Un blog di Paolo Attivissimo, giornalista informatico e cacciatore di bufale
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2006/04/25
Spiegato il video dell’Air Force One scarabocchiato
Come promesso, ecco lo spiegone del filmato che mostra qualcuno che scarabocchia con la vernice spray un motore del Boeing 747 presidenziale, detto anche Air Force One. La notizia, con relativa spiegazione, è stata pubblicata da varie testate (per esempio Wired e Fark), per cui la sorpresa è finita, ma vale comunque la pena di parlarne dal punto di vista dell'indagine antibufala.
Il filmato è una pubblicità concepita secondo il modello del "marketing virale": creare uno spot talmente bello o sorprendente da indurre la gente a parlarne e (grazie a Internet) farlo circolare.
Lo scopo di sorprendere è stato senz'altro raggiunto, e senza alcun trucco digitale, bensì con un approccio semplice ma efficacissimo: noleggiare un aereo simile all'Air Force One e dipingerlo con la livrea presidenziale. L'autore del video è Marc Ecko, titolare di una casa di moda, che ha speso una cifra non indifferente per realizzare questo spot. Come racconta Wired, Ecko ha noleggiato un Boeing 747 in versione cargo presso l'aeroporto californiano di San Bernardino e ne ha fatto dipingere un lato con la livrea dell'Air Force One mentre il velivolo era in un hangar.
Questo episodio insegna varie cose. Prima di tutto, dal punto di vista tecnico, insegna che anche il miglior effetto digitale non può competere con un effetto fisico: l'effetto digitale lascia comunque tracce della manipolazione, mentre un effetto fisico, se realizzato bene, non lascia segni di alterazione sulla pellicola o, in questo caso, nel file video. L'effetto digitale funziona bene al cinema, dove lo spettatore vuole farsi ingannare, ma non funziona quando lo spettatore ha l'occhio critico e cerca possibili manipolazioni. Quindi se volete realizzare il videoclip del secolo, magari filmando un bell'avvistamento di UFO o dello yeti, fatelo usando effetti fisici: gli esperti potranno esaminare il video (o il negativo) finché vorranno, ma non troveranno indicazioni di manipolazione.
La seconda cosa interessante è che questo caso mostra che ci sono persone disposte a spendere cifre molto elevate pur di ottenere un filmato ingannevole. Durante l'analisi di un filmato dubbio, quindi, non si può scartare a priori l'autenticità delle riprese soltanto perché sarebbero costate troppo da realizzare realmente.
Il terzo aspetto di rilievo per i detective antibufala è che le motivazioni per realizzare un falso da distribuire in Rete possono essere tante, e non sono tutte intuitive. Il marketing virale è una motivazione decisamente insolita: di norma si crea e si fa circolare un video controverso per ragioni politiche o personali, per propagandare un punto di vista o screditare un avversario; è meno intuitivo farlo per far pubblicità indiretta a capi di vestiario.
Dal punto di vista dell'analisi del filmato in sé, le osservazioni fatte dai lettori nei commenti al primo articolo su questo caso sono valide anche se la soluzione era già stata pubblicata da varie fonti: alcuni dettagli dell'aereo erano differenti da quelli dell'Air Force One vero. Per esempio, mancano tutte le antenne e le varie protuberanze presenti sull'aereo autentico.
Inoltre il filmato conteneva l'indicazione del sito Stillfree.com, il cui titolare è facilmente scopribile usando il servizio whois. Da lì si arriva a una costellazione di siti riguardanti Marc Ecko e le sue iniziative riguardanti principalmente l'abbigliamento, poco attinenti a un gesto sovversivo e molto pericoloso come quello mostrato nel video. A questo punto nasce il sospetto che si tratti di un'operazione commerciale, e la conferma si ha cercando in Google notizie sul video.
Grazie a tutti coloro che hanno partecipato all'indagine; spero vi siate divertiti.
Il filmato è una pubblicità concepita secondo il modello del "marketing virale": creare uno spot talmente bello o sorprendente da indurre la gente a parlarne e (grazie a Internet) farlo circolare.
Lo scopo di sorprendere è stato senz'altro raggiunto, e senza alcun trucco digitale, bensì con un approccio semplice ma efficacissimo: noleggiare un aereo simile all'Air Force One e dipingerlo con la livrea presidenziale. L'autore del video è Marc Ecko, titolare di una casa di moda, che ha speso una cifra non indifferente per realizzare questo spot. Come racconta Wired, Ecko ha noleggiato un Boeing 747 in versione cargo presso l'aeroporto californiano di San Bernardino e ne ha fatto dipingere un lato con la livrea dell'Air Force One mentre il velivolo era in un hangar.
Questo episodio insegna varie cose. Prima di tutto, dal punto di vista tecnico, insegna che anche il miglior effetto digitale non può competere con un effetto fisico: l'effetto digitale lascia comunque tracce della manipolazione, mentre un effetto fisico, se realizzato bene, non lascia segni di alterazione sulla pellicola o, in questo caso, nel file video. L'effetto digitale funziona bene al cinema, dove lo spettatore vuole farsi ingannare, ma non funziona quando lo spettatore ha l'occhio critico e cerca possibili manipolazioni. Quindi se volete realizzare il videoclip del secolo, magari filmando un bell'avvistamento di UFO o dello yeti, fatelo usando effetti fisici: gli esperti potranno esaminare il video (o il negativo) finché vorranno, ma non troveranno indicazioni di manipolazione.
La seconda cosa interessante è che questo caso mostra che ci sono persone disposte a spendere cifre molto elevate pur di ottenere un filmato ingannevole. Durante l'analisi di un filmato dubbio, quindi, non si può scartare a priori l'autenticità delle riprese soltanto perché sarebbero costate troppo da realizzare realmente.
Il terzo aspetto di rilievo per i detective antibufala è che le motivazioni per realizzare un falso da distribuire in Rete possono essere tante, e non sono tutte intuitive. Il marketing virale è una motivazione decisamente insolita: di norma si crea e si fa circolare un video controverso per ragioni politiche o personali, per propagandare un punto di vista o screditare un avversario; è meno intuitivo farlo per far pubblicità indiretta a capi di vestiario.
Dal punto di vista dell'analisi del filmato in sé, le osservazioni fatte dai lettori nei commenti al primo articolo su questo caso sono valide anche se la soluzione era già stata pubblicata da varie fonti: alcuni dettagli dell'aereo erano differenti da quelli dell'Air Force One vero. Per esempio, mancano tutte le antenne e le varie protuberanze presenti sull'aereo autentico.
Inoltre il filmato conteneva l'indicazione del sito Stillfree.com, il cui titolare è facilmente scopribile usando il servizio whois. Da lì si arriva a una costellazione di siti riguardanti Marc Ecko e le sue iniziative riguardanti principalmente l'abbigliamento, poco attinenti a un gesto sovversivo e molto pericoloso come quello mostrato nel video. A questo punto nasce il sospetto che si tratti di un'operazione commerciale, e la conferma si ha cercando in Google notizie sul video.
Grazie a tutti coloro che hanno partecipato all'indagine; spero vi siate divertiti.
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