti per telecomunicazioni (ben undici) e coglierà l’occasione per tentare un nuovo rientro controllato del primo stadio del vettore Falcon, come già avvenuto in passato con risultati soltanto parziali e piuttosto distruttivi. La differenza importante è che stavolta il rientro avverrà sulla terraferma invece che su una chiatta nell’oceano.
Lo ha dichiarato, con molta cautela, Elon Musk in persona:
Il lancio è previsto per le 20:29 EST (1:29 GMT, 02:29 italiane, di lunedì 21), con partenza dalla rampa 40 di Cape Canaveral, in Florida, e rientro nell’apposita area di atterraggio (la Landing Zone 1 di SpaceX, ex Space Launch Complex 13) sempre a Cape Canaveral. Se questo lancio segue lo schema dei precedenti, il tentativo di atterraggio dovrebbe avvenire una decina di minuti dopo il decollo.
Il volo è importante non solo per il tentativo di rientro controllato senza precedenti (se avrà successo, sarà la prima volta in assoluto che un vettore orbitale effettua un atterraggio sulla terraferma) ma anche perché rappresenta la ripresa dei lanci di SpaceX dopo il fallimento del 28 giugno scorso, che ha portato a una sospensione dei voli, e vedrà il debutto di una versione potenziata del vettore Falcon 9, che sarà più lunga di circa un metro e mezzo e userà propellente condensato: sia l’ossigeno liquido, sia il kerosene RP1 verranno portati a temperature molto più basse del normale: (saranno rispettivamente a -206°C e -6°C invece dei normali -183°C e 21°C), riducendone il volume e consentendo di caricarne una quantità maggiore.
L’orario è stato successivamente confermato anche da Orbcomm, che ha fabbricato i satelliti.
Almeno una delle chiatte usate per gli atterraggi (o appontaggi) precedenti è stata avvistata in porto e quindi è presumibile che non stavolta verrà coinvolta nelle operazioni di lancio e rientro.
Questo è il NOTAM (avviso ai piloti di velivoli) riguardante il rientro:
BusinessWire segnala che probabilmente sarà udibile un bang sonico prodotto dal rientro supersonico del primo stadio del Falcon 9 e che SpaceX trasmetterà il lancio in streaming presso SpaceX.com/webcast.
Moltissimi dettagli sulla missione sono su NasaSpaceflight.
23:30. Il lancio è stato rinviato di 24 ore: il nuovo tentativo è pianificato per le 8:33 EST di lunedì (le 2:33 di martedì in Italia).
Le ipotesi iniziali sono state confermate; è stato annunciato per domani (domenica 20) che SpaceX tenterà la messa in orbita di un numeroso gruppo di satelliti per telecomunicazioni (ben undici) e coglierà l’occasione per tentare un nuovo rientro controllato del primo stadio del vettore Falcon, come già avvenuto in passato con risultati soltanto parziali e piuttosto distruttivi. La differenza importante è che stavolta il rientro avverrà sulla terraferma invece che su una chiatta nell’oceano.
Lo ha dichiarato, con molta cautela, Elon Musk in persona:
elonmusk
Currently looking good for a Sunday night (~8pm local) attempted orbital launch and rocket landing at Cape Canaveral
19/12/15 10:57
Il lancio è previsto per le 20:29 EST (1:29 GMT, 02:29 italiane, di lunedì 21), con partenza dalla rampa 40 di Cape Canaveral, in Florida, e rientro nell’apposita area di atterraggio (la Landing Zone 1 di SpaceX, ex Space Launch Complex 13) sempre a Cape Canaveral. Se questo lancio segue lo schema dei precedenti, il tentativo di atterraggio dovrebbe avvenire una decina di minuti dopo il decollo.
Il volo è importante non solo per il tentativo di rientro controllato senza precedenti (se avrà successo, sarà la prima volta in assoluto che un vettore orbitale effettua un atterraggio sulla terraferma) ma anche perché rappresenta la ripresa dei lanci di SpaceX dopo il fallimento del 28 giugno scorso, che ha portato a una sospensione dei voli, e vedrà il debutto di una versione potenziata del vettore Falcon 9, che sarà più lunga di circa un metro e mezzo e userà propellente condensato: sia l’ossigeno liquido, sia il kerosene RP1 verranno portati a temperature molto più basse del normale: (saranno rispettivamente a -206°C e -6°C invece dei normali -183°C e 21°C), riducendone il volume e consentendo di caricarne una quantità maggiore.
L’orario è stato successivamente confermato anche da Orbcomm, che ha fabbricato i satelliti.
ORBCOMM_Inc Targeting #OG2 Mission 2 launch no earlier than Sun., Dec 20 at 8:29PM ET from launch pad SLC40. Countdown is on at https://t.co/k0ndVaHh3h 19/12/15 18:56 |
Almeno una delle chiatte usate per gli atterraggi (o appontaggi) precedenti è stata avvistata in porto e quindi è presumibile che non stavolta verrà coinvolta nelle operazioni di lancio e rientro.
Questo è il NOTAM (avviso ai piloti di velivoli) riguardante il rientro:
NASASpaceflight NOTAM (Notice to Airmen) is out for the SpaceX Falcon 9 OG2 mission, noting apt "Missile Operations" - INCOMING :-) https://t.co/CsKvH12RjY 19/12/15 22:23 |
BusinessWire segnala che probabilmente sarà udibile un bang sonico prodotto dal rientro supersonico del primo stadio del Falcon 9 e che SpaceX trasmetterà il lancio in streaming presso SpaceX.com/webcast.
Moltissimi dettagli sulla missione sono su NasaSpaceflight.
23:30. Il lancio è stato rinviato di 24 ore: il nuovo tentativo è pianificato per le 8:33 EST di lunedì (le 2:33 di martedì in Italia).
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