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2018/03/16
Videogiochi violenti: due mesi di GTA non cambiano il comportamento, dice uno studio su adulti
Si parla spesso di violenza istigata dai videogiochi, e di recente il presidente statunitense Donald Trump ha collegato i videogiochi alle stragi avvenute nelle scuole degli Stati Uniti. Ma la massa della ricerca scientifica non è d‘accordo, e uno studio a lungo termine dell’attività dei videogiocatori, svolto dall’Istituto Max Planck per lo Sviluppo Umano e dalla Clinica Universitaria Hamburg-Eppendorf, sostiene che non sono stati rilevati “cambiamenti significativi” nei parametri comportamentali dei giocatori dopo due mesi continuativi di uso quotidiano di videogiochi violenti.
Lo studio si è basato su un gruppo di 90 partecipanti, che hanno giocato a GTA V oppure The Sims 3 per almeno mezz’ora al giorno per otto settimane. Nello stesso periodo un gruppo di controllo equivalente non ha giocato. I partecipanti erano stati selezionati per escludere problemi psicologici preesistenti, e l’effetto del gioco violento è stato valutato usando questionari standard che valutano aggressività, atteggiamenti sessisti, empatia, competenze interpersonali, ansia e predisposizione alla depressione. I questionari sono stati compilati sia subito dopo il periodo di gioco, sia a distanza di due mesi, per valutare eventuali effetti sul lungo periodo, che non si sono manifestati.
Questi nuovi dati contribuiranno a riaprire la discussione sull’effetto dell’esposizione continuata a immagini di violenza e vanno prese con una cautela espressa anche dagli stessi ricercatori: il gruppo di giocatori partecipanti allo studio, infatti, aveva età comprese fra 18 e 45 anni (va ricordato che GTA V ha il bollino PEGI che ne raccomanda l’uso solo dai 18 anni in su), e i ricercatori sottolineano che “sono necessarie ricerche future per dimostrare l’assenza degli effetti dei videogiochi violenti nei bambini”.
Fonte: Ars Technica.
Lo studio si è basato su un gruppo di 90 partecipanti, che hanno giocato a GTA V oppure The Sims 3 per almeno mezz’ora al giorno per otto settimane. Nello stesso periodo un gruppo di controllo equivalente non ha giocato. I partecipanti erano stati selezionati per escludere problemi psicologici preesistenti, e l’effetto del gioco violento è stato valutato usando questionari standard che valutano aggressività, atteggiamenti sessisti, empatia, competenze interpersonali, ansia e predisposizione alla depressione. I questionari sono stati compilati sia subito dopo il periodo di gioco, sia a distanza di due mesi, per valutare eventuali effetti sul lungo periodo, che non si sono manifestati.
Questi nuovi dati contribuiranno a riaprire la discussione sull’effetto dell’esposizione continuata a immagini di violenza e vanno prese con una cautela espressa anche dagli stessi ricercatori: il gruppo di giocatori partecipanti allo studio, infatti, aveva età comprese fra 18 e 45 anni (va ricordato che GTA V ha il bollino PEGI che ne raccomanda l’uso solo dai 18 anni in su), e i ricercatori sottolineano che “sono necessarie ricerche future per dimostrare l’assenza degli effetti dei videogiochi violenti nei bambini”.
Fonte: Ars Technica.
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