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2019/01/25
Antibufala preventiva: no, non ci sono prove che il volo MH370 fu dirottato da un hacker
Ultimo aggiornamento: 2019/01/26 7:05.
Piccolo promemoria per tutti i giornalisti italofoni che saranno tentati di copiaincollare la “notizia” dell’Express britannico riguardante un presunto “hackeraggio” del volo MH370 andato disperso nel 2014: copiare da un giornale che ha una prima pagina come questa significa abdicare a qualunque pretesa di serietà giornalistica. Disastri aerei accanto a culi al vento: che sintesi perfetta del giornalismo spazzatura.
In dettaglio: caso mai le parole tutte maiuscole e l’uso del termine “SHOCK” nel titolo non ve l‘avessero fatto intuire, l’articolo è semplicemente un pistolotto acchiappaclic per promuovere un documentario sensazionalistico su un incidente aereo nel quale hanno perso la vita oltre duecento persone. Abbiate un po’ di rispetto, se vi ricordate ancora cosa vuol dire.
Il documentario intervista un “esperto di cyberdifesa”, Chris Roberts, che teorizza (senza alcuna prova) che l’aereo sia stato colpito da un attacco informatico. Roberts dice (anche qui senza alcuna prova) che un hacker si sarebbe potuto collegare al sistema di intrattenimento di bordo e da lì raggiungere i sistemi informatici che governano il carburante o i motori.
L’articolo dice che Roberts “ha usato questo metodo per hackerare aerei commerciali in volo fino a 20 volte”. Ma in realtà, andando a pescare gli articoli che parlano delle sue prodezze emerge che è solo lui a dire di averlo fatto. Non è in grado di dimostrarlo, e molti addetti ai lavori (fra i quali c’è Stefano Zanero) sostengono che è impossibile passare dal sistema di intrattenimento di bordo a quello di pilotaggio perché sono separati.
In altre parole, l’articolo è pura fuffa. Copiatelo a vostro rischio e pericolo.
Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico), Bitcoin (3AN7DscEZN1x6CLR57e1fSA1LC3yQ387Pv) o altri metodi.
Piccolo promemoria per tutti i giornalisti italofoni che saranno tentati di copiaincollare la “notizia” dell’Express britannico riguardante un presunto “hackeraggio” del volo MH370 andato disperso nel 2014: copiare da un giornale che ha una prima pagina come questa significa abdicare a qualunque pretesa di serietà giornalistica. Disastri aerei accanto a culi al vento: che sintesi perfetta del giornalismo spazzatura.
In dettaglio: caso mai le parole tutte maiuscole e l’uso del termine “SHOCK” nel titolo non ve l‘avessero fatto intuire, l’articolo è semplicemente un pistolotto acchiappaclic per promuovere un documentario sensazionalistico su un incidente aereo nel quale hanno perso la vita oltre duecento persone. Abbiate un po’ di rispetto, se vi ricordate ancora cosa vuol dire.
Il documentario intervista un “esperto di cyberdifesa”, Chris Roberts, che teorizza (senza alcuna prova) che l’aereo sia stato colpito da un attacco informatico. Roberts dice (anche qui senza alcuna prova) che un hacker si sarebbe potuto collegare al sistema di intrattenimento di bordo e da lì raggiungere i sistemi informatici che governano il carburante o i motori.
L’articolo dice che Roberts “ha usato questo metodo per hackerare aerei commerciali in volo fino a 20 volte”. Ma in realtà, andando a pescare gli articoli che parlano delle sue prodezze emerge che è solo lui a dire di averlo fatto. Non è in grado di dimostrarlo, e molti addetti ai lavori (fra i quali c’è Stefano Zanero) sostengono che è impossibile passare dal sistema di intrattenimento di bordo a quello di pilotaggio perché sono separati.
In altre parole, l’articolo è pura fuffa. Copiatelo a vostro rischio e pericolo.
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Labels:
aviazione,
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giornalismo spazzatura,
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