Un blog di Paolo Attivissimo, giornalista informatico e cacciatore di bufale
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2011/06/23
E-Cat, dieci mesi per capire
Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di “gianni.tom*” e “cp” ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Seguo ormai da parecchio tempo la vicenda intrigante dell'E-Cat, il dispositivo realizzato da un gruppo di inventori italiani che parrebbe generare energia tramite una reazione nucleare pulita. Ha tutti gli ingredienti che inducono alla massima prudenza: una promessa straordinaria, un'apparente contraddizione delle conoscenze scientifiche attuali, poca trasparenza sui dati tecnici, toni accesi, scambi di accuse, polemiche e tifoserie accanite.
Purtroppo il campo delle energie generate in modo "miracoloso" è pieno di abbagli e imbrogli dai quali è indispensabile tutelarsi. Sperando che il miracolo stavolta ci sia davvero, perché ne abbiamo molto bisogno, dobbiamo però pretendere verifiche e conferme accurate ed imparziali prima di accettare i risultati apparentemente straordinari dell'E-Cat. È inutile sbilanciarsi – e imprudente aprire il portafogli – fino a quel momento.
Oggi è stata pubblicata su Query un'intervista al ricercatore Giuseppe Levi che contiene molti link utili e nella quale Levi dice che ci vorranno da sei a dieci mesi prima di poter emettere un rapporto completo sul funzionamento dell'E-Cat. Un tempo che stride molto con gli annunci dell'avvio in Grecia, entro questo novembre, della prima piccola centrale energetica (1 MW) basata su questa nuova tecnologia attribuita ad Andrea Rossi e al fisico Sergio Focardi.
È facile, in casi come questi, perdersi nei dettagli tecnici, nelle cataste di articoli e documenti e nelle polemiche sui metodi di misura, ma mi sembra ragionevole pensare che ci sia un modo molto semplice per capire se l'E-Cat funziona o è una bufala, senza costringere i suoi inventori a rivelare segreti industriali o altro, ed è lo stesso usato per tutti coloro che propongono dispositivi che sembrano generare energia dal nulla.
Il metodo è questo: si prende un E-Cat e lo si fa funzionare per qualche giorno (una settimana, per esempio) sotto stretta sorveglianza indipendente di ogni possibile via di apporto di energia. Il dispositivo in sé non ha bisogno di essere ispezionato: basta che sia isolato da qualunque cosa possa essere usata per alimentarlo di nascosto e che l'energia in uscita sia tale da precludere l'uso di batterie o altre riserve di energia nascoste all'interno del dispositivo (il megawatt promesso in Grecia, per esempio, sarebbe difficile da generare per una settimana di fila usando batterie nascoste o simili). Se alla fine l'aggeggio avrà generato più energia di quanta ne sia stata immessa per la sua gestione (e sarà stato possibile verificare che non ne sia stata immessa altra di nascosto), vorrà dire che funziona. Come funzioni di preciso lo si potrà discutere in seguito: ma prima occorre questa semplice dimostrazione.
Tutto qui: se funziona, è scienza; se non funziona, è una bufala. Se non viene dimostrato che funziona, in un campo così delicato e promettente bisogna presumere la bufala fino a schiacciante prova contraria. Le posizioni fideistiche, i sondaggi sul "credere" o meno all'invenzione di Rossi e Focardi, le teorie di complotto su presunti insabbiamenti da parte delle multinazionali del petrolio, sono stupide e inutili. Contano i fatti.
Per chi fosse interessato all'argomento e si fosse lasciato convincere dal fatto che l'E-Cat è stato brevettato, ricordo che un brevetto non garantisce di per sé che l'invenzione funzioni. Inoltre segnalo che la domanda di brevetto PCT/IT2008/00532, riguardante il dispositivo, fu respinta per insufficiente chiarezza nel descrivere l'invenzione in modo da consentire a un esperto del settore di riprodurla e per mancanza di prove di produzione di energia. Contiene, però, un'affermazione molto interessante: un esemplare del dispositivo sarebbe stato installato a ottobre 2007 presso la società EON (via Carlo Ragazzi 18, Bondeno, provincia di Ferrara; da non confondere con la E.ON) e funzionerebbe perfettamente “24 ore al giorno” fornendo “una quantità di calore sufficiente a riscaldare lo stabilimento”. Provo a investigare. Qualcuno ne sa di più?
Il brevetto italiano 0001387256, i cui estremi sono riportati qui presso l'Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, non è consultabile online, ma è pubblicamente accessibile e richiedibile seguendo questa procedura. L'iter del brevetto europeo EP2259998, con le annesse contestazioni da parte di terzi, è disponibile qui presso l'Ufficio Brevetti Europeo. Un elenco più dettagliato dei vari documenti brevettuali sull'E-Cat è in questo articolo di Nyteknik.se (in inglese).
Per trasparenza, mi sento in dovere di precisare che alcuni anni fa sono stato collaboratore di una delle società coinvolte in questa vicenda. Non ho comunque avuto accesso privilegiato ai documenti riguardanti l'E-Cat.
Nulla mi farebbe più contento di scoprire una soluzione pulita e compatta ai problemi energetici che ci assillano. Ma l'esperienza insegna che se una cosa sembra troppo bella per essere vera, spesso non è vera. Aspettiamo quindi la dimostrazione. Anzi, pretendiamola.
Seguo ormai da parecchio tempo la vicenda intrigante dell'E-Cat, il dispositivo realizzato da un gruppo di inventori italiani che parrebbe generare energia tramite una reazione nucleare pulita. Ha tutti gli ingredienti che inducono alla massima prudenza: una promessa straordinaria, un'apparente contraddizione delle conoscenze scientifiche attuali, poca trasparenza sui dati tecnici, toni accesi, scambi di accuse, polemiche e tifoserie accanite.
Purtroppo il campo delle energie generate in modo "miracoloso" è pieno di abbagli e imbrogli dai quali è indispensabile tutelarsi. Sperando che il miracolo stavolta ci sia davvero, perché ne abbiamo molto bisogno, dobbiamo però pretendere verifiche e conferme accurate ed imparziali prima di accettare i risultati apparentemente straordinari dell'E-Cat. È inutile sbilanciarsi – e imprudente aprire il portafogli – fino a quel momento.
Oggi è stata pubblicata su Query un'intervista al ricercatore Giuseppe Levi che contiene molti link utili e nella quale Levi dice che ci vorranno da sei a dieci mesi prima di poter emettere un rapporto completo sul funzionamento dell'E-Cat. Un tempo che stride molto con gli annunci dell'avvio in Grecia, entro questo novembre, della prima piccola centrale energetica (1 MW) basata su questa nuova tecnologia attribuita ad Andrea Rossi e al fisico Sergio Focardi.
È facile, in casi come questi, perdersi nei dettagli tecnici, nelle cataste di articoli e documenti e nelle polemiche sui metodi di misura, ma mi sembra ragionevole pensare che ci sia un modo molto semplice per capire se l'E-Cat funziona o è una bufala, senza costringere i suoi inventori a rivelare segreti industriali o altro, ed è lo stesso usato per tutti coloro che propongono dispositivi che sembrano generare energia dal nulla.
Il metodo è questo: si prende un E-Cat e lo si fa funzionare per qualche giorno (una settimana, per esempio) sotto stretta sorveglianza indipendente di ogni possibile via di apporto di energia. Il dispositivo in sé non ha bisogno di essere ispezionato: basta che sia isolato da qualunque cosa possa essere usata per alimentarlo di nascosto e che l'energia in uscita sia tale da precludere l'uso di batterie o altre riserve di energia nascoste all'interno del dispositivo (il megawatt promesso in Grecia, per esempio, sarebbe difficile da generare per una settimana di fila usando batterie nascoste o simili). Se alla fine l'aggeggio avrà generato più energia di quanta ne sia stata immessa per la sua gestione (e sarà stato possibile verificare che non ne sia stata immessa altra di nascosto), vorrà dire che funziona. Come funzioni di preciso lo si potrà discutere in seguito: ma prima occorre questa semplice dimostrazione.
Tutto qui: se funziona, è scienza; se non funziona, è una bufala. Se non viene dimostrato che funziona, in un campo così delicato e promettente bisogna presumere la bufala fino a schiacciante prova contraria. Le posizioni fideistiche, i sondaggi sul "credere" o meno all'invenzione di Rossi e Focardi, le teorie di complotto su presunti insabbiamenti da parte delle multinazionali del petrolio, sono stupide e inutili. Contano i fatti.
Per chi fosse interessato all'argomento e si fosse lasciato convincere dal fatto che l'E-Cat è stato brevettato, ricordo che un brevetto non garantisce di per sé che l'invenzione funzioni. Inoltre segnalo che la domanda di brevetto PCT/IT2008/00532, riguardante il dispositivo, fu respinta per insufficiente chiarezza nel descrivere l'invenzione in modo da consentire a un esperto del settore di riprodurla e per mancanza di prove di produzione di energia. Contiene, però, un'affermazione molto interessante: un esemplare del dispositivo sarebbe stato installato a ottobre 2007 presso la società EON (via Carlo Ragazzi 18, Bondeno, provincia di Ferrara; da non confondere con la E.ON) e funzionerebbe perfettamente “24 ore al giorno” fornendo “una quantità di calore sufficiente a riscaldare lo stabilimento”. Provo a investigare. Qualcuno ne sa di più?
Il brevetto italiano 0001387256, i cui estremi sono riportati qui presso l'Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, non è consultabile online, ma è pubblicamente accessibile e richiedibile seguendo questa procedura. L'iter del brevetto europeo EP2259998, con le annesse contestazioni da parte di terzi, è disponibile qui presso l'Ufficio Brevetti Europeo. Un elenco più dettagliato dei vari documenti brevettuali sull'E-Cat è in questo articolo di Nyteknik.se (in inglese).
Per trasparenza, mi sento in dovere di precisare che alcuni anni fa sono stato collaboratore di una delle società coinvolte in questa vicenda. Non ho comunque avuto accesso privilegiato ai documenti riguardanti l'E-Cat.
Nulla mi farebbe più contento di scoprire una soluzione pulita e compatta ai problemi energetici che ci assillano. Ma l'esperienza insegna che se una cosa sembra troppo bella per essere vera, spesso non è vera. Aspettiamo quindi la dimostrazione. Anzi, pretendiamola.
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