Antibufala benzina: vado a comprarmi un pallottoliere
Grazie alla mente matematica di
glucrezi, ben più sveglia della mia, devo segnalarvi un
errore nei conticini della newsletter scorsa a proposito
dell'appello a boicottare Shell e Esso per "dimezzare il prezzo
della benzina”.
Infatti nell'ipotesi che avevo fatto,
giusto per ridere, che i produttori rinuncino completamente alla loro
quota del prezzo della benzina, ho scritto che “la benzina
scenderebbe da 109,5 eurocent a 72,4 eurocent (ossia da 2120 a 1400
vecchie lire)”. In realtà scenderebbe da 109,5 eurocent
a 65 eurocent (ossia da 2120 a 1260 vecchie lire). Mi scuso
dell'errore. Resta valido comunque il ragionamento: persino in questo
caso estremo (e impossibile), il prezzo non si dimezzerebbe come
promette l'appello.
L'indagine completa, corretta e aggiornata è
qui:
http://www.attivissimo.net/antibufala/caro_benzina_idea_francese.htm
Antibufala benzina 2: attenzione, c'è boicottaggio e
boicottaggio
Molti lettori mi hanno chiesto chiarimenti su un'altra iniziativa di
boicottaggio riguardante la benzina, quella promossa da Greenpeace contro Esso (Exxon). Dico subito che assolutamente non è una bufala
ed ha tutt'altro significato e spessore rispetto alla catena di
sant'Antonio che propone di boicottare Esso e Shell per arrivare a
prezzi più bassi che ho recentemente descritto presso
http://www.attivissimo.net/antibufala/caro_benzina_idea_francese.htm
Faccio questa precisazione per evitare eventuali confusioni fra le
due iniziative: non vorrei che qualcuno, leggendo una riga sì e una no
della mia indagine antibufala, pensasse che tutte le
forme di boicottaggio che girano intorno al petrolio siano bufale (e
magari che io sono al soldo delle compagnie petrolifere; capita anche
questo).
La differenza fondamentale e abissale fra l'appello di Greenpeace e la bufala del "boicotta Esso e Shell per dimezzare il prezzo della benzina"
è nelle motivazioni e nell'efficacia: mentre la bufala ha un obiettivo
egoista e oltretutto impossibile per motivi fiscali (si vuole pagare
meno la benzina soltanto per essere liberi di rombare con il
macchinone, ed è il Fisco il principale responsabile del prezzo del
carburante), l'invito al boicottaggio della Esso fatto da Greenpeace ha
una motivazione etica ed ha ottime possibilità di riuscita. E' una
forma pacifica di protesta, presente in numerosi paesi.
Come trovate descritto sul sito italiano di Greenpeace presso
http://www.greenpeace.it/stopesso
l'iniziativa di Greenpeace è una "azione responsabile e nonviolenta...
per esprimere efficacemente dal basso la volontà della
stragrande maggioranza della popolazione". L'invito è a fare "un gesto concreto contro la guerra - non finanziare chi le dà energia".
Secondo Greenpeace, infatti, Exxon sarebbe, fra le compagnie
petrolifere, la maggiore beneficiaria dell'intera operazione militare
in Iraq. Un'ipotesi assai plausibile, dato che Exxon è la maggiore
compagnia petrolifera del mondo; trovate tutta la documentazione sul
sito di Greenpeace.
Oltre ad avere un contenuto moralmente assai più difendibile, questa
forma di boicottaggio è efficace, diversamente da quella mirata
soltanto a far calare il prezzo alla pompa. Infatti come spiegato
presso Clarence.com
http://www.clarence.com/staff/mao/archives/001050.html
"secondo un recente sondaggio dell'agenzia Mori, nell'arco di un
anno, il numero degli inglesi che hanno dichiarato di rifornirsi
periodicamente nelle stazioni Esso è sceso di un quarto e circa un
milione di guidatori hanno deciso di boicottare la compagnia per
la sua politica in merito ai cambiamenti climatici. Dalla ricerca
emerge che, alla domanda su dove si riforniscono regolarmente di
carburanti, nel 2001 il 26% aveva risposto Esso contro il 19%
dell'ultimo sondaggio."
In altre parole, questo tipo di iniziativa funziona: il
consumatore accorto può davvero influenzare il modo di operare delle
società petrolifere, punendo quelle eticamente scorrette e premiando
quelle che prestano ascolto alle campagne contro l'inquinamento, per
esempio. Cito sempre da Clarence: "Che una politica più attenta alle esigenze di
tutela ambientale sia oramai una strategia anche per il mercato, è
dimostrato dal dato, rilevato dalla stessa agenzia, che la British Petroleum,
che al contrario ha deciso di non disconoscere le proprie
responsabilità sui cambiamenti climatici e sta investendo molte risorse
nella ricerca su fonti rinnovabili, è passata da 18% al 21% nelle
preferenze dei guidatori."
Per farla breve: la
campagna promossa da Greenpeace non ha niente a che vedere con la
bufala che ho descritto, e non è assolutamente una perdita di tempo.
Antibufala benzina 3: coinvolto un professore
Come al solito, anche stavolta la distribuzione incontrollata degli
appelli più squinternati fa "vittime" innocenti. Ricevo infatti da un
professore dell'Università di Pisa la richiesta di segnalare che
un'altra bufala sul boicottaggio per ridurre il prezzo alla pompa,
quella descritta presso
http://www.attivissimo.net/antibufala/caro_benzina.htm
circola anche in una
versione accompagnata in calce dal suo nome, cognome, indirizzo del luogo di lavoro, numeri di
telefono, ed indirizzo e-mail, in maniera tale che ne sembra
l'autore, cosa assolutamente falsa.
Non è un fenomeno nuovo: per esempio, l'appello-bufala per la povera
Rachel che riceverebbe 32 cent per ogni copia dell'appello che mandate
http://www.attivissimo.net/antibufala/george_arlington.htm
ha visto coinvolti l'Istituto Superiore di Sanità e altri enti
pubblici di prestigio, che si sono trovati ad essere involontari
"firmatari" dell'appello, facendolo sembrare autentico.
In questo caso, il professore smentisce in maniera categorica di essere l'autore dell'invito al boicottaggio.
Il caso del professore è tipico delle conseguenze nefaste di chi,
per varie ragioni, si ritrova ad avere il proprio nome associato a una
bufala. Come racconta il professore stesso, "da diverse settimane mi
arrivano ogni giorno decine di e-mail e telefonate con richieste di
chiarimento, commenti di tutti i tipi, ed anche insulti. Ho quindi
cercato di rispondere a tutti i messaggi che mi sono arrivati con
delle smentite e richieste di interrompere la catena. Tuttavia, negli
ultimi giorni la divulgazione di questo messaggio sembra invece
aumentare esponenzialmente (forse anche grazie a questa firma,
ritenuta da qualcuno "autorevole")."
Ma
come sempre le sue risposte individuali e le sue smentite non bastano,
per cui si è rivolto al Servizio Antibufala nella speranza che questo
possa dare più visibilità alla reale situazione. Riporto pertanto
integralmente il testo della sua smentita, e mantengo riservato il suo
nome per non esporlo ulteriormente alla persecuzione derivante da
questa bufala:
Oggetto: Bufala boicottaggio benzina
Da diverso tempo gira nella rete un messaggio a catena con una
proposta di boicottaggio per ridurre il prezzo della benzina. Si
tratta di una "bufala" in giro dal luglio 2002, come si
puo' vedere, ad esempio, nel sito web
http://www.attivissimo.net/antibufala/caro_benzina.htm
Ultimamente (cioè da circa fine gennaio) è stata immessa in rete
una versione del messaggio originale con aggiunti in calce il nome,
cognome, luogo di lavoro, recapiti telefonici ed e-mail di un
professore dell'Università di Pisa, in maniera tale che ne sembrasse
l'autore, cosa, ovviamente, del tutto falsa.
Qualora riceveste (o abbiate già ricevuto) tale messaggio, siete
quindi vivamente pregati non solo di non continuare la catena ma
anche, se possibile, di far pervenire questa smentita a più persone
possibile che pensiate possano aver ricevuto il messaggio stesso. Grazie.
Antibufala: lo strano caso di Valentin, che muore di freddo in
Russia. Da tre anni
L'appello circola in varie lingue:
Valentin Mikhaylin, uno studente di Kaluga, in Russia, ha la madre
invalida. Fa tanto freddo, molta gente è già morta per
il gelo, e anche lui sente la morte vicina. Così ha pensato di
usare la connessione Internet della sua facoltà per chiedervi
aiuto. Potreste mandargli coperte, sacchi a pelo, medicinali e cibo
al suo indirizzo di casa? Anche i soldi vanno bene, anzi forse sono
anche più pratici.
Come forse avrete sospettato, tutto fa pensare che si tratti di
una truffa, per una serie di motivi descritti chiaramente da
Hoaxbuster.com
(http://www.hoaxbuster.com/hoaxliste/hoax.php?idArticle=6296,
in francese).
Primo: questo appello è stato
ricevuto da centinaia di migliaia di utenti della Rete, al punto di
essere segnalato ripetutamente come “abusatore di Internet”
nei newsgroup it.news.net-abuse e
news.admin.net-abuse.sightings, specializzati nella
segnalazione di questi comportamenti scorretti. Come fa uno studente
disperatamente povero ad avere le risorse necessarie per un'invio di
massa del genere, degno del più agguerrito degli spammer? Di
certo non gli bastano la “connessione Internet gratuita”
della facoltà dove studia e un normale programma di posta
elettronica.
Secondo: come fa uno studente a
procurarsi gli indirizzi delle centinaia di migliaia di utenti che
hanno ricevuto il suo appello?
Terzo: l'appello, in numerose varianti,
circola dal 1999. Valentin dice sempre che “ La morte è
vicina anche a noi”, ma mi pare che sappia tenerla a
distanza piuttosto benino.
Quarto: come mai nella versione del
1999 di questo appello Valentin Mikhaylin si presentava come un
professore, anziché come uno studente?
Quinto: come mai c'è un appello
(http://www.h-debate.com/listahad/26-11.htm)
in cui un Valentin Mikhaylin, abitante allo stesso identico
indirizzo, precisa che ha bisogno solo di “vestiti da uomo
taglie L e XL” e “scarpe da uomo taglia 44-45”?
Tutta gente fatta con lo stampino, a Kaluga? Le donne di Kaluga non
patiscono il freddo? I bambini neppure?
Ovviamente si potrebbe tagliare la
testa al toro andando a Kaluga a vedere chi abita all'indirizzo
indicato: se qualcuno mi paga il viaggetto, lo faccio volentieri.
Tuttavia, anche senza arrivare a questi estremi, gli indizi e le
strane circostanze tecniche riguardanti la sua massiccia diffusione
sembrano indicare più che chiaramente che l'appello è
una truffa organizzata.
Esiste un fiorente mercato nero dei
generi di prima necessità in Russia, e a qualcuno potrebbe
essere venuta l'idea di far leva sul buon cuore della gente e indurla
a mandare indumenti smessi e cibo, che poi verrebbero rivenduti.
L'appello, oltretutto, suggerisce non troppo discretamente che è
meglio mandare soldi.
Pertanto questo appello va considerato
bufala, anzi truffa, fino a prova contraria. Perché rischiare?
Dopotutto, se volete fare del bene agli abitanti di Kaluga, vi basta
rivolgervi a organizzazioni più affidabili, come la Croce
Rossa, piuttosto che a uno sconosciuto dai comportamenti assai
sospetti.
L'indagine antibufala completa sul caso
di Valentin è presso
http://www.attivissimo.net/antibufala/valentin_russia.htm.
Ciao da Paolo.
Questo articolo è una ripubblicazione della newsletter Internet per tutti che gestivo via mail all’epoca. L’orario di questa ripubblicazione non corrisponde necessariamente a quello di invio della newsletter originale. Molti link saranno probabilmente obsoleti.