Questo articolo era stato pubblicato inizialmente il 13/09/2013 sul sito della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera, dove attualmente non è più disponibile. Viene ripubblicato qui per mantenerlo a disposizione per la consultazione.
Il nuovo iPhone, il modello 5S, è dotato di uno scanner d'impronte digitali incorporato nel tasto Home: Apple propone infatti questa soluzione, battezzata Touch ID, come metodo per sbloccare il telefonino al posto della tradizionale password e per confermare gli acquisti presso l'Apple Store.
Questa novità ha scatenato il dibattito sull'uso delle impronte digitali come sistema di sicurezza. In un periodo nel quale si parla così tanto di raccolta abusiva di dati personali, l'idea di un telefonino che fa la scansione delle impronte digitali di chiunque ne tocchi il tasto principale può destare qualche inquietudine.
Nell'iPhone 5S, secondo Apple, i dati delle impronte vengono custoditi in un'area protetta del telefonino e non vengono mai trasmessi ad Apple o ad altri. Quanto è realmente sicura quest'area protetta è ancora da chiarire: bisogna aspettare che gli esperti indipendenti ci mettano su le mani per fare un po' di test. In ogni caso la funzione è disattivabile ed è possibile usare le protezioni tradizionali (PIN o password).
L'obiezione fondamentale all'uso di un'impronta digitale come password è che l'impronta non è un dato segreto: ne lasciamo in giro in continuazione ed è già stato dimostrato che molti sensori di questo dato biometrico sono facilmente ingannabili da impronte simulate.
L'altra considerazione è che l'impronta digitale è una “password” che non si può cambiare: se qualcuno ne entra in possesso, oppure ha a disposizione i dati digitali che la rappresentano, non possiamo scegliere facilmente un'impronta nuova. O meglio, possiamo cambiare “password” usando altre dita, ma abbiamo a disposizione soltanto nove cambi.
Fonti: Sophos, Ars Technica, Time, Ars Technica, Wired.
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