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Il Disinformatico

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2006/02/11

Antibufala: occhio agli SMS che si spacciano per CartaSì

Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "max", "giacomo.bo****" e "dariop".
L'articolo è stato aggiornato e corretto rispetto alla sua pubblicazione iniziale.

Circola da alcuni giorni un allarme a proposito di una truffa telefonica ai danni dei titolari di CartaSì. Eccone il testo:

Oggetto: ATTENZIONE: TRUFFA CARTASI
Da leggere attentamente per la sicurezza di tutti visto che l'informazione dobbiamo farcela da soli !!!!
Ieri, 04 febbraio '06 mi è capitato quanto segue: da alcuni giorni ho chiesto, ai servizi interbancari CartaSi l'attivazione della notifica, tramite sms, delle transazioni effettuate con carta di credito.

Lo trovo infatti molto utile soprattutto al fine di verificare, in tempo reale, un uso da parte di terzi della propria carta di credito.

Ieri ( sabato ... ), verso le ore 17.00 ho ricevuto il seguente sms ( il mittente era CartaSI):
"Attenzione, chiami il numero 02-40707595 per verificare la transazione effettuata con carta di credito al fine di evitarne usi fraudolenti".

In un primo momento ho pensato che avrei aspettato lunedi ma il dubbio che qualcuno avesse appena usato la mia carta (io non avevo effettuato pagamenti) mi metteva in ansia cosi ho composto il numero riportato nell'sms.

Una voce registrata si è presentata come servizio clienti cartasi e mi ha invitato ad attendere in linea al fine di essere messa in contatto con un operatore e dopo poco, proprio come il vero servizio cartasi, mi chiedeva di digitare il codice della carta di credito.

Una volta digitato il codice la solita vocina mi chiedeva di attendere ma quasi subito si scusava invitandomi a richiamare lunedi ....

A questo punto, presa dal dubbio, ho chiamato il numero verde per il blocco cartasi (800151616) e spiegando l'accaduto mi è stato confermato trattarsi di una truffa che da tempo stanno cercando di sconfiggere.

Ho bloccato la carta e oggi, a distanza di 24 ore, ho ricevuto un altro sms, questa volta dal vero servizio cartasi con scritto:

"Autorizzazione di 51.00 euro negata (CartaSi - 05/02 ore 18.59 CCBill.com)"

Stavano portando a termine la truffa ....

Ora fate girare questa mail a più non posso e state attenti perchè la differenza sta nel mittente dell'sms che nel caso truffa si presenta cosi: "CartaSI" e nel caso servizio vero cosi: "CartaSi" . Vista la differenza?? (la I maiuscola e la i minuscola del Si)

La stessa disavventura è raccontata, praticamente parola per parola, il 6/2/2006 dall'Eco di Bergamo, che la attribuisce a una sua lettrice. Questo articolo è la probabile origine dell'allarme diffuso via e-mail, ma può anche darsi che l'e-mail sia la fonte della notizia. Ho contattato via e-mail il giornale chiedendo chiarimenti, ma non ho ancora avuto risposta.

L'11/2/2006 ho chiamato dalla Svizzera il numero indicato come fonte della tentata truffa (02-40707595) e ne ho ottenuto la segnalazione di "numero inesistente". Altri lettori, dopo la pubblicazione iniziale di quest'indagine, hanno fatto altrettanto dall'Italia, quasi sempre con lo stesso risultato (ma leggete i commenti qui sotto).

Sempre l'11/2/2006 ho chiamato il servizio clienti CartaSì (02-3488.0020), ma essendo sabato l'operatore ha rinviato ogni chiarimento al lunedì successivo. Ho poi chiamato, sia via Skype sia col telefono normale, ma dopo rispettivamente sette e undici minuti di musichetta e di litania sugli operatori che risponderanno appena possibile, mi sono arreso, anche perché la chiamata non è gratuita.

Il numero 800-15.16.16 indicato nell'appello appartiene effettivamente a CartaSì, come riscontrabile sul sito dell'azienda.

CartaSì ha effettivamente un servizio di notifica tramite SMS degli addebiti, che funziona nel modo descritto nell'appello. L'appello ha inoltre una collocazione temporale molto precisa (sabato 4 febbraio 2006), cosa che in genere indica una certa serietà e attenzione da parte di chi l'ha scritto. CCbill.com, citata nell'appello, è una nota società di intermediazione che gestisce le transazioni tramite carta di credito via Internet.

L'ipotesi più plausibile è che l'appello fosse inizialmente autentico e che il numero sia stato poi disattivato a seguito dell'intervento delle forze di polizia. Tuttavia segnalazioni dei lettori giuntemi in privato indicano che il numero non è mai stato attivo.

Alcuni lettori si sono chiesti come abbiano fatto i truffatori a sapere che la vittima aveva una CartaSi. Se la vicenda raccontata dall'appello è vera, può darsi che abbiano semplicemente pescato nel mucchio, mandando un numero consistente di SMS a vari utenti, confidando che prima o poi sarebbero incappati in un titolare di CartaSì. In tal caso, sarebbe una tecnica classica di phishing applicata telefonicamente anziché via e-mail.

Vari giorni dopo l'inizio della diffusione di questo appello è comparso sul sito di CartaSì un riferimento a questo allarme (ringrazio i lettori che l'hanno segnalato):

Un caso recente è quello di un SMS, che imita gli SMS di sicurezza di CartaSi, e recita, all’incirca: ’Chiami il numero xx-xxxxxxxx per verificare la transazione effettuata con la carta di credito’. Chiamando il numero segnalato, un risponditore automatico invita a digitare il numero di carta di credito, subito dopo cade la linea. A quel punto i dati sono già nelle mani dei truffatori!.

Questo sembrerebbe autenticare l'appello, che però ora è scaduto, dato che il numero è disattivato.

Più in generale, vale la pena di consigliare non tanto di stare in guardia contro gli SMS che invitano a chiamare il numero indicato dall'appello, quanto più genericamente di non fidarsi degli SMS che chiedono di chiamare numeri telefonici ai quali comunicare dati riservati: ignorateli e contattate direttamente i numeri del servizio clienti della vostra carta.

2006/02/10

Alla radio (anche online) stasera per Kama Sutra e sicurezza in Rete

Questo articolo è stato aggiornato rispetto alla sua pubblicazione iniziale.

Sono stato invitato a partecipare stasera, fra le 21 e le 23, alla trasmissione Radioattività di Radio TSN per parlare del virus Kama Sutra e di come difendersi. La radio è ascoltabile anche in streaming via Internet. [Aggiornamento: dopo l'intervento, ho preparato una registrazione MP3 scaricabile (11 MB).]

L'altroieri (8 febbraio) ho partecipato anche al programma Uomini e Mouse di Radio Città del Capo (Bologna); anche di questa mia evocazione mistica è disponibile la registrazione MP3 scaricabile (9 MB).

Ho anche registrato un commento sul panico da virus per la Rete Due della Radio Svizzera di lingua italiana, nel programma Impulso Web di Antonio Vassalli: lo trovate come podcast e come file scaricabile qui. La medesima pagina offre anche il link per "abbonarsi" al programma se usate iTunes o un altro programma che gestisca il podcasting.

Sto ancora smaltendo il sovraccarico di novità di ieri: la conferenza stampa dei Verdi sul virus Kama Sutra a Milano, un giro per la fiera Infosecurity, e un invito a sorpresa di Microsoft che ho colto al volo. Prometto di raccontare tutto appena smaltita l'indigestione di notizie e la scorpacciata di focaccia.

Ciao da Paolo.

2006/02/08

Gendarmi e pinguini: la Gendarmerie molla IE e Outlook, già usa OpenOffice, e ora guarda a Linux

Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di “mdal_cero”, “grigolato” e “tismarti”.
L'articolo è stato modificato rispetto alla sua pubblicazione iniziale.

Le forze di polizia francesi sostituiranno Internet Explorer in favore di Firefox su circa 70.000 computer entro la fine del 2006, adottando inoltre Thunderbird al posto di Outlook. La ragione, dice il generale Christian Brachet, responsabile informatico della polizia francese, è che questa combinazione offre "affidabilità, sicurezza e interoperabilità con gli altri servizi dello Stato". Lo riferiscono The Register e Yahoo.

Il passaggio a Firefox più Thunderbird si aggiunge alla transizione già completata l'anno scorso da Microsoft Office a OpenOffice.org, che ha già prodotto risparmi per 2 milioni di euro. Tanto, infatti, costavano le licenze Microsoft per Office.

Anche altri dipartimenti del governo francese stanno adottando sempre di più il software libero e a sorgente aperto (open source): per esempio, il ministero degli interni, quello per le infrastrutture e quello per la cultura. Anche le dogane francesi passano all'open source (che fra l'altro si pronuncia sòrs, non sùrs come sento spesso).

Ciliegina sulla torta, il ministero delle finanze francese intende migrare a Linux 80.000 computer delle scrivanie dei propri dipendenti a partire dalla seconda metà del 2006.

La Gendarmerie sta usando un approccio soft molto ben pensato. In una prima fase, resta con Windows, ma comincia ad adottare software disponibile anche sotto Linux. Così gli utenti si abituano al nuovo software (Firefox, OpenOffice.org e Thunderbird) e praticamente non si accorgeranno di nulla quando avverrà il passaggio a Linux, perché sotto Linux interagiranno con gli stessi programmi che già conoscono.

Colpisce anche la competenza e chiarezza con le quali Brachet spiega la motivazione della scelta di Firefox: "Con Firefox come browser standard, non imponiamo al cittadino di usare un browser specifico [ossia Internet Explorer]: può usarne uno qualsiasi, purché conforme allo standard del W3C". Non agli "standard" Microsoft.

Quello francese è un esempio imbarazzante per tutti coloro che liquidano l'adozione di Linux e del software libero come una proposta da "cavoli a merenda" e poi si fanno fregare dal Kama Sutra di turno.

È un anno molto positivo per il software libero. Firefox ha, secondo le fonti citate prima che citano un sondaggio XiTi Monitor, quasi il 18% del mercato francese dei browser e il 20% di quello europeo. Mozilla, in Finlandia, ha addirittura il 38%.

Fra l'altro, potete consultare le statistiche dei visitatori di questo blog per notare quanti lettori hanno saggiamente mollato Internet Explorer. Non è statisticamente significativo, ma è comunque notevole. Datevi una pacca sulla spalla, ve la meritate.

Domani a Milano si parla di virus Kama Sutra e Linux coi Verdi

Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "36100", "info@isamma****" e Daniele Gallesio (citato per esteso col suo permesso).

Domani, giovedì 9 febbraio, alle 12.30 sarò ospite dei Verdi a Milano, presso la sala dei Gruppi Consiliari del Comune (Via Marino 7, terzo piano), dove si terrà una conferenza stampa sulle soluzioni alternative, basate su software libero, per migliorare la sicurezza informatica. L'allusione alla recente Waterloo del Comune di Milano è abbastanza evidente.

Con me ci saranno Maurizio Baruffi (consigliere comunale del Gruppo Verdi), Marcello Saponaro (consigliere regionale del Gruppo Verdi), Lele Rozza (analista funzionale) e Valerio Ravaglia di attivazione.org.

L'incontro è aperto a tutti e può essere una buona occasione per discutere faccia a faccia di come non buttare via altri 30 milioni di euro. Tanto costa ogni anno, secondo il Corriere, la gestione del sistema informatico del Comune di Milano.

Quanto di questa cifra va in licenze Microsoft e sarebbe evitabile con poca fatica? Sarebbe poi così traumatico come si dice usare sui PC degli impiegati del Comune Linux al posto di Windows, e adottare OpenOffice al posto di Word? Io porrò queste e altre domande, e cercherò di mostrare all'atto pratico alcune possibili risposte, in termini chiari e semplici, visto che il ministro Stanca dice che "L'innovazione non è da lasciare ai tecnici".

A domani, e portate tanti pinguini!

Caterpillar parla di Kama Sutra a Milano

Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "a.corti3", "gabri958" e "carlocom****".
L'articolo è stato modificato rispetto alla sua pubblicazione iniziale.

Ieri sera sono stato invitato da Caterpillar, la trasmissione di Radiodue, a parlare del caos di Kama Sutra al Comune di Milano. Il mio articolo sulla figuraccia informatica municipale ha avuto un riscontro che assolutamente non mi aspettavo. Si vede che il caso è ghiotto non solo per gli informatici: ieri ho fatto un tour de force di interviste.

Se vi siete persi le allegre chiacchiere a Caterpillar, ho messo sul mio sito una registrazione dell'intervento (5,4 MB).

Alle 13.35 di oggi parlerò di Kama Sutra e sicurezza informatica a Città del Capo Radio Metropolitana, emittente bolognese Popolare Network, ascoltabile in streaming dal sito www.radiocittadelcapo.it (cliccate sull'icona "On Air" in alto a sinistra).

Se qualcuno ha acquistato il Giorno, dovrebbe trovare un'intervista che ho rilasciato ieri e che verrà ritrasmessa da Radio Montecarlo, sempre sul medesimo tema. Se ne avete una registrazione e/o una scansione, la riceverei volentieri (è sempre meglio controllare cosa viene effettivamente detto e scritto, l'errore è sempre in agguato).

Speriamo che tutto questo baccano mediatico faccia riflettere seriamente sulla questione sicurezza e sulle alternative a Windows.

Anche a voi risulta inaccessibile il sito del Comune di Milano?

Aggiornamento: a me con Windows non rispondeva se usavo Firefox, mentre rispondeva allegramente se usavo –orrore!– Internet Explorer. Poi ho adottato il solito metodo toccasana: ho riavviato Windows, e tutto è tornato a funzionare. Dubbio rientrato. Ora mi ricordo perché sono passato al Mac.


A proposito: nessuno ha una copia di Kama Sutra (il virus, intendo!) da mandarmi? Mi assumo io ogni responsabilità, ovviamente (ho un Mac). Se l'avete, speditemela come allegato ZIPpato e protetto da password (indicatemi la password nel messaggio), altrimenti i filtri antivirus dei provider lo faranno a fettine. Grazie!

Aggiornamento: ricevuta, grazie a tutti.

2006/02/07

Il Comune di Milano ancora in tilt dopo Kama Sutra, figuraccia cosmica

Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "d.delavega", "ottavian" e "antigio65".
L'articolo è stato aggiornato dopo la sua pubblicazione iniziale. L'immagine è puramente esemplificativa.

Stando a un articolo sul Corriere della Sera a firma di Rossella Verga (disponibile online solo previa registrazione, grazie stroligut), il Comune di Milano è ancora KO dopo l'arrivo annunciato di Kama Sutra. Figuraccia cosmica, specialmente dopo gli annunci che tutto sarebbe ripreso "tranquillamente" lunedì (ieri). Siamo così al quinto giorno di disagi per i cittadini. Ovviamente non è mancato il tontolone politico di turno che ha dato la colpa agli "hacker dei centri sociali".

La cosa curiosa dell'articolo è che adesso si attribuisce il tilt a Spybot, che non è un virus ma un popolare antispyware (traduzione per politici: un programma "buono"). E' vero che, come segnalato dai commenti, esiste anche un virus/worm di nome W32.Spybot.Worm, ma è roba risalente al 2004, un pezzo di archeologia informatica, contro il quale basta qualsiasi antivirus decente. Errore dell'articolista? Incompetenza dell'assessore all'innovazione tecnologica? No, perché chi era sul posto mi ha detto che il nome Spybot è stato sillabato per i giornalisti. Sembra proprio che il Comune, prostrato da troppo Kama Sutra, si sia fatto infettare da un nonnetto virale.

Questo è un estratto dell'articolo del Corriere:

l'assessore all'Innovazione tecnologica, Giancarlo Martella... ripercorre le tappe dell'«aggressione» e spiega che in principio è arrivato il «Kamasutra» a neutralizzare gli antivirus, poi è entrato nel sistema «Spybot» che ha mandato tutto in tilt e che sarebbe partito dalla sede di via Pirelli: ancora ieri, nonostante le 30 unità specializzate al lavoro, un quarto dei pc creava problemi.

Il bello è che la figuraccia arriva proprio mentre c'è in sala il ministro per l'Innovazione, Lucio Stanca, sotto forma di annuncio degli altoparlanti:

«I dipendenti sono pregati di spegnere i computer perché sono ancora infettati dal virus Kamasutra», ha scandito dall'altoparlante in Sala Alessi (e in tutti gli uffici di Palazzo Marino) la voce del custode Franco Brigida, sollecitato dal Gabinetto del sindaco.

Il sindaco Albertini, secondo il Corriere, ha detto:

«Non so se qualche hacker dei centri sociali o qualcun altro ci abbia fatto questo servizio. Forse qualcuno che ci vuole bene è stato così attivo nel diffondere il virus proprio nelle sede del palazzo municipale».

Martella pare aver dissentito da questo parere illuminato:

«La mia sensazione - dice in aula - è che non ci sia un attacco mirato contro il Comune ». L'assessore ribadisce che «tutti i servizi ai cittadini sono a posto» e che «i pc che devono ancora essere disinfettati riguardano il sistema di gestione interna».

Caro sindaco, se vuole trovare il colpevole dell'infezione, deve soltanto guardare fra i suoi dipendenti: quelli troppo impreparati e depravati per resistere all'idea di aprire un allegato che promette immagini porno. Perché è così che si diffonde questo virus.

Magari l'untore è qualche suo assessore o manager, che si è portato a casa il computer portatile dell'ufficio e l'ha collegato a Internet, l'ha infettato perché ha aperto l'allegato porno e poi l'ha riportato in ufficio, appestando l'intera rete del Comune. Questo è un meccanismo d'infezione classico.

Se poi lo "Spybot" è davvero (stento a crederlo) il virus d'annata indicato nei commenti, le può interessare sapere che si propaga tramite i circuiti di scambio di musica e video, specificamente tramite il circuito Kazaa. Questo vorrebbe dire che qualcuno, nel Comune, avrebbe installato abusivamente software nei computer della pubblica amministrazione e li starebbe usando per diffondere opere vincolate dal diritto d'autore, e così facendo si sarebbe infettato, causando un danno informatico enorme. Forse i vandali e i criminali non albergano soltanto nei centri sociali.

Se non è chiaro, e capisco che la materia possa essere ostica, glielo vengo a spiegare volentieri. Se vuole, le spiego anche come avrebbe potuto evitare il problema virus in blocco, usando Linux al posto di Windows. O se preferisce, può continuare a nascondere la testa nella sabbia e dare la colpa ai centri sociali, intanto che regala i soldi dei contribuenti a Bill Gates.


Aggiornamento. Un lettore, marcello.lan****, segnala che tutti gli articoli del Corriere sono disponibili gratuitamente per tutti in formato testuale, a patto di registrarsi. Basta cliccare su "Sul Corriere di oggi" nella barra verticale presente sulla sinistra della home page. L'articolo in questione è qui (buona fortuna, io non riesco a registrarmi). I commenti qui sotto riportano anche un link alla stessa notizia sul sito del Giornale. Ne parla sin da ieri, con qualche considerazione tecnica in più, anche Marco Gatti su Week.it.

Ci vediamo a Milano il 24 marzo?

Venerdì 24 marzo (non febbraio come avevo scritto erroneamente), alle 14.15, sarò a Milano, ospite del Liceo Gonzaga (via Vitruvio 41, zona Stazione Centrale), per una chiacchierata di un'oretta su bufale, pirateria e altri argomenti informatici che stanno a cuore ai giovani utenti della Rete (e anche a quelli meno giovani).

L'incontro si terrà in una sala da 180 posti, per cui (d'intesa con il Liceo) c'è spazio anche per chi non frequenta. Vi aspetto!

AOL e Yahoo vogliono l’e-mail commerciale a pagamento

Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "enrico.asso****", "claracucco" e "bucaneve".

I megaprovider statunitensi AOL e Yahoo introdurranno, fra un paio di mesi, una formula commerciale che consentirà alle aziende di pagare per avere la garanzia che i loro messaggi vengano recapitati agli utenti di AOL e Yahoo. Ne parlano per esempio il New York Times, BoingBoing e RealTechNews. AOL è decisa a procedere; Yahoo vuole prima svolgere una sperimentazione.

In pratica, le aziende che vorranno scavalcare con certezza i filtri antispam di AOL e Yahoo dovranno pagare da un quarto di centesimo a un centesimo di dollaro per ogni e-mail spedito. Una sorta di "francobollo" online. Chi non paga (azienda o privato) dovrà vedersela con i filtri, anche se i suoi messaggi sono stati richiesti dal destinatario. Per esempio, ogni e-mail di tracciamento di un acquisto su Amazon o di transazione su eBay, e ogni e-mail di conferma di una prenotazione fatta via Internet, sarà tassato da AOL e Yahoo se il destinatario è un utente di questi due provider.

Il progetto rischia di diventare una forma di spam garantito per gli utenti di AOL e Yahoo: gli spammer e tutte le aziende specializzate in pubblicità inutile potranno pagare per essere sicuri di rompere l'anima agli utenti, esattamente come avviene adesso con la posta pubblicitaria cartacea. Gli utili vanno ai provider, mentre agli utenti bombardati non va un soldo. Bella mossa.

Consiglio per gli utenti AOL/Yahoo: siccome i messaggi pubblicitari "bollati" avranno un identificativo standard nel titolo ("AOL Certified E-Mail", per esempio), impostate un filtro che mandi tutti i messaggi con questo titolo nel cestino.

A me sembra che il "francobollo" per l'e-mail sia semplicemente un'altra forma di guadagno per i provider, propinata con la scusa di combattere lo spam. In realtà la sua efficacia antispam sarà nulla (gli spammer sanno come aggirare i filtri e arrivare a destinazione senza pagare), e anzi c'è il rischio che porti a danni anche peggiori. Cosa succede se uno spammer riesce a mandare e-mail "bollata", aggirando totalmente i filtri antispam e addebitandola a un inserzionista legittimo?

Preoccupazioni di sicurezza a parte, è un precedente pericoloso. Con la scusa che non ci sono altri modi per combattere lo spam (grossa bugia, visto che gli spammer più attivi sono negli USA, dove le leggi antispam ci sono eccome), si rischia di rendere "giusto e naturale" far pagare per inviare un e-mail. E' quello che si fa con la posta cartacea, no? Che c'è di male?

C'è di male che la gente usa l'e-mail proprio perché è gratis, e questo permette di mantenere rapporti personali a distanza con una frequenza impossibile con qualsiasi altro sistema. A quanti amicizie nate in Rete dovreste rinunciare se doveste pagare per ogni e-mail che mandate?

La tassa sull'e-mail è ancora più nefasta per la libera circolazione delle idee. Oggi chiunque può gestire una mailing list e creare una comunità virtuale di amici che condividono uno stesso interesse, a costo zero. Obbligare un gestore di mailing list a pagare per ogni invio significherebbe dare solo a chi ha soldi la possibilità di parlare. La mia newsletter ha dodicimila iscritti: a 0,0025 dollari a messaggio, ogni invio mi costerebbe trenta dollari. Una newsletter al giorno mi costerebbe 900 dollari al mese. Chiuderei subito.

2006/02/04

TV antitruffa: truffati cercansi per intervista

Siete di Roma e dintorni e siete stati truffati tramite il cellulare, Internet o un programma televisivo? Volete raccontare la vostra storia davanti a una telecamera? La rete televisiva Sat2000 sta cercando vittime di truffe per un programma intitolato "Formato Famiglia" e mi ha chiesto di segnalare questa ricerca.

Se vi interessa contribuire a mettere in guardia contro buggerature in Rete e fuori Rete, contattate Francesco Muratori a questi numeri italiani: fisso 0666508577, cellulare 3386389952. I tempi televisivi sono stretti, per cui telefonate subito, se siete interessati.

InEdita Blog: presenze informatiche inquietanti

Sono alla Fiera di Genova, a InEdita Blog, e noto con sorpresa la strapresenza di Mac, sul palco e fra il pubblico. Chi ha detto che il Mac è di nicchia?



Resistance is futile. You will be assimilated :-)

Aggiornamento. A dire il vero, qui sopra avevo scritto "is useless"... imperdonabile per un Trekker come me. Invoco l'attenuante generica: ho appena finito di vedere la Guida Galattica, dove c'è curiosamente una frase molto Borg: "Resistance is useless", appunto. Ringrazio i lettori che mi hanno fatto il debug. La prima parte di questo post è stata scritta, illustrata e pubblicata in Rete direttamente dalla sala del convegno, grazie a fotocamere digitali e connessioni wireless, e visualizzata sullo schermo del videoproiettore in tempo reale (insieme ai primi commenti). Roba da fantascienza, fino a poco tempo fa.


Post eventum


Inedita Blog è stata per me una scoperta molto piacevole (grazie Marina e Mitì), condita oltretutto da una dose luculliana di focaccia. Ho conosciuto meglio un mondo, quello dei blogger, nel quale mi sento un po' un abusivo: io, in fin dei conti, uso il blog semplicemente come strumento di pubblicazione facilitata di notizie e come spazio per scambiare idee con i lettori. Ma c'è chi del blog ha fatto uno strumento creativo e letterario, e chi invece ne vuole fare uno strumento di propaganda politica.

Si è parlato appunto di blog e politica, raccontando i casi (quasi tutti disastrosi) di blog di politici italiani. La mia impressione, non condivisa da alcuni degli altri relatori (e meno male), è che i politici italiani non hanno capito niente di come funziona la Rete (Urbani docet) e che il blog non può diventare semplicemente un nuovo pulpito dal quale dispensare ideologie. Il blog è un punto di scambio (magari sbilanciato a favore del blogger, che tiene il controllo), non un'inserzione pubblicitaria. Chi non ascolta i propri lettori/commentatori rischia di fare una pessima figura, ed è perfettamente comprensibile che un politico non abbia tempo di gestire anche un blog. Bene; in tal caso, non lo faccia, e non sporchi la Rete.

Ci siamo amichevolmente accapigliati anche su quanto sia lecito che un blog non sia scritto dal suo intestatario. Si può far scrivere un post di blog dallo staff del partito/movimento (e questo vale anche per blog non direttamente politici come quello di Beppe Grillo)? O deve essere farina spontanea del proprio sacco? Non si rischia che il lettore smaliziato si accorga della finta?

Abbiamo parlato anche di blog come palestra di scrittura, e sono intervenuti anche vari editori (cartacei, ma tutt'altro che incartapecoriti) per parlare di rapporti fra blogger ed editori. Scrivere un blog è senz'altro meglio che non scrivere affatto, ma l'orientamento generale è che non si diventa scrittori a furia di bloggare, e che gli editori non vanno a pescare tra i blogger quando vogliono trovare nuovi autori.

Un altro tormentone del convegno è stato il tema dei soldi. Come si fa a fare soldi con i blog? La risposta pressoché unanime è stata "non si fanno i soldi coi blog". Chi si butta nei blog con l'intento di fare soldi ha sbagliato mestiere, così come chi scrive libri per diventare milionario. Faccia il dentista, l'avvocato o il politico, ma lasci perdere la scrittura. Scrivere è questione di passione, non di guadagno.
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