The Intercept
ha segnalato il fatto che Zoom offre ai suoi clienti un’opzione che inietta un watermark o
audio signature (marcatore di tracciamento) nell’audio delle sessioni,
perlomeno in quello delle sessioni degli account professionali. Se vedete
quest’icona circolare accanto allo scudo verde in una sessione di Zoom, vuol
dire che la sessione è dotata di questi watermark, che includono in
modo inudibile i vostri dati personali.
Questa funzione, annunciata qui a settembre 2019 e documentata qui (screenshot qui sotto), consente a Zoom (l’azienda) di identificare chi ha registrato e diffuso una sessione (“The Audio Watermark, or Audio Signature, feature embeds a user's personal information into the audio as an inaudible watermark if they record during a meeting”).
L’esistenza di questo watermark ultrasonico è molto importante da conoscere per chiunque faccia investigazioni su fughe di notizie e anche per chi volesse fare da whistleblower e far pervenire alle autorità o ai giornalisti delle informazioni sensibili senza rivelarne la fonte.
La stessa cautela sarà necessaria anche da parte dei giornalisti che dovessero pubblicare spezzoni di audio di sessioni Zoom ricevute da fonti confidenziali (in sintesi, è meglio non pubblicarle ma descriverle).
The Intercept precisa che non è chiaro se Zoom inietti questo watermark direttamente nel flusso audio che viene ricevuto dal singolo partecipante o se l’iniezione avvenga soltanto se si usa la funzione integrata di registrazione. Zoom dice che per identificare il partecipante che ha registrato la sessione servono almeno due minuti di audio.
Esiste anche il watermark video esplicito e ben visibile in Zoom, come nota anche Lifehacker: è un’opzione, documentata qui da Zoom, che sovrappone una grossa scritta semitrasparente su qualunque contenuto condiviso. La scritta è costituita da una porzione dell’indirizzo di mail dell’utente che sta guardando il contenuto. Qui sotto vedete un esempio di un watermark riguardante un utente che ha come indirizzo di mail admin@qualchecosa[punto]com.
Mi viene però il dubbio che nelle sessioni Zoom possa essere anche un altro tipo di watermark video, uno non dichiarato, per cui chiedo il vostro aiuto.
Questa è uno screenshot di una porzione di una schermata
completamente bianca (creata con PowerPoint e la definizione di uno sfondo semplicemente bianco), acquisito durante una sessione Zoom:
notate le tenui righe verticali e le colonne di pallini?
Ho provato a esagerare i livelli RGB per rendere più visibili questi strani segni:
Questo fenomeno si nota anche in questo video tutorial di Zoom, prodotto dall’azienda stessa, quando lo sfondo è bianco:
Forse è solo un artefatto di compressione e io sono eccessivamente paranoico, visto che mi pare improbabile che io sia il primo a notare questo fenomeno, ma mi piacerebbe saperne di più. Se avete idee, segnalatele nei commenti.