Meno male che c'è Repubblica che ci informa che
“i pannelli solari nello spazio funzionano” (copia permanente). Finalmente sulla Stazione Spaziale Internazionale smetteranno di usare i
generatori diesel?
Per chi non conoscesse la materia: sappiamo che i pannelli solari funzionano
nello spazio da almeno sessant’anni. Li usavano già i primi satelliti, come
per esempio
Vanguard 1
(1958). La Stazione ha da oltre vent’anni degli enormi pannelli
solari che la alimentano completamente.
Questa cretinata di Repubblica è scritta, fra l’altro, come titolo
di un articolo a pagamento. Scusate, editori di Repubblica, ma
perché dovrei pagare per leggere delle cretinate del genere? Magari poi salta
fuori che Elena Dusi ha scritto un bell’articolo, tecnicamente competente, che
spiega la vera notizia. Ma quel titolo da inetti rovina tutto.
Siete sicuri che lavorare coi piedi così sia un buon investimento? O state
solo temporeggiando in attesa di licenziare tutti e affidarvi a ChatGPT?
Per chi volesse la vera notizia: i ricercatori dell’Università di
Swansea hanno sviluppato delle celle fotovoltaiche a base di
tellururo di cadmio
che coprono una superficie maggiore, pesano meno e generano molta più energia
rispetto alle tecnologie attuali paragonabili e sono relativamente economiche
da fabbricare. I ricercatori dell’Università del Surrey hanno progettato degli
strumenti che hanno misurato il rendimento di queste celle nello spazio, dove
sono state lanciate sei anni fa, dimostrando di essere resistenti alle
radiazioni e agli altri effetti dell’ambiente spaziale. Questi miglioramenti
prestazionali potrebbero consentire la realizzazione di grandi centrali
fotovoltaiche nello spazio a basso costo, che ritrasmetterebbero verso la
Terra l’energia raccolta.
La ritrasmissione avverrebbe usando fasci di microonde accuratamente puntati
verso stazioni riceventi al suolo. Questa soluzione avrebbe notevoli vantaggi
rispetto agli impianti fotovoltaici sulla Terra: scegliendo orbite opportune,
la centrale orbitante può ricevere la luce solare ininterrottamente, senza le
pause dovute al ciclo giorno/notte, senza le variazioni stagionali e senza le attenuazioni dell’atmosfera e delle condizioni meteorologiche, col risultato che la luce solare orbitale è in media oltre dieci
volte più intensa di quella al suolo. Inoltre l’energia
potrebbe essere recapitata direttamente a destinazione, senza elettrodotti,
anche in mezzo al deserto o in zone colpite da calamità, come spiega
questa pagina dell’ESA.
Il comunicato stampa originale è
qui
e l’articolo scientifico è
qui
(grazie a
@nabbo su
Mastodon per questi link;
link alternativo).
“Loro dicono che il proiettile Shrapnel (esploso) è come il nostro e non è
come quelli Israeliani”.
Scrive così Repubblica oggi
(copia permanente), trattando un
argomento serissimo come la distruzione di un ospedale pieno di persone nella
guerra Hamas-Israele. Ma nella frase originale “tradotta” da Repubblica la parola Shrapnel non è un nome proprio e non
indica un tipo di proiettile.
Il termine “shrapnel” indica semplicemente le schegge prodotte
dalla frammentazione di qualunque ordigno esplosivo. Il senso corretto della
frase
“They are saying that the shrapnel from the missile is local shrapnel and
not like Israeli shrapnel”
è
“Stanno dicendo che le schegge del proiettile [o razzo] sono schegge di tipo locale e
non simile alle schegge israeliane”.
Non è chiaro, inoltre, se quell’“esploso” tra parentesi voglia essere
una traduzione (sbagliata) di Shrapnel o una precisazione per spiegare
che la conversazione riguarda l’ordigno che ha colpito l’ospedale.
Chiunque abbia tradotto quel dialogo dall’inglese all’italiano è un
incompetente, che qualcuno in redazione ha però piazzato a scrivere la cronaca
di una delle notizie più importanti del momento.
Questo è il modo in cui si lavora nelle redazioni dei giornali in Italia.
Questo è il motivo per cui leggere le testate generaliste è una totale perdita
di tempo. Questi sono i giornali che dovrebbero difenderci dalle
fake news e invece sembrano impegnatissimi a fabbricarle. Che pena.
Il Corriere della Sera, in un articolo firmato da Maurizio Bertera, titola “Nave in fiamme con 3 mila auto a bordo: un morto. L’incendio forse è partito da un’elettrica”, con il sottotitolo “La Guardia Costiera olandese ritiene probabile che l’enorme rogo sia partito da una delle 25 vetture elettriche a bordo” (link intenzionalmente alterato; copia permanente). È falso.
Nel corpo dell’articolo, Bertera scrive che “Un portavoce della Guardia Costiera ha rivelato all’agenzia di stampa Reuters che l’origine del fuoco può essere ricondotta a un’auto elettrica a bordo della nave”. È falso anche questo.
Non c’è nessuna conferma che l’incendio sia partito da un’auto elettrica e la Guardia Costiera olandese non ha affatto rilasciato la dichiarazione riportata dal Corriere. Il liveblog della Guardia Costiera olandese dice esplicitamente che “la causa dell’incendio non è ancora nota” (“De oorzaak van de brand is nog onbekend”). Inoltre il sito Electrek ha chiamato la Guardia Costiera olandese, che ha dichiarato di non aver affatto attribuito l’incendio a un’auto elettrica.
Reuters, citata dal Corriere, conferma che la causa dell’incendio è ancora ignota e aggiunge che “un portavoce della Guardia Costiera aveva detto a Reuters che l’incendio era iniziato vicino a un’auto elettrica” (“The coastguard said on its website the cause of the fire was unknown, but a coastguard spokesperson had earlier told Reuters it began near an electric car”).
Da nessuna parte viene detto quello che scrive il Corriere, ossia che l’origine del fuoco possa essere ricondotta a un’auto elettrica.
La nave in questione, la Fremantle Highway, ha preso fuoco nel Mare del Nord. Trasporta 2832 auto a carburante e 25 auto elettriche dalla Germania all’Egitto. Una persona dell’equipaggio è morta.
---
2023/08/02 17:40. Un articolo di NOS news, segnalato nei commenti qui sotto da CheshireCat, precisa che le auto elettriche o ibride a bordo sono 498, non 25, su un totale di 3783 veicoli, non 2832 come annunciato inizialmente.
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2023/08/18: 16:20.CleanTechnica segnala che le auto elettriche sono tutte intatte e l’incendio è partito da un altro punto della nave. Il direttore delle operazioni di recupero, Peter Berdowski, ha dichiarato alla stampa olandese che le 498 auto elettriche a bordo sono tutte intatte e che l’incendio è probabilmente iniziato sull’ottavo ponte dei dodici. Le auto elettriche erano situate molto più in basso.
Sono curioso di vedere quanti dei giornali, dei siti e degli hater che hanno diffuso con entusiasmo la notizia della presunta colpa delle auto elettriche pubblicheranno con altrettanta evidenza la smentita della balla che hanno disseminato.
Rainews scrive che vicino al rifugio del leader del gruppo Wagner, Prigozhin, sono state trovate “[c]inquemila banconote per un valore di circa quattro miliardi di rubli, l'equivalente di circa 44 milioni di euro”.
Quotidiano Nazionale, a firma di Alessandro Farruggia, anche su carta, ribadisce il concetto: “trovate cinquemila banconote per un valore di circa quattro miliardi di rubli, l’equivalente di 43 milioni di euro.”
Il giornalismo di lingua italiana continua, purtroppo, a dare ampie prove di
inettitudine e pura ignoranza a proposito del disastro del batiscafo
Titan.
Viviana Mazza, sul Corriere della Sera, parla di
“catastrofica perdita di pressione” nel titolo e di
“catastrofica perdita della camera di pressione”, attribuendo queste
parole al “contrammiraglio John Mauger”. Entrambe le frasi sono
grossolanamente sbagliate.
Nel Titan non c'è stata nessuna “perdita di pressione”. La
pressione si può perdere (verso l’esterno) quando dentro il veicolo c'è
una pressione maggiore che all'esterno. In un veicolo che porta persone
sott'acqua si ha l'esatto contrario: quando è sotto la superficie, la
pressione esterna è maggiore di quella interna. Quindi non si
perde pressione verso l’esterno: lo scafo deve resistere alla pressione
esterna, che è molto superiore a quella interna. Se c’è una falla, l’aria non
può sfuggire. È la pressione esterna, quindi l’acqua, a irrompere
nell’abitacolo, e in quell’abitacolo la pressione non si perde, ma aumenta di
colpo, con conseguenze fatali per gli occupanti.
Inoltre il contrammiraglio non ha affatto parlato di
“catastrofica perdita della camera di pressione”. Questa è la
sua dichiarazione originale:
Mauger parla di “catastrophic loss of the pressure chamber”. Ma
“loss” qui non è “perdita”, è “cedimento”.
“Perdita”, in questo contesto, sarebbe “leak”. Mauger non sta dicendo
che hanno smarrito la camera di pressione; sta dicendo che la camera di
pressione (ossia lo spazio interno allo scafo nel quale viene mantenuta la
pressione atmosferica) ha ceduto.
---
Intanto La Stampa, Panorama e il Fatto Quotidiano si aggiungono all’inquietante coro delle redazioni
inette, che a quanto pare sono piene di gente che non sa cosa voglia dire
velivolo. Gente alla quale andrebbe data una canna da pesca insieme a
un’interdizione permanente da ogni forma di giornalismo.
Anche qui, l’errore persiste e non viene corretto.
Il Fatto Quotidiano scrive la stessa fesseria: “A queste condizioni qualsiasi piccola perdita potrebbe causare un’implosione immediata, in grado di distruggere il velivolo”.
Il dilagare dell’errore madornale di usare “velivolo” per un veicolo
che va sott’acqua è forse partito dal
lancio ANSA
del 20 giugno, che oggi risulta riscritto e corretto ma che in origine (copia su Archive.org) parlava proprio di “velivolo” (“...nell’area di ricerca in cui il velivolo era scomparso due giorni prima”). Sembra che tutti abbiano copiato
ciecamente da ANSA senza farsi la benché minima domanda sul senso di quello
che stavano copiando.
Screenshot del lancio ANSA com’era il 21 giugno 2023 (Archive.org).
Diciamolo: ChatGPT queste scemenze non le avrebbe scritte.
“Un sottomarino utilizzato per portare gruppi di turisti in visita al relitto del Titanic è scomparso dai radar [...] Il sommergibile uscito dai radar [...]” Fonte: TgCom24. Copia permanente.
“Quando nel novembre di due anni fa venne eletto Amer Ghalib, primo sindaco musulmano di origine yemenita negli Stati Uniti, i Democratici scesero per strada e lanciarono confetti al suo passaggio”. Fonte: Licia Corbolante. Copia permanente.
Il Giorno e il Corriere ci mandano un segnale di ottimismo: oggi
chiunque in Italia può scrivere su un giornale. Competenze linguistiche? Non
servono. Rilettura? Un’ossessione da boomer; roba
vecchia.
E così su IlGiorno Giambattista Anastasia e Sofia
Rodigari ci deliziano con il racconto della polemica per una fotografia di
Chiara Ferragni “in sleep” (si vede che deve risparmiare energia)
e il Corriere (cartaceo, si noti) ci educa dicendoci che “I nuovi
Mask o Zuckerberg” è “difficili trovarli in aula”. Perché
fare un solo errore da matita blu in un titolo oggi è banale.
Da Il Giorno del 30 maggio 2023 (copia permanente). Grazie a @paoblog per la segnalazione.
Da 'L'Economia del Corriere della Sera', 22 maggio 2023. Stampato, non online. Grazie a Simone (mio figlio) per la segnalazione.
Se il giornalismo va avanti con scelte come queste, ChatGPT lo sostituirà alla grande. Meritatamente. E la colpa sarà solo di chi si è scavato da solo la fossa.
Uno dei primi lavori umani eliminati dall’intelligenza artificiale di ChatGPT e simili potrebbe essere la creazione di titoli e sottotitoli di articoli di giornali. Faccio un esempio pratico.
Un lettore su Mastodon mi segnala che il Corriere della Sera ha scritto l’8 aprile scorso un
articolo
più che dignitoso sulle nuove immagini di Urano acquisite dal telescopio
spaziale Webb, ma lo ha agghindato con un sottotitolo che dice una scemenza
spaziale, ossia che il telescopio Webb (che sta nello spazio) ha
"ottiche... capaci dunque di compensare la distorsione creata
dall’atmosfera terrestre".
Evidentemente chi si occupa dei titoli degli articoli non si è chiesto nemmeno
lontanamente perché un telescopio situato nello spazio avesse bisogno di
ottiche che compensassero problemi atmosferici.
In realtà l’articolo cita dapprima le foto nuove del telescopio spaziale Webb
e poi parla delle immagini di Urano scattate tempo addietro da un telescopio
terrestre, che è quello con le ottiche adattative. Il “titolista” (uso
le virgolette perché alcuni colleghi negano che esista) ha fatto un disinvolto
minestrone dei due concetti, e il risultato è un titolo che dice
“Urano e i suoi anelli come non l'avete mai visto: la nuova foto del
telescopio James Webb”
e un sottotitolo che recita
“L'immagine che racconta la ricchezza dell'atmosfera del settimo pianeta
del Sistema Solare è stata scattata con ottiche adattive agli infrarossi,
capaci dunque di compensare la distorsione creata dall’atmosfera
terrestre”.
Ho segnalato la cosa al Corriere. Al momento in cui pubblico questo articolo il sottotitolo è ancora com’era. Copia permanente:
https://archive.is/LdAen.
Forse sarebbe il caso di assumere “titolisti” meno inetti, ma questa è una
proposta che giace inascoltata da tempo. Assumere gente che lavori bene costa,
mandare a casa quella che lavora male pure, e quindi il giornalismo finisce
per diventare inattendibile. L’articolista magari si sforza pure di scrivere
le cose giuste, come in questo caso, ma la sua fatica viene stroncata dal
pasticcione che gli imbratta il lavoro.
Allora faccio un’altra proposta: e se facessimo scrivere titoli e sottotitoli
a ChatGPT, che costa meno? Magari le parole “costa meno” hanno più
effetto su editore di parole come “qualità”.
Ci ho provato, usando il mio account OpenAI a pagamento (20 dollari/mese), che
mi permette di usare la versione 4 di ChatGPT, e gli ho chiesto:
“Crea un titolo di al massimo 90 caratteri e un sottotitolo di al massimo
220 caratteri per questo testo:”, dandogli in pasto il testo del Corriere. Ho scelto questi limiti di
lunghezza basandomi sulla lunghezza del titolo e del sottotitolo originali.
ChatGPT mi ha scritto questo in una manciata di secondi:
Titolo: Il telescopio James Webb rivela gli anelli di Urano con dettagli
senza precedenti
Sottotitolo: In una straordinaria foto a infrarossi, il gigante ghiacciato
mostra la sua atmosfera perlacea e gli anelli polverosi, mentre gli
scienziati anticipano ulteriori scoperte grazie alle capacità del potente
telescopio spaziale.
Screenshot per i dubbiosi:
Allora, Corriere, cosa aspettate a licenziare i titolisti e
rimpiazzarli con ChatGPT? Ovviamente, come io e altri abbiamo scritto tante volte, c’è il rischio che ogni tanto ChatGPT scriva delle cretinate. Ma se ne scrive meno dei titolisti umani, e costa meno di loro, come la mettiamo?
Repubblica insiste a chiedere soldi in cambio di parole in libertà. Oggi Gianluca Modolo ci insegna che gli oggetti abbattuti nei cieli statunitensi e canadesi erano in orbita.
Contenuto "riservato agli abbonati premium", mi raccomando. Qui non c’è neanche la scusa flaccida del “contenuto gratuito quindi cosa pretendi”: qui gli utenti pagano. E Repubblica ricambia così.
Siamo nel 2023 e ANSA fa lavorare gente che crede che la Luna abbia una faccia perennemente al buio.
Intanto Repubblica fa tweet come questo (poi rimosso) e l’URL originale della notizia ribadisce il concetto: https://video.repubblica.it/edizione/milano/lecco-cadavere-di-una-donna-trovato-morto-in-auto-sulal-riva-del-lago-i-rilievi-della-polizia/437585/438551
Rainews ha pubblicato un articolo (copia permanente) incentrato su quello che presenta come “nuovo video del disastro”, riferendosi alla caduta di un aereo ATR-72 avvenuta in Nepal il 15 gennaio scorso.
Ma il video si riferisce a un incidente aereo avvenuto nel 2021 a Mosca:
Il controllo delle fonti sta a zero. La pornografia del dolore, invece, va a mille. Non è questo il giornalismo di cui abbiamo bisogno per difenderci dalla disinformazione.
Ringrazio Daniele per la segnalazione.
23:05. L’articolo è stato rimosso qualche ora fa. Ho ricevuto una telefonata di scuse e contrizione da parte di un redattore. Apprezzo il gesto: però apprezzerei ancora di più se si facesse qualcosa per evitare in partenza errori di metodo di questo genere.
A proposito dell’annuncio odierno
del raggiungimento di una tappa importante verso uno sfruttamento pratico
della fusione nucleare, Repubblica, il Corriere, ANSA e
La Stampa hanno pensato bene di informare i loro lettori deliziandoli
con quella che posso solo definire come una compilation di minchiate.
Non è volgarità: è una descrizione meramente tecnica dei fatti.
"192 laser hanno riscaldato a oltre cento milioni di gradi un nucleo, che
ha richiesto mesi per essere costruito, ad una velocità superiore a quella
della luce..."
Lo fa, oltretutto, in un virgolettato, che attribuisce a un fisico del
Lawrence Livermore National Laboratory,
Marvin Adams, che fra le altre cose è vicedirettore per i programmi della Difesa degli
Stati Uniti. Qui non si può parlare di refuso,bufala,
svista o baggianata. Detta come va detta: è una minchiata, e di
dimensioni irresponsabilmente apocalittiche perché messa in bocca
come virgolettato a un fisico autorevolissimo, che quindi il lettore ha
il diritto di presumere che parli con competenza. È una minchiata che fa
inorridire chiunque abbia una conoscenza scientifica di base.
Screenshot per gli increduli:
Marvin Adams non ha detto nulla di nemmeno vagamente assimilabile a quella
cretinata sulla “velocità superiore a quella della luce” durante la
conferenza stampa di presentazione del
risultato scientifico, che potete vedere qui sotto. Adams parla da 11:44 a 15:30.
Ho
chiesto
a D’Alessandro quale sia la sua fonte e quale sia il testo originale e sto
aspettando una sua risposta. Ringrazio
@andbrusa
che mi ha segnalato l’articolo di Repubblica.
---
Ma questa non è l’unica minchiata incredibile scritta dai giornali su questa
notizia scientifica. C’è anche quest’altra (link intenzionalmente alterato; copia permanente), segnalata da
Beatrice Mautino (@divagatrice)
e attribuita da Federico Rampini a Claudio Descalzi,
“chief executive dell’Eni”. Tenetevi forte:
La fusione «è il contrario della fissione», sottolinea, ricordando che questa
nuova tecnologia «non genera radioattività, non produce scorie». Ha costi
bassi, usa come materia prima l’acqua «pesante», cioè non distillata: anche
quella di mare. E la consuma in piccole quantità, «da una bottiglia può
generare 250 megawatt in un anno».
Il Corriere ci spiega che
l’acqua pesante è acqua non distillata. Sapevatelo. Intere generazioni
di studenti di fisica vengono travolte dal gastrospasmo. Probabilmente a loro non
resterà la forza di notare l’ulteriore minchiata, che normalmente spiccherebbe
ma di fronte a quella sull’acqua pesante sbiadisce totalmente come un peto in un uragano: i megawatt al
posto dei megawattora.
Rituale screenshot per i minchiatascettici:
Fra l’altro, per il suo articolo Rampini ricicla pari pari un
intero blocco di testo
tratto dal suo libro Il lungo inverno. A sinistra il testo
intero dell’articolo di Rampini per il Corriere; a destra quello
del libro dello stesso Rampini:
In sostanza, Federico Rampini ha dato al Corriere una pagina del
suo libro riconfezionandola come articolo. È la nuova frontiera
dell’ottimizzazione del giornalismo: Ctrl-C, Ctrl-V, ecco fatto.
---
Su La Stampa, invece, un articolo non firmato (link intenzionalmente modificato; copia permanente) ci spiega il
vero risultato straordinario dei fisici statunitensi: secondo il
giornale, sono riusciti a far stare una mezza palla da basket dentro una
capsulina che sta in un cilindro grande come quello mostrato dal fisico Marvin
Adams durante la conferenza stampa. Questa:
La Stampa scrive infatti:
“192 laser giganti della National Ignition Facility del laboratorio
californiano hanno bombardato un piccolo cilindro delle dimensioni di metà
di una palla da basket, contenente un nocciolo di idrogeno
congelato.”
E ancora:
“Marv Adams, vice amministratore per i programmi di difesa della 'National
Nuclear Security Administration', ha fornito una descrizione
dell'esperimento che ha segnato la svolta sulla fusione nucleare. Tenendo in
mano un cilindro, il dirigente ha spiegato che dentro c'era una piccola
capsula sferica con un diametro pari a metà di quello di una
palla da basket”.
[...] i laser sono stati puntati su un contenitore cilindrico forato e lungo
alcuni millimetri, dice all'ANSA Fabrizio Consoli, responsabile del laser per
la fusione Abc dell'Enea. Il minuscolo cilindro racchiude a sua volta una
capsula sferica dal diametro di tre o quattro millimetro [sic] [...] Tenendo
in mano un cilindro, il dirigente ha spiegato che dentro c'era una piccola
capsula sferica con un diametro pari a meta' di quello di una palla da basket.
Screenshot per gli ormai rassegnati:
Come è possibile scrivere una minchiata del genere quando le dimensioni del
cilindro sono lì da vedere e dimostrano che è palesemente impossibile che ci
stia dentro mezza palla da basket? Semplice: basta non pensare. E basta non
rendersi conto che Marv Adams ha detto “half the diameter of a BB”. Non
ha detto “basketball”. “BB” è il pallino di una pistola a
pallini (BB gun); l’acronimo deriva da una specifica
taglia di pallini,
chiamata appunto BB, che misura
circa mezzo centimetro, ma
in inglese il termine “BB” indica genericamente un pallino che abbia grosso
modo queste dimensioni.
---
Questi sono i giornali, e i giornalisti, che hanno la pretesa che noi li
paghiamo affinché loro ci informino su cosa succede nel mondo. E la giostra
delle minchiate si ripete, puntuale, a ogni notizia anche solo vagamente
legata alla scienza. L’idea di far scrivere gli articoli a qualcuno che sappia
cosa sta dicendo, a quanto pare, è troppo rivoluzionaria. Questo non è un
errore momentaneo: è una prassi redazionale.
Il Messaggero ha pubblicato oggi (2 novembre 2022) a firma di Francesca
Pierantozzi una “polemica a colpi di tweet” fra Stephen King, Elon Musk
e Mark Zuckerberg a proposito dell’ipotesi di far pagare un canone mensile per
il bollino blu di autenticazione su Twitter.
Il siparietto è surreale e divertente: secondo la traduzione del
Messaggero, il celeberrimo autore horror Stephen King avrebbe scritto
“Venti dollari al mese per le mie spunte blu? Che si fott... Mi dovrebbero
pagare. Se fanno una cosa simile, vado via come Enron”.
Enron, per chi non se lo ricordasse, non è un personaggio del
Signore degli Anelli ma era una multinazionale statunitense del settore
energetico, fallita clamorosamente e di colpo nel 2001 in seguito a un enorme
scandalo contabile (Britannica; Wikipedia).
Elon Musk avrebbe risposto così a Stephen King:
“Dobbiamo in qualche modo pagare le bollette! Twitter non può fare
interamente affidamento sulla pubblicità. Che ne dici di 8 dollari?”.
Sempre secondo l’infografica del giornale, il battibecco sarebbe proseguito
con l’intervento di Mark Zuckerberg, che avrebbe messo a segno una battuta
tagliente: “Ciao Elon, Facebook è gratuito”.
Ma solo i primi due tweet sono autentici. Quello di King è
qui
(“$20 a month to keep my blue check? Fuck that, they should pay me. If that
gets instituted, I’m gone like Enron.”) e quello di Musk è
qui (“We need to pay the bills somehow! Twitter cannot rely entirely on
advertisers. How about $8?”).
Il
terzo, invece, è stato scritto da un account di un utente comune, privo di
bollino, che il giornale ha disinvoltamente pubblicato spacciandolo per una
vera risposta del CEO di Meta.
L’utente comune scambiato per Zuckerberg è
@di_reddito, che ha semplicemente impostato il proprio account in modo che il suo
nickname, ossia il nome in grassetto, sia Mark Zuckerberg e ha
usato una foto di Zuckerberg come immagine del proprio profilo, ma ha il vero
nome account, cioè @di_reddito, ben visibile e non ha appunto il
bollino blu di autenticazione.
Inoltre nella bio dell’utente è scritto chiaramente che si tratta di un
account parodia:
“Non sono Mark Zuckerberg. Sono il Ceo-Gestore del @posillipostore e
Sindaco del @Comune_Fanculo.”
Ma tutti questi avvisi sono stati ignorati: come capita spesso, chi fa
giornalismo si è fatto sedurre dalla fretta e dalla notizia ghiotta, non ha
controllato e ha mandato in stampa.
Ironicamente, lo scivolone avviene proprio in un articolo nel quale si parla
del bollino blu di autenticazione. L’errore del giornale non è il primo del
suo genere, ed è probabilmente la migliore dimostrazione della tesi che
l’autenticazione che Elon Musk vorrebbe far pagare ai propri utenti viene
ignorata molto facilmente, specialmente quando si vuole credere che un tweet
sia autentico, e quindi forse quel bollino vale meno di quello che molti
pensano.
Ieri (31 ottobre 2022) Repubblica ha pubblicato la triste storia di
Giuliano, “il manager in rovina che vive in un'auto”.
L’articolo (non firmato) è dietro paywall, quindi è pensato come
contenuto per il quale il lettore paga; in teoria questo dovrebbe presupporre
qualità. Repubblica ha descritto la vicenda come
“Una delle storie di ordinaria emarginazione romana”, perlomeno stando
alla copia (stranamente non paywallata) che sta su
Infosannio.com.
Questo screenshot mandatomi da un lettore, Francesco F., conferma che
Repubblica ha scritto che la vicenda si svolge a Roma (con tanto di
citazione di Piazza Navona nel titolo) e ha parlato di
“storia di emarginazione romana”.
Ma questa stessa storia, che secondo
Repubblica è attuale e si svolge a Roma, compariva già nel 2020 su
Fanpage.it
in un articolo a firma di Ilaria Quattrone, ambientata però a Milano
(l’articolo dice testualmente che Giuliano
“vive in macchina per le strade di Milano” e cita Milano nel titolo).
L’articolo attuale di Repubblica e quello di Fanpage di due anni fa
sono illustrati con la medesima foto.
Anche TGCom24, nel 2020,
citava
la stessa storia collocandola a Milano. Idem il
Giorno
nel 2021, precisando che Giuliano è stato accolto
“negli appartamenti messi a disposizione da Fondazione Arca a Cascina Vita
Nova”. Progetto Arca concorda
citando
sempre Milano.
È bello che la storia di Giuliano si sia risolta. È preoccupante che invece
Repubblica pubblichi notizie non vere, che il lettore oltretutto paga
con soldi veri.
Ho
chiesto
spiegazioni a Repubblica e a Fanpage. Ringrazio Massimiliano A.
per la segnalazione.
---
2022/11/1 23:10.Maurizio Molinari,
che è un giornalista ed è editor in chief di Repubblica, ha
anche
lanciato
la notizia su Instagram (copia permanente). Però le fake news sono colpa degli anonimi su Internet, mi
raccomando. E se il giornalismo si riduce a una pubblicità enorme accompagnata
da una notizia falsa, forse abbiamo un problema, e non è
“l’algoritmo” (per citare “Boris”).
---
2022/11/03 21:30. Molinari ha scritto su Instagram quanto segue:
“Dopo le segnalazioni di alcuni lettori, abbiamo provveduto ad un’accurata
revisione di questo articolo che si è rivelato non adeguato agli standard
qualitativi di Repubblica. Abbiamo pertanto provveduto a rimuovere il
contenuto. Ci scusiamo con i lettori e con gli interessati.”
Non si sa se i lettori che hanno pagato per leggere quell’articolo
“non adeguato” verranno risarciti.
“Chiarimento nel centrodestra con Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi nell'incontro faccia a faccia nella sede di FdI di via della Scrofa che in una tona congiunta hanno annunciato che da Sergio Mattarella andrà una coalizione unitaria per fottere l'incarico di governo, che sarà "forte e coeso".
Sì, avete letto bene, dice proprio “fottere l’incarico di governo”. Perché oggi si pubblica per essere primi nei risultati di ricerca e incassare i soldi delle pubblicità, e chi se ne frega di rileggere o di scrivere qualcosa che abbia vagamente senso. Quello che conta è che ci siano le keyword che attiveranno Google, Facebook e compagnia bella e piazzeranno l’articolo in alto nei risultati di ricerca e nei contenuti suggeriti. Se poi l’informazione corretta va a farsi benedire, beh, pazienza. Oggi si lavora così.
L’articolo è stato poi corretto, ma ormai il danno è fatto e gli screenshot restano.
Il Messaggero e il TG3 della Rai (che, ricordo per i distratti, sono
servizi informativi gestiti da giornalisti, ossia da gente il cui lavoro
sarebbe pubblicare notizie e che ha sottoscritto un codice deontologico) hanno
postato su Facebook
e rispettivamente mandato in onda (nel
TG3 delle 19 dell’8 ottobre 2022, dal minuto 2:30) il video di cui vedete qui sopra uno screenshot. Il
Messaggero ha scritto che mostra "La festa degli ucraini per l'esplosione del ponte tra Russia e Crimea"
e il TG3 lo ha descritto in modo analogo.
Screenshot dal servizio del TG3. La voce fuori campo della Rai dice “qualcuno esulta”.
A quanto pare nessuno nelle due redazioni ha notato che questi "ucraini" hanno
un
fantastico accento British.
Infatti la "notizia" è falsa e Il Messaggero e il TG3 l’hanno
pubblicata senza alcuna verifica. Prendendola di peso,
dice
il Messaggero, nientemeno che dall’account Twitter
SaintJavelin. Non da un’agenzia di stampa o un’altra fonte giornalistica autorevole.
Scrive infatti la redazione del Messaggero (evidenziazione mia): “Era un tormentone dance degli anni Novanta: Free from desire, la cantava
Gala Rizzatto, meglio conosciuta come Gala. Ora è diventato un ritornello ad
uso e consumo delle tifoserie calcistiche che improvvisano strofe per
supportare le proprie squadre. E
l'hanno utilizzata anche in Ucraina per festeggiare l'esplosione del ponte
che collega Russia e Crimea.
Nel video si vedono gruppi di persone festeggiare. Il ritornello è: "Kerch
Bridge on fire! Your defence is terrified, na na na na na na" ("Ponte di
Kerch in fiamme! La vostra difesa è terrorizzata, na na na na na na na").
(Fonte: account Twitter SaintJavelin)”.
Ma meno male che i giornali e i telegiornali ci dovrebbero
salvare dalle fake news che son colpa di Internet, vero?
Nessuno in queste redazioni si chiede come mai tutti questi ucraini abbiano
già pronta in tre secondi una canzone per celebrare l'attacco al ponte
in Crimea e l'abbiano pronta in inglese. Eh no, la "notizia" è troppo
ghiotta. Perché pensare?
Eppure bastano tre secondi di neuroni accesi per andare su Google e digitare
"your defense is terrified". Si ottiene questo:
Sono dei tifosi di calcio che cantano "Will Grigg's on fire" (testo integrale). "On fire" in questo contesto significa
"sta giocando da dio" o simile. Questo è il video originale:
Ora io vorrei sapere dalla redazione del Messaggero e da quella del
TG3:
È questo il modo in cui preparate le notizie che pubblicate? Prendete il
primo video che trovate su YouTube o su Twitter, postato da chissà chi, e lo
spacciate per "notizia" senza alcun controllo?
Rettificherete e chiederete scusa ai lettori per la fake news che
avete pubblicato?
La persona che ha pubblicato questa porcheria verrà allontanata, licenziata
o almeno resa incapace di nuocere ulteriormente, oppure
“chissene tienefamiglia e tanto i clic pubblicitari li abbiamo
incassati”?
Come è possibile che il vostro metodo redazionale lasci uscire una
scempiaggine simile? Non è il caso di ripensarlo e farsi un esame di
coscienza?
Vi rendete conto che pubblicare questa spazzatura devasta la credibilità del
vostro giornale/telegiornale e della nostra professione?
A me dispiace per tutti i giornalisti bravi, onesti, scrupolosi che vengono
umiliati da dimostrazioni di inettitudine come questa. Ma se poi la gente non
si fida dei giornali e non li compra, la colpa è solo vostra, care redazioni
del Messaggero e del TG3. Perché parliamoci chiaro: se
"giornalismo" per voi è
"prendi un video da un anonimo su Internet e sbattilo sul sito come
notizia", allora è meglio che questo 'giornalismo' muoia, e in fretta. Perché sta
facendo danni irreparabili.
E prima che arrivi il solito tizio a dire
"Eh ma dai Paolo è solo un video di tifosi che è stato frainteso, che sarà
mai, te la prendi troppo", vorrei ricordare che lo stesso 'metodo' è stato usato anche per notizie ben
più serie e da tante redazioni. Questo blog ne raccoglie una vasta collezione
di esempi.
L'unico aspetto positivo di questa vicenda è che costituisce un caso da
manuale di
pareidolia acustica: nel video dicono "Will Grigg", ma i
sottotitoli dicono "Kerch Bridge" e quindi chi guarda il video 'sente'
quello che dicono i sottotitoli.
Complimenti, quindi, a chi ha avuto l'idea di creare il video. Agli inetti che
l'hanno pubblicato, invece, solo commiserazione. Ringrazio
@Stfn_Mrtz
per la
segnalazione.
---
23:55. Il video e la “notizia” sono stati
rimossi
dalla pagina Facebook del Messaggero. Non ho visto rettifiche o
scuse.
2022/10/09 11:20.@perugini
mi segnala che la stessa fake news è stata trasmessa dal
TG3 Rai delle 19 di ieri
(8 ottobre) dal minuto 2:30.
2022/10/09 15:35. Ho aggiornato questo articolo per tenere conto della
pubblicazione della fake news da parte del TG3.
9:41. Il profilo ufficiale del Ministero della transizione ecologica
italiano (https://twitter.com/MiTE_IT/) al momento in cui scrivo ha questo aspetto:
Promuove una truffa basata sulle criptovalute: lo schema è quello classico del
“fidati di me che sono famoso, dammi la tua criptovaluta e te la
restituisco moltiplicata”.
Infatti l’account Twitter rubato ora si fa chiamare Vitalik.eth, come
quello autentico di Vitalik Buterin, fondatore della criptovaluta Ethereum, e mostra la sua foto; inoltre il
sito reclamizzato nei tweet, ethmerges[.]blogspot.com, dice proprio
“To participate you just need to send from 0.5+ ETH to 500+ ETH to the
contribution address and we will immediately send you back from 1+ ETH to
1000+ ETH (x2) to the address you sent it from.”
Inutile dire che la criptovaluta data a questi truffatori non verrà mai
restituita.
Fate attenzione a truffe come questa, nelle quali il truffatore prende il
controllo di un account molto conosciuto e addirittura autenticato con il
bollino blu, per poi offrire i propri “servizi” ai numerosi follower
dell’account. E fate attenzione anche agli sciacalli, che dicono di essere in
grado di aiutarvi a recuperare il maltolto o consigliano qualcuno che lo è:
vorranno essere pagati per il tentativo di recupero, che ovviamente fallirà e
resterete doppiamente fregati. Uno di questi sciacalli è già
comparso
nei commenti alla mia segnalazione su Twitter.
L’account del Ministero è così almeno dalle 8.37 italiane di stamattina, ora
del primo tweet del truffatore.
---
11.05. Sembra che il controllo dell’account del Ministero sia stato
ripreso: alcuni tweet promozionali del truffatore sono stati rimossi e il
profilo sta riprendendo il suo aspetto normale.
11.45. Intanto Repubblica (copia permanente), Rainews (copia permanente) e Fatto Quotidiano (copia permanente) scrivono fandonie sulla vicenda spacciandole per notizie, addirittura
accusando pubblicamente Buterin di un reato informatico che non ha commesso (e fra l’altro Buterin è russo di origini ma naturalizzato canadese).
Il tweet di Angelo Bonelli è
archiviato qui.
Il tweet di Repubblica.
Il titolo del Fatto Quotidiano.
Repubblica cita il tweet di Bonelli.
Rainews dice che Vitalik Buterin è “un pirata informatico”.
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