La nuova serie di Star Trek ambientata appena prima dell’epoca del Capitano Kirk della Serie Classica sta per debuttare. Ne parleremo ampiamente alla Starcon Italia, dal 19 al 22 maggio, a Bellaria.
Tutto qui: volevo semplicemente avvisare chi segue il podcast. Sto bene, non è Covid (ho fatto due test, entrambi negativi) e probabilmente è colpa dei continui sbalzi termici fra Florida all’aperto, Florida nei locali (aria condizionata stile cella frigorifera) e Svizzera, ma in ogni caso sono afono e non me la sono sentita di infliggervi una puntata di rantoli ASMR :-)
Dopo circa 16 ore di inseguimento nel corso di una decina di orbite intorno
alla Terra, la capsula Crew Dragon dovrebbe attraccare alla Stazione
Spaziale Internazionale alle 2:15 italiane di domattina. La diretta streaming
di SpaceX inizierà un paio d’ore prima.
Il lancio della Crew-4 è al momento previsto per le 9:52 CEST (7:52
GMT) di oggi 27 aprile. Questi sono alcuni degli streaming da seguire per
assistervi.
2022/04/27 10:40. Il lancio è avvenuto con successo e gli astronauti sono ora in orbita intorno alla Terra. Fra circa sedici ore arriveranno alla Stazione Spaziale Internazionale.
2022/04/27 13:00. Ecco la registrazione di SpaceX.
Samantha Cristoforetti pubblica aggiornamenti di missione su TikTok e l’ESA li
ripubblica su Twitter. Non c’è bisogno di iscriversi a TikTok: è sufficiente seguire @EsaSpaceflight su Twitter.
In questo minivideo spiega come sta passando questi giorni fra attese e
rinvii. Il video è in inglese con sottotitoli italiani. Fra “where no TikToker has gone before” e “the final frontier”, le citazioni di Star Trek non mancano!
Il vettore Falcon 9 e la capsula Dragon della missione Crew-4 oggi alla Rampa 39A del Kennedy Space Center. Photo Credit: NASA/Joel Kowsky.
La NASA ha rilasciato poco fa un comunicato stampa (media advisory)con la scaletta aggiornata degli eventi riguardanti la missione
Crew-4.
La partenza è prevista per le 3:52 EDT (le 9:52 italiane) di mercoledì 27
aprile e avverrà dalla Rampa 39a del Kennedy Space Center. La capsula
Dragon, denominata Freedom dall’equipaggio, attraccherà alla
Stazione Spaziale Internazionale alle 20:15 EDT del giorno stesso (le 2:15 del
28 aprile ora italiana).
26 aprile: 7:00 (13:00 IT) circa,
teleconferenza pre-lancio, successiva al
launch readiness review (riesame generale della situazione per il
lancio); 9:00 (15:00 IT), media briefing su
NASA TV.
27 aprile: 00:00 (6:00 IT), inizio della telecronaca su NASA TV; 3:52
(9:52 IT), lancio; 5:30 (11:30 IT), conferenza stampa post-lancio; 20:15 (2:15
del 28/4 IT), attracco; 21:45 (3:45 del 28/4 IT), apertura dei portelli.
28 aprile: 2:40 (8:40 IT), cerimonia di benvenuto a bordo.
Per il cinquantenario della missione lunare Apollo 16, che cade in
questi giorni, ho chiacchierato insieme al conduttore Paolo Conte su Radio 3
Scienza a proposito di Forever Young, l’autobiografia dell’astronauta
lunare John Young alla cui traduzione italiana ho collaborato come consulente tecnico e revisore. Potete riascoltare la puntata
qui.
Ricordo inoltre che insieme a Gianluca Atti sto raccontando la missione Apollo 16 attraverso le immagini dei giornali italiani dell’epoca nel blog Apollo 16 Timeline, e che gli amici di Astronautinews.it stanno facendo altrettanto nelle pagine apposite del loro sito.
Noi DragonChaser siamo tornati a casa oggi (24 aprile) senza poter vedere la
partenza di Samantha Cristoforetti verso la Stazione Spaziale Internazionale:
i continui rinvii della data di lancio hanno esaurito il margine che ci
eravamo presi e quindi lasciamo ai nostri amici e colleghi, rimasti sul posto,
il compito di assistere per noi al decollo della missione Crew-4, che
seguiremo in streaming. Stavolta è andata così, ma ci saranno altri
DragonChase, e magari anche degli StarshipChase.
Anche se non abbiamo potuto assistere di persona all’evento clou, ci
siamo divertiti tantissimo a parlare di spazio e fare grandi bevute e mangiate
con amici vecchi e nuovi e a vedere la partenza di un Falcon 9 che
trasportava satelliti Starlink.
Abbiamo esplorato il Kennedy Space Center, massicciamente trasformato rispetto
alle visite precedenti con l’arrivo di SpaceX e Blue Origin e con il nuovo
vettore lunare SLS sulla rampa di lancio, e abbiamo visto il Visitor Center
del centro spaziale, con il suo classico Saturn V originale in
esposizione (che fa sempre venire la pelle d’oca) e con lo Shuttle
Atlantis, montato in posa librata, che è semplicemente meraviglioso.
Poter partecipare a una festa a tema spaziale sotto le sue ali lo ha reso
ancora più memorabile. E abbiamo conosciuto addetti ai lavori che ci hanno
raccontato cose interessantissime (che vi spiegheranno loro quando sarà il
momento) sui prossimi progetti spaziali.
Nell’attesa del volo di Samantha abbiamo anche esplorato le nuove attrazioni
dei parchi Disney e Universal: Galaxy’s Edge (l’ambiente fisico di
Star Wars, con un incredibile Millennium Falcon in scala 1:1 al
centro; Rise of the Resistance (assolutamente stupefacente per scala,
grandiosità ed effetti fisici); Smuggler’s Run (il primo salto
nell’iperspazio comandato non si scorda mai);
Avatar (meraviglioso, iperrealistico ed emozionante volo virtuale su un
banshee del film di James Cameron) e, a sorpresa,
Bourne Stuntacular, dove degli stuntmen in carne e ossa fanno
cose incredibili in un teatro attrezzato con il fondale dinamico più
realistico che io abbia mai visto (se sapete cos’è The Volume nella
produzione di The Mandalorian, capite cosa intendo) insieme a
scenografie fisiche talmente ben coordinate con il fondale che non si riesce a
capire dove finisca il fondale e dove inizino gli oggetti di scena reali, con
un effetto disorientante e spettacolare che lascia a bocca aperta. Questo e
Avatar sono un’anteprima delle tecnologie che vedremo sempre più spesso
nei prossimi anni nel settore dell’intrattenimento basato sulla realtà
virtuale.
Qualche foto assortita:
La Space Force esiste davvero, non è solo una serie TV satirica. Fra l’altro, la base Patrick è quella nella quale risiede il maggiore Nelson nel telefilm Strega per amore / I Dream of Jeannie.
Il calco delle mani (piccolissime) di Neil Armstrong all’American Space Museum di Titusville.
Party sotto Atlantis.
L’Atlantis è enorme.
Il vettore lunare SLS, visto dal Visitor Center del centro spaziale Kennedy.
Un bimbo felice, un asciugamano e una capsula Apollo.
Un Falcon, ma di un altro genere.
Intanto, tornando alle cose spaziali, la capsula Axiom-1 ha finalmente
ricevuto
l’OK per il rientro, rinviato ripetutamente a causa delle condizioni
meteorologiche avverse per l’ammaraggio. Il suo equipaggio commerciale ha
trascorso ben 17 giorni nello spazio, cinque più del
previsto, quasi tutti a bordo della Stazione (i giorni di permanenza extra sono
inclusi
nel contratto fra NASA e Axiom).
La chiusura dei portelli di Axiom-1 è pianificata per le 18:30 EDT del
24 aprile (00:30 del 25 aprile ora italiana); lo sgancio dalla Stazione è
previsto per le 8:55 EDT del 24 aprile (2:55 del 25 aprile ora italiana);
l’ammaraggio dovrebbe avvenire alle 13:06 EDT (19:06 italiane) del 25 aprile.
Sgancio e rientro potranno essere seguiti su
Axiomspace.com, NASA TV e sul canale
YouTube di SpaceX.
La partenza di Axiom-1 dalla Stazione è essenziale per consentire alla
Crew-4 di attraccare al portello di attracco occupato Axiom-1.
Kathy Lueders, direttrice dei programmi spaziali operativi con equipaggi
presso la NASA, ha spiegato in un
tweet
che servono circa due giorni fra il ritorno di Axiom-1 e la partenza di
Crew-4 per consentire il completamento del riesame dei dati e per
posizionare le risorse per il recupero dei veicoli. In questo caso, ha scritto
Lueders, 39 ore sono appena sufficienti per completare questo lavoro, ma se
necessario il lancio di Crew-4 verrà spostato.
Per ora il lancio di Samantha Cristoforetti, che darà inizio a una permanenza
di
quattro mesi e mezzo
sulla Stazione, è previsto per le 9:52 italiane del 27 aprile.
2022/04/25 8:40 (ora italiana). È rientrata a Port Canaveral pochi
minuti fa la nave appoggio di SpaceX che trasporta il primo stadio del
Falcon 9 che abbiamo visto partire.
Arrival! B1060 returns in the middle of the night....
La NASA ha
annunciato
ufficialmente un nuovo slittamento del lancio della missione Crew-4. La
nuova data prevista è “non prima delle 3:52 EDT” (le 9:52 italiane)
“di mercoledì 27 aprile”. Una ulteriore occasione di lancio è prevista
per il 28 aprile. Lo slittamento è causato dalle condizioni meteo marine, che
rendono necessario rinviare il rientro con ammaraggio della capsula
Axiom-1 che occupa il punto di attracco alla Stazione Spaziale
Internazionale che dovrebbe essere usato dalla Crew-4.
L’agenzia spaziale statunitense terrà una teleconferenza stampa pre-lancio il
27 aprile alle 21.30 circa (ora della Florida, le 3:30 del 28 aprile in
Italia). La teleconferenza verrà diffusa su
Nasa.gov/live.
Gli astronauti di Crew-4 (da sinistra, Jessica Watson, Bob Hines, Kjell
Lindgren, e Samantha Cristoforetti) davanti al Neil Armstrong Operations and
Checkout Building al Kennedy Space Center durante una prova generale il 20
aprile 2022. Photo credit: NASA/Kim Shiflett.
Intanto noi DragonChaser abbiamo visitato Port Canaveral, dove abbiamo trovato
Megan, una delle imbarcazioni di SpaceX usate per il recupero delle
capsule con equipaggi, ormeggiata dietro una semplice rete metallica. La nave prende nome dall’astronauta Megan McArthur, che ha volato su uno dei primi lanci di SpaceX. È più
piccola di quello che sembra nei video. L’arcata che si vede a poppa è la gru che solleva la capsula e la porta a bordo, ancora chiusa, per poi far uscire gli astronauti. Shannon, la gemella di Megan, è nel Golfo del Messico per recuperare la capsula e gli astronauti della missione Axiom-1 in caso di ammaraggio a ovest della Florida. Shannon si chiama così in onore dell’astronauta Shannon Walker, che come Megan McArthur ha volato con SpaceX.
È disponibile subito il podcast di oggi de Il Disinformatico della
Radiotelevisione Svizzera, scritto, montato e condotto dal sottoscritto: lo
trovate presso
www.rsi.ch/ildisinformatico
(link diretto) e qui sotto.
Buon ascolto, e se vi interessano i testi e i link alle fonti di questa
puntata, sono qui sotto.
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Prologo
[CLIP AUDIO: Rimontaggio da Una cascata di diamanti]
È un’idea classica di tanti film di spionaggio: il cattivo di turno prende il
controllo di un satellite e combina disastri. E in questi giorni si parla di
hackeraggi satellitari legati alla guerra. Ma è realmente possibile un attacco
del genere? La risposta è sì, ed è già accaduto. Ma non ci sono di mezzo i
supercattivi di James Bond.
Questa è la storia di come un piccolo imprenditore statunitense riuscì a
prendere il controllo di un satellite per telecomunicazioni per compiere
un’azione di protesta e di come un gruppo di hacker ha recentemente ripetuto
quest’impresa, dimostrando una vulnerabilità poco conosciuta al pubblico di
questi sistemi di comunicazione così importanti.
Benvenuti a questa puntata del Disinformatico, il podcast della
Radiotelevisione Svizzera dedicato alle notizie e alle storie strane
dell’informatica. Io sono Paolo Attivissimo.
[SIGLA DI APERTURA]
Siamo nel 1986, a Ocala, in Florida. Qui vive e lavora John MacDougall, un
installatore di impianti per TV satellitare. Gli affari della sua piccola
impresa, la MacDougall Electronics, stanno andando maluccio. Per alcuni anni
ha sfruttato, come tanti altri colleghi, una falla tecnologica e legislativa
delle TV a pagamento statunitensi distribuite via cavo: i loro programmi
vengono trasmessi dalla sede centrale ai vari operatori locali delle TV via
cavo usando satelliti per telecomunicazioni, e questa trasmissione non è
criptata.
Di conseguenza, chiunque abbia un’antenna sufficientemente sensibile e sappia
come puntarla e sintonizzarla può ricevere gratis tutti i canali TV che
normalmente sarebbero a pagamento. Ed è tutto legale. John McDougall è uno dei
tecnici che sa come fare queste cose e offre ai clienti privati e agli
alberghi i propri servizi e impianti.
Installare un’apparecchiatura del genere, però, richiede parecchio spazio,
perché le antenne paraboliche necessarie hanno un diametro di qualche metro, e
le apparecchiature che servono sono costose, per cui non sono tantissimi gli
scrocconi satellitari. Però sono un numero sufficiente per dare lavoro a John
MacDougall, ed è questo che conta.
I dirigenti delle emittenti TV a pagamento, invece, non la vedono allo stesso
modo, e quindi nel 1984 hanno chiesto al governo statunitense di approvare una
legge che consenta lo scrambling, ossia la criptatura dei segnali
satellitari. A partire da gennaio del 1985, una dopo l’altra le emittenti a
pagamento attivano questa funzione, e così chi vuole decodificare i loro
segnali via satellite deve dotarsi di un costoso decoder e deve pagare un
canone maggiorato rispetto a chi riceve gli stessi canali tramite la normale
TV via cavo.
La festa è finita, insomma: il mercato dei nuovi impianti satellitari pensati
per vedere le TV gratis praticamente scompare e gli impianti esistenti non
funzionano più, e così MacDougall è costretto a trovarsi un secondo lavoro,
anche per sfuggire ai clienti delusi e inferociti.
Trova questo secondo lavoro alla Central Florida Teleport, dove gestisce i
cosiddetti uplink, ossia i collegamenti satellitari degli operatori via cavo
da e verso le sedi centrali delle emittenti TV. Il suo lavoro consiste nel
puntare una grossa antenna parabolica da dieci metri di diametro verso uno
specifico satellite e poi inviare a quel satellite il programma televisivo che
un’emittente a pagamento, per esempio la HBO, deve diffondere a tutta la costa
est degli Stati Uniti.
Poco dopo la mezzanotte del 27 aprile 1986, John MacDougall punta l’antenna
verso Galaxy 1. È un satellite diverso da quello che gli è stato assegnato, e
ne prende il controllo.
Lo usa per trasmettere, al posto del film previsto, delle barre di colore e un
messaggio scritto con una macchina titolatrice: “Buonasera HBO da Capitan
Mezzanotte. Dodici dollari e 95 al mese? Non esiste. ShowTime/Movie Channel,
state in guardia!”
I tecnici dell’emittente HBO a New York si accorgono subito dell’intrusione e
aumentano la potenza del proprio segnale di trasmissione; lo stesso fa
MacDougall. La gara a chi trasmette più forte prosegue per qualche minuto, con
potenze sempre maggiori, ma poi MacDougall rinuncia per evitare di danneggiare
il satellite.
Il giorno dopo i giornali e le TV americane parlano con toni drammatici
dell’HBO Hacker e del pericolo dei videopirati. Uno dei vicepresidenti
dell’emittente HBO dichiara alla stampa che
“Si tratta di un’interferenza intenzionale e criminale in una trasmissione
satellitare effettuata con licenza governativa”. E si temono sabotaggi.
Quello che non viene detto pubblicamente è che il sistema satellitare è
sorprendentemente fragile. I satelliti per telecomunicazioni, infatti, sono
costruiti in modo da ritrasmettere verso la Terra qualunque segnale ricevano.
Non c’è una codifica, non c’è una password per accedere ai loro trasmettitori
(o transponder) del satellite: chiunque trasmetta verso un satellite alla
frequenza giusta verrà ritrasmesso a mezzo continente. Prendere il controllo
di un canale TV nazionale, insomma, è solo questione di trasmettere con una
potenza maggiore di quella del segnale legittimo.
Il pericolo, insomma, è serio. MacDougall avrebbe potuto prendere il controllo
di altri tre satelliti: quello dell’emittente TV nazionale CBS, quello
dell’emittente governativa Voice of America, e anche un satellite della Marina
Militare degli Stati Uniti. Usando informazioni pubblicamente disponibili,
qualunque hobbista avrebbe potuto interferire con i satelliti militari che
informano gli Stati Uniti delle azioni militari sovietiche, con il rischio di
creare confusione nei governi e scatenare un conflitto internazionale.
L’FBI avvia un’inchiesta. Oltre 200 persone contattano l’ente federale,
dichiarando di essere loro Captain Midnight (Capitan Mezzanotte). Alla HBO
arrivano addirittura minacce di spostare l’orbita del satellite Galaxy 1, ma
si tratta di mitomani.
Le indagini dell’FBI sono rapide: viene stilato un elenco dei circa 580 siti
dotati di antenne sufficienti a interferire con un satellite, e con una scelta
molto astuta viene identificato il modello di titolatrice usato per comporre
il messaggio di protesta. I siti dotati di queste antenne e di quella
titolatrice sono solo dodici. E così il cerchio si stringe in fretta.
MacDougall decide di cooperare con gli investigatori. Ammette la propria colpa
e se la cava con una sanzione di 5000 dollari e con un anno di libertà
vigilata. La sua protesta spinge il Congresso degli Stati Uniti ad approvare
una legge che rende formalmente reato l’interferenza con un satellite e tutte
le stazioni di terra vengono dotate di un sistema, denominato ATIS, che
permette di identificare rapidamente la fonte di un segnale.
Problema risolto, giusto? E invece no.
Sono passati quasi quarant’anni dall’incidente di Captain Midnight, ma in
realtà la falla tecnica è rimasta immutata. I satelliti per telecomunicazioni
sono ancora costruiti come allora, ossia trasmettono qualunque segnale
ricevano, senza controlli di alcun genere.
Lo hanno dimostrato a fine marzo del 2022 i ricercatori di sicurezza di un
gruppo che si fa chiamare Shadytel e il cui slogan è “noi non siamo contenti
finché voi non siete scontenti”. Hanno presentato i risultati della loro
verifica sul campo a un convegno di sicurezza informatica, lo Shmoocon,
tenutosi a Washington. La loro relazione, intitolata “Hackerare un emisfero, o
come abbiamo trasmesso legalmente contenuti hacker a tutto il Nord America (e
oltre) usando un satellite geosincrono a fine vita”, ha spiegato la tecnica
che hanno utilizzato [ulteriori dettagli sono stati pubblicati qui ad agosto 2022].
Per prima cosa questi hacker hanno dovuto comportarsi in modo eticamente
corretto, e quindi non hanno preso il controllo di un satellite qualsiasi: si
sono concentrati su un satellite non più in uso ma ancora funzionante. Il
satellite in questione, chiamato Anik F1R, era stato lanciato nel 2005 per
diffondere segnali oltre il confine meridionale degli Stati Uniti, verso le
isole Hawaii e fino alla parte più orientale della Russia. Era arrivato alla
fine della sua vita operativa prevista e quindi veniva traslocato dai suoi
gestori verso un’orbita di parcheggio, senza però spegnerlo.
In altre parole, questo satellite era ancora perfettamente in grado di
ricevere segnali da terra e ritrasmetterli, anche se non era più in uso. I
ricercatori hanno potuto così prenderne il controllo, confermando che la
stessa vulnerabilità di quarant’anni fa esiste ancora in molti satelliti
commerciali: tuttora non c’è alcun controllo anti-intrusione. È sufficiente
costruire una piccola stazione trasmittente a terra e puntarla nella direzione
giusta e con la frequenza giusta.
I ricercatori, per non essere incriminati, hanno fatto regolare richiesta di
licenza come operatori di stazione a terra per satelliti. Ma ovviamente un
malintenzionato non si farebbe di questi scrupoli. Uno dei ricercatori, Karl
Koscher, ha spiegato il problema in termini molto semplici.
“Dal punto di vista tecnico non ci sono controlli su questo satellite o sulla
maggior parte dei satelliti. Se sei in grado di generare un segnale
sufficientemente potente da raggiungere un satellite, quel satellite lo
ritrasmetterà verso terra. Servono una parabola grande e un amplificatore
potente, e se il satellite fosse in uso, sarebbe necessario trasmettere con
una potenza maggiore di chiunque altro stia usando quello specifico satellite
o quella specifica frequenza.” Tutto qui. L’uso di un satellite non più
operativo ha semplificato il lavoro dei ricercatori e ovviamente
semplificherebbe il compito di eventuali malfattori.
Koscher nota che la mancanza di autenticazione e di controlli sui satelliti
potrebbe consentire, per esempio, a un paese di prendere il controllo dei
satelliti di un altro paese, specialmente se si trattasse di satelliti
arrivati alla fine della loro vita operativa prevista ma ancora tecnicamente
funzionanti.
Una cosa del genere potrebbe essere già successa, e non con dei satelliti a
fine vita, ma con dei satelliti operativi. Nel 2009, la polizia federale
brasiliana arrestò 39 persone sospettate di aver preso il controllo di
satelliti della Marina Militare statunitense, usando antenne molto potenti e
altri apparati, per diffondere le proprie comunicazioni radio attraverso
questi trasmettitori orbitanti.
Morale della storia: anche se non siete operatori di satelliti o hacker
satellitari, queste vicende separate da quasi quarant’anni dimostrano che gli
anni passano ma certe cose non cambiano. La tecnologia dalla quale dipendiamo
continua a essere molto più fragile di quello che si immagina comunemente, e i
legislatori a qualunque latitudine continuano a essere convinti che basti
emanare una legge per far sparire i problemi invece di risolverli alla radice.
[SIGLA DI CHIUSURA]
Grazie a tutti per aver seguito questa puntata del Disinformatico, una
produzione della RSI Radiotelevisione svizzera. Questo podcast viene
pubblicato ogni venerdì presso
www.rsi.ch/ildisinformatico; allo stesso indirizzo trovate anche le puntate precedenti. Questa serie di
podcast è disponibile anche su iTunes, Google Podcasts e Spotify. Come
consueto, i testi integrali con i link e le fonti di riferimento sono
pubblicati presso
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commenti, correzioni o segnalazioni, potete scrivermi una mail all’indirizzo
paolo.attivissimo@rsi.ch. A presto.