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Il Disinformatico

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2004/09/15

[IxT] Sicurezza: immagini JPEG, mega-falla per Windows

Questa newsletter vi arriva grazie alle gentili donazioni di "a.passi", "luigi.ponzi***" e "samuele".

Adesso non ci si può fidare più neppure delle immagini. Infatti può essere sufficiente visualizzare un'immagine nel popolarissimo formato JPEG per infettare un computer Windows. Questo nuovo traguardo del progresso informatico è stato annunciato da Microsoft ieri (14/9/2004). I dettagli tecnici sono disponibili qui e in forma ancora più tecnica qui.
Ulteriori informazioni, appena disponibili, saranno catalogate qui.

Microsoft consiglia ai propri utenti Windows XP di aggiornare subito il proprio software con Windows Update. Sono a rischio anche gli utenti di varie versioni di Microsoft Office, per i quali c'è un apposito aggiornamento.

Non sono a rischio, secondo Microsoft, gli utenti di Windows NT, 98, 98SE, ME, 2000 e chi ha Windows XP ed è già riuscito ad installare il Service Pack 2. Un elenco delle versioni di Windows e dei numerosi programmi vulnerabili è fornita da Microsoft, insieme ai link per l'aggiornamento, presso il secondo dei link citati sopra.

La vulnerabilità è considerata "critica" da Microsoft, dato che rende appunto sufficiente la visualizzazione di un'immagine (per esempio in Internet Explorer o in Outlook o in un documento Office) per permettere all'aggressore di fare quel che gli pare al PC del bersaglio.

Giusto per chiarire oltre ogni dubbio: per infettarsi, a un utente Windows basta visitare un sito Web contenente un'immagine appositamente confezionata, oppure ricevere l'immagine in un e-mail o via chat e aprirla/visualizzarla. È una falla grave.

Al momento non mi risultano disponibili dimostrazioni pubbliche del funzionamento di questa vulnerabilità.

È dunque il caso di smettere di scaricare immagini? Dobbiamo metterci a tremare ogni volta che ci arriva una foto da un amico o sfogliamo una pagina Web? Per adesso no, ma nei prossimi giorni sì.

La ragione è semplice: ora che la falla è stata annunciata, gli aggressori (sia quelli che agiscono per puro vandalismo, sia quelli che agiscono con fini di lucro, come spammer e pornovendoli) si daranno da fare per scoprire il funzionamento della falla e sfruttarla (alcuni probablmente l'hanno già fatto). È quindi assolutamente indispensabile scaricare e installare gli aggiornamenti di sicurezza predisposti da Microsoft.

Gli utenti Mac e Linux al momento non risultano affetti da questo problema, che ricorda (in peggio) il recente allarme che li aveva colpiti per l'immagine ammazzabrowser, quella in formato PNG, già descritta in questa newsletter. Mentre nel caso della falla Mac e Linux il risultato era il collasso del browser, senza possibilità di infezione e senza danni permanenti al sistema operativo, nel caso di questa falla di Windows l'immagine non si limita ad ammazzare il browser, ma consente di infettare permanentemente il sistema operativo.

Per il vostro bene e per quello della Rete, insomma, se usate Windows, aggiornatelo. Aggiornatelo SUBITO.

2004/09/10

[IxT] Antibufala: 11 settembre, foto del “volto del demonio” e altre indagini

Questa newsletter vi arriva grazie alle gentili donazioni di "max.lepri", "marieclaire" e "a.bassi".

Ci sono tante ipotesi di complotto riguardanti gli attentati dell'11 settembre. Una, però, si distingue dalle altre: quella del "volto del demonio" presente in alcune foto di quel giorno.

In più di un'immagine delle volute di fumo degli attentati, infatti, si scorgono chiaramente dei lineamenti, con tanto di corna. C'è chi pensa che si tratti di immagini ritoccate, ma non è così: sono fotogrammi originali, non modificati in alcun modo.

Allora cosa c'è dietro questo fenomeno? Come mai ci sono non una, ma molte foto di quel giorno terribile che mostrano questi volti? Si tratta davvero della manifestazione del diavolo?

Avete probabilmente già indovinato la risposta, ma se vi interessa saperne di più su questo fenomeno, ho preparato un'indagine qui.

Ho anche aggiornato con molte foto aggiuntive e altri dettagli emersi in questi mesi le indagini su altre ipotesi di complotto celebri riguardanti l'11 settembre:


Lo so, ci sono molte altre ipotesi di complotto meno campate per aria di queste che meriterebbero di essere investigate. Non è che non me ne voglia occupare per "paura" di scoprire che i complottisti hanno ragione: è che per farlo bene ci vorrebbe una quantità di risorse (tempo e neuroni) che purtroppo non ho. Per cui mi concentro su quello che posso fare coi mezzi a mia disposizione, ossia smontare queste ipotesi più estreme, alle quali comunque molti danno credito.

[IxT] Antibufala: SMS da 25 euro e “Ultime da Atene”

Questa newsletter vi arriva grazie alle gentili donazioni di "raffa", "melezappa" e "walter".

Ci sono sviluppi nella bufala dell'SMS che promette 25 euro se lo inoltrate a dieci amici. No, non emozionatevi, non sto per dire che i soldi arrivano davvero: semplicemente ho maggior informazioni fornite dai titolari attuali e passati del dominio Cartaservizi.it citato nell'SMS.

La storia, aggiornata a oggi, è qui.

Rimane valida la raccomandazione di NON DIFFONDERE l'SMS e di avvisare amici e conoscenti (magari usando un sistema meno costoso degli SMS) che si tratta di una bufala. Non diffondete l'SMS neppure perché "non si sa mai". I soldi non arrivano, e rompete l'anima a un'azienda che non c'entra nulla.

Nel frattempo sta imperversando in Rete un'altra bufala: l'allarme per il virus che circolerebbe in un messaggio intitolato "Ultime da Atene". Si tratta assolutamente di un falso allarme e consiglio di NON DIFFONDERE. Creereste panico inutile.

Si tratta di un tipo di falso allarme assai ricorrente: ne ho catalogati un po', fra quelli raccolti negli ultimi anni, presso questa pagina che spiega perché non bisogna diffondere questi allarmi.

2004/09/09

[IxT] Antibufala: l’SMS che promette 25 euro

Questa newsletter vi arriva grazie alle gentili donazioni di "casper74", "robert.us" e "francodam".

Circola sui telefonini il seguente SMS:

"AUGURISSIMI! www.cartaservizi.it invia questo SMS a 10 persone ti verranno accreditati 25 E. È vero, mi hanno confermato la ricarica. Mandalo! Ciao!

Talvolta al posto di "cartaservizi" c'è "carta-servizi".

Si tratta di una bufala. Questa è un'indagine preliminare, ma mi premeva iniziare a far circolare la smentita, visto che l'SMS sta impazzando.

Il sito www.cartaservizi.it citato nel messaggio non esiste. O meglio, visitandolo si viene trasportati a un altro sito, www.livingtex.com, che al momento in cui scrivo (9/9/2004) risponde con un laconico divieto di accesso.

Secondo gli archivi del newsgroup it.tlc.gestori.vodafone, il messaggio circola almeno da luglio 2003.

Oggi (9/9/2004) ho contattato telefonicamente i titolari del nome di dominio cartaservizi.it, ai quali sono risalito tramite il servizio Whois di Internet. Si tratta di una società italiana del settore tessile, che è titolare anche del nome di dominio livingtex.com.

Il rappresentante della società mi ha detto che non c'entrano nulla con l'SMS e anzi hanno ripetutamente sporto denuncia presso i Carabinieri perché sono tormentati da questa storia. Il loro sito è attualmente disattivato a causa delle visite generate dall'SMS.

L'ipotesi più probabile è che si tratti di uno scherzo architettato da qualche buontempone per vedere quanta gente abboccava.

Sono tuttora in contatto con la società e ho già proposto di pubblicare sul loro sito una smentita. Pubblicherò un'indagine antibufala più completa non appena ho degli aggiornamenti.

Nel frattempo, NON DIFFONDETE L'SMS! Non prenderete neppure un euro bucato.

2004/09/06

[IxT] Il brevetto Microsoft sul Tab nei browser? Una bufala

Questa newsletter vi arriva grazie alle gentili donazioni di "giovanni.feller", "malesani" e "elena.porcelli".

Rieccomi dopo una tonificante pausa estiva: spero di trovarvi altrettanto ricaricati. Il Servizio Antibufala riparte tra un paio di giorni con un'infornata di nuove indagini sui temi che mi avete segnalato in queste settimane. E per chi ha seguito le mie vicende, posso confermare che la migrazione al Mac è stato un gioioso successo.

Comincio con una notiziola in un certo senso "preventiva": ho visto in giro parecchi commenti allarmati a proposito di un brevetto Microsoft che, stando alle voci che corrono, coprirebbe qualsiasi browser che usi il tasto Tab (o qualsiasi altro tasto) per saltare da un link all'altro in una pagina Web. Vorrei smentire subito la storia prima che si levi la solita ondata di proteste confuse.

La notizia, pubblicata per esempio da Slashdot, pare provenire in origine dal blog di Steve Suehring, redattore di LinuxWorld, che dichiara che il brevetto USA 6785865 sarebbe un brevetto che copre "nientemeno che l'uso della tastiera per navigare all'interno di una pagina Web", col risultato che qualsiasi browser non-Microsoft sarebbe in violazione del brevetto della società di zio Bill.

Si è gridato subito allo scandalo e all'ennesima manovra di Microsoft per soffocare il software libero tramite l'arma dei brevetti software, ma nella foga ci si è dimenticati di un paio di dettagli, verificabili consultando gratuitamente l'archivio dei brevetti USA e il testo integrale del brevetto citato.

Il primo dettaglio è che il brevetto è datato 1997. Di conseguenza, considerarlo come una mossa nella recente campagna di Microsoft contro l'open source è uno strafalcione che è meglio evitare per non far cadere nel ridicolo una causa peraltro validissima come l'opposizione ai brevetti software, che rendono impossibile l'innovazione da parte dei singoli e delle piccole società di software a tutto vantaggio delle grandi multinazionali del settore.

Il secondo dettaglio è che il brevetto non copre affatto tutti i browser che consentono la navigazione tramite tastiera. In un brevetto, quello che conta è il testo della prima rivendicazione, non il riassunto (Abstract) citato da Suehring. La prima rivendicazione descrive in realtà un particolare metodo per evidenziare i link in un documento.

In pratica, il metodo organizza i link in una sequenza di una lista di elementi, in base alla posizione dei link nel documento. Questa lista ha la particolarità di "comprendere informazioni che descrivono l'ubicazione di un link successivo e il suo tipo". Pigiando un tasto, il focus (per esempio l'evidenziazione o il cursore) passa al link successivo.

In altre parole, il brevetto non copre qualsiasi browser che permette di spostarsi da un link all'altro premendo un tasto, ma soltanto un browser che permetta di farlo e al tempo stesso generi una lista di link comprendenti informazioni sui link successivi, con tanto di tipo di quei link. Una cosa ben diversa, insomma, e tutto sommato innovativa per i browser dell'epoca (ricordate com'era l'Internet Explorer 3.0 citato nel brevetto?).

Sono contrario ai brevetti del software, e non sono certo il tipo che prende abitualmente le difese di Microsoft, ma stavolta si è gridato al lupo senza che ci fosse il lupo.

2004/09/04

Elvis has left the building

Da dove viene la celebre frase "Elvis has left the building", spesso citata e parodiata?


Secondo la rivista Time, l'ha coniata Al Dvorkin, che di mestiere faceva il presentatore di concerti. Siccome alla fine dei concerti di Elvis Presley i fan non se ne andavano, sperando in un bis, lui prese l'abitudine di annunciare che Elvis aveva lasciato l'edificio (e quindi non c'erano più speranze di bis).

Al Dvorkin è morto pochi giorni fa a 81 anni in un incidente d'auto in California.

Antibufala: Il volto del demonio nel fumo del World Trade Center

Ripubblico qui un'indagine antibufala ormai storica, risalente al 27 giugno 2002 e inizialmente pubblicata su Attivissimo.net, per accorpare sul Disinformatico il materiale disseminato incoerentemente su quel sito. L'indagine viene riproposta qui con la stessa datazione della sua pubblicazione iniziale (4 settembre 2004) per coerenza cronologica.

English abstract
Several pictures of the September 11 terrorist attack at the World Trade Center seem to show, in the billowing smoke, the face of the devil.
These pictures are not fakes: they have not been altered digitally to produce the "face". Rather, the human brain is designed to try to pick out familar patterns even when there are none, so the viewer instinctively tends to "find" an extremely familiar pattern, such as a face, in any patternless image, such as billowing smoke. A typical example of this incorrect pattern recognition is the "face in the Moon" illusion. The game of finding shapes in clouds and the well-known Rorschach test (asking a patient to "recognize" shapes in random ink blotches) are other examples.

The innate tendency to impose a pattern on random shapes is known as pareidolia. Coupled with religious beliefs, this leads to the frequent "sighting" of religious symbols in smoke, clouds, patterns in tortillas and in the skin of animals, features of the landscape, and stains on walls (even pieces of burnt toast).

This has nothing to do with ignorance or lack of sophistication: it's a deeply instinctive process, one of the many clever optical tricks that the brain performs in an attempt to make sense of what the eyes see.


Il testo dell'appello


In realtà più che di un testo si tratta di una serie di immagini ampiamente diffuse su Internet. Sono fotogrammi tratti dalle terribili riprese dell'attentato dell'11 settembre 2001 al World Trade Center. Alcuni di questi fotogrammi, si dice, mostrano inequivocabilmente il volto del demonio fra le volute di fumo causate dall'attacco.

Uno dei fotogrammi è tratto da un filmato della CNN:


Lo vedete? Il presunto volto demoniaco è nella zona inferiore della nube di fuoco e fumo, davanti alla facciata dell'edificio rivolta verso l'osservatore. È evidenziato qui sotto per chiarezza, caso mai non lo trovaste.


Anche un'altra immagine, ripresa dal fotoreporter Mark D. Phillips (come dichiarato presso Stellarimages.com), mostra quelle che sembrano essere le fattezze di un volto, con un accenno di "corna" demoniache.


The source of this image is (C) 2001 by Mark D Phillips and is presented here for discussion purposes only. No copyright infringement is intended.

Al centro dell'immagine mostrata qui sotto, nella nuvola di fumo c'è un volto con la bocca spalancata in un grido di dolore.


C'è anche un'immagine del crollo di una delle torri gemelle che secondo alcuni mostra "il volto di Dio":


La cosa interessante è che le immagini sono autentiche e non sono state manipolate in alcun modo per creare i lineamenti dei volti.

Ho verificato personalmente che il volto compare per un istante nelle registrazioni delle dirette della CNN. Lo stesso volto, inoltre, appare in piccolo anche in un'altra foto, presa da una diversa angolazione, che ho trovato su Internet; questo sembra confermare ulteriormente l'autenticità del fotogramma.


L'immagine "demoniaca" scattata da Phillips è stata prodotta con una fotocamera digitale e quindi è priva di negativo: Phillips dichiara di non averla manipolata in alcun modo e che si tratta semplicemente uno dei tantissimi scatti fatti quel giorno. L'assenza di manipolazione è confermata dalla Olympus, società produttrice della fotocamera.

Insomma, le foto sono autentiche, e mostrano dei volti: del demonio o di Dio non si sa, ma comunque dei volti. Come è possibile?


Perché è una bufala


Si tratta di un fenomeno ben conosciuto a chi si occupa di percezione a livello scientifico e che ha un nome preciso: pareidolia, ossia la tendenza istintiva e automatica a trovare forme familiari in immagini disordinate.

Tutti abbiamo giocato da piccoli a trovare forme note nelle nuvole. Molti guardano la Luna e vi riconoscono un volto umano, anche se un'occhiata in un qualsiasi telescopio smonta immediatamente l'illusione. Da sempre raggruppiamo le stelle in costellazioni: la Croce del Sud è storta, ma si sembra lo stesso una croce; Cassiopea è solo vagamente a forma di W, ma la identifichiamo lo stesso come una W. Ci piace trovare ordine nel disordine, insomma.

Il nostro cervello è dotato di meccanismi innati e molto sofisticati per il riconoscimento delle forme. Sono meccanismi rivelatisi utilissimi per la sopravvivenza dei nostri antenati, quando era di vitale importanza, per esempio, capire se delle macchie irregolari nell'erba alta erano in realtà il contorno mimetizzato di una tigre affamata.

Riconoscere forme nascoste anche dove non c'erano era più vantaggioso che non vederle dove c'erano: per fare un esempio semiserio, chi non si accorgeva della tigre nascosta finiva mangiato, mentre chi la scorgeva anche dove non c'era faceva sì la figura del fifone, ma sopravviveva comunque per riprodursi. In altre parole, c'è stato un forte premio evolutivo per chi individuava regolarità nascoste nelle forme casuali e per chi errava per eccesso trovandole anche dove in realtà non c'erano. Ora il premio non c'è più, ma il meccanismo è rimasto.

Non stupisce, quindi, che ancor oggi abbiamo tutti una spiccata tendenza a "trovare" forme familiari quando guardiamo un oggetto in realtà irregolare: una nuvola, una macchia sul muro, il profilo di una collina, le venature del legno. Non ci possiamo fare niente: è un comportamento troppo istintivo.

Inoltre il volto umano è una delle forme familiari "predefinite" nel nostro cervello sin dalla nascita. I neonati non sono in grado di mettere a fuoco, eppure sono attratti subito da un viso, anche se è fortemente stilizzato. Noi internettari non abbiamo problemi a riconoscere un volto nelle cosiddette "faccine" o "emoticon", come questa (da guardare ruotando la propria testa a 90 gradi verso sinistra):

:-)


In sostanza, qualsiasi disposizione di macchie che assomigli vagamente a due occhi, un naso e una bocca viene istintivamente "riconosciuta" come un volto e salta subito all'occhio. Per questo ci pare di scorgere un volto nelle foto mostrate sopra. Ma se le guardiamo da vicino, l'impressione scompare, proprio come quando guardiamo la Luna con un binocolo e la faccia dell'Uomo nella Luna svanisce.

Ma come mai così tanti "volti" proprio nelle foto dell'11 settembre? Semplice. Gli attacchi terroristici di quel terribile giorno sono fra gli eventi in assoluto più fotografati della storia. Esistono decine di migliaia di fotogrammi di filmati e di fotografie che ritraggono ogni istante di quella tragedia. Il campione di immagini di nubi di fumo a disposizione per ricercare forme familiari, insomma, è vastissimo. La stragrande maggioranza delle immagini non mostra alcuna forma riconoscibile (lo so, io stesso ne ho esaminate circa ottomila, raccolte su Internet). Le immagini contenenti "volti" sono soltanto una manciata in questo mare di fotogrammi, per cui in realtà siamo nella media.

Se facessimo altrettante foto alle volute di fumo di un incendio o di un'eruzione vulcanica, ne troveremmo prima o poi qualcuna contenente una disposizione di macchie simili a un volto. Ma ovviamente a nessuno passa per la testa di fare migliaia di foto a una nube di fumo e guardarle una per una, mentre nel caso dell'11 settembre quelle volute di fumo e fuoco sono state fotografate e viste, e con intensissima emozione, da milioni di persone migliaia di volte.

Inoltre non va trascurato il potere della suggestione. Una volta che ci viene suggerita la presenza di una forma familiare in un'immagine, ci viene spontaneo dire "sì, è vero, la riconosco", anche se di primo acchito non l'avevamo scorta.

Per esempio, guardate ancora la prima immagine, quella tratta dal filmato della CNN: il "volto del demonio" l'avete probabilmente visto subito, ma vi siete accorti che ci sono anche il corpo accucciato, la coda e una falce, con tanto di mano che la impugna?


Ora che ve l'ho suggerito, le vedete, vero? E le vedete anche nell'immagine originale, senza l'ausilio del contorno giallo.

Oppure guardate quest'altra immagine: scorgete anche voi la figura dell'angelo ad ali aperte? O è un cavallo alato che sta spiccando il volo?


Ma perché vediamo volti di diavoli e angeli? E' comprensibile che un volto che compare in una nuvola o in una macchia sul muro venga interpretato come un segno prodotto da un'entità soprannaturale: di conseguenza, queste forme in realtà abbastanza vaghe vengono sovente "identificate" come Dio, la Madonna o il demonio, a seconda della situazione e della religione, ma mai come ritratti di Che Guevara o di Pippo Baudo, per esempio.

In un evento così carico di significato tragico come gli attentati dell'11 settembre è comprensibile che si ricerchino segnali mistici. Una voluta di fumo che somiglia vagamente a un viso viene "identificata" come il volto del demonio, perché gli attentati sono il simbolo del male e quindi chi è religioso si aspetta, in un certo senso, lo zampino di Satana. Altri "riconoscono" in quella macchia il viso di Osama bin Laden. Un'altra voluta di fumo viene "identificata" come il volto di Dio perché ha un'espressione neutra e quindi serena, confacente a una divinità.

Insomma, ognuno vede in quelle volute di fumo quello che vuole vedere: e quasi sempre vuole vedere un segno religioso. Eppure sarebbero altrettanto "riconoscibili", in quelle stesse volute di fumo, altre forme ben conosciute. Permettetemi di mostrarvi un controesperimento.

Nel fotogramma della CNN, sopra la "testa" c'è chiaramente una sorta di corno verticale, e il corpo del "demonio" è molto tondeggiante, con arti corti e cicciottelli. E' una descrizione che ha molti più punti di contatto con i Teletubbies che con il demonio.


Potrebbe anche trattarsi del logo di Napster: le "corna" sarebbero in realtà orecchie.


Perché non riconosciamo i Teletubby o Napster, e anzi il suggerimento sembra addirittura di cattivo gusto? Perché in una scena tragica non ci aspettiamo simboli allegri o commerciali. Dal punto di vista emotivo, stonano completamente.

È emotivamente molto più calzante suggerire la presenza di Dio o del diavolo, che dà una parvenza di senso a un gesto insensato. Ci permette di pensare che non sia stato un essere umano a concepire un piano così spietato e che Dio sia comunque presente ad occuparsi delle anime delle vittime. E' un pensiero fortemente consolatorio.

In altre parole, anche qui vediamo ciò che i nostri sentimenti e pregiudizi desiderano vedere. E questo è uno dei meccanismi più classici alla base delle bufale.

Sito web con il bilancio delle perdite in Iraq

Icasualties: per tenere conto delle vittime della guerra in Iraq


Un dettagliatissimo sito con le statistiche delle perdite di vite umane in Iraq fra le forze della coalizione, basato sulle cifre ufficiali dei vari paesi partecipanti: nomi, cognomi e luoghi di provenienza delle singole vittime. Affinché non diventino semplicemente numeri senza significato.

Internet serve anche a questo.

Sito: icasualties.org

2004/09/03

Attenti al nuovo disco di Alan Parsons

Alan Parsons, che delusione


Sono un fan di Alan Parsons da anni. Ho tutti i suoi dischi, sia in vinile, sia in CD. Oggi mi è crollato un mito.
Ho appena comperato da Amazon.com il suo ultimo album, A Valid Path. Che schifezza! Di solito non faccio recensioni musicali, ma quando è troppo è troppo. Se siete seguaci di Parsons, state alla larga da questo disco. Non compratelo, non scaricatelo, non fatevelo prestare per l'ascolto. È inascoltabile: una miscela pseudorandom di versi, compresi balbettii di bambini e latrati di cani, condita con sottofondi techno-acid-fetenti. Che delusione.

Ho anche scritto una recensione senza peli sulla lingua e l'ho spedita ad Amazon da pubblicare nella pagina dedicata a questo album. Eccola qua.

I've just bought this album, and the only reason I'm not asking for my money back is because I am too much of a Parsons fan. I'm extremely disappointed. This is not the Alan Parsons we all know and treasure.

The album contains just nine tracks, two of which are rehashes of previous classics. All tragically techno-trendy-pop. As a 20-year fan of AP, I am very sorry to admit that while listening to the CD I found myself agreeing with the words of John Cleese dubbed over the last track: "How much longer is this going on?". It's so bad I was happy to hear the end of it.

Unless you like random baby noises and barking dogs and electronified remakes of what were already *perfect* tracks (Mammagamma, A Dream Within a Dream), don't buy this album. If you revere AP as much as I do, don't even ask to listen to a friend's copy. You'll be as stunned as you were after seeing the final episode of The Prisoner, and for the very same reasons (if you saw it, you know exactly what I mean).

I'm very sorry to have to write this review, but I think Parsons fans need to be warned. Seeing an iconic figure fall like this is really sad.

Please, Alan, if you read this, go back to your roots. Update them, but don't deny them. The Time Machine was brilliant: electronic, up-to-date, but with the distinct Parsons flavor. This is just random sound without justification. Anyone can make "music" like this.

2004/09/01

Microsoft condannata in UK per pubblicità ingannevole

Microsoft bara in una pubblicità comparativa: condanna dell'ASA


In una pubblicità apparsa in una rivista inglese di settore, Microsoft afferma che Linux "costa 10 volte più di Windows". Come riesce a "dimostrare" questo risultato? Semplice: confronta Linux in esecuzione su due CPU di mainframe IBM z900, come file server e Web server, con Windows Server 2003 in esecuzione su due processori Intel Xeon da 900 MHz. Dal punto di vista hardware, confronta pere con mele, insomma.

L'Advertising Standards Authority, autorità britannica per la garanzia in pubblicità, ha condannato Microsoft in quanto il testo della pubblicità faceva intendere che si trattava di un confronto semplicemente fra sistemi operativi e non fra sistemi operativi diversi su hardware diverso. La condanna ha tenuto conto del fatto che sarebbe stato possibile confrontare i due sistemi operativi facendoli girare sullo stesso hardware.

La cosa più curiosa di tutta la faccenda è che la pubblicità Microsoft diceva che "i risultati possono variare al di fuori degli Stati Uniti". Ma come, adesso mi vengono a dire che i computer funzionano in un modo in USA e in un altro nel resto del mondo? La fisica e l'informatica seguono regole diverse a seconda del territorio? Ma per favore...

L'intera storia, con il testo integrale della condanna, è in questa pagina dell'ASA.
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