Voyager: tracce di vita intelligente su Marte. Su Raidue, invece, è difficile trovarne
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La puntata dell'8 settembre scorso di Voyager ha presentato una serie di immagini di Marte che a detta dell'intervistato, il giornalista Ennio Piccaluga, dimostrano la presenza di strutture artificiali e di forme di vita sul pianeta rosso. Ci sarebbero addirittura in questo momento, su Marte, alberi giganteschi, rivelati dalle foto delle sonde spaziali.
Piccaluga parla di "strutture che sembrano essere in un certo degrado" e Voyager accompagna le sue parole con questa immagine, che non mancherà di far sbellicare gli astronomi e chiunque altro si occupi seriamente di studio dei pianeti.
Quello è l'Olympus Mons: un vulcano alto tre volte il monte Everest. Lo potete localizzare, sulla superficie di Marte, anche con Google Mars. È famosissimo. Altro che struttura con un certo degrado. O per dirla tutta: una struttura con un certo degrado c'è, ma non è su Marte. Perché non è ammissibile che certe bestialità vengano trasmesse da una rete nazionale in prima serata. È come se qualcuno vi mostrasse una cartolina del Cervino e vi dicesse che è una piramide un po' malconcia. Con che pelo sullo stomaco Giacobbo e il suo staff insistono a propinare idiozie ai contribuenti?
Piccaluga aggiunge che c'è una "struttura", nelle Valles Marineris, "che in effetti ha una struttura palesemente artificiale o almeno ha molti elementi che spingono in quella direzione, in quanto ha molti elementi in comune con le ziggurat... una struttura alta circa 5-600 metri, costruita a gradoni. Il fatto che sia costruita a gradoni esclude che possa trattarsi di una struttura naturale." E lì vicino "sembra che ci sia quella che è la pianta di una città".
Evidentemente il buon Piccaluga non se ne intende granché di analisi delle immagini e dei rilevamenti digitali delle sonde spaziali, perché altrimenti saprebbe benissimo che i "gradoni" e la "pianta di una città" non sono altro che artefatti dell'elaborazione delle immagini, come ben sanno i veri ricercatori, quelli che lavorano all'ESA e alla NASA e che quelle sonde le seguono per lavoro. Quelli che scrivono documenti tecnici come questo, per esempio, che parla appunto di artefatti. Quelli ai quali la redazione di Voyager avrebbe potuto chiedere prima di trasmettere queste farneticazioni, che sono uno schiaffo a chi studia e lavora per far valere l'Italia in campo scientifico.
Quando un altimetro o una fotocamera stereoscopica esplora la superficie di un pianeta, lo fa con un certo margine di precisione in altezza, per esempio cinque metri, e suddivide la superficie in punti. Non vede le sfumature al di sotto di quei cinque metri e di quei punti, e arrotonda verso l'alto o verso il basso. Ci sono poi ulteriori arrotondamenti dovuti all'elaborazione digitale dei dati per trasmetterli a terra, come spiegato bene sul sito della fotocamera stereo della sonda Mars Express.
Per cui se il terreno è in pendenza e sale dolcemente, l'altimetro descrive quella pendenza dicendo che l'altezza del terreno inizia per esempio a 55 metri e poi passa bruscamente (al punto successivo rilevato) a 60 e poi a 65 e così via, senza passare per i valori intermedi. Se questi dati vengono elaborati per generare un modello tridimensionale, una collinetta verrà per forza interpretata come una "ziggurat".
Mostrando quelle immagini, Piccaluga ha dimostrato di non sapere nulla della materia di cui sta parlando. Ma allora perché Voyager lo fa parlare?
Inoltre le immagini mostrate da Voyager non sono fotografie del terreno marziano: sono modelli 3D costruiti digitalmente partendo dai rilievi altimetrici e stereoscopici. In particolare, la foto nella quale Piccaluga indica la "ziggurat" è questa (dal sito dell'ESA): la presunta struttura artificiale è nell'angolo in alto.
Si tratta di un modello 3D generato partendo da un'immagine piatta, che è questa, identificativo ESA SEMMKMWA6QD, scattata dalla sonda Mars Express sopra le Valles Marineris il 14 gennaio 2004 da un'altezza di 275 chilometri, con una risoluzione di 12 metri per pixel. Ne esiste anche una versione da 14 megabyte.
La "ziggurat" si troverebbe nell'angolo in basso a sinistra: prendiamo la porzione corrispondente dell'immagine e ruotiamola in modo che corrisponda all'orientamento dell'immagine 3D.
Ora ingrandiamo la porzione dove ci dovrebbe essere la "ziggurat" (quella sul bordo sinistro, in alto, dove c'è un cratere tagliato dal bordo stesso) e vediamo cosa c'era nella foto prima dell'elaborazione digitale eseguita per renderla tridimensionale.
La presunta "ziggurat" è semplicemente un cratere deformato, squadrato e scalettato dagli errori di elaborazione digitale. Lo stesso effetto si nota negli altri due dettagli indicati dalle frecce.
La seconda immagine mostrata da Piccaluga a Voyager è tratta dalla stessa rappresentazione 3D:
Si tratta ancora una volta di artefatti dell'elaborazione digitale, che nella foto originale non ci sono.
Fra l'altro, l'errore dilettantesco non è solo di Piccaluga, ma anche del Centro Ufologico di Benevento Mars Group Campano, almeno stando a questo comunicato stampa di aprile 2010 a firma di Angelo Carannante, dove si annuncia la "sensazionale scoperta" e si anticipa proprio la puntata di Voyager: "Ma la bomba esploderà anche in TV tra pochissimo quando andrà in onda la puntata di Voyager che Piccaluga ha già registrato, dedicata proprio alle rivelazioni di Ossimoro Marte. Era ora che ciò avvenisse, il grande pubblico deve sapere, perché lo ziqqurat non è altro che un piccolo antipasto della sconvolgente realtà che c’è sul Pianeta Posso [sic]. Questo non è che l’inizio e nei prossimi giorni se ne vedranno delle belle anche su internet, sperando che qualcuno non provi a fermare la verità perché, non c’è dubbio, la storia così come la conosciamo, dovrà forse essere riscritta..."
Sì, avete letto bene, Carannante dice proprio "Pianeta Posso".
Non è finita. Piccaluga dice che su Marte, checché ne dicano gli scienziati brutti e cattivi, "sembra che ci siano addirittura delle piante. Una delle ultime foto mandate dalla sonda americana MRO ha mostrato un campo innevato da cui sembrano innalzarsi delle piante, delle piante che dovrebbero avere dimensioni di centinaia di metri." La foto è questa:
Dove l'avete già vista? Qui sul Disinformatico, oppure presso il Centro Ufologico Taranto, che l'ha sbufalata a gennaio scorso. Nessuna rivelazione scottante. Anzi, la foto è stata addirittura l'Astronomy Picture of the Day della NASA. Non sono alberi: sono rivoli di sabbia che scorrono lungo le dune, dalla cresta verso la base. La visuale dall'alto fa perdere la prospettiva: la "base" degli "alberi" è la cresta di una duna, e la "chioma" è l'accumulo della sabbia a valle. Questa è l'immagine originale:
Ora mi chiedo: visto che un popolo ignorante si comanda più facilmente, sarà mica che Roberto Giacobbo fa parte di un piano per rincitrullire gli italiani e garantire così che continuino a farsi governare nonostante qualunque porcata del governo di turno?
Per fortuna non sono il solo ad avere questi conati: mi tengono compagnia il Corriere del Ticino e Le Scienze.
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