Un blog di Paolo Attivissimo, giornalista informatico e cacciatore di bufale
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2005/10/08
Centomila zombi dall’Olanda
Tre giovani sotto i trent'anni sono riusciti a creare una rete globale di oltre 100.000 computer "zombificati" (ossia comandati a distanza a insaputa dei proprietari), che ora è stata debellata dalla polizia olandese, come riferisce The Register.
I tre arrestati usavano questa rete di computer per lanciare attacchi informatici contro le aziende e per penetrare nei conti correnti degli utenti presso banche e presso Paypal.
I PC venivano zombificati usando un virus, o più propriamente un trojan horse, denominato W 32.Toxbot. Toxbot registra tutto quello che viene digitato al computer della vittima e lo invia al criminale che gestisce l'infezione. Toxbox è riconosciuto dagli antivirus, ma il trio di ladri informatici lo modificava in continuazione per eludere il controllo antivirale.
Casi come questo confermano che non prendere buone precauzioni antivirali non è soltanto un male per chi si fa infettare, e non è soltanto un danno alla Rete: è un vero e proprio aiuto ai criminali.
I tre arrestati usavano questa rete di computer per lanciare attacchi informatici contro le aziende e per penetrare nei conti correnti degli utenti presso banche e presso Paypal.
I PC venivano zombificati usando un virus, o più propriamente un trojan horse, denominato W 32.Toxbot. Toxbot registra tutto quello che viene digitato al computer della vittima e lo invia al criminale che gestisce l'infezione. Toxbox è riconosciuto dagli antivirus, ma il trio di ladri informatici lo modificava in continuazione per eludere il controllo antivirale.
Casi come questo confermano che non prendere buone precauzioni antivirali non è soltanto un male per chi si fa infettare, e non è soltanto un danno alla Rete: è un vero e proprio aiuto ai criminali.
2005/10/07
Nuova terminologia: dopo il phishing, arriva lo spear phishing
Secondo un articolo di IBM, sta sviluppandosi una nuova forma di attacco, simile al phishing ma più mirato.
Il phishing si basa sul mandare centinaia di migliaia di e-mail generici che simulano di provenire da una banca o da eBay o da altra organizzazione che gestisce soldi, nella speranza di trovare a casaccio qualche utente di quell'organizzazione che sia sufficientemente malaccorto da rispondere all'invito a fornire i propri codici segreti. La nuova forma di attacco, denominata spear phishing (letteralmente, "pesca con la fiocina" o "phishing con la fiocina"), è invece calibrata specificamente sulla vittima.
Lo spear phishing è in genere condotto dall'interno del sistema. Per esempio, un dipendente di una ditta (che conosce i dettagli personali degli altri dipendenti) manda a ciascuno dei propri colleghi un e-mail che si spaccia per una comunicazione interna, che ordina loro di cambiare password e di inviarla via e-mail all'indirizzo appositamente fornito. L'indirizzo, ovviamente, non è quello dell'amministratore della sicurezza, ma uno che gli somiglia, creato dal dipendente-aggressore.
Lo spear phishing consente di confezionare e-mail-trappola molto più convincenti. Nel phishing tradizionale, i messaggi iniziano con un vago "caro correntista" e simili. I messaggi di spear phishing, invece, indicano nome, cognome e altri dati personali dei loro bersagli. La reazione istintiva è di fidarsi di chi dimostra di sapere già tutte queste informazioni personali.
Per difendersi occorre, come sempre, cautela e un po' di buon senso. Qualunque richiesta di dati personali e specialmente di codici d'accesso che ci arriva via e-mail va trattata con la massima diffidenza e verificata usando un canale di comunicazione alternativo: per esempio, una telefonata al responsabile aziendale della sicurezza o all'ente che apparentemente ha inviato il messaggio di richiesta.
Il phishing si basa sul mandare centinaia di migliaia di e-mail generici che simulano di provenire da una banca o da eBay o da altra organizzazione che gestisce soldi, nella speranza di trovare a casaccio qualche utente di quell'organizzazione che sia sufficientemente malaccorto da rispondere all'invito a fornire i propri codici segreti. La nuova forma di attacco, denominata spear phishing (letteralmente, "pesca con la fiocina" o "phishing con la fiocina"), è invece calibrata specificamente sulla vittima.
Lo spear phishing è in genere condotto dall'interno del sistema. Per esempio, un dipendente di una ditta (che conosce i dettagli personali degli altri dipendenti) manda a ciascuno dei propri colleghi un e-mail che si spaccia per una comunicazione interna, che ordina loro di cambiare password e di inviarla via e-mail all'indirizzo appositamente fornito. L'indirizzo, ovviamente, non è quello dell'amministratore della sicurezza, ma uno che gli somiglia, creato dal dipendente-aggressore.
Lo spear phishing consente di confezionare e-mail-trappola molto più convincenti. Nel phishing tradizionale, i messaggi iniziano con un vago "caro correntista" e simili. I messaggi di spear phishing, invece, indicano nome, cognome e altri dati personali dei loro bersagli. La reazione istintiva è di fidarsi di chi dimostra di sapere già tutte queste informazioni personali.
Per difendersi occorre, come sempre, cautela e un po' di buon senso. Qualunque richiesta di dati personali e specialmente di codici d'accesso che ci arriva via e-mail va trattata con la massima diffidenza e verificata usando un canale di comunicazione alternativo: per esempio, una telefonata al responsabile aziendale della sicurezza o all'ente che apparentemente ha inviato il messaggio di richiesta.
2005/10/06
Gli operatori cellulari ci stanno pelando vivi col roaming
L'Unione Europea ha pubblicato una ricerca-confronto sulle tariffe di roaming per i cellulari, ossia quanto si spende per ricevere o fare una chiamata col proprio telefonino quando si è all'estero.
Le disparità e più in generale l'esosità delle tariffe sono evidenti. Due-tre euro al minuto (sono quattro-seimila lire, ricordate!) sono la norma, ma c'è anche di peggio. Tanto vale farsi infettare da un dialer.
Considerato che i costi effettivi tecnici del roaming sono praticamente gli stessi di una telefonata cellulare normale, è chiaro che i margini di profitto sono esageratamente alti. Per questo l'UE sta indagando.
Per ora la pagina della ricerca è in inglese; le altre lingue verranno aggiunte a breve.
Le disparità e più in generale l'esosità delle tariffe sono evidenti. Due-tre euro al minuto (sono quattro-seimila lire, ricordate!) sono la norma, ma c'è anche di peggio. Tanto vale farsi infettare da un dialer.
Considerato che i costi effettivi tecnici del roaming sono praticamente gli stessi di una telefonata cellulare normale, è chiaro che i margini di profitto sono esageratamente alti. Per questo l'UE sta indagando.
Per ora la pagina della ricerca è in inglese; le altre lingue verranno aggiunte a breve.
2005/10/05
Brevetti software, confermati i pericoli anche per i colossi
The Register segnala che Microsoft ha subìto una nuova sconfitta nella sua lotta contro un brevetto della Eolas (numero 5,838,906) che sarebbe violato da Internet Explorer e da molti altri browser. L'Ufficio Brevetti statunitense ha annunciato pochi giorni fa di aver riesaminato il brevetto Eolas e di averlo trovato valido.
Eolas è un'emanazione della University of California, che nel 1999 iniziò una causa contro Microsoft per questo brevetto. La causa si è conclusa nel 2003 con una sentenza clamorosa: Microsoft doveva pagare a Eolas un risarcimento di 520,6 milioni di dollari, più gli interessi. Il verdetto, confermato a gennaio 2004, è però soggetto a un ulteriore appello, che a marzo 2005 ha concesso a Microsoft di sospendere il pagamento.
L'argomentazione difensiva dell'appello di Microsoft è che la tecnologia descritta dal brevetto (che secondo Eolas copre plug-in, applet Java, scriptlet e controlli ActiveX) era già nota quando fu depositato il brevetto, che quindi sarebbe nullo. La dimostrazione di questa nullità sarebbe un browser antecedente, denominato Viola, ma a Microsoft non era stato consentito di presentarlo come prova, e questo sarebbe stato scorretto.
Il brevetto Eolas non è un problema soltanto per Microsoft, ma per moltissimi altri browser e per chiunque abbia un sito Web: infatti se confermato definitivamente, obbligherebbe a riscrivere praticamente tutto il Web. La cosa è così seria che persino Tim Berners-Lee, direttore del W3C nonché uno dei padri del Web, aveva scritto all'Ufficio Brevetti USA chiedendone la nullità e fornendo fior di documentazione invalidante. Ma l'Ufficio Brevetti ha invece appena confermato di nuovo (sia pure non definitivamente) la validità del brevetto Eolas.
A prescindere da chi abbia torto e chi ragione, questo caso (in ballo da ormai sei anni, un'eternità in informatica) dimostra quanto è perniciosa la brevettazione del software. I fautori dei brevetti software, quelli che vogliono introdurli anche in Europa, dicono "niente paura, se un brevetto è troppo ampio o banale o descrive cose già note, basta andare in tribunale e lo si annulla". Ma qui abbiamo Microsoft, con una montagna di soldi e con un'orda di avvocati, che non riesce a spuntarla. Figuriamoci che speranze potrebbe avere una qualsiasi piccola società di software: finirebbe per spendere più in parcelle legali che in stipendi per i programmatori.
Il bello è che Microsoft è una strenua sostenitrice della brevettazione del software. Chissà che uno o due altri casi come questo facciano cambiare idea a lei e a molte altre aziende del settore altrettanto pro-brevetti software.
Eolas è un'emanazione della University of California, che nel 1999 iniziò una causa contro Microsoft per questo brevetto. La causa si è conclusa nel 2003 con una sentenza clamorosa: Microsoft doveva pagare a Eolas un risarcimento di 520,6 milioni di dollari, più gli interessi. Il verdetto, confermato a gennaio 2004, è però soggetto a un ulteriore appello, che a marzo 2005 ha concesso a Microsoft di sospendere il pagamento.
L'argomentazione difensiva dell'appello di Microsoft è che la tecnologia descritta dal brevetto (che secondo Eolas copre plug-in, applet Java, scriptlet e controlli ActiveX) era già nota quando fu depositato il brevetto, che quindi sarebbe nullo. La dimostrazione di questa nullità sarebbe un browser antecedente, denominato Viola, ma a Microsoft non era stato consentito di presentarlo come prova, e questo sarebbe stato scorretto.
Il brevetto Eolas non è un problema soltanto per Microsoft, ma per moltissimi altri browser e per chiunque abbia un sito Web: infatti se confermato definitivamente, obbligherebbe a riscrivere praticamente tutto il Web. La cosa è così seria che persino Tim Berners-Lee, direttore del W3C nonché uno dei padri del Web, aveva scritto all'Ufficio Brevetti USA chiedendone la nullità e fornendo fior di documentazione invalidante. Ma l'Ufficio Brevetti ha invece appena confermato di nuovo (sia pure non definitivamente) la validità del brevetto Eolas.
A prescindere da chi abbia torto e chi ragione, questo caso (in ballo da ormai sei anni, un'eternità in informatica) dimostra quanto è perniciosa la brevettazione del software. I fautori dei brevetti software, quelli che vogliono introdurli anche in Europa, dicono "niente paura, se un brevetto è troppo ampio o banale o descrive cose già note, basta andare in tribunale e lo si annulla". Ma qui abbiamo Microsoft, con una montagna di soldi e con un'orda di avvocati, che non riesce a spuntarla. Figuriamoci che speranze potrebbe avere una qualsiasi piccola società di software: finirebbe per spendere più in parcelle legali che in stipendi per i programmatori.
Il bello è che Microsoft è una strenua sostenitrice della brevettazione del software. Chissà che uno o due altri casi come questo facciano cambiare idea a lei e a molte altre aziende del settore altrettanto pro-brevetti software.
2005/10/04
Antibufala: Bill Gates ti paga per diffondere e-mail!
Ha ripreso a circolare in versione aggiornata (convertita in euro) una delle bufale più classiche della Rete: quella che promette soldi da Bill Gates se inoltrate un suo messaggio di prova.
L'appello che circola attualmente dice:
Una volta tanto si sa esattamente chi è l'artefice della burla: se vi interessano i dettagli, leggete la mia indagine.
L'appello che circola attualmente dice:
"Io vi invio questa lettera, in quanto tale informazione mi è stata inviata da un professionista e caro amico.E' uno scherzo. Non esiste alcuna campagna promozionale pagata da Bill Gates e basata sull'inoltro di questo messaggio.
La Microsoft e AOL al giorno d'oggi le piu grandi compagnie della rete, per assicurare ad Internet Explorer il posto di programma più usato, hanno testato la versione beta di questo programma.
Quando invierete questa lettera ai vostri amici, Microsoft la controllerà (sempre che essi usino Microsoft Windows) per 2 settimane.
Microsoft vi pagherà €245 per ogni persona a cui manderete questa comunicazione. Microsoft pagherà €243 per ogni vostra lettera forwardata e per ogni terza persona che riceverà la vostra comunicazione, Microsoft pagherà €241.
Tra due settimane, Microsoft si metterà in contatto con voi via e-mail e vi spedirà l'assegno. Io all'inizio ho dubitato fino a quando, due settimane dopo che ho mandato tale comunicazione, non ho ricevuto per posta elettronica la comunicazione e alcuni giorni dopo l'assegno di €24800.00.
Dovete assolutamente mandare tale comunicazione prima che termini il test della versione beta di Internet Explorer.
Colui che si può permettere tutto questo è il signor Bill Gates.
Tutte le spese di marketing sono da lui sostenute."
Una volta tanto si sa esattamente chi è l'artefice della burla: se vi interessano i dettagli, leggete la mia indagine.
“Il dottore mi ha dato una pillola e il rene mi è ricresciuto!”
Può darsi che la battuta di Star Trek (non ditemi che devo indicarvi da quale film è tratta) non sia poi troppo fantascientifica. Per adesso segnalo qui questa notizia con riserva, più che altro per non perderne traccia, ma sembra che sia stato scoperto un ceppo di topi in grado di rigenerare i propri organi e arti. Se la scoperta venisse confermata e fosse estendibile all'uomo, sarebbe una vera e propria rivoluzione biologica.
Proprio per questo la cosa va presa con molta cautela. Come riferito da Wired, Ellen Heber-Katz, professore di oncogenesi cellulare e molecolare alla Wistar, in Pennsylvania, avrebbe scoperto accidentalmente nel 1998 un ceppo di topi da laboratorio, denominato MRL, che ha delle straordinarie proprietà di riparazione dei tessuti.
La Heber-Katz aveva praticato dei fori nelle orecchie dei topi geneticamente modificati per distinguerli da un gruppo di controllo, ma si è accorta che i fori si rimarginavano senza lasciare cicatrici. La stessa ricrescita sarebbe avvenuta amputando dita delle zampe e la punta della coda, recidendo il midollo spinale, il nervo ottico e vari organi interni (cuore, fegato e cervello).
I ricercatori avrebbero scoperto inoltre che se si iniettano in topi normali cellule provenienti da topi "rigeneranti", anche i topi normali acquisiscono transitoriamente la stessa capacità di rigenerazione.
Troppo bello per essere vero? Come tutte le scoperte scientifiche, anche questa dovrà superare il vaglio delle verifiche indipendenti. La Heber-Katz pubblicherà prossimamente i suoi risultati riguardanti la ricrescita di dita in una rivista medica il cui contenuto è controllato da esperti, e ha presentato nuovi dati in una conferenza tenutasi a Cambridge, nel Regno Unito.
Proprio per questo la cosa va presa con molta cautela. Come riferito da Wired, Ellen Heber-Katz, professore di oncogenesi cellulare e molecolare alla Wistar, in Pennsylvania, avrebbe scoperto accidentalmente nel 1998 un ceppo di topi da laboratorio, denominato MRL, che ha delle straordinarie proprietà di riparazione dei tessuti.
La Heber-Katz aveva praticato dei fori nelle orecchie dei topi geneticamente modificati per distinguerli da un gruppo di controllo, ma si è accorta che i fori si rimarginavano senza lasciare cicatrici. La stessa ricrescita sarebbe avvenuta amputando dita delle zampe e la punta della coda, recidendo il midollo spinale, il nervo ottico e vari organi interni (cuore, fegato e cervello).
I ricercatori avrebbero scoperto inoltre che se si iniettano in topi normali cellule provenienti da topi "rigeneranti", anche i topi normali acquisiscono transitoriamente la stessa capacità di rigenerazione.
Troppo bello per essere vero? Come tutte le scoperte scientifiche, anche questa dovrà superare il vaglio delle verifiche indipendenti. La Heber-Katz pubblicherà prossimamente i suoi risultati riguardanti la ricrescita di dita in una rivista medica il cui contenuto è controllato da esperti, e ha presentato nuovi dati in una conferenza tenutasi a Cambridge, nel Regno Unito.
2005/10/03
Microsoft Office 12 salverà anche in PDF, anni dopo tutti gli altri
Office supporta il formato PDF, meglio tardi che mai
L'annuncio ufficiale dice con tripudio che Microsoft Office 12 potrà salvare documenti in formato PDF. Cosa che OpenOffice.org fa da due anni (versione 1.1, ottobre 2003) e che Mac OS X fa da quattro (e Windows stesso fa, ma soltanto se vi aggiungete programmi prodotti da terzi). Era ora che ti svegliassi, zio Bill; scusaci, ma la festa è cominciata senza di te.
Fra l'altro, secondo il comunicato stampa, il PDF supportato da Microsoft Office sarà semplicemente un "Salva come" che genererà documenti compatibili con la versione 1.4 della specifica PDF di Adobe. Quindi i PDF di Microsoft Office potranno contenere link cliccabili e saranno accessibili anche agli screen reader, ma non supporteranno le password o i sistemi "anticopia" di Adobe.
È interessante vedere Microsoft, che vuole dipingersi come la Grande Innovatrice, annaspare per offrire finalmente quello che gli altri già offrono da tempo. Firefox ha già la navigazione a schede? Ce l'avrà anche Internet Explorer 7. Firefox ha l'anti-pop-up? Ce l'ha anche IE, se l'avete aggiornato al Service Pack 2. Mac OS X ha già la ricerca istantanea nel disco rigido? Ce l'avrà anche Windows Vista, e ce l'ha anche il Windows attuale, grazie alla barra di ricerca... che però è un prodotto di Google.
È ancora più interessante notare la curiosa coincidenza che questo annuncio del supporto al formato PDF avvenga proprio pochi giorni dopo che il governo del Massachusetts ha detto formalmente no ai formati proprietari chiusi come quelli finora offerti da Microsoft Office e quindi Microsoft non possa rimanere fornitore della pubblica amministrazione.
Certo, la versione ufficiale, recitata dall'annuncio, è che "la richiesta della funzione PDF era la seconda più numerosa nell'interazione dei clienti con la nostra organizzazione di assistenza internazionale" (la prima era forse "come diavolo si elimina quel dannato fermaglio animato?").
Capito? Microsoft ascolta i suoi clienti. I clienti chiedono il supporto PDF, e zio Bill glielo fornisce. Ma se, come dice il comunicato, il PDF "è disponibile da molto tempo come specifica pubblica", perché non supportarlo prima?
Non sarà che invece Microsoft sta reagendo sconsideratamente alla sconfitta in Massachusetts, che rischia di avere un effetto domino travolgente e di toglierle l'attuale monopolio di fatto?
Il caso del Massachusetts è infatti importantissimo perché se questo stato dimostra che si possono risparmiare un sacco di soldi usando prodotti alternativi che supportano formati pubblicamente documentati e liberi (Openoffice.org, ma non solo, con il formato OpenDocument), lo seguiranno a ruota anche tutti gli altri stati. Bang, fine del monopolio dei formati Microsoft. Il bello è che Microsoft è uno degli sponsor del formato OpenDocument (tramite OASIS).
Siccome Microsoft sa che la gente usa (e paga) Office principalmente perché è costretta a farlo dai suoi formati chiusi, l'idea di un formato aperto che permette di usare qualsiasi software è pericolosissima, quindi va combattuta. Ma il Massachusetts è categorico: chi vuole vendere software alla pubblica amministrazione deve usare formati aperti. Così zio Bill s'inventa la soluzione che salva capra e cavoli: ehi, guardate qua, anche Office usa un formato aperto, perché salva in PDF.
Soltanto che non siamo mica scemi e non lo sono, presumibilmente, neppure nel Massachusetts. Il PDF è un formato fondamentalmente di sola lettura, inutile se occorre scambiare documenti editabili. OpenDocument, invece, è un formato completo di lettura e scrittura.
A me questa storia del "salva in PDF" pare il compromesso di chi non ha il coraggio di prendere il toro per le corna e non è abituato a trovarsi alle corde. Invece di sprecare tempo con il PDF, perché non includere direttamente in Microsoft Office 12 l'opzione di salvare e leggere in formato OpenDocument? Se è vero che Microsoft Office è il migliore pacchetto per le aziende, non ha bisogno di legare a sé gli utenti con il guinzaglio dei formati proprietari. O no?
Volete dare una mano a zio Bill affinché prenda la decisione coraggiosa? L'annuncio dice che ogni mese Microsoft riceve "oltre 120,000 richieste da tutto il mondo riguardanti la parola 'PDF' tramite Microsoft Office Online". Da questa massa di richieste sarebbe scaturita l'improvvisa decisione di supportare il PDF. Microsoft è buona. Microsoft ascolta gli utenti.
C'è un modo semplice per sapere se è vero: andiamo tutti alla pagina di Microsoft Office Online e digitiamo "OpenDocument" nella casella di ricerca. Così magari zio Bill ascolterà le nostre suppliche e ci regalerà un plug-in che legge e scrive il formato OpenDocument, proprio come fa OpenOffice.org.
Fotografie d’acqua
Ho trovato una collezione spettacolare di foto di gocce d'acqua scattate con tempi di posa ultrarapidi. Sono anche in vendita le versioni ad alta risoluzione stampate.
Buona visione.
2005/10/02
Il decimo pianeta ha una luna
Gli astronomi che hanno rivendicato la scoperta del decimo pianeta del sistema solare (che NON è in rotta di collisione con la Terra come prevedono alcuni catastrofisti) hanno annunciato che il decimo pianeta ha una luna che ha un diametro di circa 250 km.
L'avvistamento, effettuato dal team team diretto da Michael Brown, del California Institute of Technology, risale al 10 settembre scorso ed è stato effettuato grazie al telescopio Keck da 10 metri situato alle Hawaii.
La presenza di questa luna consentirà di misurare la massa del nuovo pianeta, che è più grande di Plutone e si trova oltre Nettuno. Michael Brown ha battezzato il pianeta Xena, ispirandosi al personaggio principale dell'omonima serie TV. La luna, di conseguenza, è stata chiamata Gabrielle, in onore della compagna di Xena. Entrambi i nomi sono provvisori, in attesa della decisione formale dell'Unione Astronomica Internazionale.
L'avvistamento, effettuato dal team team diretto da Michael Brown, del California Institute of Technology, risale al 10 settembre scorso ed è stato effettuato grazie al telescopio Keck da 10 metri situato alle Hawaii.
La presenza di questa luna consentirà di misurare la massa del nuovo pianeta, che è più grande di Plutone e si trova oltre Nettuno. Michael Brown ha battezzato il pianeta Xena, ispirandosi al personaggio principale dell'omonima serie TV. La luna, di conseguenza, è stata chiamata Gabrielle, in onore della compagna di Xena. Entrambi i nomi sono provvisori, in attesa della decisione formale dell'Unione Astronomica Internazionale.
Spam nei commenti, sto perdendo la pazienza
In qualsiasi cosa libera e gratuita c'è sempre qualche imbecille che ne approfitta e guasta la festa a tutti. Ricordate, per esempio, i gateway SMS per inviare messaggini gratis da Internet? Sparirono perché qualcuno ebbe la geniale idea di usarli per mandare spam ai cellulari.
Adesso tocca ai commenti dei blog. Ho passato un buon quarto d'ora, stamattina, a purgare tutti i miei articoli da commenti-spam che non c'entravano nulla con l'argomento dell'articolo e rinviavano semplicemente a webcam porno e simili.
Temevo che sarebbe successo, ma ho ritenuto che fosse più importante, immediato e utile concedere a tutti la possibilità di aggiungere commenti ai miei articoli. Adesso, però, il troppo ha stroppiato.
Mi dispiace molto, ma d'ora in poi i commenti saranno ammessi soltanto se digitate un "captcha": una di quelle parole fortemente distorte usate spesso dai siti per verificare che sia un essere umano, non un programma automatico, a gestire l'interazione. So che questo penalizzerà non vedenti e ipovedenti, ma non credo di avere altra scelta.
Speriamo che basti: il passo successivo sarebbe accettare commenti soltanto da utenti che si sono registrati, e questo toglierebbe molta della spontaneità del commento.
Fatemi sapere come vi trovate, o nei commenti oppure scrivendomi al solito topone@pobox.com.
Adesso tocca ai commenti dei blog. Ho passato un buon quarto d'ora, stamattina, a purgare tutti i miei articoli da commenti-spam che non c'entravano nulla con l'argomento dell'articolo e rinviavano semplicemente a webcam porno e simili.
Temevo che sarebbe successo, ma ho ritenuto che fosse più importante, immediato e utile concedere a tutti la possibilità di aggiungere commenti ai miei articoli. Adesso, però, il troppo ha stroppiato.
Mi dispiace molto, ma d'ora in poi i commenti saranno ammessi soltanto se digitate un "captcha": una di quelle parole fortemente distorte usate spesso dai siti per verificare che sia un essere umano, non un programma automatico, a gestire l'interazione. So che questo penalizzerà non vedenti e ipovedenti, ma non credo di avere altra scelta.
Speriamo che basti: il passo successivo sarebbe accettare commenti soltanto da utenti che si sono registrati, e questo toglierebbe molta della spontaneità del commento.
Fatemi sapere come vi trovate, o nei commenti oppure scrivendomi al solito topone@pobox.com.
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