Un blog di Paolo Attivissimo, giornalista informatico e cacciatore di bufale
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2007/05/08
Anticopia HD-DVD ancora bucato: la rivolta
Rivolta degli utenti contro il bavaglio sulla chiave dell'anticopia degli HD-DVD
Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "pietro.pi****" e "ngila".
Il sistema anticopia degli HD-DVD è stato bucato. Di nuovo. La differenza, stavolta, è che l'organizzazione che coordina l'uso del sistema, denominato AACS (Advanced Access Content System), ha iniziato a inviare lettere di cease and desist (una sorta di diffida legale) ai siti come Digg che hanno pubblicato la chiave di cifratura segreta scoperta dai ricercatori. Digg ha inizialmente ubbidito alle diffide, ma poi si è schierata con gli utenti, scatenando un putiferio. Il risultato, piuttosto prevedibile, è che il numero di siti che pubblica la chiave è aumentato a dismisura. Bella mossa.
Non solo: per evitare le diffide, e per mostrare quanto sia inefficace e ridicola la richiesta di tenere un segreto che ormai non è più un segreto e di non pubblicare un numero, vengono inventati metodi sempre più originali. Boing Boing ha raccolto dei fotomontaggi che mostrano la chiave che non si deve nominare, e gli utenti hanno già iniziato a creare poesie, sudoku, magliette, quiz, video Youtube e mille altre maniere per pubblicare la chiave sotto la tutela del diritto d'espressione.
La questione è più spinosa di quanto possa sembrare. Secondo una interpretazione dei fatti, i ricercatori avrebbero pubblicato un segreto industriale. Pubblicare una chiave dell'AACS sarebbe come rivelare il codice del caveau di una banca: un gesto sconsiderato che apre le porte alle razzie dei disonesti.
Ma non tutti sono di questo parere. La pubblicazione e la successiva diffida, secondo alcuni, non farebbero altro che rivelare la follia dell'anticopia e l'effetto pericoloso delle leggi statunitensi sul copyright, in particolare la controversa DMCA (Digital Millennium Copyright Act). Dice per esempio Cory Doctorow: "se mai c'è stato un esempio del perché la DMCA deve morire, è questo. L'idea che sia illegale possedere un numero di sedici cifre, parlarne a scuola o pubblicarlo su un sito di notizie è un insulto a un paese dove la libertà d'espressione è al primo posto della Costituzione."
Gli aspetti legali della pubblicazione di questa chiave sono discussi dalla Electronic Frontier Foundation. Ed Felten, professore di Princeton e noto ricercatore nel settore della sicurezza informatica e del DRM (Digital Rights Management) anticopia, ha osservato che il comportamento dei titolari del sistema AACS è equivalente ad asserire di essere i proprietari di un numero e che nessun altro ha il diritto di usare quel numero: a dimostrazione dell'assurdità della pretesa, derivante dall'applicazione della legge DMCA, ha creato una pagina che permette a chiunque di diventare "proprietario" di un numero a 128 bit e di diffidare (in base alla legge) chiunque altro dall'usare quel numero. Portata alle sue estreme conseguenze, quest'iniziativa renderebbe illegale qualsiasi sistema di protezione basato su numeri a 128 bit. Un autogol piuttosto eloquente.
L'assurdità della situazione attuale viene messa ulteriormente in mostra dal comunicato della AACS LA, coordinatrice della gestione del sistema anticopia in questione, che asserisce che il numero (non un programma o un dispositivo, ma il numero stesso, nudo e crudo) è un circumvention tool, ossia un grimaldello o uno strumento di elusione dell'anticopia.
C'è poi la questione della copia legale dei supporti acquistati: sapendo che i CD, DVD, Blu-Ray e HD-DVD hanno una vita prevista di circa vent'anni (nelle normali condizioni di conservazione domestica, la plastica del disco si deteriora), l'acquirente dovrebbe avere il diritto di tutelare il proprio investimento. Ma questo è impossibile per via dell'anticopia.
L'intero pasticcio rivela chiaramente non solo i limiti delle attuali leggi sui sistemi anticopia ma anche quelli dei sistemi anticopia medesimi: qualsiasi tecnologia anticopia nella quale le chiavi vengono disseminate in milioni di apparecchi e messe in mano all'utente, e nel quale è sufficiente che un solo dispositivo al mondo scavalchi la protezione, è destinato a fallire miseramente, facendo ricadere sugli utenti i suoi costi inutili. Tanto i pirati sanno già come procurarsi i film su HD-DVD. Secondo The Register, è già stata trovata una nuova falla nel sistema anticopia. La tecnica è complicata e richiede un saldatore, ma non è un problema: basta appunto che un solo dispositivo al mondo sia modificato in questo modo, e l'intero repertorio di HD-DVD e Blu-Ray è sproteggibile.
L'unica conseguenza di tutto questo tentativo di lucchettare quello che non si può lucchettare è che chiunque acquisti un lettore HD-DVD o un impianto TV ad alta definizione è trattato come il nemico: gli apparecchi devono usare cavi blindati crittograficamente e devono essere dotati di chip di comunicazione cifrata, altrimenti niente alta definizione.
Comperare un impianto di questo genere è diventato un autentico rompicapo. Un televisore marchiato "HD ready" è in grado di riprodurre l'alta definizione, direte voi: c'è pure scritto. Nossignore: deve anche avere un connettore HDMI, che lavora insieme con la protezione anticopia HDCP, e tutti gli elementi dell'impianto devono avere le stesse protezioni. Chiaro, no?
Ma all'utente finale, a noi consumatori, quanto costa tutta questa complicazione e tutto questo lucchettamento inutile?
Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "pietro.pi****" e "ngila".
Il sistema anticopia degli HD-DVD è stato bucato. Di nuovo. La differenza, stavolta, è che l'organizzazione che coordina l'uso del sistema, denominato AACS (Advanced Access Content System), ha iniziato a inviare lettere di cease and desist (una sorta di diffida legale) ai siti come Digg che hanno pubblicato la chiave di cifratura segreta scoperta dai ricercatori. Digg ha inizialmente ubbidito alle diffide, ma poi si è schierata con gli utenti, scatenando un putiferio. Il risultato, piuttosto prevedibile, è che il numero di siti che pubblica la chiave è aumentato a dismisura. Bella mossa.
Non solo: per evitare le diffide, e per mostrare quanto sia inefficace e ridicola la richiesta di tenere un segreto che ormai non è più un segreto e di non pubblicare un numero, vengono inventati metodi sempre più originali. Boing Boing ha raccolto dei fotomontaggi che mostrano la chiave che non si deve nominare, e gli utenti hanno già iniziato a creare poesie, sudoku, magliette, quiz, video Youtube e mille altre maniere per pubblicare la chiave sotto la tutela del diritto d'espressione.
La questione è più spinosa di quanto possa sembrare. Secondo una interpretazione dei fatti, i ricercatori avrebbero pubblicato un segreto industriale. Pubblicare una chiave dell'AACS sarebbe come rivelare il codice del caveau di una banca: un gesto sconsiderato che apre le porte alle razzie dei disonesti.
Ma non tutti sono di questo parere. La pubblicazione e la successiva diffida, secondo alcuni, non farebbero altro che rivelare la follia dell'anticopia e l'effetto pericoloso delle leggi statunitensi sul copyright, in particolare la controversa DMCA (Digital Millennium Copyright Act). Dice per esempio Cory Doctorow: "se mai c'è stato un esempio del perché la DMCA deve morire, è questo. L'idea che sia illegale possedere un numero di sedici cifre, parlarne a scuola o pubblicarlo su un sito di notizie è un insulto a un paese dove la libertà d'espressione è al primo posto della Costituzione."
Gli aspetti legali della pubblicazione di questa chiave sono discussi dalla Electronic Frontier Foundation. Ed Felten, professore di Princeton e noto ricercatore nel settore della sicurezza informatica e del DRM (Digital Rights Management) anticopia, ha osservato che il comportamento dei titolari del sistema AACS è equivalente ad asserire di essere i proprietari di un numero e che nessun altro ha il diritto di usare quel numero: a dimostrazione dell'assurdità della pretesa, derivante dall'applicazione della legge DMCA, ha creato una pagina che permette a chiunque di diventare "proprietario" di un numero a 128 bit e di diffidare (in base alla legge) chiunque altro dall'usare quel numero. Portata alle sue estreme conseguenze, quest'iniziativa renderebbe illegale qualsiasi sistema di protezione basato su numeri a 128 bit. Un autogol piuttosto eloquente.
L'assurdità della situazione attuale viene messa ulteriormente in mostra dal comunicato della AACS LA, coordinatrice della gestione del sistema anticopia in questione, che asserisce che il numero (non un programma o un dispositivo, ma il numero stesso, nudo e crudo) è un circumvention tool, ossia un grimaldello o uno strumento di elusione dell'anticopia.
C'è poi la questione della copia legale dei supporti acquistati: sapendo che i CD, DVD, Blu-Ray e HD-DVD hanno una vita prevista di circa vent'anni (nelle normali condizioni di conservazione domestica, la plastica del disco si deteriora), l'acquirente dovrebbe avere il diritto di tutelare il proprio investimento. Ma questo è impossibile per via dell'anticopia.
L'intero pasticcio rivela chiaramente non solo i limiti delle attuali leggi sui sistemi anticopia ma anche quelli dei sistemi anticopia medesimi: qualsiasi tecnologia anticopia nella quale le chiavi vengono disseminate in milioni di apparecchi e messe in mano all'utente, e nel quale è sufficiente che un solo dispositivo al mondo scavalchi la protezione, è destinato a fallire miseramente, facendo ricadere sugli utenti i suoi costi inutili. Tanto i pirati sanno già come procurarsi i film su HD-DVD. Secondo The Register, è già stata trovata una nuova falla nel sistema anticopia. La tecnica è complicata e richiede un saldatore, ma non è un problema: basta appunto che un solo dispositivo al mondo sia modificato in questo modo, e l'intero repertorio di HD-DVD e Blu-Ray è sproteggibile.
L'unica conseguenza di tutto questo tentativo di lucchettare quello che non si può lucchettare è che chiunque acquisti un lettore HD-DVD o un impianto TV ad alta definizione è trattato come il nemico: gli apparecchi devono usare cavi blindati crittograficamente e devono essere dotati di chip di comunicazione cifrata, altrimenti niente alta definizione.
Comperare un impianto di questo genere è diventato un autentico rompicapo. Un televisore marchiato "HD ready" è in grado di riprodurre l'alta definizione, direte voi: c'è pure scritto. Nossignore: deve anche avere un connettore HDMI, che lavora insieme con la protezione anticopia HDCP, e tutti gli elementi dell'impianto devono avere le stesse protezioni. Chiaro, no?
Ma all'utente finale, a noi consumatori, quanto costa tutta questa complicazione e tutto questo lucchettamento inutile?
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