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Il Disinformatico

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2013/08/08

Sir Christopher Lee a Locarno. Immenso

L'articolo è stato aggiornato estesamente dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2013/08/10.


Photo credit: Paolo Attivissimo

Ho appena passato un'ora abbondante ad ascoltare dal vivo Sir Christopher Lee al Festival del Cinema di Locarno. Sala strapiena, non si sentiva volare una mosca. Tutti in silenzio ad ascoltare, rapiti, la voce di un novantunenne dalla tempra straordinaria che racconta passioni, aneddoti e dettagli innumerevoli di una vita di cinema.

Ci sono stati momenti surreali e al tempo stesso commoventi: per esempio, sentire la voce di Saruman cantare opere liriche (in italiano) e imitare Gatto Silvestro dal vivo è un'esperienza che non ha prezzo e svela un lato inatteso e giocoso di Lee. Sentirgli dire, pochi istanti dopo, che faceva sempre quest'imitazione per Peter Cushing e ascoltare il suo ammiratissimo, affettuoso ricordo dell'attore scomparso, che gli fa venire i lucciconi (come nella foto qui sopra), trasforma completamente quell'aneddoto leggero in un emblema dell'intensità e della ricchezza di una vita e di una carriera la cui durata è un traguardo ma anche una condanna a veder svanire tanti affetti.

Christopher Lee ha incantato tutto il pubblico con tanti altri racconti e con una presenza e una vitalità che sono sembrate davvero magia. Saremmo rimasti tutti ad ascoltarlo ancora per ore, anche se si fosse messo a leggere la rubrica del telefono. E ho la sensazione che lui sarebbe andato avanti con piacere a raccontare le proprie storie, come fa un nonno ai nipotini. Solo che quel nonno è Dracula, Saruman, il Conte Dooku e mille altri nomi protagonisti degli incubi di intere generazioni. Fantastico e indimenticabile.


Photo credit: Paolo Attivissimo


Photo credit: Paolo Attivissimo


Photo credit: Paolo Attivissimo


Aggiornamento (2013/08/10)


Ecco il video dell'evento:

2013/08/02

Le parole di Internet: cinemagrafia

Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 02/08/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.


cinemagrafia o cinemagraph. Immagine digitale ibrida fra fotografia e video, nella quale quasi tutto è immobile (come in una fotografia) tranne un dettaglio che si muove (come in un video). Il contrasto fra l'assoluta immobilità di gran parte dell'immagine e il dettaglio in movimento crea effetti visivi ed emotivi molto particolari ed intensi.




Tecnicamente, una cinemagrafia è un'animazione, solitamente in formato GIF, costituita da una serie di fotogrammi che si ripetono ciclicamente. Si realizza partendo da un video, del quale si prende un breve spezzone che ha un'inquadratura fissa e poi, usando appositi programmi, si sceglie un'area nella quale si vuole mantenere il movimento mentre il resto dell'immagine è statico.

Il termine è stato coniato dai fotografi statunitensi Kevin Burg e Jamie Beck, che hanno usato questa tecnica per una serie di foto di moda e di cronaca nel 2011. Alcuni esempi del loro lavoro sono presso Cinemagraphs.com; altre cinemagrafie sono visibili per esempio presso Hongkiat.com o TripwireMagazine.com o cercando il termine in Google o altri motori di ricerca.

Per creare una cinemagrafia si adopera spesso un programma di fotoritocco, ma può anche bastare uno smartphone: l'importante è tenerlo fisso e scegliere una scena nella quale ci sia un movimento preferibilmente ciclico, come lo scorrere dell'acqua di un ruscello o il movimento di una scala mobile. Si possono usare app come CinemagramFlixelEchograph o Kinotopic (per iOS) oppure FotodanzCinemagram o MotionGraph (per Android).

Antibufala: la foto del lago al Polo Nord


Circola in Rete, nei social network e nei siti di notizie, la foto che vedete qui sopra: mostra quello che viene descritto come un lago formatosi a fine luglio, pochi giorni fa, al Polo Nord. L'immagine viene presentata come una prova drammatica degli effetti del riscaldamento globale. Ma occhio a non farsi prendere dalla tendenza naturale a credere ciecamente a quello che conferma la propria visione del mondo. I dettagli di quest'antibufala sono qui.

Facebook, come cancellare la cronologia delle ricerche

Sapevate che Facebook si ricorda tutto quello che avete cercato? La funzione è stata attivata progressivamente intorno a settembre del 2012 e si presta a creare situazioni imbarazzanti.

Per esempio, a distanza di tempo può essere difficile spiegare perché abbiamo cercato ripetutamente foto di un(a) ex partner o di altre persone o tematiche potenzialmente controverse e fraintendibili.

La cronologia è piuttosto ben nascosta tra le mille opzioni di Facebook: se vi interessa sapere come trovarla e soprattutto come cancellarne i contenuti, date un'occhiata a questo articolo.

Cosa succede su Internet ogni 60 secondi?

Qmee ha creato la compilation di dati qui accanto, che illustra quello che avviene su Internet in un minuto tipico. Se ai primi tempi di Internet si diceva che frequentare la Rete era come cercare di bere da un idrante, cosa dovremmo dire adesso? Bere durante uno tsunami?

Impressionante. I dettagli sono in questo articolo che ho scritto per la Radio Svizzera.

Ho provato Facebook Graph Search: è un trovatutto pasticcione

Come ho raccontato qualche tempo fa, ho chiuso il mio account Facebook pubblico ma mantengo vari account segreti, e su uno di questi ho impostato la lingua inglese in modo da poter accedere all'attivazione progressiva di Graph Search, il motore di ricerca interno del social network.

Ho ricevuto pochi giorni fa l'attivazione e mi sono cimentato in qualche ricerca. La cosa più sconcertante non è tanto la capillarità di Graph Search, capace di accettare query estremamente complesse e interconnesse, quanto la sua totale inattendibilità.

Ho provato infatti a cercare alcuni temi controversi, come le persone di una certa regione che risultano favorevoli al razzismo secondo Graph Search, e sono venuti fuori nomi di persone che invece hanno dichiarato sul social network di essere contro il razzismo.


Immaginate il potenziale d'equivoco di un baco del genere: qualcuno fa una ricerca di questo tipo e poi pubblica i risultati, con tanto di nomi e cognomi. Sarà poi dura, per ciascuna delle persone citate a sproposito, spiegare che l'elenco è completamente sbagliato.

Trovate altri dettagli in questo mio articolo per la RSI e nel podcast della puntata del Disinformatico radiofonico di oggi.

Facebook Graph Search: prova pratica del trovatutto pasticcione

Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 02/08/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.

Graph Search, il motore di ricerca interno di Facebook annunciato a gennaio del 2013, è ora disponibile a molti utenti e sta rivelando le sue vere potenzialità. Al suo debutto, riservato a pochi utenti fortunati, sono comparsi degli esempi di ricerca (come Actual Facebook Graph Searches) che indicavano questo nuovo servizio di Facebook come una sorta di miniera d'oro per gli stalker. Poter cercare, per esempio, “donne single nelle mie vicinanze alle quali piacciono gli uomini e piace ubriacarsi" ha suscitato una certa inquietudine in parecchi utenti.

Il Disinformatico ha acquisito un account Facebook sul quale Graph Search è già attivo (bisogna usare Facebook in inglese e fare richiesta a Facebook), confermando che effettivamente è facile usarlo per far emergere informazioni e immagini imbarazzanti. Per esempio, sarà interessante sapere come si sentiranno tra qualche anno, quando si candidano per un lavoro, le persone ritratte nelle immagini che emergono cercando "uomini sotto i 21 anni ai quali piace Justin Bieber e che vivono in Canton Ticino"; sì, questo è il livello di capillarità e precisione offerto da Graph Search. Ma è anche emerso un fatto forse più preoccupante e significativo di quanto lo sia questo potenziale di stalking o figuracce: Graph Search sbaglia moltissimo e può causare equivoci molto gravi.

Per esempio, una ricerca di "persone che vivono a Lugano e alle quali piace il razzismo" (scritta in inglese, unica lingua per ora gestita da Graph Search) ha prodotto come risultato una serie di persone (compreso almeno un personaggio politico) che invece sono contrarie al razzismo e lo hanno dichiarato cliccando "Mi piace" su profili Facebook di movimenti antirazzisti.

Per evitare di finire in situazioni equivoche conviene insomma seguire i consigli d'impostazione descritti in questo articolo precedente del Disinformatico e fare molta attenzione non solo ai "Mi piace" che concediamo, ma anche ai rischi d'errore da parte di Graph Search, che possono rendere compromettente un "Mi piace" assolutamente innocuo e positivo.

Cosa succede su Internet ogni 60 secondi

Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 02/08/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.

Abbiamo tutti un'idea istintiva del fatto che Internet è un ribollire continuo di attività, ma c'è chi ha provato a quantificare questo flusso planetario di creazione e pubblicazione di contenuti. Il risultato, decisamente impressionante, è riassunto in questo grafico realizzato da Qmee.

Qualche esempio di cosa avviene mediamente su Internet ogni minuto:

su Google vengono effettuate 2 milioni di ricerche;

su Youtube vengono caricate 72 ore di video;

su Facebook vengono aggiunti 350 GB di dati, 1,8 milioni di "Mi piace" e 2.460.000 post;

su Flickr vengono viste 20 milioni di fotografie;

Twitter aggiunge 278.000 tweet;

Amazon fattura 83.000 dollari di vendite;

LinkedIn gestisce 11.000 ricerche professionali;

Instagram aggiunge 3.600 foto;

vengono spedite 204 milioni di mail;

vengono creati 571 nuovi siti;
da iTunes vengono scaricate 15.000 canzoni.

E poi c'è chi si lamenta che non ha più tempo per fare niente: contemplando questi numeri viene da chiedersi cosa facevamo prima che arrivasse Internet.

Facebook, come cancellare la cronologia delle ricerche

Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 02/08/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.

Sapevate che Facebook si ricorda tutto quello che avete cercato? La funzione è stata attivata progressivamente intorno a settembre del 2012 e si presta a creare situazioni imbarazzanti. Per esempio, a distanza di tempo può essere difficile spiegare perché abbiamo cercato ripetutamente foto di un(a) ex partner o di altre persone o tematiche potenzialmente controverse e fraintendibili.

Può anche essere difficile ricordarsi le ragioni per le quali lo abbiamo fatto, ma la cosa più importante è che la cronologia delle ricerche, se vista da fuori, crea spesso un’impressione ingannevole della persona. È facile sembrare ossessivi o bizzarri a causa della compressione temporale: vedere mesi o anni di ricerche radunati in una singola pagina è una distorsione della realtà.

La cronologia delle ricerche è normalmente visibile soltanto al titolare dell'account Facebook, ma attenzione a non dare accesso all'account ad altri che potrebbero fraintenderla. Se preferite, potete anche cancellarla periodicamente, ma prima bisogna trovarla, ed è piuttosto ben nascosta. Per rivelarla bisogna andare alla pagina iniziale del proprio profilo e cliccare su Registro attività. Nella sezione Foto/Mi piace/Commenti, si clicca su Altro.

Compare un elenco più corposo, nel quale bisogna cliccare sulla voce Cerca. Ecco finalmente la cronologia: per cancellarla è sufficiente cliccare in alto a destra sul pulsante Cancella ricerche.

Antibufala: la foto del lago al Polo Nord

Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 02/08/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.

Circola in Rete, nei social network e nei siti di notizie, una fotografia che mostra quello che viene descritto come un lago formatosi a luglio al Polo Nord. L'immagine viene presentata come una prova drammatica degli effetti del riscaldamento globale.

Attenzione però a non farsi prendere dalla tendenza naturale a credere ciecamente a quello che conferma la propria visione del mondo: l'immagine è autentica (proviene da una serie scattata dai ricercatori del North Pole Environmental Observatory), ma va chiarita.

Innanzi tutto il "lago" è molto meno spettacolare di quel che sembra dall'immagine: è grande come una piscina olimpionica ed è profondo solo una sessantina di centimetri. Inoltre è decisamente effimero: è lo strato di ghiaccio superficiale che si è sciolto brevemente e da quando è stata scattata l'immagine si è già ricongelato. Questo "lago" infatti fa parte dello scioglimento ciclico estivo che si verifica al Polo Nord e il suo legame con il riscaldamento globale è molto tenue.

C'è poi da aggiungere che l'immagine non è stata scattata al Polo Nord, ma circa 600 chilometri più a sud. La boa automatica che ha scattato la foto era stata collocata al polo geografico in primavera ma si è poi spostata seguendo la migrazione dei ghiacci artici.

Tutto questo non vuol dire che il riscaldamento globale non esista (è un dato scientificamente ben documentato da ben altre evidenze): vuol dire semplicemente che usare quest'immagine come dimostrazione della sua esistenza è ingannevole e può essere un autogol, perché un suo uso improprio rischia di screditare chi pone attenzione all'ecologia.
Static Wikipedia 2008 (no images)

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Static Wikipedia 2007 (no images)

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Static Wikipedia 2006 (no images)

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