Fonte: Squawker.org. |
Una delle domande che mi capitano più spesso nelle mie conferenze pubbliche sulla sicurezza informatica di base riguarda l’incomprensione dei moventi dei criminali informatici.
Perché dovrei preoccuparmi più di tanto di proteggere il mio account social o di e-mail, mi chiedono, visto che non contiene nulla di compromettente o da nascondere? Mal che vada, se me lo rubano me ne creo un altro, tanto è gratis.
La risposta è che non si tratta di avere qualcosa da nascondere, ma di avere qualcosa da proteggere. Proteggere contro gli usi inaspettati che ne può fare un criminale informatico anche solo leggermente inventivo. Vi racconto un caso che mi è capitato di recente.
Ho ricevuto una chiamata di una signora che aveva ricevuto una mail da un conoscente, che chiamerò Mario, redatta con uno stile e un linguaggio insoliti. La signora si è accorta dell’anomalia e si è insospettita, per cui non ha aperto l’allegato alla mail ma ha chiamato direttamente Mario chiedendogli se avesse inviato lui quella mail. Mario ha risposto di no e ha aggiunto, perplesso, che stava ricevendo lo stesso genere di segnalazioni e di domande da molti suoi amici e colleghi.
Era insomma chiaro che un criminale informatico aveva ottenuto accesso alla mail di Mario e stava usando questo accesso per tentare un attacco più ampio. Non gli interessava affatto leggere le mail del conoscente, che è la cosa che viene in mente a tutti quando si pensa a una violazione di un account di posta, ma voleva semplicemente accedere alla rubrica degli indirizzi di Mario, per usarla come trampolino dal quale infettare i suoi contatti.
Questi contatti, infatti, avrebbero ricevuto una mail-trabocchetto dall’indirizzo di Mario, ossia da qualcuno che conoscono e di cui si fidano, e quindi buona parte di loro si sarebbe fidata ciecamente della mail e avrebbe aperto l’allegato al messaggio, esponendosi quindi al rischio d’infezione da parte del malware contenuto nell’allegato.
Questa è una tecnica frequentissima nel settore: il criminale si procura da prima un appiglio modesto e poi lo usa per lanciare un attacco più profondo, che gli consente di monetizzare l’appiglio iniziale. Il malware nell’allegato, infatti, era un ransomware, per cui al criminale sarebbe bastato mettere a segno, fra i tanti utenti presenti nella rubrica di Mario, una o due infezioni per ottenere un riscatto di qualche centinaio di euro.
In altre parole, dobbiamo proteggere i nostri account con password robuste e differenziate (e, se possibile, con l’autenticazione a due fattori) non soltanto per proteggere noi stessi, ma anche per proteggere i nostri amici, colleghi, familiari e conoscenti. Non dimentichiamocelo.
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