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Gli AirTag, i localizzatori elettronici di Apple grandi quanto una moneta, sono ottimi non solo per ritrovare le chiavi smarrite ma anche per scoprire che fine hanno fatto le nostre valigie dopo un volo in aereo, soprattutto quando la compagnia aerea le smarrisce.
Molti viaggiatori hanno preso l’abitudine di infilare uno di questi localizzatori nelle proprie valigie prima dell’imbarco, usando sia gli AirTag sia i prodotti analoghi di altre marche, e in parecchi casi questo ha rivelato dove si trovavano gli effetti personali smarriti ben prima che venissero localizzati dalle compagnie aeree, causando imbarazzi e cattiva pubblicità. Ad aprile 2022, per esempio, la compagnia Aer Lingus ha perso i bagagli di un passeggero, dichiarando di non avere idea di dove si trovassero, ma il proprietario ha usato gli AirTag per indicare alla compagnia aerea dov’erano e li ha recuperati con l’aiuto della polizia.
Tuttavia l’8 ottobre scorso Lufthansa ha dichiarato pubblicamente che vietava gli AirTag accesi lasciati nei bagagli “perché – ha detto – sono classificati come pericolosi e devono essere spenti”. È stata la prima compagnia a vietarli esplicitamente. Ma il 12 ottobre Lufthansa ha fatto dietrofront, dicendo che le autorità tedesche avevano dato il via libera.
Il divieto iniziale era dovuto al fatto che gli AirTag sono considerati “dispositivi elettronici portatili” e quindi sono soggetti alle norme sulle merci pericolose emesse dall’Organizzazione Internazionale dell'Aviazione Civile (ICAO) per il trasporto sugli aerei. Avendo un trasmettitore, in teoria andrebbero spenti, come si fa per i telefonini, i computer portatili, i tablet e simili messi nel bagaglio e stivati.
Ma si tratta di un trasmettitore Bluetooth Low Energy, alimentato oltretutto da una batteria minuscola, una CR2032 approvata per l’uso negli orologi e nei telecomandi per automobili, per cui le emissioni radio e la pericolosità di questi localizzatori non sono paragonabili per esempio a quelle di un telefonino, tablet o computer. Infatti alcune compagnie aeree li accettano esplicitamente e negli Stati Uniti sono consentiti dalla FAA, l’ente che si occupa della regolamentazione dell’aviazione civile.
Al momento attuale, insomma, sembra che gli AirTag e i localizzatori affini si possano mettere tranquillamente nelle valigie, ma è sempre opportuno chiedere alla specifica compagnia aerea con la quale si vola.
Comunque stiano le cose, la vicenda è un esempio notevole della potenza della tecnologia informatica moderna, che permette a un singolo utente di essere più efficace di un servizio bagagli smarriti di un’intera compagnia aerea.
Fonti aggiuntive: Airwaysmag, 9to5Mac, New York Times, Watson.ch.
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