Segnalo di nuovo l’incontro organizzato dall’Unione Astrofili Italiani e da ASIMOF che si terrà a Lainate per la Giornata Nazionale dello Spazio e che sarà trasmesso pubblicamente in diretta streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube dell'UAI.
Lo streaming è incluso qui sotto [2023/12/17: io inizio a 1h09m circa].
So che l’evento è a numero chiuso e tutti i posti sono già stati prenotati (e quelli lasciati liberi sono già stati riassegnati), ma per evitare problemi con gli antispam pubblico anche qui (oltre a mandare un avviso via mail ai partecipanti) gli orari e il programma dell’incontro organizzato dall’Unione Astrofili Italiani e da ASIMOF che si terrà a Lainate per la Giornata Nazionale dello Spazio.
L’evento sarà trasmesso pubblicamente in diretta streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube dell'UAI.
Si inizierà alle 15, con un video introduttivo e il benvenuto del presidente UAI Luca Orrù; l’evento sarà poi presentato da Alberto Villa e seguiranno i saluti di Dario Kubler, presidente di ASIMOF.
Intorno alle 15:15 parlerà il primo ospite della giornata, Fabrizio Bernardini, ingegnere di sistemi aerospaziali, che racconterà la tecnologia degli anni ’60 che permise all’Italia di diventare uno dei primi paesi al mondo a lanciare autonomamente un proprio satellite, il San Marco 1.
Alle 16:00 circa sarà il turno di Daniele Boncompagni, ingegnere di SpaceX, in collegamento dalla Florida, che insieme a Dario Kubler parlerà del recente volo sperimentale della Starship.
Intorno alle 16:40 ci sarò io a raccontare i retroscena e le particolarità della traduzione del libro Carrying the Fire, le cui copie saranno consegnate ai sostenitori presenti.
Dopo ogni intervento ci sarà una pausa per le domande, e al termine del mio intervento e delle relative domande Alberto Villa chiuderà l’evento e mostrerà un video dell’UAI. Poi si passerà alla consegna dei libri e alle relative firme da parte mia, intanto che si avvia il rinfresco gentilmente offerto dall’azienda che ci ospita.
Tutto questo avverrà accanto a una replica fedele, in scala 1:1, della capsula Apollo, realizzata da ASIMOF.
Per maggiori informazioni potete visitare il sito dell’UAI.
Dopo anni di trattative per i diritti e mesi di lavoro di traduzione e
revisione, è finalmente pronta una delle più belle e schiette autobiografie
degli uomini che oltre cinquant’anni fa sono stati i pionieri dell’esplorazione
della Luna: Carrying the Fire - Il mio viaggio verso la Luna, di Michael
Collins, è ora disponibile al pubblico sia come e-book, sia come libro cartaceo.
Sul sito di Cartabianca Publishing,
la casa editrice bolognese che ha creduto sin dall’inizio in questo progetto
folle (e ha già in catalogo altre due biografie di astronauti lunari), trovate
subito
Carrying the Firein e-book a colori a 11,99 euro e come libro cartaceo (462 pagine,
illustrazioni in bianco e nero) a 25 euro.
Ho supervisionato personalmente la traduzione in italiano, con il grande
sostegno di una squadra di folli (Sergio Alasia, Elena Albertini, Gianluca
Atti, Marco Cannavacciuolo, Fabio Castelvetri e Gabriella Cordone Lisiero) e
con l’indispensabile supporto economico dei partecipanti alla campagna di
crowdfunding che ha reso possibile acquistare i diritti e rendere
economicamente sostenibile l’idea di tradurre queste 190.000 parole
insolitamente ricche e colte, poco tecniche ma molto piene di umanità e
meraviglia. Ho raccontato tutta l’odissea e le peripezie linguistiche del
progetto in questo blog, in una
serie di articoli.
Le copie del libro sono già state spedite in anteprima ai partecipanti al
crowdfunding (tranne quelle che verranno consegnate a mano il 16
dicembre, durante un
evento spaziale a numero chiuso, già tutto esaurito, che verrà trasmesso in streaming) e ora il libro è
quindi in libera vendita. In ogni copia troverete l’elenco delle persone e
delle associazioni che hanno contribuito a questo progetto.
Chi ha ordinato il libro cartaceo durante il crowdfunding riceverà un avviso di consegna proveniente da Packlink.
Grazie ancora una volta, da parte mia e della casa editrice, per
aver reso possibile condividere questo racconto meraviglioso.
Come regalo a tutti gli appassionati di spazio e per ottemperare alle precise
richieste della famiglia Collins e della casa editrice Farrar, Straus &
Giroux di fare in modo che i contenuti di
Carrying the Fire ricalchino fedelmente quelli dell’edizione originale
statunitense, presso il sito
Carryingthefire.it trovate un’estesa
collezione di fotografie della vita di Collins che l’editore ha appositamente
selezionato e restaurato a corredo di questo libro.
Se volete leggere in italiano altre storie di astronauti e sostenere la
traduzione e pubblicazione delle loro autobiografie, comprate una copia di
Carrying the Fire o de
L’ultimo uomo sulla Luna
o di
Forever Young, magari da regalare per Natale, e fate sapere che questi libri esistono e
sono disponibili anche in italiano.
È giunta oggi la
notizia
della morte dell’astronauta lunare Frank Borman, protagonista della storica
missione Apollo 8, la prima a portare esseri umani a circumnavigare la
Luna nel 1968.
Borman è morto il 7 novembre scorso a 95 anni a Billings, in Montana.
Durante il suo primo volo spaziale, nel 1965, restò per quasi quattordici
giorni in orbita intorno alla Terra, rinchiuso nello strettissimo e caldissimo
abitacolo della capsula Gemini 7 insieme a Jim Lovell. La missione era
concepita per verificare se era possibile resistere fisiologicamente e
psicologicamente nello spazio per il tempo necessario per una missione fino
alla Luna e ritorno.
Nel corso del volo, di cui era comandante, Borman
effettuò con Lovell il primo rendez-vous nello spazio, incontrando
la Gemini 6A di Schirra e Stafford e volando insieme in formazione: anche
questo era un obiettivo essenziale per dimostrare la capacità di due veicoli
spaziali di incontrarsi in un punto preciso con velocità e traiettorie
coincidenti, come sarebbe stato necessario per le complesse manovre di discesa
verso la Luna nelle successive missioni Apollo.
Nel 1967 fece parte della commissione che ebbe il difficilissimo compito di
appurare le cause dell’incendio della capsula Apollo 1 sulla rampa di lancio,
costato la vita a tre suoi compagni (Ed White, Roger Chaffee e Gus Grissom).
Nel dicembre del 1968 fu comandante della missione Apollo 8 e volò intorno
alla Luna insieme a Jim Lovell, con il quale aveva già condiviso due settimane
di volo spaziale, e Bill Anders. Durante questa missione, i tre uomini trasmisero immagini televisive in diretta della Terra vista dalla Luna e furono i primi nella storia dell’umanità a vedere la
Luna con i propri occhi da una distanza di circa cento chilometri,
fotografandola in dettaglio e catturando la storica immagine della Terra che
si staglia nel nero dello spazio sopra l’orizzonte lunare.
Non era la prima foto del suo genere, ma era la più bella della prima serie scattata da
persone che erano lì a vedere quel panorama, e questo fece tutta la differenza. La foto divenne, ed è
tuttora, uno dei simboli di quello che allora era il nascente movimento
ecologista: aiutò a diffondere senza parole il concetto che la Terra è un gioiello fragile,
un’oasi di vita in un universo ostile e inabitabile, e che se lo roviniamo
non c’è nessun altro posto dove possiamo andare a ripararci. Non tutti, ancora
oggi, sono riusciti a ficcarsi in testa questo semplice concetto.
Mai nessuno si era avventurato così lontano dalla Terra; ancora oggi, 55 anni
dopo, sono solo 24 le persone che hanno raggiunto la Luna. È tempo di tornare. Ed è tempo, urgentemente, di mettere a frutto quella lezione di vita di oltre mezzo secolo fa.
È morto il 31 ottobre scorso a 87 anni Ken Mattingly, astronauta lunare con la missione Apollo 16, protagonista di una “passeggiata spaziale” fra la Terra e la Luna e comandante di due missioni Shuttle (STS-4 nel 1982 e STS 51-C nel 1985). Ne danno notizia CollectSpace e la NASA.
Molti lo ricordano per un episodio reso celebre dal film Apollo 13 di Ron Howard: Mattingly (interpretato da Gary Sinise nel film) era stato assegnato alla missione da cui trae nome il film, con il ruolo delicatissimo di pilota del modulo di comando, ma fu tolto dall’equipaggio tre giorni prima della partenza, dopo anni di addestramento, perché risultò che era stato esposto a un possibile contagio di rosolia, malattia che non aveva già fatto, dal collega astronauta Charlie Duke.
Se Mattingly si fosse contagiato, la rosolia lo avrebbe debilitato proprio nei giorni cruciali della missione, per cui la NASA prese la decisione senza precedenti di sostituirlo con la sua riserva, Jack Swigert.
Mattingly rimase a terra e si trovò ad aiutare via radio con la propria competenza tecnica l’equipaggio dell’Apollo 13 dopo lo scoppio che danneggiò gravemente il veicolo durante il viaggio di andata verso la Luna.
Ken Mattingly non si prese mai la rosolia, e fu assegnato alla missione Apollo 16 nel 1972 insieme a John Young e a quello stesso Charlie Duke che involontariamente gli aveva fatto perdere il volo precedente. Ebbe anche stavolta il ruolo di pilota del modulo di comando.
La biografia ufficiale di Ken Mattingly è qui sul sito della NASA.
Scusate, arrivo di corsa e all’ultimo minuto da un vortice di appuntamenti ed eventi, per cui non ho fatto in tempo a preavvisare: questa è la diretta di stasera in cui chiacchieriamo di missioni spaziali e cospirazionismi. Buona visione.
Questa sera alle 21 sarò qui su YouTube per una chiacchierata sul tema Missioni lunari ieri oggi domani - quale futuro?, in compagnia di Dario Kubler, Giorgio Di Bernardo Nicolai e
Fabio Ippoliti. L’embed è qui sotto.
13.52. È cominciata poco fa la diretta in streaming dell’ente spaziale
indiano ISRO per il tentativo di allunaggio della sonda Chandrayaan-3.
14:34. L’India ce l’ha fatta: è diventata il quarto paese ad atterrare
con successo sulla Luna (dopo Unione Sovietica, Stati Uniti e Cina). La sonda
ha effettuato un allunaggio morbido relativamente vicino (circa 600 km) al
Polo Sud lunare, il primo in assoluto di qualunque paese in questa zona
estremamente interessante della Luna. Un risultato notevolissimo. Le antenne
del Deep Space Network della NASA a Canberra, in Australia, stanno ricevendo
telemetria dal veicolo.
La sonda è composta da un modulo fisso di atterraggio, denominato
Vikram, e da un rover semovente, chiamato Pragyan. Il
veicolo resterà operativo, secondo i piani, per circa 14 giorni terrestri,
pari a un giorno lunare (nel senso del periodo di illuminazione solare
ininterrotta dall’alba locale al tramonto locale, formalmente un dì).
Immagine non confermata del suolo lunare ripreso dalla sonda atterrata.
Waiting for ISRO to send an official photo of Chandrayaan 3's Moon landing,
here's an unofficial one from one of the control room's pictures
pic.twitter.com/F8qHzh8FNO
18:05. ISRO ha pubblicato ufficialmente un’immagine acquisita dalla
telecamera di atterraggio dopo l’arrivo sulla superficie lunare. Si vede una
zampa di Vikram e l’ombra della zampa stessa.
Chandrayaan-3 Mission: The image captured by the Landing Imager
Camera after the landing.
It shows a portion of Chandrayaan-3's landing site. Seen also is a leg
and its accompanying shadow.
2023/08/25 13:15. L’ISRO ha pubblicato il video della discesa del rover
Pragyan dal veicolo principale. Si notano le ombre estremamente lunghe
e l’inclinazione quasi verticale del pannello solare, visto che il Sole è
appena sopra l’orizzonte.
---
2023/08/26 15:25. L’ISRO ha pubblicato un breve video che mostra lo
spostamento del rover Pragyan.
Chandrayaan-3 Mission: 🔍What's new here?
Pragyan rover
roams around Shiv Shakti Point in pursuit of lunar secrets at the South Pole
🌗! pic.twitter.com/1g5gQsgrjM
Come avrete probabilmente letto, la sonda lunare russa Luna-25 si è schiantata sulla superficie lunare invece di atterrarvi, dopo una manovra orbitale errata. È uno smacco non solo tecnologico ma anche politico per la Russia, che con la scelta del nome Luna e del numero progressivo 25 ha cercato di rievocare i successi dell’epoca sovietica presentando questa sonda come ideale continuazione delle sonde Luna degli anni 60 e 70. Luna-24, la missione precedente in termini di numero, risale a 47 anni fa, quando la Russia era ancora Unione Sovietica e al potere c’era Breznev.
Trovate tutti i dettagli della sonda e dei motivi per cui il suo volo si è concluso con un impatto sulla Luna presso Reuters, Astronautinews.it e Astrospace.it. Ne ho parlato brevemente con Marco Motta a Radio3 Scienza ieri; spero che si senta qualcosa e che le mie risposte siano state sensate, perché l’audio era bassissimo e sentivo una parola sì e due no del conduttore. Potete riascoltare la trasmissione qui; ne parliamo nei primi dieci minuti.
Domani dalle 13:50 italiane sarà il turno dell’India di tentare un allunaggio con la sua sonda Chandrayaan-3 dotata di un rover. La diretta dell’agenzia spaziale indiana ISRO sarà su YouTube qui a partire da quell’ora, per un allunaggio previsto 40 minuti più tardi.
Nel tablet di Bobby Solo c’è una collezione molto eterogenea di libri di complottismo e di debunking. Oltre al mitico Bad Astronomy di Phil Plait, Space Chronicles di Neil DeGrasse Tyson, How Apollo Flew to the Moon, The Last Man on the Moon di Gene Cernan (che ho avuto il piacere di co-tradurre in italiano per Cartabianca Publishing) e Carrying the Fire di Michael Collins (che stiamo traducendo), fra i titoli antibufala noto con piacere Moon Hoax: Debunked!, la versione in inglese del mio libro sulle tesi di complotto intorno agli allunaggi. Lo si vede in questo screenshot di un video su YouTube nel quale Red Ronnie intervista Bobby Solo.
Solo sembra parecchio incline ad accettare acriticamente le pseudoscienze più bislacche, ma almeno sa che cosa ho scritto nel mio libro e (a 10:05) corregge Red Ronnie, che a quanto pare non sa neanche cosa voglia dire debunked:
Se mi avessero detto che un giorno avrei scritto un libro che sarebbe stato letto da Bobby Solo, non ci avrei creduto :-)
Un comunicato stampa della NASA annuncia per domani 15 marzo la presentazione di un prototipo delle tute spaziali che gli astronauti della NASA indosseranno sulla superficie lunare durante la missione Artemis III. La presentazione verrà trasmessa in diretta da Axiom Space a partire dalle 10:30 a.m. EDT (9:30 a.m. CDT) e si terrà allo Space Center Houston, in Texas.
La diretta sarà diffusa sull’app della NASA e sul sito dell’agenzia spaziale statunitense.
Il comunicato dice che la NASA ha selezionato la Axiom Space per la fornitura di un sistema di escursione lunare umana da usare nelle vicinanze del polo sud lunare. La diretta dovrebbe includere dichiarazioni da parte degli esperti di NASA e Axiom Space, una dimostrazione di una tuta e uno spazio per le domande dei media e degli studenti.
Saranno presenti:
Bob Cabana, associate administrator, NASA
Vanessa Wyche, center director, NASA Johnson Space Center
Lara Kearney, direttore dell’Extravehicular Activity and Human Surface Mobility
Program, NASA Johnson
Kate Rubins, astronauta NASA
Michael Suffredini, presidente e CEO di Axiom Space
Mark Greeley, program manager for Extravehicular Activity di Axiom Space
Russell Ralston, deputy program manager for Extravehicular Activity di Axiom
Space
Gli ultimi esseri umani a volare intorno alla Luna sono stati Gene Cernan,
Harrison Schmitt e Ron Evans con la missione Apollo 17, nel 1972. Da
oltre cinquant’anni nessuno ha più volato nello spazio così lontano. Il
programma statunitense Artemis prevede finalmente un ritorno ai voli
lunari con equipaggi, inizialmente senza atterraggi selenici.
Il primo volo circumlunare,
Artemis II, è previsto per novembre 2024 ma è soggetto a possibili slittamenti (la data
di lancio inizialmente pianificata era agosto 2021, tanto per dire). Il 3 aprile prossimo
verranno annunciati i nomi dei quattro membri dell’equipaggio: lo ha
comunicato
Bill Nelson, attuale Administrator (direttore generale) della NASA. Si
sa già che tre saranno della NASA e uno sarà dell’agenzia spaziale canadese
CSA/ASC.
La newsletter della NASA dice che l’annuncio verrà dato nel corso di un evento
alle “11 a.m. EDT (10 a.m. CDT)” (le 17 ora dell’Europa centrale, se ho fatto bene i conti) che si terrà al Johnson Space Center,
a Houston, e verrà trasmesso da NASA Television, sull’app della NASA
e sul sito dell’agenzia spaziale.
Gli astronauti in questione saranno presenti e accompagnati da altri esperti
che lavorano alle missioni
Artemis.
Lo svolgimento della futura missione Artemis II nell’infografica dell’ESA.
La traduzione in italiano di Carrying the Fire (l’autobiografia di
Michael Collins) è partita e ha già un titolo quasi definitivo, emerso anche grazie
ai vostri
suggerimenti: Carrying the Fire: il mio viaggio verso la Luna. Alla fine è
risultata questa la scelta più chiara dal punto di vista comunicativo e la
formula “ibrida” che riprende il titolo originale permette di mantenere i
riferimenti al titolo che ci sono nel testo del libro; inoltre diventa
immediatamente chiaro, sin dal titolo, che si tratta della traduzione di
quello specifico libro di Collins.
Vi darò a breve dettagli sulla formula di crowdfunding che renderà
possibile finalmente l’uscita in italiano di questo libro con quasi
cinquant’anni di ritardo. Per ora posso dirvi solo che ho anticipato di tasca
mia i fondi necessari: era l’unico modo per far partire il
progetto, altrimenti insostenibile, e questo è un libro a cui tengo profondamente (la prosa ricca e
schietta di Collins ci sta facendo tribolare non poco, ma ne vale davvero la
pena). Nel frattempo, per ora non mandate soldi, altrimenti la
contabilità del progetto si incasina e rischiate di perdervi i vari bonus
previsti per i partecipanti, come per esempio il vostro nome nell’elenco dei
donatori.
Carrying the Fire: il mio viaggio verso la Luna verrà pubblicato come e-book e su carta entro
la fine del 2023 dall’editore Cartabianca Publishing, che ha già reso possibili le
edizioni italiane di altre due autobiografie degli astronauti Apollo, ossia
quella di John Young (Forever Young) e quella di Gene Cernan (L’ultimo uomo sulla Luna), di cui ho curato la revisione tecnica. A proposito di quest’ultima
autobiografia,
segnalo di nuovo
che l’editore ne ha pubblicato poche settimane fa un’edizione speciale
ampliata con nuove foto e allineata agli standard terminologici della serie.
La potete assaggiare in un’anteprima
scaricabile gratuitamente in formato PDF e sbirciare in questo video:
L’edizione speciale del libro è acquistabile
subito, su carta e in e-book, sul
sito dell’editore, a 21,90 euro per l’edizione cartacea e 9,99 euro per la versione digitale,
con un’estesa sezione di 84 fotografie a colori su carta patinata e in
bianconero all’inizio di ogni capitolo, molte delle quali sono inedite e
provengono dagli archivi della famiglia Cernan; invece l’edizione base
cartacea, senza foto interne e con un numero inferiore di pagine, resterà in
vendita a prezzo speciale (15 euro) fino a esaurimento.
Esattamente cinquant’anni fa, gli astronauti di Apollo 17 erano sulla
via del ritorno, dopo tre giorni di esplorazione geologica della superficie
lunare, con un carico preziosissimo di reperti che ancora oggi vengono
studiati per conoscere la storia della Luna e della Terra.
Il blog
Apollo 17 Timeline, a cura di Gianluca Atti, al quale ho il piacere di collaborare, raccoglie
le testimonianze giornalistiche e le immagini di allora e alcuni degli eventi
commemorativi della missione, comprese interviste recenti con Harrison
Schmitt, che è tuttora l’unico geologo della storia ad aver mai lavorato su un
altro corpo celeste.
Come avevo
preannunciato, l’editore Cartabianca, con il quale collaboro ormai da tempo per le
traduzioni in italiano delle autobiografie degli astronauti delle missioni
Apollo, è riuscito a preparare in tempo per il cinquantenario un’edizione
aggiornata, ampliata e arricchita di immagini di
L’ultimo uomo sulla Luna, l’autobiografia di Gene Cernan, che fu
appunto l’ultima persona a camminare sul suolo lunare e fu comandante di
quella missione Apollo 17 che tuttora segna la fine – almeno per ora –
dell’esplorazione umana del nostro satellite.
La terminologia di questa edizione speciale è stata allineata agli standard
che sono stati usati per l’altra autobiografia astronautica già uscita presso
Cartabianca, ossia
Forever Young (autobiografia di John Young), e che verranno adottati
per la traduzione italiana di Carrying the Fire (autobiografia di
Michael Collins), che è in lavorazione. Per tutti e tre i libri ho curato la
revisione tecnica e per Carrying the Fire sto coordinando tutta la
traduzione insieme a un gruppo di colleghi e colleghe per farla uscire entro
la fine del 2023.
Se volete dare un’occhiata alla nuova edizione di
L’ultimo uomo sulla Luna, l’editore ha creato un minivideo delle
primissime copie arrivate dalla tipografia:
C’è anche un’anteprima
scaricabile gratuitamente in formato PDF.
Questa edizione speciale del libro è acquistabile subito, su carta e in
e-book, sul
sito dell’editore, a 21,90 euro per l’edizione cartacea e 9,99 euro per la versione digitale,
con un’estesa sezione di fotografie a colori su carta patinata e in bianconero
all’inizio di ogni capitolo, molte delle quali sono inedite e provengono dagli
archivi della famiglia Cernan; l’edizione base, senza foto interne e con un
numero inferiore di pagine, resterà in vendita a prezzo speciale (15 euro)
fino all’esaurimento.
Ieri la capsula per equipaggi Orion ha completato il suo volo di prova intorno alla Luna senza portare a bordo astronauti, in preparazione per il ritorno di esseri umani sulla Luna, esattamente cinquant’anni dopo l’ultima presenza di astronauti sul suolo lunare. Apollo 17 Timeline ospita alcuni articoli di cronaca della stampa italiana dell’epoca (La Stampa, Il Corriere
della Sera, Il
Giorno e Stampa Sera) e il resoconto della prima EVA di Cernan e Schmitt.
I primi passi di Cernan sulla Luna, ripresi dalla cinepresa installata sul
Modulo Lunare “Challenger”.
Questa sera intorno alle 18.40 avverrà il rientro dall’orbita lunare della
capsula senza equipaggio Orion, a conclusione della missione
Artemis 1 dopo 25 giorni nello spazio. Il rientro verificherà il funzionamento dello scudo termico, che deve sopportare temperature molto più alte all’impatto con l’atmosfera terrestre a causa della velocità di ritorno dalla Luna, che è di circa 40.000 km/h, contro i 28.000 dei rientri dalla Stazione Spaziale Internazionale. Questa fase collauderà anche il complesso sistema di ben 11 paracadute che vanno progressivamente attivati per ridurre la velocità d’impatto con l’acqua a circa 30 km/h e le procedure di recupero della capsula.
La diretta è già iniziata ed è embeddata qui sotto. L’ammaraggio avverrà nell’Oceano Pacifico, al largo della Baja California.
Questo è lo schema di rientro della capsula pubblicato dall’ESA:
L’11 dicembre di mezzo secolo fa Stampa sera raccontava
la cronaca dell'ingresso in orbita lunare e i preparativi per l'allunaggio
di Apollo 17. Poche ore più tardi, quando in Italia erano le 20.55, gli ultimi due
astronauti lunari del programma Apollo, Gene Cernan e Harrison Schmitt,
atterravano con successo nella valle di Taurus-Littrow, come raccontato in
questo articolo
di Apollo 17 Timeline, che include alcune delle spettacolari foto
scattate durante la discesa e dopo l’atterraggio e presenta la cronaca
dell’evento fatta dal Giornale Radio Rai.
Il luogo destinato all'ultimo sbarco lunare umano del XX secolo, fotografato
poco prima della discesa. Foto AP17-AS17-147-22465, scansione JSC. Quasi al
centro dell’immagine si scorge il Modulo di Comando e Servizio, che in questa
fase è più in basso rispetto al Modulo Lunare.
Sulle pagine de La Stampa del 10 dicembre 1972, conservate con cura dal
collezionista Gianluca Atti, il giornalista Ennio Caretto racconta la giornata
di viaggio della missione Apollo 17, che si appresta a entrare in
orbita intorno alla Luna in preparazione per la discesa sul suolo lunare. Se
volete leggere la prosa di mezzo secolo fa, quando la parola “computer” era
ancora così nuova che la si scriveva in corsivo e il marchio
Boeing meritava ancora le virgolette, potete farlo in
questo articolo
di
Apollo 17 Timeline.
I fasti e gli entusiasmi del primo allunaggio sono ormai acqua passata: la
notizia dello sbarco imminente è relegato a pagina 13, anche se in prima
pagina c’è una foto del figlio del comandante della missione, Gene Cernan.
A pagina 13 del quotidiano "La Stampa" di domenica 10 dicembre 1972 il
racconto del viaggio dell'equipaggio di Apollo 17 giunto ormai in prossimità
dell'obiettivo lunare (dalla collezione personale di Gianluca Atti).
Alle 21:10 ora italiana il veicolo spaziale si inserisce in orbita intorno
alla Luna: in
questo articolo
della Timeline trovate il racconto di questa fase del volo,
illustrato da alcune fotografie scattate durante la missione.
---
Cinquant’anni più tardi, la tecnologia digitale consente di restaurare e
recuperare le immagini di questo volo spaziale, ripresentandole con un
dettaglio e una resa cromatica impensabili all’epoca grazie all’ottimo lavoro
del restauratore Andy Saunders, autore del magnifico libro di fotografie
spaziali
Apollo Remastered, che ho acquistato e che consiglio a chiunque voglia vedere o rivedere
queste immagini storiche come meritano di essere viste: in grande formato e
stampate a colori come si deve.
Questi sono alcuni esempi delle foto restaurate e in alcuni casi addirittura
ricreate effettuando stacking sulle riprese su pellicola 16 mm per
ottenere immagini panoramiche e ridurre la grana della pellicola.
Cernan fotografato da Schmitt con la Terra sullo sfondo. Foto AS17-134-20387. Credit: NASA/JSC/ASU/Andy Saunders.
Forse ricorderete che ad aprile 2021 mi ero
candidato
per un volo gratuito intorno alla Luna, offerto a otto persone selezionate
dall’imprenditore giapponese del settore della moda
Yusaku Maezawa
nell’ambito di un progetto spaziale, dearMoon, avviato insieme a Elon
Musk nel 2017 (come avevo raccontato
qui). L’8 dicembre sono stati resi noti i nomi di queste otto persone, scelte
fra
circa un milione
di candidati.
Non sorprenderà nessuno che io non sia tra quelle prescelte. Una, però,
probabilmente la conoscete: è Tim Dodd, l’Everyday Astronaut,
grandissimo divulgatore delle missioni spaziali sul suo canale YouTube. Questo è il video nel quale
annuncia di essere stato selezionato e spiega, ancora incredulo, alcuni
dettagli della missione:
Sono state inoltre designate due riserve:
Kaitlyn Farrington,
snowboarder olimpica statunitense, e
Miyu, ballerina
giapponese. I link portano ai rispettivi video di
presentazione.
I candidati voleranno intorno alla Luna insieme a Yusaku Maezawa, che è già
stato
nello spazio per 12 giorni, visitando la Stazione Spaziale Internazionale a
dicembre 2021, insieme al suo assistente di produzione Yozo Hirano, grazie a
un lancio commerciale russo di un veicolo Soyuz. L’intero progetto
dearMoon è finanziato da Maezawa.
L’imprenditore dice, sul
sito del progetto, che il volo dovrebbe
svolgersi nel 2023, ma è una data estremamente ambiziosa e destinata quasi
sicuramente a slittare, dato che la Starship di SpaceX, il veicolo
spaziale che dovrebbe trasportare i passeggeri (e, si presume, un numero imprecisato di
astronauti professionisti che faranno da piloti), non ha ancora volato.
Tim Dodd fornisce alcune informazioni: la selezione è stata fatta già un anno
fa (lo si capisce dal suo video, nel quale si vedono gli altri membri
dell’equipaggio assistere con lui alla partenza di Maezawa verso la Stazione)
e ha già superato, come i suoi compagni di viaggio, gli esami medici
opportuni.
Il sito del progetto dearMoon,
dearmoon.earth, fornisce un
piano di massima della
missione, nel quale però mancano alcuni dettagli importanti. Cominciamo dalle
tappe dichiarate:
Il decollo avverrà dal Kennedy Space Center, presso la rampa di lancio apposita che è ora in costruzione. Due minuti e 51 secondi dopo la partenza, il primo stadio della Starship, denominato Super Heavy, si sgancerà dal veicolo spaziale vero e proprio dopo averlo portato a una quota imprecisata. Questo veicolo, che si chiama Starship (lo so, è facile confondersi), proseguirà la propria corsa per altri sei minuti circa, inserendosi in orbita intorno alla Terra.
Trentotto minuti dopo la partenza, dopo aver compiuto meno di un’orbita intorno al nostro pianeta, Starship riaccenderà i motori per accelerare verso la Luna, che raggiungerà dopo circa due giorni di viaggio. Effettuerà per circa un giorno una semplice, singola circumnavigazione della Luna, senza inserirsi in orbita intorno ad essa ma seguendo una traiettoria di ritorno spontaneo (free return) che non richiede propellente, e tornerà verso la Terra, che raggiungerà dopo altri due giorni di viaggio, per poi atterrare verticalmente e posarsi al suolo con il suo equipaggio dopo poco meno di sei giorni complessivi. Al suolo... o quasi, come vedremo tra poco.
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Se tutto dovesse svolgersi secondo la tabella di marcia annunciata, questi astronauti privati volerebbero intorno alla Luna ben prima di quelli del progetto Artemis della NASA, il cui primo volo con equipaggio non avverrà prima del 2024 e rischia di essere rinviato ulteriormente. Se così fosse, sarebbe davvero uno smacco per Artemis, che si dimostrerebbe un costosissimo pasticcio dettato principalmente da esigenze politiche, come già molti pensano che sia.
Ma non è il caso di lasciarsi andare a facili entusiasmi. Sono contentissimo che esista questa missione, perché già il fatto che si parli concretamente di una missione spaziale privata lunare è meraviglioso; però realisticamente ci sono degli ostacoli tecnici enormi da superare.
Il primo è che gli astronauti di dearMoon dovrebbero volare su un veicolo che al momento non ha mai volato. Il secondo stadio, la Starship vera e propria, ha fatto finora soltanto alcuni brevi voli fino ad una dozzina di chilometri di quota, atterrando intero solo una volta; il primo stadio, il Super Heavy, non si è ancora staccato da terra e si è limitato ad accendere per prova alcuni dei suoi circa trenta motori. Pensare di qualificare per il volo spaziale umano entro un anno un veicolo così complesso, che non ha ancora spiccato il volo, è decisamente ottimistico, anche perché ci sono dei tempi tecnico-burocratici di certificazione che non si possono comprimere più di tanto.
Il secondo ostacolo è il rientro: Starship tornerà dalla Luna a circa 40.000 km/h, e questo richiederà uno scudo termico notevolissimo, che deve ancora essere collaudato (chicca: è realizzato con know-how italiano ed è composto da esagoni di ceramica fissati tramite perni). Ma per fare questo collaudo è necessario che il razzo vada in orbita, almeno intorno alla Terra, e questo non avverrà prima del primo trimestre del 2023: infatti il volo di debutto, senza equipaggio, con un’orbita parziale e un rientro sacrificale nell’oceano, era stato annunciato per la fine del 2022 ma continua a slittare.
Il terzo ostacolo è l’atterraggio: mentre i veicoli spaziali precedenti atterravano usando dei paracadute oppure planando su una pista (nel caso degli Shuttle), quindi con sistemi ben conosciuti e collaudati da decenni di esperienze, Starship è un cilindro alto cinquanta metri che deve atterrare verticalmente, frenato e sostenuto esclusivamente dalla spinta dei suoi motori. Un calo di potenza o uno sbilanciamento eccessivo, ed è finita. C’è una certa ridondanza nei suoi motori multipli, ma è comunque un metodo molto più delicato. E il peggio deve ancora arrivare: se non ci sono cambi di programma, Starship non potrà atterrare genericamente in un punto qualsiasi di una piazzola, come fanno da tempo i primi stadi dei vettori Falcon 9 di SpaceX, ma dovrà avvicinarsi alla torre di lancio e infilarsi con precisione in una gigantesca forcella che lo reggerà. Per questo ho scritto “o quasi”.
Questa scelta è dettata dal fatto che portare in orbita e poi in viaggio intorno alla Luna delle zampe sufficientemente grandi da consentire l’atterraggio verticale stabile su piazzola di un veicolo così grande e pesante un centinaio di tonnellate comporterebbe una penalità di zavorra talmente grande da rendere impossibile il trasporto di qualunque carico utile significativo, figuriamoci una decina di passeggeri con tutto il necessario per sopravvivere per sei giorni nello spazio.
Collaudare questa tecnica richiederà dei voli di prova estremamente rischiosi: anche se questi voli verranno effettuati senza equipaggio, qualunque errore di manovra all’atterraggio rischierà di danneggiare la torre di lancio, con tutti i costi che ne conseguono, e ritardare pesantemente i voli successivi.
Il dettaglio importante che forse manca nel piano di volo schematico presentato finora è il rifornimento in orbita. Almeno secondo quanto mi risulta e sulla base dei piani di volo lunarediscussi fin qui (per esempio per un atterraggio sulla Luna nell’ambito del programma Artemis), Starship probabilmente non ha propellente a sufficienza per accelerare fino a 28.000 km/h per entrare in orbita intorno alla Terra, riaccelerare fino a 40.000 km/h per raggiungere la Luna, ed effettuare le riaccensioni di frenata e di atterraggio.
È vero che i rifornimenti sono stati descritti nell’ambito di missioni che prevedono un atterraggio sulla Luna e una successiva ripartenza e il trasporto fino alla Luna di carichi dell’ordine del centinaio di tonnellate, mentre dearMoon non atterra e il suo carico umano e di supporto vitale è ben sotto le 100 tonnellate,per cui i requisiti di propellente sono ridotti, ma i margini sono comunque molto stretti.
Un eventuale rifornimento in volo aumenterebbe enormemente le complessità di una missione già tutt’altro che semplice: richiederebbe almeno due lanci di Starship nel giro di pochi giorni (prima partirebbe una Starship con il propellente, che aspetterebbe in orbita terrestre la seconda Starship con gli astronauti); richiederebbe un rendez-vous orbitale, tutt’altro che semplice anche con i sistemi di guida e navigazione di oggi; e questo rendez-vous avverrebbe fra due oggetti di massa molto considerevole (centinaia di tonnellate) e pieni di propellente, per cui un differenziale di velocità anche minimo avrebbe conseguenze disastrose. Oltretutto nessuno, in tutta la storia dell’astronautica, ha mai effettuato un trasferimento orbitale di propellente di questa portata, e va ricordato che trasferire fluidi in assenza di peso comporta una serie di complicazioni inenarrabile, forse ovviabili con un trasferimento effettuato sotto microaccelerazione, come descritto in questo articolo e questo paper tecnico.
Spero di sbagliarmi e che nei prossimi giorni venga chiarito che in qualche modo Starship è capace di effettuare questo volo senza fare rifornimento: resterebbe comunque una missione estremamente complessa ma perlomeno fattibile.
Se dearMoon andrà in porto, anche con gli inevitabili ritardi, sarà comunque una tappa storica nell’esplorazione spaziale: dei civili, con addestramento relativamente modesto, potranno vedere la Luna da vicino con i propri occhi, e potranno farlo con un veicolo che non solo è il più grande razzo mai realizzato ma è oltretutto il primo esempio di veicolo spaziale interamente riutilizzabile. Questo cambierebbe tutto.
Staremo a vedere, con attenzione, pazienza e un pizzico di affettuosa invidia per questi fortunati coraggiosi.
Anche in questo caso la cronaca di mezzo secolo fa risponde bene alle tesi dei lunacomplottisti: ANSA segnala che “Radio, televisione e giornali sovietici hanno dato,
tra ieri e oggi, un rilievo del tutto inconsueto all'inizio dell'ultima
missione lunare americana. Anche se la quantità delle notizie sulla partenza di Apollo 17 e la
tempestività con la quale vengono diffuse non hanno ancora raggiunto lo
standard occidentale, l'atteggiamento sovietico nei confronti dei voli
spaziali americani si è radicalmente modificato: basti ricordare, a questo
proposito, che quando nel luglio del 1969 i cosmonauti americani misero per la
prima volta piede sulla Luna, la notizia venne diffusa a Mosca con ore di
ritardo.”
In altre parole, persino i sovietici, acerrimi rivali degli Stati Uniti, confermarono al loro pubblico la realtà degli allunaggi.