Google, infatti, esplora a fondo ogni sito che gli capita a tiro, ma purtroppo molte persone non se ne rendono conto e quindi depositano documenti in una cartella del proprio sito web pensando che se nessuno ne conosce l’indirizzo esatto non li potrà trovare nessuno.
Ma Google quell’indirizzo lo conosce, se la cartella è pubblicamente accessibile, e quindi basta cercare in Google certe parole chiave, come password, specificando di fare la ricerca nei documenti Excel o Word, e salta fuori davvero di tutto, come si è visto su questo blog nei giorni scorsi: la password dell’intranet di un partito politico italiano, le istruzioni europee per richiedere certificati per corrieri fiduciari, una password di un server della Regione Veneto, una password del Touring Club Italiano. Altri esempi sono in arrivo.
Si tratta soltanto di fare ricerche in Google appositamente confezionate, per cui non si interagisce affatto con il sito incauto: si consulta la copia cache presente in Google.
Torno oggi sull’argomento googledork per segnalare una variante resa possibile dall’avvento della possibilità di fare ricerche per immagini nei principali motori di ricerca: il googledork grafico. Si può infatti dare per esempio a Google un’immagine di un modulo o di un documento d’identità e Google restituisce tutte le immagini dello stesso tipo che ha visto in giro in tutto il Web, indicandone la provenienza.
Il risultato è impressionante e deprimente: decine di siti che custodiscono (si fa per dire) scansioni di documenti personali, istantaneamente disponibili su Google. Mostro qui sotto un assaggio, segnalatomi da una fonte che non posso citare (perché ha pubblicato la versione non anonimizzata) ma che ringrazio:
Sono troppi per contattarli uno per uno e avvisarli del problema, e quindi resteranno così, a disposizione del primo googledorker che passa. Molte di queste immagini sono nei siti di enti pubblici. Ricordiamoci di questa disinvoltura nel custodire i nostri dati personali quando qualcuno ci chiede di identificarci online mandando i nostri documenti ai social network.
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