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Il Disinformatico: videogiochi

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2023/06/20

Minecraft, occhio alle mod infette per Windows e Linux

Questo articolo è disponibile anche in versione podcast.

Se giocate a Minecraft su computer Windows o Linux e siete appassionati di modding, ossia dell’aggiunta o modifica di funzioni, oggetti, ambienti e altro ancora al gioco di base, vi conviene fare più attenzione del solito a cosa scaricate e da dove lo scaricate.

Ai primi di giugno, infatti, due fra le più importanti piattaforme di distribuzione di queste modifiche, o mod, sono state attaccate, violando vari account, e molte mod e molti plugin per Minecraft disponibili tramite queste piattaforme sono stati infettati e distribuiti agli utenti.

Il risultato è che chi ha scaricato modpack molto popolari, come Better Minecraft, che ha oltre quattro milioni e mezzo di download, può trovarsi con il computer infetto da un malware che ruba le credenziali di accesso salvate nei browser e quelle degli account Minecraft, Microsoft e Discord e si insedia permanentemente sul computer, aggiornandosi man mano.

Le piattaforme di modding prese di mira sono CurseForge e Bukkit, e l’elenco di mod e modpack infettate è piuttosto lungo (lo trovate per esempio su BleepingComputer.com) e non si sa se sia completo. 

Per evitare panico inutile, soprattutto fra i giocatori più giovani e i loro genitori, è importante sottolineare che il problema riguarda esclusivamente chi ha installato modifiche a Minecraft e usa computer Windows o Linux. Chi gioca semplicemente a Minecraft di base e usa altri dispositivi non basati su Windows o Linux non è coinvolto in questo problema.

Ma per chi ama il modding e usa questi sistemi operativi il danno è molto serio, anche in termini di fiducia. Gli aggressori informatici hanno infatti preso di mira siti attendibili, come appunto CurseForge e Bukkit, e li hanno indotti a distribuire il loro malware, denominato Fractureiser. Per prima cosa hanno preso il controllo di alcuni account su queste piattaforme e hanno inserito del codice ostile nei plugin e nelle mod offerte da questi account. Poi questi software modificati e infetti sono stati adottati automaticamente da vari modpack molto popolari e quindi sono stati distribuiti automaticamente agli utenti fino al momento in cui sono intervenuti i gestori di queste piattaforme e hanno ripulito i propri sistemi.

Chi ha scaricato ed eseguito una di queste mod infette, distribuite più o meno nelle ultime tre settimane, ha probabilmente infettato il proprio computer. Fortunatamente ci sono degli script di scansione per Windows e per Linux che rilevano i sintomi di un’infezione; in alternativa è possibile controllare manualmente se il Registro di Windows è stato alterato o se ci sono altri file ostili sul computer.

I principali antivirus si stanno già aggiornando per rilevare questi sintomi, per cui se avete dubbi conviene aspettare ancora qualche ora e poi aggiornare il vostro antivirus e rifare una scansione completa.


Se purtroppo scoprite di avere il computer infetto, è consigliabile reinstallare il sistema operativo e cambiare tutte le proprie password, partendo subito da quelle dei servizi più interessanti per i criminali, ossia quelle che proteggono criptovalute, caselle di mail e conti correnti.

Maggiori dettagli tecnici sul malware Fractureiser e sulla tecnica di attacco dei criminali informatici sono disponibili sul già citato BleepingComputer e su Tripwire [anche su CurseForge, Hackmd.io, Prismlauncher.org e Github]. Una delle piattaforme colpite, CurseForge, ha inoltre pubblicato una descrizione approfondita delle varie fasi di questo attacco mirato e sofisticato e delle misure di protezione da adottare.

Questo attacco è particolarmente interessante, perché sovverte uno dei consigli di sicurezza più frequenti, ossia quello di scaricare solo software da siti attendibili, e lo usa per abbassare le difese degli utenti, perché sfrutta proprio questi siti di cui l’utente si fida. Qui le vittime non sono giocatori incauti che hanno scaricato software da siti sconosciuti e senza garanzie; sono persone che si sono rivolte a piattaforme universalmente considerate sicure.

Inoltre l’attacco prende di mira una categoria di utenti che è solitamente meno attenta di altre alla sicurezza informatica, cioè i gamer giovani e giovanissimi, che probabilmente non si aspettano di essere attaccati, specialmente da qualcosa che scaricano da un sito di ottima reputazione. Sui loro computer spesso ci sono informazioni e password non solo loro, ma anche di altri membri della famiglia, che valgono soldi per i criminali. 

Ancora una volta, insomma, la sicurezza informatica si conferma un problema che tocca tutti. Nessuno può permettersi il lusso di dire “ma chi vuoi che se la prenda con me, io non ho niente che interessi ai ladri”. È proprio su questo modo di pensare che contano quei ladri.

2022/12/22

Megamulta a Epic Games: cosa sono i “dark pattern” di Fortnite

Questo articolo è disponibile in versione audio nel podcast Il Disinformatico del 23 dicembre 2022.

La Federal Trade Commission, un organo governativo statunitense di protezione dei consumatori, ha raggiunto un accordo con Epic Games, la casa produttrice di Fortnite, ordinandole di pagare ben 520 milioni di dollari di risarcimenti per aver violato le norme sulla protezione dei minori e per aver usato i cosiddetti dark pattern per indurre milioni di giocatori a fare acquisti involontari.

La megamulta è divisa in due parti: la prima, di 275 milioni, riguarda il fatto che Epic Games ha raccolto informazioni personali su bambini al di sotto dei 13 anni, senza il consenso dei loro genitori, mentre giocavano a Fortnite e sapendo benissimo che si trattava di minori protetti dalle leggi salvaprivacy statunitensi, in particolare il Children’s Online Privacy Protection Act.

La casa produttrice del gioco è anche accusata di aver obbligato i genitori a seguire un percorso a ostacoli per ottenere la cancellazione dei dati dei propri figli, e di aver usato impostazioni predefinite troppo pericolose, come per esempio l’attivazione automatica delle conversazioni testuali e a voce, che ha portato molti minori a essere esposti ad adulti online che li hanno aggrediti e molestati via Internet.

Epic Games, in un comunicato stampa, ha accettato l’accordo, dice, per “essere in prima linea nella protezione dei consumatori e per dare ai nostri giocatori l’esperienza migliore”.

La seconda parte della megamulta, pari a 245 milioni, è costituita da rimborsi agli utenti che secondo la Federal Trade Commission sono stati ingannati dai dark pattern, ossia da pulsanti disposti in modo confuso e contraddittorio allo scopo di far fare acquisti indesiderati ai giocatori.

Per esempio, dice la FTC, bastava premere un singolo pulsante per trovarsi degli addebiti durante una schermata di caricamento o mentre si riavviava il gioco dopo averlo messo in pausa, e fino al 2018 i bambini potevano spendere soldi reali per acquistare i V-Buck, la valuta interna del gioco, senza dover chiedere il consenso dei genitori, che a fine mese si trovavano con centinaia di dollari di spese.

Nel loro complesso, questi trucchi hanno causato addebiti per centinaia di milioni di dollari, ed Epic Games era perfettamente consapevole della loro esistenza, tanto da aver ignorato oltre un milione di lamentele degli utenti e aver addirittura nascosto intenzionalmente le funzioni di rimborso, oltretutto bloccando i conti delle carte di credito di chi contestava gli addebiti, afferma la FTC.

L’azienda ha promesso di evitare in futuro questi dark pattern e di rendere più chiaro ed esplicito il procedimento di pagamento nel gioco. Ma il problema degli acquisti troppo facili da parte dei minori a insaputa dei genitori è molto diffuso: la FTC nota infatti che ha già contestato comportamenti analoghi ad Amazon, Apple e Google per i cosiddetti acquisti in-app involontari, che sono già costati milioni ai consumatori.

Se avete figli videogiocatori, insomma, è il caso di controllare bene se hanno accesso a opzioni di acquisto troppo facili e di valutare se limitarle o bloccarle. Il metodo più semplice, di solito, è immettere nel gioco i dati di una carta di credito prepagata, che fissa automaticamente un limite di spesa, oppure quelli delle apposite carte di pagamento associate ai vari giochi.

2022/05/26

Videogiocare rende più intelligenti, secondo uno studio; stare sui social no

Uno studio pubblicato su Scientific Reports di Nature.com da un gruppo di neuroscienziati e psicologi olandesi e svedesi si è occupato dell’effetto dei media digitali sull’intelligenza dei bambini e ha ottenuto risultati piuttosto sorprendenti che non mancheranno di scatenare discussioni in famiglia.

I ricercatori hanno analizzato quasi 10.000 bambini statunitensi di età iniziale compresa fra 9 e 10 anni, tenendo conto delle differenze genetiche e del contesto socioeconomico e valutandone le capacità due anni più tardi. Il tempo passato davanti a uno schermo da questi bambini, ossia dalle quattro alle sei ore giornaliere di media, è stato suddiviso in tre attività: guardare video su Internet o su un canale televisivo, fare videogiochi e socializzare online.

Secondo i risultati dei ricercatori, socializzare tramite i social network non ha effetti positivi o negativi sull’intelligenza, mentre guardare video ha un effetto positivo e lo stesso vale per i videogiochi, che producono il massimo effetto. In particolare, più tempo si passa a videogiocare, più aumenta l’impatto positivo sull’intelligenza, e non ci sono differenze in questo effetto fra ragazzi e ragazze.

Questo studio si aggiunge agli altri che sembrano confermare questo effetto favorevole del videogioco sull’intelligenza, ma la ricerca è ancora agli inizi e uno studio non fa primavera, per cui è presto per cantare vittoria e dire che videogiocare ti fa diventare più intelligente; ma nel frattempo abbiamo una giustificazione in più per passare un po’ di tempo a giocare. L’importante è che il tempo non diventi eccessivo: lo studio di Scientific Reports non va interpretato nel senso di ”più videogioco più divento intelligente, se videogioco tantissimo diventerò un genio”. Sarebbe troppo bello per essere vero.

2022/05/05

Call of Duty punisce in modo originale chi bara

Brutte notizie per chi bara a Call of Duty ma buone notizie per chi ci gioca onestamente. Activision, l’azienda che sviluppa i popolarissimi giochi d’azione della serie Call of Duty, ha confermato che è stata introdotta una nuova funzione contro i cheater: se un giocatore che bara tenta di sparare ad altri giocatori onesti, il personaggio del giocatore onesto diventa invisibile a quello disonesto.

In altre parole, il disonesto che prima aveva un vantaggio diventa incapace di difendersi perché letteralmente non vede più e non sente più i propri avversari ma ne riceve perfettamente i colpi senza poter capire da chi o da dove sono arrivati.

Questa funzione, denominata cloaking, è stata annunciata formalmente dall’azienda ad aprile ma era già stata scoperta a febbraio scorso, con rammaricata sorpresa, da alcuni giocatori. Fa parte delle tecniche sempre più creative utilizzate dagli sviluppatori di videogiochi per contrastare la piaga dei cheater, quelli che installano sui propri PC speciali programmi non autorizzati che, per esempio, migliorano artificialmente la mira.

Activision ha segnalato di aver eliminato recentemente ben 54.000 account di giocatori disonesti, e questa purga arriva dopo un altro ban di massa di ben 90.000 giocatori. Numeri importanti, che però vanno visti anche alla luce del fatto che Call of Duty dichiara 100 milioni di giocatori mensilmente attivi (e fino a qualche tempo fa ne vantava 150 milioni).

Il cloaking non è l’unica tecnica utilizzata: c’è anche Damage Shield, che impedisce ai cheater di infliggere danni critici agli avversari intanto che il sistema anti-cheater raccoglie informazioni sul giocatore sospettato di barare.

Entrambi fanno parte di una tecnologia denominata Ricochet, che tenta di identificare i cheater guardando quali applicazioni tentano di interagire con il gioco. Ma questo approccio di circondare il baro di giocatori e avversari invisibili è decisamente più appagante e divertente per il giocatore onesto, e Activision lo sa, visto che nota nel proprio annuncio che i giocatori onesti possono vedere e riconoscere i cheater colpiti dal cloaking perché i bari saranno “i giocatori che si vedono girare in cerchio gridando ‘Chi mi sta sparando?’” L’azienda sottolinea che i giocatori corretti potranno a quel punto “dispensare punizioni nel gioco”.

In altre parole, il cloaking non solo funziona, ma è anche divertente, perché offre al giocatore che rispetta le regole la soddisfazione di vedere che il baro perde e di poterlo anche punire personalmente. Questa soddifazione è probabilmente il motivo per cui Activision, una volta individuato un cheater, non lo elimina automaticamente.

Il sistema non è perfetto: Ricochet non sempre identifica i cheater, e questi cheater a volte si attrezzano con modifiche che consentono comunque il rilevamento automatico dei nemici. Ma è sufficiente a scoraggiare tutti tranne i più cocciuti.

 Fonti aggiuntive: Engadget, Eurogamer, Polygon.


2021/12/24

Podcast RSI - “Su, su, giù, giù, sinistra, destra, sinistra, destra, B, A”, il codice della leggenda

È disponibile subito il podcast di oggi de Il Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera, scritto e condotto dal sottoscritto: lo trovate presso www.rsi.ch/ildisinformatico (link diretto) e qui sotto.

I podcast del Disinformatico sono ascoltabili anche tramite feed RSS, iTunes, Google Podcasts e Spotify

Questa è l’ultima puntata del 2021; il podcast riprenderà il 14 gennaio.

Buon ascolto, e se vi interessano il testo e i link alle fonti della storia di oggi, sono qui sotto.

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[CLIP: Gameplay di Gradius]

Siamo nel 1985. Kazuhisa Hashimoto è un giovane programmatore in un’azienda giapponese che fa videogiochi. Il suo incarico è semplicemente convertire un videogioco, Gradius, dalla versione arcade, quella per sala giochi, alla console di gioco personale NES di Nintendo. Ma non sa che invece sta per creare una leggenda.

Questa è la storia di come una scorciatoia per risparmiare tempo durante il lavoro di un informatico è diventata un riferimento culturale non solo per i gamer ma anche nella cultura generale. È il cosiddetto Konami code, che si recita così: Su, su, giù, giù, sinistra, destra, sinistra, destra, B, A. Lo stesso codice che adesso sta facendo stupire gli utenti di TikTok perché fa fare cose strane agli assistenti vocali come Alexa o Google Home. 

Benvenuti a Disinformatico Story, l’edizione del podcast Il Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera dedicata alle storie insolite dell’informatica. Io sono Paolo Attivissimo.

[Sigla iniziale]

Se avete a portata di voce un assistente vocale, per esempio Alexa o Google Home o Siri, provate a chiamarlo e poi pronunciare questa frase: “Su Su, Giù Giù, sinistra, destra, sinistra, destra, B, A”.

Se l’avete detta correttamente, il vostro assistente vocale comincerà a dire cose strane. Questo è quello che dice Alexa [in italiano], per esempio:

[CLIP: Alexa che risponde in italiano, tratto da LegaNerd su Facebook]

Ultimamente la scoperta di queste istruzioni misteriose viene condivisa intensamente su TikTok dagli utenti di tutto il mondo, perché esiste in molte lingue, e in tanti si stanno chiedendo che cosa c’entrino i reattori e perché il loro assistente vocale dice cose così bizzarre. La notizia si è meritata anche l’attenzione di alcuni giornali, come lo statunitense New York Post e il britannico Sun, ma per chiunque frequenti l’informatica e in particolare i videogiochi questa strana sequenza di comandi è già familiare e suscita puntualmente un sorriso.

Questa storia inizia appunto nel 1985. Il giovane Kazuhisa Hashimoto sta tribolando nella conversione del videogioco che gli è stata assegnata dalla sua azienda, la Konami. Il gioco, Gradius, è il classico combattimento fra astronavi, ma alcuni livelli sono particolarmente difficili da raggiungere e Kazuhisa deve raggiungerli per poter verificare che la sua conversione alla console NES di Nintendo funziona correttamente.

Così usa un trucco molto diffuso fra gli sviluppatori di videogiochi di quell’epoca e anche di oggi: inserisce nel gioco una sequenza segreta di tasti che, se digitata sul controller di gioco, conferisce più poteri al giocatore o, nel caso di Gradius, alla sua astronave. È insomma un classico power-up.

Hashimoto ce la fa: in meno di sei mesi completa la conversione insieme a tre colleghi, verifica che funziona, la consegna al suo datore di lavoro…. e si dimentica di togliere dal gioco la sequenza segreta.

Quando la Konami si rende conto della cosa è troppo tardi: ormai il gioco è in via di pubblicazione e rimuovere il power-up potrebbe avere conseguenze imprevedibili e far funzionare male il gioco; non c’è tempo di fare prove e controlli di qualità della versione ripulita, e così la sequenza rimane. Tanto, pensano gli sviluppatori, chi vuoi che scopra per caso una sequenza di tasti così complessa?

Ma hanno sottovalutato il talento e la determinazione dei gamer. La possibilità di avere più armi e più potenza non rimane segreta a lungo fra i giocatori di Gradius, che la diffondono con il passaparola, e la cosa piace così tanto che Konami decide di introdurre lo stesso power-up anche in altri giochi, come per esempio Contra, sempre per la console NES, che nel 1988 diventa popolarissimo negli Stati Uniti e fa conoscere la sequenza “segreta” a un pubblico enorme.

La sequenza viene chiamata Konami Code, o Contra code o ancora 30 lives code, il codice delle 30 vite, perché in Contra regala appunto 30 vite, senza le quali il gioco è praticamente ingiocabile.

Da allora il Konami Code ha iniziato a comparire ovunque, a volte con leggere varianti. Per esempio, se giocate a Gradius su console più recenti, come la Nintendo Wii, dovete usare i tasti 1 e 2 al posto di A e B, ma il senso è lo stesso.

Giusto per citare qualche altro esempio fra i tantissimi esistenti, lo stesso codice segreto si trova nella serie Castlevania, in molti giochi incentrati sulle Tartarughe Ninja, in Dance Dance Revolution, nella serie Metal Gear, in Bioshock Infinite; ha fatto una fugace comparsa anche in Fortnite Battle Royale, in Overwatch e lo si trova in GTA: The Trilogy.

Ma la popolarità del Konami Code non si limita ai videogiochi. Il codice funziona anche su alcuni dispositivi usati per vedere i video e film di Netflix; nel browser Opera; in Discord (dove attiva un gioco nascosto se lo si digita su una pagina che ha dato errore 404); lo si incontra in Twitch e in molti altri software. Anche gli assistenti vocali, come avete sentito, si sono uniti al divertimento.

Da lì il Konami Code si è diffuso nella musica ed è stato ripreso da molte band, sia come titolo di una canzone o come parte del testo, ed è approdato al cinema e in televisione.

Per esempio, nel film animato Ralph Spaccatutto, quando Re Candito deve accedere al gioco sul quale è incentrata la vicenda, ossia Sugar Rush, digita molto vistosamente il Konami Code.

[CLIP: il Konami Code in Ralph Spaccatutto]

Qualcosa di analogo succede anche nella serie animata Adventure Time e persino in una serie ben lontana dal mondo dei videogiochi come NCIS: c‘èuna puntata, intitolata Giustizia o Vendetta, in cui uno dei personaggi cita proprio il Konami Code.

La lista delle apparizioni di questo codice è chilometrica e Wikipedia ha una voce apposita che tenta di catalogarle tutte (la versione in inglese è molto più dettagliata di quella in italiano). Quando visitate un sito oppure lanciate un videogioco, vale sempre la pena di provare se viene accettata questa sequenza. Ma attenzione: a volte viene modificata, usando per esempio la frase inglese corrispondente (“Up, Up, Down, Down, Left, Right, Left, Right, B, A”) oppure soltanto le iniziali (“U, U, D, D, L, R, L, R, B, A”) e in alcuni casi bisogna aggiungere Start o S alla fine della sequenza.

Il modo più semplice per sapere se un sito, un gioco o un’applicazione includono il Konami Code è andare su un motore di ricerca e scrivere Konami Code, fra virgolette, seguito dal nome del sito, gioco o applicazione in questione: quasi sicuramente qualcuno ci ha già provato e ha documentato quello che succede.

Kazuhisa Hashimoto è considerato da molti il fondatore della tradizione informatica di inserire codici nascosti nei videogiochi e nelle applicazioni in generale, sia come metodo di lavoro per poterli testare, sia come chicca nascosta da regalare ai giocatori.

Dopo aver creato involontariamente una leggenda, Hashimoto ha continuato a lavorare presso la Konami per tutta la vita, creando molti altri videogiochi. È morto nel 2020, a 61 anni, ricordato da tanti con affetto e gratitudine per le ore di divertimento regalate con quella semplice, geniale sequenza che oggi viene riscoperta dai TikToker.

Su, su, giù, giù, sinistra, destra, sinistra, destra, B, A.

[CLIP: Sigla di chiusura, coordinate e saluti standard] 


Fonte aggiuntiva: Fark.

2021/11/19

Podcast RSI - Il punitore di cheater: chi bara ai videogiochi diventa pagliaccio


È disponibile subito il podcast di oggi de Il Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera, condotto dal sottoscritto: lo trovate presso www.rsi.ch/ildisinformatico (link diretto). Questa è la versione Story, dedicata all’approfondimento di un singolo argomento.

I podcast del Disinformatico di Rete Tre sono ascoltabili anche tramite feed RSS, iTunes, Google Podcasts e Spotify.

Buon ascolto, e se vi interessano il testo e i link alle fonti della storia di oggi, sono qui sotto!

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[CLIP: Giocatore indignato che protesta]

Siamo nel bel mezzo di una sessione del gioco Counter-Strike: Global Offensive. Il personaggio comandato da un giocatore è impazzito e ha cominciato a sparare agli altri personaggi suoi alleati. Ovviamente gli altri giocatori non la prendono bene e protestano.

Quello che questi altri giocatori non sanno è che il personaggio impazzito è comandato da un cheater, un giocatore disonesto che ha installato un software, denominato cheat, che gli dovrebbe consentire di barare e vincere più facilmente con dei trucchi ma che in realtà in questo caso altera il funzionamento del gioco in senso opposto, facendo compiere al disonesto azioni assurde tipo buttare via tutte le proprie armi o lanciarsi una granata sui piedi. L’effetto comico è garantito e il baro viene prontamente punito.

Questa è la storia di un punitore di cheater, che adesca chi non vuole giocare onestamente nei videogiochi e poi pubblica i risultati dell’adescamento su YouTube, e di come fa a ottenere questa dolce, comica vendetta.

[SIGLA]

I cheater sono una piaga dei videogiochi online: sono giocatori che installano software speciali che danno poteri maggiori rispetto agli altri giocatori. Per esempio, fanno diventare invulnerabili, aumentano le munizioni, migliorano la mira (sono i cosiddetti aimbot o triggerbot), permettono di vedere attraverso i muri oppure rallentano gli avversari.

Giocare a un videogame multiplayer quando ci sono i cheater è una pena totale: rovina il piacere della competizione. Comportamenti di questo genere sono vietati da quasi tutte le piattaforme di gioco, che sorvegliano la regolarità delle sessioni usando i cosiddetti programmi anti-cheat che rilevano situazioni anomale o successi sospetti. Fare il cheater significa rischiare di essere bannati, ossia buttati permanentemente fuori dal gioco. Ma i disonesti sono tanti e c’è sempre qualcuno che ci prova.

C’è però qualcun altro, una persona che si fa chiamare su Internet ScriptKid, che ha intrapreso una battaglia personale contro questi cheater e li punisce sfruttando la loro disonestà.

Nel 2019 ScriptKid ha creato una falsa cheat per Playerunknown’s Battlegrounds, o PUBG come lo chiamano comunemente i gamer, l’ha messa online presentandola come se fosse un’app di potenziamento e ha aspettato che i giocatori disonesti la scaricassero e installassero.

I risultati non si sono fatti attendere. I video delle sessioni di gioco in cui i bari pensano di stravincere e invece si lanciano inesplicabilmente fuori dalle auto in corsa, carambolando comicamente, o si buttano nel vuoto dagli edifici terminando la sessione di gioco e lasciando in pace i giocatori onesti hanno accumulato milioni di visualizzazioni su YouTube.

ScriptKid ha deciso così di dedicarsi anche a Counter-Strike: Global Offensive, un gioco sparatutto non nuovissimo ma ancora molto popolare. Ha scritto due finte cheat, CSGOReaper e RageMaker, che fanno fare cose assurdamente comiche a chi le installa sperando di acquisire superpoteri, poi le ha messe online pubblicizzandole tramite le inserzioni di Google per farle comparire nei risultati di ricerca di chi cerca soluzioni per barare ai giochi, e ha aspettato che i cheater di tutto il mondo le scaricassero.

Non ha dovuto aspettare a lungo neanche stavolta. Ciliegina sulla torta, le sue finte cheat registrano le figuracce dei bari e le mandano a lui. ScriptKid così pesca le migliori scene e le pubblica su YouTube, così tutti possono assistere per esempio a BurningMan, dove il baro si molla una granata sui piedi invece di lanciarla e poi sta fermo ad attendere che esploda; oppure a NoSpray4U, dove il cheater butta via tutte le proprie armi invece di azionarle a raffica; oppure a InvertMouseADS, che inverte i comandi del mouse quando si aziona il mirino, peggiorando catastroficamente la mira che il baro voleva invece migliorare disonestamente.

Le reazioni dei cheater quando vedono il loro personaggio ballare una sorta di tarantella o scagliare il fucile, venendo poi prontamente eliminato dagli altri giocatori invece di stravincere, sono imperdibili.

E poi c’è la penitenza finale: con BloodBrothers, ScriptKid modifica il gioco in modo che quando il mirino del baro passa sopra un compagno di squadra, il baro gli spara. Un autogol al quale gli altri giocatori rispondono subito facendo una kick, un’espulsione, del giocatore disonesto.

Lo spettacolo di questi personaggi super-macho che fanno cadere le proprie armi come dei dilettanti e rimangono impietriti a chiedersi cosa stia succedendo è irresistibilmente ridicolo. Ma come fa ScriptKid a mostrarci quello che è successo in una sessione di videogioco?

C’è un trucco nel trucco: le condizioni d’uso della falsa cheat creata da ScriptKid dicono esplicitamente che i replay, le registrazioni delle sessioni di gioco di chi installa quella cheat, gli verranno inviate. Solo che i disonesti cliccano sull’accettazione di queste condizioni senza leggerle e quindi non si rendono conto che non solo verranno sbeffeggiati pubblicamente ma hanno anche dato il consenso per farlo a ScriptKid.

Con questa tecnica il vendicatore comico ha accumulato quasi quattrocentomila iscritti sul proprio canale YouTube e sta cominciando a crescere anche su Discord e Twitch. Ha scritto delle false cheat per burlarsi anche dei bari in Minecraft. E cominciano ad arrivare le prime sponsorizzazioni. ScriptKid ha trovato il modo di far diventare remunerativo il mestiere di moderatore di videogiochi, sia pure con una tecnica piuttosto drastica.

Ovviamente il lavoro di ScriptKid non è stato accolto con entusiasmo dai bari, che lo odiano, per cui di lui si sa poco o nulla: non si fa vedere in viso e non si sa dove abiti o quanti anni abbia. Dall’accento si capisce solo che l’inglese non è la sua lingua madre. Ho cercato di intervistarlo per questo podcast, ma finora non ha risposto al mio invito. 

[2021/11/19 10:45. ScriptKid mi ha risposto, dandomi alcune informazioni molto limitate su di sé, ma non mi ha ancora dato il permesso di pubblicarle] 

[2021/11/22 9:50. Ho ricevuto il permesso: ScriptKid dice di avere una trentina d’anni e di provenire da un paese europeo. Aggiunge che ha speso ben più dei 600 dollari iniziali che mostra nei suoi video per pubblicizzare su Google la propria falsa cheat: ne ha spesi oltre 3000 in tutto, ma una volta arrivati gli sponsor li ha recuperati e sta reinvestendo i guadagni; questa attività resta per lui un hobby.]

Questo tipo di contrasto alla piaga dei cheater che rovinano tanti giochi può sembrare una forma di vigilantismo, ma la vena comica e la relativa innocuità della punizione hanno il sopravvento sulle preoccupazioni per eventuali abusi, e sapere che le cheat che si scaricano da Internet potrebbero avere effetti disastrosi può magari indurre qualche aspirante baro a stare sulla retta via e restare aspirante.

In ogni caso, le disonestà via software nei videogame sono un problema molto serio: alcuni paesi, come la Corea del Sud e la Cina, hanno reso legalmente punibile la vendita o l’uso di cheat, e non mancano le azioni legali anche in altri paesi. Per esempio, nel 2017 in California una sentenza ha condannato una ditta tedesca che distribuiva cheat a pagare 8 milioni e mezzo di dollari alla Blizzard, l’azienda creatrice di titoli popolarissimi come World of Warcraft e Overwatch.

La ragione di questo accanimento è molto semplice: la presenza dei cheater nei giochi online allontana i giocatori onesti e riduce gli incassi delle aziende che producono videogiochi. 

Le vendette digitali di ScriptKid, quindi, sono tutto sommato poca cosa rispetto alle punizioni inflitte dalle aziende produttrici di videogame: in alcuni casi il giocatore o la giocatrice che bara non solo si vede bannare l’account, ma si vede disabilitare direttamente la CD Key (la chiave unica e personale del gioco acquistato), per cui deve comprarne una nuova copia se vuole continuare a giocare. A volte i giochi intercettano anche i numeri seriali dei dischi rigidi o altri dati identificativi della console di gioco o del computer, per cui il giocatore disonesto che volesse rientrare nel gioco dovrebbe sostituire integralmente questi dispositivi.

Insomma, il gaming è una cosa seria: è un’industria che avrà ricavi, nel 2021, per circa 180 miliardi di dollari, ossia quasi il doppio di quelli dell’industria cinematografica mondiale, e che continua a crescere. Pensateci, la prossima volta che giocate. E se vedete qualcuno che ha una bravura sovrumana in un videogame, consolatevi e non sentitevi imbranati: magari è solo un cheater che non è ancora stato scoperto.

2021/08/31

Videogioco permesso ai minori solo nel fine settimana: succede in Cina. Ma come avviene il controllo?

Dalla Cina arriva una notizia che forse farà piacere ai genitori esasperati dai figli che secondo loro passano troppo tempo immersi nei videogiochi: a partire da questa settimana, nel paese i minori di diciotto anni potranno giocare al massimo un’ora al giorno, e soltanto il venerdì, il sabato, la domenica e negli altri giorni festivi, e potranno farlo soltanto dalle 20 alle 21. Lo riferisce CNN citando le autorità cinesi di monitoraggio dei media.

Esistevano già delle restrizioni, imposte nel 2019, ma consentivano ai minori 90 minuti di gioco durante la settimana e tre ore durante i fine settimana. Queste nuove regole sono decisamente più limitanti.

La motivazione, stando alle autorità cinesi, è che sta iniziando il nuovo semestre scolastico e occorre prevenire la dipendenza da videogiochi online, lamentata da molti genitori, “per proteggere la sana crescita dei minori”.

È un esperimento interessante, visto che contrappone i giovani gamer, da sempre ricchi di inventiva nell’eludere controlli e limiti, e lo stato cinese, che esercita un controllo molto rigido su qualunque attività online. 

In pratica, come sarà possibile verificare il rispetto di queste restrizioni? La chiave tecnica sta nella precisazione online: da tempo in Cina vige l’obbligo di registrarsi come giocatori usando il proprio vero nome e cognome, e le aziende che offrono qualunque tipo di gioco online hanno il divieto di fornire accesso ai giochi a chiunque non si colleghi usando le proprie generalità autentiche. In altre parole, il maggiorenne che condivide il proprio account di gioco con un minore commette un illecito. 

Il controllo, insomma, spetta alle aziende del settore, che hanno tutto il necessario per esercitarlo. Ovviamente sarà quasi impossibile controllare i videogiochi offline, ammesso che qualcuno li usi ancora, e sarà del tutto impraticabile controllare i giochi tradizionali, per esempio i giochi da tavolo. Quelli che richiedono il coinvolgimento di quei genitori che magari erano contenti di parcheggiare i figli davanti allo smartphone o alla console e adesso si rendono conto che le restrizioni invocate li obbligheranno a passare più tempo ad accudire quei figli.


2021/07/01

25 anni di Quake, rivoluzione 3D nei videogiochi

Sono già passati 25 anni dal debutto di uno dei videogiochi più importanti di sempre. Per i pignoli, la data esatta era il 22 giugno 1996. Quel giorno la iD software presentò Quake, uno sparatutto in soggettiva cupo e labirintico che fu uno dei primi a offrire grafica interamente tridimensionale, personaggi compresi, su un normale PC dell’epoca (che quando andava bene era un Pentium a 75 MHz, come racconta in dettaglio Howtogeek).

Prima di Quake, i giochi per PC offrivano al massimo spostamenti su un piano bidimensionale. Quake, invece, consentiva al giocatore di saltare e di guardarsi intorno facilmente grazie al mouselook (l’uso del mouse, joystick o simile per cambiare l’orientamento del protagonista). Questa maggiore libertà di movimento fu rivoluzionaria e completamente immersiva, perlomeno per gli standard dell’epoca, che prevedevano risoluzioni oggi imbarazzanti (320 x 200, per esempio, roba che nel 2021 neppure il più misero dei telefonini oserebbe proporre). 

Quake fu il terzo successo tecnicamente rivoluzionario della iD software, dopo Wolfenstein 3D (1992) e Doom (1993). Come bonus offriva inoltre una colonna sonora firmata da Trent Reznor dei Nine Inch Nails. Bonus nel bonus: Reznor è anche la voce del personaggio principale, il Ranger.

2021/04/01

Mega-operazione di polizia contro bari nei videogiochi

La polizia cinese e il colosso dei videogiochi Tencent hanno collaborato per chiudere la più grande attività mai vista di cheater o bari nei videogiochi. 

La banda, situata principalmente nella Cina orientale, aveva rastrellato circa 76 milioni di dollari grazie ai suoi servizi a pagamento, disponibili in quasi tutto il mondo, che consentivano ai videogiocatori di vincere più facilmente a giochi come Overwatch o Call of Duty: Mobile.

Gli agenti hanno arrestato dieci persone. Fra i beni sequestrati alla banda figura anche una collezione di auto sportive di lusso.

I clienti dei servizi offerti dai bari pagavano dieci dollari al giorno: segno che c’è gente disposta a spendere grandi cifre pur di vincere disonestamente a un videogioco, usando software che conferisce poteri come la “vista a raggi X” (per rendere trasparenti i muri nel gioco) o l’auto-targeting, che migliora la precisione di tiro nei giochi sparatutto.

Non è la prima operazione di polizia del genere: nel 2018 Tencent aveva collaborato con la polizia cinese per arrestare ben 120 cheater del gioco PlayerUnknown’s Battlegrounds. In Cina, infatti, la legge punisce con il carcere le interferenze con le reti informatiche, che includono anche le reti di gioco. E in effetti disseminare cheat a pagamento è una grossa interferenza.

Chi usa i servizi di questi cheater probabilmente non ci pensa, ma sta alimentando il crimine organizzato e sta rovinando il piacere del gioco.

 

2020/05/15

Autenticazione a due fattori in Call of Duty: Warzone blocca non solo i furti di account ma anche i bari

L’autenticazione a due fattori (2FA) fatica a prendere piede, un po’ per via del suo nome polisillabico e poco accattivante ma anche perché viene proposta soltanto (si fa per dire) come soluzione di sicurezza per evitare il furto di account e molti utenti non prendono sul serio l’idea di poter essere derubati del proprio account.

Ma la 2FA ha anche un altro vantaggio decisamente utile: come racconta Motherboard, è utile anche per bloccare i cheater, i bari dei videogiochi.

Activision, l’azienda che pubblica Call of Duty: Warzone (creato dalla software house Infinity Ward), sta obbligando i giocatori a usare la 2FA per autenticarsi dando un numero di telefono cellulare per poter accedere al gioco. Questo rende molto difficile la vita ai cheater che approfittavano del fatto che COD:W è gratuito per creare tantissimi account, in modo da poter rientrare nel gioco dopo essere stati bannati per aver barato, per esempio vedendo gli altri giocatori attraverso i muri. Il mese scorso sono stati bannati ben 70.000 cheater.

Ovviamente i cheater, invece di accettare che barare a un gioco è meschino e disonesto, si sono lamentati di questa novità. Esistono modi per avere numeri di telefonino temporanei usa e getta, ma richiedono tempo e fatica, per cui sono comunque un ottimo deterrente. Come effetto secondario, l’introduzione della 2FA rende anche maggiore la protezione dell’account del giocatore.

2020/05/08

Occhio ai siti che offrono gemme gratis per i giochi: Itbrawler

Brawl Stars è un gioco piuttosto popolare della Supercell (quella di Clash of Clans), uno dei tanti nei quali si usa una “moneta” interna per acquistare oggetti virtuali, poteri, skin o altre risorse: le gemme.

Normalmente queste gemme si ottengono giocando oppure si acquistano pagandole in denaro reale (per esempio 2000 gemme costano 110 euro). Mi è arrivata in proposito una segnalazione di un genitore perplesso perché il figlio voleva usare il sito Itbrawler.com per avere gemme gratis.


Visitando il sito si ottiene questa schermata:


Cliccando sul Tutorial compare un video che dice come avere ben 5000 gemme “gratis” (un controvalore di 275 euro): bisogna installare delle app (Pop Slots e Lords Mobile).

Cliccando su Genera compare invece la richiesta del tag giocatore (la schermata accetta qualunque valore), seguita dalla richiesta di invitare gli amici tramite WhatsApp per ricevere altre gemme di bonus. Il pulsante di invito è un link contenente la seguente stringa:
 whatsapp://send?text=Ehi,%20oggi%20possiamo%20ottenere%20gemme%20gratis%20in%20Brawl%20Stars,%20Cosa%20aspetti!%F0%9F%94%A5%20https://itbrawler.com/?w

Da telefonino, l‘invito non può essere scavalcato. Poi occorre cliccare sulla “verifica”, che mostra il tutorial che chiede di installare due app. I link portano a jump.ogtrk.net, che Scamadviser considera a bassa affidabilità (identità dei proprietari nascosta, collocazione a Panama, e altri fattori). Ma soprattutto le app proposte chiedono il numero di telefonino dell’utente (Bitte geben Sie Ihre Handynummer ein: / Geben Sie die Telefonnummer ein und senden Sie eine Nachricht, um Ihren Inhalt zu erhalten!). Perché?

Visitando il link di una di queste app con Chrome e con lo user-agent impostato su Android KitKat (per simulare che si tratti di una visita fatta da un telefonino Android, altrimenti non compare nulla) diventa molto evidente la ragione di tanta generosità:


Il numero di telefonino, se immesso, viene inviato al numero breve 522 e questo attiva un abbonamento che costa 14,9 CHF a settimana e fa capo a una società di Singapore. Altro che gemme gratis.

Auf https://ch1.nt.myvivo.xyz erhält der Benutzer die Möglichkeit, alle bereitgestellten Spiele für die Dauer des Abonnements zu spielen/herunterzuladen. Zum beenden, senden sie sms keyword: stop GO an 522 oder Kontaktieren an unsere hotline: +41445816440. Wenn sie auf kaufen klicken und das mo sms auf die Kurznummer 522 senden, bestätigen Sie sich an zu unbeschränktem videozugang im wochengebuhr von 14,9 CHF/Woche und akzeptieren des agb's.

Certo, la dicitura sullo schermo avvisa che l’abbonamento è revocabile inviando un SMS con la parola GO (o stop GO) al numero breve 522. Ma quanti giovani giocatori capiranno il tedesco e saranno così pazienti da leggersi e annotarsi queste istruzioni?

Come sempre, se un’offerta sembra troppo bella per essere vera, non è vera.

2020/04/10

Google Stadia Pro gratis per due mesi, ma occhio agli addebiti e alla banda

Google Stadia, la piattaforma di videogioco di Google che non richiede una console ma solo un abbonamento e una connessione a Internet, sarà gratis per due mesi in versione Pro.

L’idea di Google è tecnicamente ambiziosa ed economicamente allettante: i giochi vengono eseguiti sui computer di Google e le immagini risultanti vengono trasmesse in streaming ai dispositivi del giocatore (TV con Chromecast Ultra, smartphone compatibile o computer con browser Google Chrome) con una latenza minima e in alta definizione (fino a 4K nella versione Pro), e così il giocatore non ha più bisogno di sborsare per l’acquisto di una console o di un computer per videogiochi e per i suoi aggiornamenti, ma si limita ad acquistare il solo controller Stadia (o usare il mouse) e a pagare l’abbonamento mensile a Google se vuole la versione Pro.

Usare Stadia significa che non si è proprietari dei giochi e che quindi si crea l’ennesima dipendenza da Google, e la qualità del video è alta ma non quanto quella di un sistema di gioco locale ben costruito, ma per molti utenti è un compromesso accettabile e spesso è l’unica soluzione economicamente sostenibile.

In ogni caso, per i prossimi due mesi Google ha deciso di rinunciare al canone mensile di circa 10 dollari della versione Pro: attenzione però che alla fine del periodo di prova si comincia automaticamente a pagare, per cui ricordatevi di disdire se Stadia non vi interessa. Inoltre il servizio consuma molta banda e in questo periodo può essere ridotto come risoluzione per consentire l’uso di Internet a tutti.

Stadia per ora non è formalmente disponibile in Svizzera: i paesi supportati sono al momento Belgio, Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Spagna, Svezia, Regno Unito, Stati Uniti.


Fonti aggiuntive: Ars Technica, Wired.it.

2020/02/28

Ci ha lasciato il creatore del Konami Code

Credit: Konami.
Su, su, giù, giù, sinistra, destra, sinistra, destra, B, A, Start. Se per caso non riconoscete questa strana sequenza di comandi, vi siete persi una parte importante della storia dei videogiochi: è il cosiddetto Konami code. Se la riconoscete e sapete cosa vuol dire, ho una brutta notizia per voi: è morto il suo creatore, Kazuhisa Hashimoto. Aveva 61 anni.

Il Konami Code è una sequenza di comandi molto speciale: permette al giocatore di avere nuove vite o pieni poteri in un videogioco o sbloccare funzioni nascoste. Comparve per la prima volta nel videogioco Gradius nel 1986. La Konami, l’azienda che aveva progettato Gradius, aveva dato a Hashimoto l’incarico di convertirlo dalla versione arcade (da sala giochi) alla console di gioco personale NES della Nintendo. Era un gioco difficile, e siccome Hashimoto aveva difficoltà a completare il gioco per verificare che funzionasse, creò questa sequenza come codice temporaneo per darsi più poteri: una prassi molto comune durante il collaudo di un videogioco.

Ma Hashimoto si dimenticò di togliere il codice dalla versione definitiva di Gradius, che quindi fu messo in circolazione con questa funzione nascosta. Il segreto non durò a lungo, e fu festa grande per tutti i giocatori.

La sequenza divenne così popolare che molti sviluppatori iniziarono ad aggiungerla di nascosto ai propri giochi per attivare funzioni nascoste, e da allora è diventata una tradizione: è stata attivata almeno temporaneamente in tantissimi giochi classici e anche recenti, come Fortnite Battle Royale e GTA Online, e anche in numerosi siti e dispositivi. C’è in Google Hangouts, in Twitch, nella wiki di Team Fortress 2, e c’è anche nell’Assistente Google (dicendola in inglese vi regala un “bonus di 30 vite extra”), in Alexa e in Siri, se lo recitate nel modo giusto.

Il Konami Code circola infatti in numerose varianti, come “U,U,D,D,L,R,L,R,B,A,S” (le iniziali delle parole inglesi corrispondenti ai comandi) o nella versione inglese “Up, Up, Down, Down, Left, Right, Left, Right, B, A, Start”. Divertitevi e non dimenticate di rivolgere un pensiero di gratitudine a Kazuhisa Hashimoto.


2020/02/21

Conoscete Minecraft? Aiutate un giovane gamer

Mi è arrivata questa domanda da un giovane giocatore di Minecraft, e siccome non conosco a sufficienza l’argomento la giro a voi. Avete dimostrato tante volte di essere una risorsa di conoscenze inesauribile e inaspettate. Se potete dargli una mano, scrivete nei commenti, che il gamer leggerà. Grazie!

Ti scrivo perché sono un giocatore di Minecraft da PC (ci gioco circa ogni tre giorni) e vorrei giocare sul server Hypixel perché mi alletta molto l’idea dei minigiochi (tipo bedwars, skywars, ecc).

I miei genitori però sono contrari a quest’idea e dicono che giocare online è troppo pericoloso, si può cadere in tranelli di persone malintenzionate e via dicendo.

Io non riesco a comprendere il motivo di tutta questa preoccupazione, visto che non capisco come il mio computer possa essere a rischio in un server quasi ufficiale della Mojang e come possa essere adescato se non comunico!

Perciò ti chiedo per favore se puoi dirmi se veramente c’è questo enorme pericolo, che io purtroppo non riesco ancora a vedere, e cosa potrebbe mai succedermi.

Grazie in anticipo

Cordiali saluti


2020/02/23 21:40. Il giocatore, che (preciso per i tanti che hanno chiesto) ha quattordici anni, mi ha scritto chiedendo di pubblicare i suoi ringraziamenti per il vostro aiuto:

hai veramente dei bravissimi fans!!
Hanno scritto veramente dei bei commenti, lunghi, interessanti, in poco tempo ma con tanti concetti all’interno. Si vede che ci tengono e si prendono il tempo ad aiutare altre persone in difficoltà.

Ho scoperto nuove cose dei server di Minecraft (per esempio il fatto delle url) che prima non sapevo neanche esistessero.

Ora ho capito concretamente quali sono i pericoli in un server di Minecraft, perché da come mi spiegavano i miei genitori sembrava che avrei preso un virus appena entrato nella lobby.

Come ogni gioco online non è completamente sicuro ma ci sono dei rischi a cui bisogna fare molta attenzione.

Ti informerò su ciò che ne pensano i miei genitori.

Grazie ancora per la tua disponibilità


Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico), Bitcoin (3AN7DscEZN1x6CLR57e1fSA1LC3yQ387Pv) o altri metodi.

2020/01/09

Anche Rainews e Libero pubblicano il falso video della morte di Soleimani

Anche la Rai, oggi, ha pubblicato le immagini del videogioco AC-130 Gunship Simulator spacciandole per “il video della morte del generale iraniano Hossein Soleimani”, precisando oltretutto che “la telecamera installata sul drone documenta il blitz americano avvenuto nei pressi dell'aeroporto di Baghdad (Iraq)”.

Copia permanente su Archive.org e screenshot:


Controllo delle fonti: zero.

Come se già questo non fosse abbastanza, la pubblicazione da parte di Rainews avviene il giorno dopo che La7 ha rimediato una figuraccia pubblicando lo stesso, identico falso.

Anche Libero partecipa alla festa della bufala, e lo fa già dal 6 gennaio scorso (copia permanente su Archive.org) e senza rettificare:



Fra l’altro, i colleghi debunker di Bellingcat notano che questo spezzone di videogioco era già stato spacciato come vero dal Ministero della Difesa russo nel 2017.

Ma mi raccomando, le fake news sono colpa di Internet.

Per chi se lo fosse dimenticato e per quelli che dicono “eh ma cosa vuoi che sia”, ricordo che esiste un testo unico dei doveri del giornalista, redatto dall’Ordine dei Giornalisti italiano, che all’articolo 2 recita:

Il giornalista: a) difende il diritto all’informazione e la libertà di opinione di ogni persona; per questo ricerca, raccoglie, elabora e diffonde con la maggiore accuratezza possibile ogni dato o notizia di pubblico interesse secondo la verità sostanziale dei fatti

e all’articolo 9 dice:

Il giornalista: a) rettifica, anche in assenza di specifica richiesta, con tempestività e appropriato rilievo, le informazioni che dopo la loro diffusione si siano rivelate inesatte o errate

Sono doveri, non degli optional.

Anche in Svizzera la Dichiarazione dei doveri e dei diritti del giornalista è altrettanto chiara (punti 3 e 5):

Il giornalista [...] diffonde esclusivamente informazioni, documenti, imma-gini o prese di suono di cui gli sia nota la fonte [...]; designa apertamente come tali le notizie non confermate [...] rettifica ogni informazione il cui contenuto materiale, una volta diffuso, si sia rivelato del tutto o in parte inesatto

Rileggere questi doveri, ogni tanto, e magari addirittura applicarli, sarebbe bello.

---

20:15. In una sorprendente coincidenza, poco dopo la mia segnalazione pubblica Rainews ha cambiato il contenuto della notizia, senza rettificarla e senza scusarsi per l’errore.

E comunque la didascalia nuova è sbagliata lo stesso, perché non è la “telecamera di un drone”, ma quella (simulata) di un aereo pilotato, un AC-130, quadrimotore a elica.

2019/09/20

Perché Gandhi è un guerrafondaio in Civilization?

Il leader indiano Mahatma Gandhi era il pacifista per definizione, pioniere della resistenza non violenta agli oppressori. Ma allora perché nelle varie versioni del famosissimo videogioco di strategia Civilization Gandhi è sempre un guerrafondaio pazzo amante delle bombe atomiche, tanto che questa sua caratteristica anomala è diventata una serie di memi?

La risposta, spiega Kotaku, è che come tutti i leader mondiali di questo gioco (da Lincoln a Montezuma a Stalin, per citarne alcuni), anche Gandhi, leader dell’Impero Indiano, ha un comportamento programmato in base a determinati parametri, uno dei quali è l’aggressività e la propensione a scatenare guerre. In Gandhi questo parametro era stato programmato correttamente al livello minimo possibile, ossia 1, per rispecchiare la sua personalità reale.

Ma quando un giocatore di Civilization adotta la democrazia come sistema di governo, l’aggressività di tutti i leader viene abbassata di due livelli. Quella di Gandhi diventa quindi inferiore a zero, e il software del gioco interpreta questo valore negativo in modo circolare, come se fosse espresso sul quadrante di un orologio, per cui gli assegna il valore massimo. Un classico errore di programmazione.

Questa stranezza fu scoperta dai giocatori anni fa, e il contrasto così forte fra l’immagine storica di Gandhi e il suo comportamento nel gioco piacque così tanto che i programmatori delle versioni successive di Civilization hanno mantenuto l’anomalia. E così capita che il celeberrimo leader pacifista lanci bombe atomiche alla minima provocazione. Solo nel gioco, per fortuna.


2019/08/02

Ragazzo vince 3 milioni di dollari giocando a Fortnite

Kyle Giersdorf (Bugha), un ragazzo americano di 16 anni, ha vinto 3 milioni di dollari ed è stato nominato campione mondiale di Fortnite il 28 luglio scorso. Non è stato l’unico a incassare: il montepremi complessivo di 30 milioni di dollari è andato anche ad altri giocatori in varie categorie.

Si tratta del montepremi più grande nella storia delle competizioni basate su videogiochi, o e-sport come si chiamano oggi.

La coppa del mondo di Fortnite ha coinvolto 40 milioni di giocatori nel corso di dieci settimane di gare online: le finali si sono svolte allo Arthur Ashe Stadium di New York dove i cento finalisti si sono sfidati su megaschermi davanti al pubblico. Ciascuno ha vinto almeno un premio garantito di 50.000 dollari.

Fra i vincitori c’è anche un tredicenne, l’argentino Thiago Lapp, che ha incassato 900.000 dollari.

Per fare un confronto, questo montepremi equivale a quello della coppa del mondo femminile di calcio FIFA. Il primo premio della coppa del mondo di Fortnite ammonta a un milione di dollari in più di quello che ha incassato Tiger Woods vincendo il Masters di golf ad aprile scorso.

Questi premi, però, non vanno usati come giustificazione da chi passa ore e ore a giocare a Fortnite trascurando sonno, studio e amici. Non voglio smontare i sogni di gloria di nessuno, ma anche qui valgono le regole che si applicano a qualunque sport: per emergere si deve faticare tantissimo, studiare e investire tanto tempo, e i partecipanti sono tanti (in questo caso 250 milioni), ma quelli che emergono sono solo una manciata. Le probabilità di essere fra quei cento finalisti sono minime. Conviene giocare per altre ragioni: per esempio perché ci si diverte, senza che diventi un’ossessione.

2019/07/19

Quanto è difficile viaggiare nello spazio? Imparatelo e insegnatelo con Kerbal Space Program

Credit: MK01.
Questa settimana di cinquantenario del primo allunaggio non può chiudersi senza almeno citare brevemente uno degli strumenti d’insegnamento scientifico più divertenti e riusciti in campo spaziale: il Kerbal Space Program.

In estrema sintesi, si tratta di un videogioco di simulazione per PC Windows, Linux e Mac, Steam, PS4 e XBox One nel quale il giocatore deve progettare e costruire un veicolo spaziale che trasporterà non degli umani ma dei Kerbal, una sorta di Minions votati all’esplorazione del cosmo.

Il veicolo rispetta le leggi della fisica e quindi deve essere costruito e lanciato tenendone conto, altrimenti si sfracellerà. Dovrà raggiungere la velocità corretta e assumere la traiettoria corretta per restare in orbita, ma dovrà anche avere una struttura adeguata, altrimenti le sollecitazioni impartite dai motori lo faranno disintegrare. Dovrà inoltre tenere conto della presenza di un’atmosfera sia durante il decollo, sia durante il rientro.

La complessità e il realismo del Kerbal Space Program sono tali da permettere di usare il gioco come una piattaforma di apprendimento delle basi della tecnologia aerospaziale e della meccanica orbitale, che non sono per nulla intuitive: quando sei in orbita, più acceleri e più sali di quota, ma al tempo stesso perdi velocità. Anche chi non ha ambizioni di ingegneria aerospaziale può giocare e nel frattempo farsi un’idea piuttosto chiara delle limitazioni e della difficoltà di un volo spaziale.

Qui sotto potete vedere l’astronauta Scott Kelly che usa il Kerbal Space Program per insegnare appunto i rudimenti della meccanica orbitale e concetti come il max Q (pressione dinamica massima al decollo), la circolarizzazione di un’orbita e il rientro in atmosfera in maniera molto divertente, anche se un po' catastrofica.


2019/07/05

Aveva paralizzato EA, Sony, Steam e altri per divertimento. Ora ride molto meno

Molti sedicenti “hacker” pensano di essere invincibili. Lo pensava anche Austin Thompson, quando ha rovinato il Natale a tanti giocatori online con un attacco DDOS ai danni di PlayStation Network, Electronic Arts, Riot Games, Nintendo, Quake Live, League of Legends, Steam e altri, come segnala Hot For Security.

Thompson, oggi ventitreenne, è stato condannato a 27 mesi di carcere e a 95.000 dollari di ammenda. Si era vantato pubblicamente delle sue imprese, fatte per divertimento (“for the lulz”), sotto lo pseudonimo Derp Trolling. Ma la sua vanteria e imperizia gli sono costate caro: uno dei suoi follower lo ha rintracciato nello Utah. Thompson si è dichiarato colpevole e inizierà a scontare la pena a fine agosto.

Morale della storia: se stai in Utah, ti mettono nel sacco.

2019/03/08

Paper.io è pericoloso? No, ma è meglio conoscerlo bene

Da una lettrice, Pascale, ricevo una richiesta a proposito di Paper.io2, successore di Paper.io, un gioco molto popolare per smartphone (qui su Google Play).

Si tratta di un gioco in sé innocuo come concezione: non ci sono spargimenti di sangue o altre situazioni di violenza ed è estremamente astratto, ma allora come mai viene classificato come “rara e/o moderata violenza”? È solo questione di classificazione prudenziale: nel dubbio, i classificatori scelgono una categoria superiore a quella che potrebbero assegnare.

Il gioco in sé non comporta problemi particolari di sicurezza informatica o privacy (anche se durante l’installazione avvisa che raccoglie dati personali, senza specificare quali) e non consente interazioni con altri giocatori.

Tuttavia è concepito per creare dipendenza, per cui va giocato ponendosi dei limiti, e il suo scopo è indurre i giocatori a guardare pubblicità, da cui deriva gran parte del profitto dell'azienda produttrice. Su Gamasutra trovate (in inglese) una sintesi dei trucchi psicologici usati per sedurre i giocatori.
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