Sergei Krikalev all’epoca della sua insolita missione: si nota uno scorcio della bandiera sovietica sul braccio della tuta. Credit: Claude Lafleur. |
18 maggio 1991: l’Unione Sovietica è già scricchiolante quando il cosmonauta trentaquattrenne Krikalev (foto qui accanto) parte dal cosmodromo di Baikonur con la Soyuz TM-12 per raggiungere la stazione spaziale sovietica Mir, insieme al collega russo Anatoly Artsebarsky e alla britannica Helen Sharman (vincitrice di un concorso commerciale), ma nei mesi successivi avviene il crollo completo.
Mentre Krikalev è a bordo della Mir per una missione che secondo i piani dovrebbe durare circa sei mesi, in Unione Sovietica succede di tutto sotto gli occhi attoniti del mondo: un colpo di stato ad opera di membri conservatori del Partito Comunista, del KGB e delle forze armate culmina con l’arresto del presidente Gorbaciov e con l’attacco militare alla sede del parlamento, ma poi fallisce (19-21 agosto 1991); il Partito Comunista che imperava nel paese viene sciolto per decreto (24 agosto 1991); dieci delle repubbliche che componevano l’Unione Sovietica dichiarano la propria indipendenza (agosto-dicembre 1991); Russia, Ucraina e Bielorussia costituiscono la Comunità degli Stati Indipendenti (12 dicembre 1991), alla quale aderiscono poi altre otto repubbliche ex sovietiche (21 dicembre 1991); e in un solo giorno Gorbaciov si dimette e viene rimpiazzato da Boris Yeltsin, l’Unione Sovietica cessa di esistere, la Repubblica Socialista Sovietica Russa viene rinominata Federazione Russa e la bandiera rossa con falce e martello dell’Unione Sovietica viene tolta dal Cremlino e sostituita con il tricolore russo (25 dicembre 1991). Persino la città dove Krikalev è cresciuto cambia nome: non si chiama più Leningrado ma San Pietroburgo.
La Federazione Russa, disperatamente a corto di finanziamenti, rinuncia a far tornare Krikalev e sceglie invece di farsi pagare 7 milioni di dollari per portare nello spazio l’austriaco Franz Viehböck sulla Soyuz TM-13; inoltre ottiene uno sconto dal governo kazako mettendo sullo stesso volo di Viehböck il primo cosmonauta-ospite kazako (Toktar Aubakirov). Ma così facendo su quella Soyuz non c'è più posto per Alexander Kaleri, l’ingegnere di volo che avrebbe dovuto sostituire Krikalev, e quindi Krikalev non può tornare.
Aubakirov e Viehböck arrivano sulla Mir con la Soyuz TM-13 il 4 ottobre 1991, insieme al comandante russo Aleksander Volkov, e rientrano a terra otto giorni dopo, insieme ad Artsebarsky, usando la Soyuz TM-12 che sarebbe spettata a Krikalev; Volkov rimane a bordo della Mir con Krikalev.
Il tanto atteso ricambio di Krikalev, Aleksander Kaleri, arriva alla Mir con la Soyuz TM-14 il 19 marzo 1992, insieme ad Aleksander Viktorenko e al tedesco Klaus-Dietrich Flade; sei giorni dopo, il 25 marzo 1992, Volkov, Flade e (finalmente) Krikalev tornano a terra con la Soyuz TM-13.
Sergei Krikalev non si farà intimorire dalla propria disavventura, che lo porta all’attenzione dei media di tutto il mondo e ispirerà una popolarissima campagna pubblicitaria televisiva italiana della DeAgostini che mostra proprio un astronauta sovietico che trova tutto cambiato al proprio rientro: anzi, tornerà ancora nello spazio con lo Shuttle statunitense nel 1994, diventando il primo russo a bordo di un veicolo spaziale americano, e poi ancora nel 1998, quando sarà il primo russo a entrare nella Stazione Spaziale Internazionale. Non pago, volerà di nuovo su una Soyuz nel 2000 per visitare una seconda volta la Stazione, tornando con uno Shuttle, e poi ancora su una Soyuz nel 2005, con una terza visita alla Stazione, restandovi sei mesi. Tornerà sulla Terra definitivamente il 10 ottobre 2005.
Fonti: The Story of Space Station Mir, David Harland, 2005, p. 209-210 e p. 289; Flight International, 1991; Astronautix; Spacefacts; Astronautix; NASA.
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