L'articolo stato aggiornato dopo la sua pubblicazione iniziale.
Un gruppo di ricerca finlandese ha scoperto una conseguenza inattesa dei nuovi computer quantistici: la possibilità, in condizioni estremamente limitate, di effettuare quelli che nel cauto gergo scientifico vengono etichettati come "dislocamenti cronologici", ossia qualcosa di molto simile ai viaggi nel tempo.
Il primo passo, ampiamente documentato, è stato la costruzione di un computer basato sui principi della fisica quantistica che ha consentito, a febbraio 2006, al fisico Paul Kwiat della University of Illinois at Urbana-Champaign di risolvere un problema prima di eseguire un programma di risoluzione. La notizia è confermata dalla pubblicazione del comunicato stampa del fisico statunitense.
La seconda fase è stata la realizzazione del "teletrasporto" di un fotone, esperimento riprodotto in più laboratori indipendenti.
L'équipe del professor Timi Vuokkolan, dodici ricercatori in tutto, ha sostanzialmente combinato i risultati di questi due esperimenti ottenendo lo spostamento istantaneo (dunque superluminale) di un gruppo di particelle mediante l'applicazione di un fascio laser altamente collimato da 1,21 gigawatt. Già questo è un risultato di tutto rispetto, ma la vera sorpresa è nata esaminando quello che sembrava essere un errore dell'esperimento.
Infatti un ricercatore assegnato all'analisi matematica dei dati li ha rappresentati usando la cosiddetta "notazione bra-ket", rivelando che le particelle spurie che si presentavano nella camera dell'acceleratore di particelle pochi femtosecondi prima di ogni esperimento non erano un'interferenza esterna o un errore strumentale: erano le medesime particelle che un istante più tardi sarebbero state spostate dal fascio laser.
In altre parole, per una brevissima frazione di tempo, le stesse particelle sono risultate presenti contemporaneamente in due punti differenti dello spazio e sono arrivate a destinazione prima di partire. Ma Vuokkolan è estremamente cauto nel non alimentare entusiasmi. "Non siamo di fronte a una 'macchina del tempo' in senso classico; quello che è scientificamente più importante è la scoperta che anche il tempo, come la materia, è quantistico."
Semplificando, significa che la trasmissione temporale di particelle non può avvenire in modo arbitrario, ma solo a momenti discreti. "Come un ascensore è fatto per fermarsi solo ai piani e non a metà", dice l'esperto Alexandre Arbres Depin nel comunicato stampa, "così le particelle possono effettuare microdislocamenti cronologici soltanto a istanti specifici. Si può, per esempio, dislocarle di 42 femtosecondi, ma non di 41 o 40".
Questa può sembrare una limitazione, ma è in realtà un bonus per una particolare applicazione: l'informatica. La "dislocazione cronologica discreta" (DTD, Discrete Temporal Dislocation) permetterebbe una nuova generazione di processori estremamente potenti, in grado di analizzare per esempio l'intero genoma umano in pochi minuti o di simulare intere forme di vita "virtuali" fino all'ultima molecola, come riferisce The Economist. Processori talmente potenti, dicono i maligni, da poter persino far girare velocemente il prossimo Windows Vista.
Con una scelta che non mancherà di alimentare polemiche, i ricercatori finlandesi hanno già depositato il brevetto sulla loro tecnologia, ancor prima che essa venga confermata indipendentemente come si esige per ogni scoperta straordinaria.
La materia è ostica, per cui posso soltanto riferire con beneficio d'inventario. Ne ho discusso con alcuni amici fisici, che pur perplessi hanno (da bravi scienziati) ammesso la possibilità ma attendono appunto conferme indipendenti. Tutti vogliono evitare l'imbarazzo della fusione fredda di Pons e Fleischmann.
Sembra dunque che una forma molto blanda di viaggio nel tempo sia scientificamente dimostrata. Abbandonando momentaneamente la cautela, sarebbe molto bello se questa tecnologia potesse essere migliorata al punto di poter "dislocare" nel tempo qualcosa di più di un pugno di particelle. Per esempio una persona: avremmo davvero una situazione degna di quest'immagine ispirata a Ritorno al Futuro, realizzata a Fiuggi (FR) in occasione della DeepCon 7, in cui Nicola Marcaccini riesce a comparire accanto a se stesso e vicino alla sua (autentica) DeLorean.
Se ci sono sviluppi, ne riparlerò. O ne avrò già riparlato?
Aggiornamento (2006/04/02)
Era, ovviamente, un piccolo pesce d'aprile, suggeritomi da Alessandro Pini, elemento di spicco della convention annuale Deepcon. Complimenti a chi ha colto le allusioni-indizio annidate nel testo:
- La University of Illinois at Urbana-Champaign è un'allusione a HAL9000, il computer di 2001: Odissea nello spazio, che è stato attivato (nella finzione del film e del libro) a Urbana, ma è anche il luogo dove si è realmente svolto l'esperimento di Paul Kwiat. Il link porta alla storia autentica raccontata da The Register.
- 1,21 gigawatt è l'energia necessaria per rispedire Marty McFly e la sua DeLorean dal 1955 nel 1985 in Ritorno al Futuro I.
- L'arrivare a destinazione prima di partire è un riferimento alla "tiotimolina risublimata", sostanza inventata in un celebre racconto di Isaac Asimov e caratterizzata dalla sorprendente proprietà di entrare in soluzione prima che venga aggiunto il solvente.
- Il "tempo quantistico" e l'esempio dell'ascensore sono tratti pari pari da Blank!, un miniracconto di Asimov.
- Alexandre Arbres Depin è la maccheronica traduzione del nome del suggeritore della burla, nonché autore della foto della DeLorean con il proprietario sdoppiato.
- I 42 femtosecondi rimandano alla gag del numero 42 nella Guida Galattica per Autostoppisti di Douglas Adams.
- L'articolo di The Economist era a sua volta un pesce d'aprile.
- Il DTD è un'allusione informatica alla Document Type Definition, ossia la primissima riga di ogni pagina HTML.
- ...e per chi avesse voluto togliersi ogni dubbio sulla pesciaprilità dell'articolo, sarebbe bastato cliccare sul link della parola "cautela".
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