Un blog di Paolo Attivissimo, giornalista informatico e cacciatore di bufale
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2015/09/04
Sexting e minori, facile finire nei guai
Uno studente della North Carolina dovrà presentarsi in tribunale con ben cinque capi d'accusa di pedopornografia. Quattro di questi riguardano il fatto che ha scattato e conservato sul proprio telefonino foto intime di se stesso; il quinto deriva dalla presenza, sempre sul suo telefonino, di una fotografia intima della sua ragazza, scattata da lei. Un classico caso di sexting consensuale, senza coercizione e senza distribuzione in Rete a terzi: due minorenni (di 16 e 17 anni) che si scambiano un'immagine digitale di un momento intimo, che paradossalmente hanno il diritto legale di trascorrere ma non di fotografare.
Cosa ancora più assurda, anche la ragazza è stata inizialmente accusata di sfruttamento sessuale di minorenne, nonostante il fatto che la minorenne in questione fosse lei stessa e che quindi il mandato di arresto la citasse sia come imputata, sia come vittima. Comunque vada il loro processo, i loro nomi sono già sui giornali e l'accusa infamante di pedopornografia emergerà ogni volta che un futuro partner o datore di lavoro cercherà su Google il loro nome.
Non va meglio nel Regno Unito, dove un quattordicenne è finito negli schedari della polizia per aver usato Snapchat per inviare una foto di nudo di se stesso alla ragazza con la quale stava flirtando. La ragazza ha salvato l'immagine e l'ha distribuita ad altri. In questo caso non c'è stato l'arresto, ma il ragazzo è ora schedato per il reato di “realizzazione e distribuzione di immagine indecente di un bambino” e questo fatto verrà segnalato ai datori di lavoro che chiederanno informazioni, come è obbligatorio per esempio per chi lavora con i bambini.
Sono due esempi di come le leggi in una materia così delicata come la pedopornografia siano rimaste pericolosamente indietro rispetto alla tecnologia. Sono state concepite quando l'idea che ogni minore avesse una fotocamera digitale e la potesse usare per condividere in segreto foto intime era pura fantascienza. Il risultato è che per un minore è molto facile trovarsi a commettere un reato gravissimo senza neanche rendersene conto, per cui è opportuno parlarne.
Non è un problema limitato agli Stati Uniti o al Regno Unito: è opportuno ricordare che anche in Svizzera “la foto... di una quattordicenne in una posa inequivocabilmente sexy può già essere considerata pedopornografia, anche se la ragazzina l'ha scattata perché è innamorata del suo ragazzo. In caso di dubbio, spetta al giudice decidere cosa sia pornografico o meno”, spiega l'opuscolo sulla pornografia preparato dalla Polizia e dalla Prevenzione Svizzera della Criminalità citando l'articolo 197, numeri 1 e 3, del Codice Penale.
Molti altri paesi, come l'Italia, hanno leggi che puniscono severamente la disseminazione di immagini intime di minori e durante un'esame di un telefonino sequestrato per altre ragioni non c'è modo di sapere se le immagini sono del proprietario del telefono o mostrano altri, per cui l'accusa parte facilmente ed è molto difficile fermarla (“per la legislazione, una volta in circolo, sono materiale pedopornografico”, scrive la guida informativa di Save the Children). L'unica difesa è evitare di fare questo tipo di foto e video e condividere la consapevolezza di questa situazione contradditoria e per nulla intuitiva.
Cosa ancora più assurda, anche la ragazza è stata inizialmente accusata di sfruttamento sessuale di minorenne, nonostante il fatto che la minorenne in questione fosse lei stessa e che quindi il mandato di arresto la citasse sia come imputata, sia come vittima. Comunque vada il loro processo, i loro nomi sono già sui giornali e l'accusa infamante di pedopornografia emergerà ogni volta che un futuro partner o datore di lavoro cercherà su Google il loro nome.
Non va meglio nel Regno Unito, dove un quattordicenne è finito negli schedari della polizia per aver usato Snapchat per inviare una foto di nudo di se stesso alla ragazza con la quale stava flirtando. La ragazza ha salvato l'immagine e l'ha distribuita ad altri. In questo caso non c'è stato l'arresto, ma il ragazzo è ora schedato per il reato di “realizzazione e distribuzione di immagine indecente di un bambino” e questo fatto verrà segnalato ai datori di lavoro che chiederanno informazioni, come è obbligatorio per esempio per chi lavora con i bambini.
Sono due esempi di come le leggi in una materia così delicata come la pedopornografia siano rimaste pericolosamente indietro rispetto alla tecnologia. Sono state concepite quando l'idea che ogni minore avesse una fotocamera digitale e la potesse usare per condividere in segreto foto intime era pura fantascienza. Il risultato è che per un minore è molto facile trovarsi a commettere un reato gravissimo senza neanche rendersene conto, per cui è opportuno parlarne.
Non è un problema limitato agli Stati Uniti o al Regno Unito: è opportuno ricordare che anche in Svizzera “la foto... di una quattordicenne in una posa inequivocabilmente sexy può già essere considerata pedopornografia, anche se la ragazzina l'ha scattata perché è innamorata del suo ragazzo. In caso di dubbio, spetta al giudice decidere cosa sia pornografico o meno”, spiega l'opuscolo sulla pornografia preparato dalla Polizia e dalla Prevenzione Svizzera della Criminalità citando l'articolo 197, numeri 1 e 3, del Codice Penale.
Molti altri paesi, come l'Italia, hanno leggi che puniscono severamente la disseminazione di immagini intime di minori e durante un'esame di un telefonino sequestrato per altre ragioni non c'è modo di sapere se le immagini sono del proprietario del telefono o mostrano altri, per cui l'accusa parte facilmente ed è molto difficile fermarla (“per la legislazione, una volta in circolo, sono materiale pedopornografico”, scrive la guida informativa di Save the Children). L'unica difesa è evitare di fare questo tipo di foto e video e condividere la consapevolezza di questa situazione contradditoria e per nulla intuitiva.
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