Nuove formule commerciali per campare vendendo musica online
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I Marillion, quelli che molti di noi matusa ricordano per la canzone Kayleigh, hanno annunciato che il loro nuovo album Happiness is the Road sarà scaricabile gratuitamente, ma non dal loro sito, bensì tramite i circuiti peer-to-peer, quelli che tante campagne (dis)informative hanno cercato di dipingere come il Male Assoluto per l'industria del disco.
Durante la prima esecuzione dei brani comparirà sullo schermo del computer un pop-up, dice la BBC, che inviterà i fan a fornire alla band il proprio indirizzo di e-mail in modo da poterli contattare offrendo biglietti per i concerti e altri oggetti riguardanti la band. Una sorta di spam autorizzato in cambio di musica.
Le formule alternative per vendere musica si sprecano: ricorderete i Radiohead con l'album a offerta libera o Prince con il CD regalato insieme a un giornale. Sembrano funzionare, perché generano pubblicità per la band e non inimicano i fan come fanno i vari lucchetti digitali finora tentati dalle case discografiche.
Ma soprattutto funzionano perché nonostante molti scrocchino, alle band arrivano più soldi di quelli che arriverebbero dalla tradizionale vendita di CD. Mark Kelly, il tastierista dei Marillion, ha notato che molti hanno descritto come un fallimento l'esperimento dei Radiohead, perché hanno ricavato in media due sterline (2,5 euro, 4 franchi circa) da ogni download, ma dimenticano che se il disco fosse stato venduto tramite i canali abituali, ai Radiohead non sarebbero arrivate quelle due sterline al pezzo.
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