Un blog di Paolo Attivissimo, giornalista informatico e cacciatore di bufale
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2013/03/22
Come si monetizza un’infezione
Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 22/03/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.
Molti utenti
si chiedono come fanno i criminali informatici a guadagnare
infettando i computer altrui. Un metodo particolarmente subdolo è
l’alterazione delle pubblicità. Per esempio, è stato segnalato
pochi giorni fa un malware, più precisamente un cavallo di Troia
(trojan),
scritto su misura per gli utenti Mac. Questo malware si spaccia per
un plug-in
(accessorio) per browser che serve per vedere film via Internet su
siti di dubbia legalità oppure si presenta come accessorio per
migliorare la qualità dei video o accelerare gli scaricamenti.
In realtà il
malware, denominato
Trojan.Yontoo.1, s’installa in tutti i browser della vittima
(Safari, Firefox, Chrome) e sorveglia la sua navigazione,
trasmettendone i dettagli a un sito remoto (gestito, si presume, dai
creatori del malware), e inserisce nelle pagine visitate delle
pubblicità.
I creatori
dell’attacco guadagnano ricevendo dall’agenzia pubblicitaria che
gestisce queste pubblicità una commissione per ogni clic e ogni
visualizzazione effettuata dagli utenti infettati. Il raggiro
funziona persino sul sito di Apple, che finisce per ospitare
(apparentemente) delle pubblicità di altre marche.
Attacchi di
questo genere sono già noti nel mondo Windows ma finora sono stati
abbastanza rari per gli utenti Apple. La situazione sta cambiando
rapidamente, per cui se vi accorgete che i siti che visitate ospitano
pubblicità insolite o improbabili, è possibile che il vostro
computer sia stato infettato, per cui è opportuno un controllo con
un buon antivirus. Oggi il fatto di usare un Mac non mette più al
riparo.
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