La tassa SIAE, altrimenti nota come "equo compenso", che grava in Italia e in quasi tutti gli altri paesi dell'Unione Europea su tutti i supporti vergini (CD, DVD, videocassette, memorie per fotocamere, eccetera), va abolita o perlomeno ridotta massicciamente. Lo chiede, stranamente, non il solito gruppo di cyberribelli e di fondamentalisti della copia a scrocco, ma la Business Software Alliance, ossia gente che di mestiere persegue chi copia a scrocco il software.
Non è la prima volta che la BSA se la prende con questa tassa. Lo aveva già fatto a ottobre 2005. Stavolta, però, torna alla carica in compagnia di altre organizzazioni di settore: come riferiscono The Register e Punto Informatico, la richiesta di abolire le imposizioni sui supporti viene fatta dalla BSA in coro con lo European American Business Council (EABC), la European Digital Media Association (EDiMA), la European Information and Communications Technology and Consumer Electronics Association (EICTA) e la Recording-media Industry Association of Europe (RIAE), cugina per vocazione e per assonanza della famigerata RIAA che va in giro a dire agli studenti di mollare gli studi e andare a lavorare per pagare le ammende per aver forse copiato musica illecitamente.
Quest'armata Brancaleone di sigle, riunite sotto l'ulteriore acronimo di CLRA (Copyright Levies Reform Alliance), ha detto nel suo comunicato stampa (PDF) che le tasse sui supporti vergini sono "inique, indiscriminate" e "sproporzionate". Ma va'?
A supporto della propria tesi, la CLRA ha pubblicato uno studio sull'impatto economico di questo "equo compenso", condotto su nove paesi dell'UE (Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Olanda, Spagna e Svezia) scelti fra quelli che tassano i supporti vergini.
Secondo questo studio, i governi di questi paesi incamerano sempre più soldi con quest'iniquità: dai 545 milioni di euro nel 2001 a circa 1570 milioni di euro nel 2006. Si stima che nel 2009 queste tassazioni frutteranno 2120 milioni di euro. Questi soldi, in teoria, vengono girati agli artisti, per cui in sostanza la pirateria (che ha comunque bisogno di supporti) dà loro da mangiare. E allora perché si lamentano?
I sistemi anticopia, dicono BSA e soci, rendono meno facile la duplicazione abusiva e quindi la tassa va ridotta in proporzione. I consumatori, per esempio, adesso pagano la tassa due volte: una quando comprano un brano online e una quando comprano un CD sul quale masterizzarlo. La pagano, aggiungo io, anche quando registrano su quel CD le proprie foto. Castigo senza delitto.
Oltretutto, nota la CLRA, la direttiva europea sul diritto d'autore, la EUCD, che prescrive che l'equo compenso cali man mano che aumentano i sistemi anticopia, viene largamente ignorata. Gli stati incassano e fanno finta di niente. E il meccanismo di distribuzione degli introiti è talmente distorto e incancrenito che i soldi dell'equo compenso vanno agli artisti che sono già ricchi. La SIAE è Robin Hood alla rovescia. Un mostro in calzamaglia.
Ma quest'avidità ha un prezzo, ed è per questo che BSA e soci si lamentano. Punto Informatico, per esempio, nota che un'azienda italiana del settore ha chiuso il proprio stabilimento, messa in ginocchio dalle eccessive tasse SIAE perché i consumatori si sono fatti furbi, pungolati oltretutto dalla palese ingiustizia di essere tassati anche quando masterizzano i propri dati personali, e sono andati all'estero a comperare CD e DVD vergini a pacchi.
Gli unici paesi UE che non tassano i supporti vergini sono il Regno Unito, l'Irlanda, il Lussemburgo, Cipro e Malta. Ora sapete dove andare a fare acquisti (anche via Internet).
Se volete saperne di più, sul sito della RIAE trovate dei PDF che contengono le mappe della tassazione dei supporti e dei dispositivi di registrazione nell'UE.
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