Si celebra oggi il cinquantacinquesimo anniversario del primo volo spaziale umano, quello effettuato dal russo Yuri Gagarin il 12 aprile 1961, e tornano le ipotesi di messinscena o di altri voli precedenti che sarebbero falliti tragicamente e sarebbero stati censurati e tenuti nascosti. C'è un fatto poco conosciuto che può essere utile per chiarire come andarono le cose e conferma che Gagarin andò davvero nello spazio: le sue trasmissioni video furono intercettate dai servizi di intelligence statunitensi. Le immagini, sgranate e distorte ma sufficienti a confermare la presenza di un cosmonauta a bordo del veicolo orbitante, sono pubblicate da Sven Grahn in un dettagliatissimo articolo intitolato TV from Vostok. Le vedete qui accanto.
La fonte di queste immagini è un documento della CIA oggi disponibile su Internet: s’intitola Snooping on Space Pictures, risale al 1964 e fu reso pubblico nel 1994. Nel documento si dichiara che “venti minuti [dopo il decollo della Vostok] furono rilevate trasmissioni mentre il veicolo passava sopra l’Alaska. Solo 58 minuti dopo il lancio, l’NSA riferì che la lettura in tempo reale dei segnali mostrava chiaramente un uomo e lo mostrava mentre si muoveva. Prima che Gagarin avesse completato il suo storico volo di 108 minuti, elementi dell’intelligence avevano una conferma tecnica che un cosmonauta sovietico era in orbita ed era vivo.”
L'annuncio ufficiale di Radio Mosca fu diramato pochi minuti prima di questa conferma. Presso Firstorbit.org c’è un magnifico video commemorativo, First Orbit, realizzato per il cinquantenario della missione, che ricostruisce con estrema fedeltà, attraverso immagini reali riprese da Paolo Nespoli a bordo della Stazione Spaziale Internazionale fra dicembre 2010 e gennaio 2011, quello che vide Gagarin durante la sua orbita. Il sito include una vasta collezione di registrazioni filmate e sonore e di fotografie rare.
Per tutti coloro che sono intrigati dalle tesi di chi sostiene che ci furono altri cosmonauti prima di Gagarin e che Yuri fu il primo a tornare vivo rimando all’ottimo libro di Luca Boschini, Cosmonauti perduti (edito da Prometeo), che grazie a ricerche approfondite sui documenti sovietici originali smonta queste fantasie ma rivela intrighi ancora più affascinanti: non dimentichiamo che all’epoca il volo di Gagarin, come tutto il programma spaziale sovietico, fu coperto da un segreto ossessivo che oggi sembra quasi inconcepibile.
Nelle comunicazioni radio del volo di Gagarin, i responsabili e i tecnici a terra furono citati usando numeri al posto dei nomi (Sergei Korolev era il Numero 20, il generale Nikolai Kamanin era il Numero 33; Leonov fu citato solo come Blondin). Il fatto che Gagarin non rimase a bordo fino all'atterraggio (perché la capsula non era in grado di effettuare un atterraggio morbido) fu tenuto segreto, anche per non invalidare l'omologazione internazionale del record. Le foto degli altri cosmonauti furono censurate sistematicamente per nasconderne le identità. La forma della Vostok rimase ignota, obbligando i giornali a lavorare di fantasia.
Adesso siamo abituati a vedere i lanci delle Soyuz russe in diretta TV e ci sembra normale avere la GoPro di bordo che mostra Samantha Cristoforetti (e prossimamente Paolo Nespoli) all’interno della capsula mentre si arrampica verso lo spazio; ma queste sarebbero state cose inaudite in quell’incredibile giorno di aprile del 1961, quando la fantascienza divenne realtà, soltanto sedici anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Ecco un po’ di copertine di giornali e riviste italiane dell’epoca, tratte dall’archivio di Gianluca Atti, che ringrazio per aver messo a disposizione la sua vasta collezione anche per l’Almanacco dello Spazio. Notate le rappresentazioni della Vostok totalmente inventate: nessuno sapeva com’era realmente al di fuori di pochissimi addetti ai lavori in Unione Sovietica. L’ultima immagine la mostra com’era realmente.
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