Il wallet in questione, noto come 1HQ3Go3ggs8pFnXuHVHRytPCq5fGG8Hbhx, era seguitissimo e dormiente dal 2015. Era popolare non solo perché era uno dei wallet più ricchi del mondo, ma anche perché conteneva soldi collegati a Silk Road, un noto mercato criminale online il cui fondatore era stato processato appunto nel 2015.
Per qualche giorno si è ipotizzato che qualcuno fosse riuscito finalmente a scoprire la password che proteggeva il wallet e compiere così il più grande furto di criptovalute della storia senza neanche spostarsi dalla tastiera, ma poi l’autore della transazione si è fatto avanti.
È il governo statunitense, specificamente il suo Dipartimento di Giustizia, che in un comunicato ha spiegato che un furto miliardario è effettivamente avvenuto, ma nel 2012 o 2013. Lo ha commesso un informatico che è riuscito a entrare nel sito di Silk Road e trasferire i soldi dei criminali sul proprio wallet. L’informatico ha ora consegnato i soldi al Dipartimento.
Non si sa chi sia questo ladro, che nei documenti legali è citato solo come Individuo X. Né si sa come sia stato individuato, anche se è stato reso noto che c’è di mezzo la società investigativa specializzata Chainalysis. Ma sembra piuttosto chiaro che stare seduti su un miliardo di dollari rubati a una banda criminale era una situazione insostenibile per chi ha commesso questo furto colossale. Come sempre, la parte difficile non è commettere il reato informatico: è gestirne le conseguenze.
Per i curiosi che si stanno chiedendo che aspetto abbia un miliardo di dollari, segnalo questa stima fatta da Groovewallet: in biglietti da cento dollari, sono circa 10 tonnellate.
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