Ultimo aggiornamento: 2021/05/17 9:15.
Siete fra quelli che pensano che il loro telefonino ascolti le loro conversazioni e mostri pubblicità di conseguenza, perché vi è capitato di parlare di una cosa insolita e poi quella stessa cosa vi è stata proposta da Google o Facebook o Instagram? Ho una storia per voi. L’ho
raccontata di fretta su Twitter qualche giorno fa, ma la riassumo meglio qui.
Molta gente mi scrive appunto dicendo che una volta ha parlato con gli amici di una cosa molto particolare e specifica e poi proprio quella cosa è comparsa subito dopo nelle pubblicità sul suo computer o smartphone, e quindi non può essere un caso.
Io spiego sempre che sono già state fatte tante verifiche tecniche da parte di esperti indipendenti (per esempio
il test fatto da Wandera) e non c'è traccia di ascolto generalizzato e sfruttamento di quello che viene detto (a parte il riconoscere parole chiave tipo
"Ehi Siri" o
"OK Google" o
"Alexa").
Spiego anche che Google e social network non hanno bisogno di ascoltarci per capire i nostri interessi: leggono già la nostra Gmail, i nostri post Facebook, sanno i nostri "mi piace", analizzano le nostre foto, tracciano i siti che visitiamo.
Aggiungo anche che ascoltarci di nascosto sarebbe illegalissimo in tutto il mondo e sarebbe un rischio enorme, che queste grandi aziende non hanno nessuna convenienza a correre.
Ricordo poi a questi scettici che noi esseri umani abbiamo una tendenza innata a notare le coincidenze e dimenticare le non coincidenze. Si chiama
effetto Baader-Meinhof,
illusione di frequenza o, in alcuni casi,
illusione di recentezza. Compri un'auto azzurro cielo, improvvisamente tutte le auto che noti sono azzurro cielo. Aspetti un bimbo, incontri solo donne incinte.
Ma non c'è niente da fare: questi scettici mi dicono sempre
“Ma il mio caso è troppo particolare! Non può essere una semplice analisi delle mail o della localizzazione o di tutto quello che ho scritto sui social! Non ho mai parlato prima di tagliabecchi laser per pulcini!” (Sì,
esistono).
Piccola parentesi: se davvero credete che il vostro telefono ascolti tutto quello che dite, compresi i vostri momenti intimi e le vostre conversazioni confidenziali,
cosa diavolo ci fate ancora con un telefonino? Siate coerenti e buttatelo via, o almeno spegnetelo.
Vengo dunque alla storia che vi avevo promesso. Per tutti quelli che non credono che possano esistere coincidenze così precise come quelle che ho citato e mi vengono raccontate, questo è quello che mi è successo poco fa.
Il 6 agosto scorso ero in un camerino a provare pantaloni. Ho lasciato il mio marsupio vicino all'ingresso del camerino, chiuso da una tendina, e ho
pensato (senza dirlo ad alta voce)
“certo che se qualcuno infilasse la mano nel camerino me lo potrebbe rubare e io dovrei rincorrerlo in mutande, forse è meglio spostarlo” (scusatemi se ora questa scena è nella vostra immaginazione).
Il treno dei miei pensieri è andato avanti nella sua corsa, come fa spesso, e così ho pensato
“Ma mi metterei davvero a correre in mutande in un centro commerciale per acchiappare un ladro di portafogli? Cosa mi dovrebbero rubare per indurmi a una scena del genere?” Da informatico ho pensato subito al mio laptop.
Non ho condiviso questo pensiero con
nessuno, nemmeno con mia moglie. L’ho messo per iscritto per la prima volta in
questo tweet, alle 17:07 del giorno dopo (7 agosto), il giorno dopo aver immaginato di rincorrere seminudo in pubblico un ladro che mi avesse rubato con destrezza il laptop.
E l’ho messo per iscritto perché un’oretta prima di quel tweet mi era capitato di vedere, nel flusso delle notizie che sfoglio spesso, che la BBC aveva pubblicato
questo:
un uomo che rincorre nudo un cinghiale che gli ha rubato la borsa contenente il suo laptop.
L’episodio è successo vicino a Berlino, e la moglie dell’uomo, che è un nudista, ha pubblicato
altre foto della vicenda.
Dovrei quindi pensare
“Non può essere una coincidenza! Chiaramente la BBC mi legge nel pensiero!”? Secondo i ragionamenti degli scettici/paranoici, sì.
Le corrispondenze sono troppe, no?
- L'ho pensato proprio il giorno prima.
- Ho pensato proprio a un laptop.
- Ho pensato che me lo portassero via con destrezza.
- Ho pensato di rincorrere il ladro.
- Ho pensato di farlo in condizioni imbarazzanti.
Ma in realtà io mi sono ricordato di quel pensiero fugace soltanto perché ho visto la notizia della BBC. Era uno dei mille pensieri che mi passano per la testa ogni giorno. Ho semplicemente ricordato quello che più o meno corrispondeva alla notizia: ho notato una coincidenza.
Se non ci fosse stata quella notizia a stimolare il ricordo, mi sarei completamente dimenticato di quel pensiero. Quanti pensieri facciamo nel corso di una giornata? Uno fra i tanti ha coinciso con una notizia, tutto qui.
Oltretutto la mia mente ha dovuto forzare un po' per far combaciare il pensiero e la notizia: il mio ladro non era un cinghiale. Non ero in un prato. E non ero nudo. Ma fa niente, ho avvertito subito un brivido per la corrispondenza sorprendente.
Questi processi mentali sono gli stessi alla base dei presunti sogni premonitori e dei successi dei sensitivi, delle cartomanti e dei paragnosti figli di paragnosti. Ci ricordiamo le cose azzeccate, scartiamo quelle sbagliate.
Quindi prima di dire "il mio telefonino mi ascolta, ho le prove" e accusare Google, Facebook e gli altri social di commettere atti altamente illegali su scala massiccia, pensateci bene e chiedetevi se per caso esiste un’altra spiegazione. Perché le coincidenze càpitano.
Davvero non avete mai scritto/googlato/messo un like a qualcosa legato a quel tema che ora vi viene proposto? La geolocalizzazione rivela il vostro interesse per quella cosa? I vostri amici ne hanno mai parlato online? Avete condiviso la stessa rete Wi-Fi con persone che hanno discusso online di quell’argomento? Non dimenticate che Google e social network sono maestri nel cercare ogni possibile appiglio di correlazione per proporvi pubblicità mirata.
Fine della storia. Se ora non riuscite a levarvi dalla mente un nudista che rincorre un cinghiale o un informatico spilungone in mutande, mi spiace. Ma è sempre meglio che pensare di essere ascoltati 24 ore su 24.
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Qualche giorno dopo aver scritto la prima stesura di questo articolo mi è capitato un episodio che ne conferma le conclusioni.