Davvero a Réunion si usano cani vivi come esche?
Numerose associazioni animaliste di vari paesi si sono associate a questa denuncia, riportata anche da vari giornali, ma c'è il rischio che si tratti (fortunatamente) di una bufala. Le associazioni, infatti, non avrebbero verificato l'appello e l'avrebbero diffuso prendendolo per buono.
Mancano infatti conferme locali e dirette, e il sito che sembra essere l'origine dell'appello, 30millionsdamis.fr, presenta come “prova” soltanto due foto di cani trafitti da un amo: agghiaccianti, ma si tratta di foto che non confermano realmente l'accusa infamante. Potrebbero essere, più banalmente, immagini di incidenti capitati alle bestiole.
Infatti, cinicamente parlando, dovendo mettere all'amo un animale così pesante non avrebbe senso farlo passando l'amo nelle parti molli (labbro superiore in una foto, una sola zampa in un'altra), perché la resistenza dell'acqua lo staccherebbe subito.
Il medesimo sito presenta anche un video, che però in realtà non mostra nulla se non immagini dell'isola e di cani randagi a zonzo. È strano che questa pratica terribile non sia stata filmata: se è così diffusa e “normale” come dice l'appello, non dovrebbe essere difficile documentarla. La mancanza di documentazione, che in altri casi analoghi è invece tristemente abbondante, induce al dubbio.
Al dubbio si associa anche il sito antibufala Snopes.com, che trova tracce dell'appello nella stampa internazionale a partire da agosto 2005. Ci vorrebbe un'agenzia giornalistica seria che mandasse un inviato sul posto per raccogliere notizie di prima mano, ma nel frattempo è interessante notare un articolo della stampa di Reunion, citato da Snopes.com, che descrive un processo contro un pescatore dilettante accusato di questa pratica.
L'articolo chiarisce che i cani vengono effettivamente usati come esche, ma da morti. La popolazione di randagi di Reunion è vasta, e non è difficile imbattersi in cadaveri di cani sul ciglio della strada. Così i pescatori di squali li raccattano e li agganciano saldamente a degli ami. Sempre parlando molto cinicamente, è molto più pratico infilare all'amo un cadavere che un animale vivo e scalciante (e dotato di denti e artigli coi quali difendersi), e difficilmente gli squali fanno gli schizzinosi.
Il dubbio rimane, naturalmente, perché alla crudeltà e alla stupidità umana non c'è limite: ma piuttosto che inoltrare ciecamente un appello sospetto che parla di un evento improbabile in un'isola remota, sarebbe meglio chiedere agli animalisti (e ai giornali) di verificare l'accusa prima di spararla, per difendere la loro stessa credibilità.
Sarebbe anche molto più costruttivo se nel frattempo noi tutti ci impegnassimo per lottare contro i casi di abusi veri e documentati che avvengono sotto i nostri occhi a casa nostra, invece di limitarci a un pigro “inoltra a tutti”.
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