Un blog di Paolo Attivissimo, giornalista informatico e cacciatore di bufale
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2014/09/10
Apple presenta iPhone maxi e pagamenti facili, ma niente Melarologio fino al 2015
Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “gervasil*” ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Ieri sera, su richiesta della TV svizzera che mi ha chiesto un'impressione a caldo (video) e non per diletto personale, ho seguito la presentazione dei nuovi prodotti Apple. Ci tengo a precisarlo perché di solito mi tengo lontano dal delirio di anticipazioni, indiscrezioni e voci di corridoio e da queste cerimonie da telepredicatori che hanno un gadget al posto della Bibbia e folle osannanti pronte ad applaudire qualunque sciocchezza venga propinata dal guru. Per carità, molti prodotti Apple mi piacciono e li uso intensamente, ma sono allergico alle esaltazioni acritiche di qualunque genere e trovo giornalisticamente discutibile regalare così tanta pubblicità a una marca.
A dire il vero, seguito è una parola grossa, perché lo streaming (riservato a utenti di software o dispositivi Apple) è stato un fallimento totale, e non solo per me: non andava proprio (immagine qui accanto), e quando andava c'era l'audio dell'interprete cinese, c'era un brano fuori sequenza o in ritardo di vari minuti oppure non c'era audio del tutto. Inguardabile. Per fortuna c'erano i liveblog di Ars Technica e di altri giornalisti presenti in sala, che hanno riferito cosa stava accadendo. Non è stata una bella figura, per un'azienda che gioca così tanto sull'immagine e sul mito del “funziona e basta”.
Sono stati presentati gli iPhone 6: due taglie (una da 4,7 pollici e una maxi da 5,5, denominata Plus; scaricate qui la sagoma stampabile per farvi un'idea). Vetro anche lungo i bordi? Se ho capito bene, pare un invito a rottura ancora più facilitata. Carino il sensore barometrico per misurare l'altitudine. Interessante il Voice over LTE. Intrigante l'handover delle chiamate da Wi-Fi a rete cellulare e viceversa. Notevole lo stabilizzatore ottico (solo sul Plus). Goloso il video al rallentatore fino a 240 fotogrammi/sec. Discutibile l'HDR sui video. Saranno offerti 128 GB di memoria massima. Arriva finalmente l'NFC che gli altri avevano già. iPhone 6 sarà disponibile dal 19 settembre in USA, Canada, Regno Unito, Francia, Germania, Australia, Hong Kong, Singapore e Giappone, stando ai dati presentati ieri durante l'evento.
La novità più interessante dell'evento è quella di cui probabilmente si parlerà di meno: Apple Pay, il sistema integrato di pagamento che usa l'iPhone e il suo sensore d'impronta digitale come terminale di autenticazione per i pagamenti. Avvicini l'iPhone al terminale senza fili, appoggi il dito sul sensore, e i soldi vengono prelevati dalla carta di credito che hai memorizzato in un'area protetta del telefonino. Sui siti Web non devi più digitare i codici della carta e i dati personali per fare un acquisto: ci pensa Apple Pay. Nei ristoranti convenzionati puoi pagare il conto direttamente online. Apple dice di aver preso misure severe per non sapere cosa comprano gli utenti e non dare ai venditori i dati della carta (manda loro un codice usa e getta) e in caso di smarrimento dell'iPhone sospende automaticamente le carte di credito associate. Una bella sfida per Visa, Mastercard e soci.
Vengo, infine, all'iWatch, che non si chiama iWatch, ma Apple Watch (senza la classica “i” iniziale). Il “melarologio” (conio di @williwongi; io propongo iLora) in realtà non c'è ancora: quello che è stato mostrato è soltanto un prototipo, usato in condizioni strettamente controllate sul palco e poco funzionante (anche secondo Time) negli esemplari-demo mostrati o messi in mano ai giornalisti. Apple dice che sarà disponibile nei primi mesi del 2015. Niente orologio Apple per questo Natale, insomma.
Com'è lo smartwatch di Apple? Un po' come tutti gli altri: è proprio il concetto di smartwatch che si scontra con alcuni limiti fisici, tecnici ed ergonomici, e il Campo di Distorsione della Realtà spesso usato da Apple non può cambiare le cose. Quanto durerà la batteria? Non si sa. Quanto sarà leggibile alla luce del sole? Non si sa. Si sa che costerà 350 dollari nel modello base: c'è un assortimento impressionante di varianti, cosa insolita per il Pensiero Unico di Apple. Ci sono due taglie (grande e meno grande) e vari materiali. Ma la sua forma quadrata serve a far vedere “guarda, sto indossando uno smartwatch”: è meno discreta della concorrenza che usa schermi circolari (Moto 360, per esempio). Apple ha azzeccato il valore di status symbol che ha da sempre l'orologio: non è uno strumento per indicare l'ora, è un indicatore sociale.
Per contro, sono interessanti le soluzioni d'interfaccia utente. Bella l'idea di usare la corona, un elemento dell'orologio che è familiare e rassicurante, come pulsante di comando, in modo da ridurre il tempo per il quale le dita coprono il minischermo. Interessante lo schermo sensibile non solo al tocco ma anche alla pressione. Siri integrato. Non c'è una fotocamera integrata, come c'è invece per esempio nei Samsung, utilissima per esempio per i giornalisti in condizioni difficili. Divertente, ma un po' frivola, la trasmissione di dati in tempo reale da un Watch a un altro. I sensori di bordo includono il rilevamento delle pulsazioni, con ovvie applicazioni per il fitness digitalizzato, ma l'idea di mandare un ennesimo dato biometrico a un'azienda non mi entusiasma. Toglietevi l'Apple Watch prima degli amplessi e di altre attività analoghe, se non volete che vengano monitorate anche quelle.
La mia critica fondamentale agli smartwatch (di tutte le marche) è che sono un oggetto in più. Non sostituiscono il telefonino, di cui continuano ad avere bisogno: sono un suo accessorio, come lo è un auricolare Bluetooth. Questo significa che oltre a caricare ogni giorno lo smartphone dovrei caricare anche l'orologio. E così avrei due dispositivi con i quali rischierei di trovarmi a metà giornata con le batterie a terra, e due caricatori da portarmi in giro in viaggio.
Oltretutto non c'è molto che posso fare con lo smartwatch che non posso già fare (e soprattutto fare meglio) con il telefonino, a parte sbirciare i messaggi più discretamente o (nel caso di Apple Watch) avere una vibrazione che mi avvisa o mi guida e (forse) usare l'orologio come autenticatore di prossimità (mi avvicino al computer e il computer si sblocca senza dover digitare password, per esempio; idem per auto e camere d'albergo). Ci fosse stata la fotocamera, perlomeno avrei potuto scattare foto in modo discreto, ma non c'è. E comunque i telefonini, tablet e orologi Apple restano ecosistemi chiusi, vincolati da DRM e altri sistemi proprietari. Solo i suoi computer ti lasciano installare applicazioni non benedette da Apple. Per ora.
Conclusione: bella mossa l'iPhone Plus, che colma il vuoto fra iPhone e iPad mini; molto rumore per nulla per Apple Watch; e Apple Pay è la vera novità che verrà sistematicamente ignorata, coperta dall'ossessione per il feticcio da polso.
Aggiornamento (11:40): The Onion, come sempre, centra in pieno quest'ossessione e la mette alla berlina, annunciando che Apple Watch “consente a chi lo indossa di fermare lo scorrere del tempo e farlo ripartire”, è “discreto, ma non così tanto che qualcuno possa scambiarlo per un orologio normale”, “disponibile in una varietà di colori e stili per consentirvi di esprimere la vostra sottomissione personale all'azienda di tecnologie dominante del pianeta” e offre “tutti i vantaggi di un orologio tradizionale che ha bisogno di essere caricato ogni 12 ore”. Le altre cattiverie veritiere le trovate qui.
Aggiornamento (2014/09/11): Telefonino.net segnala che l'iPhone 6 costerà in Italia 729€ (16 GB), 839€ (64 GB) e 949€ (128 GB). Il Plus costerà 839€ (16 GB), 949€ (64 GB), 1059€ (128 GB).
Ieri sera, su richiesta della TV svizzera che mi ha chiesto un'impressione a caldo (video) e non per diletto personale, ho seguito la presentazione dei nuovi prodotti Apple. Ci tengo a precisarlo perché di solito mi tengo lontano dal delirio di anticipazioni, indiscrezioni e voci di corridoio e da queste cerimonie da telepredicatori che hanno un gadget al posto della Bibbia e folle osannanti pronte ad applaudire qualunque sciocchezza venga propinata dal guru. Per carità, molti prodotti Apple mi piacciono e li uso intensamente, ma sono allergico alle esaltazioni acritiche di qualunque genere e trovo giornalisticamente discutibile regalare così tanta pubblicità a una marca.
A dire il vero, seguito è una parola grossa, perché lo streaming (riservato a utenti di software o dispositivi Apple) è stato un fallimento totale, e non solo per me: non andava proprio (immagine qui accanto), e quando andava c'era l'audio dell'interprete cinese, c'era un brano fuori sequenza o in ritardo di vari minuti oppure non c'era audio del tutto. Inguardabile. Per fortuna c'erano i liveblog di Ars Technica e di altri giornalisti presenti in sala, che hanno riferito cosa stava accadendo. Non è stata una bella figura, per un'azienda che gioca così tanto sull'immagine e sul mito del “funziona e basta”.
Sono stati presentati gli iPhone 6: due taglie (una da 4,7 pollici e una maxi da 5,5, denominata Plus; scaricate qui la sagoma stampabile per farvi un'idea). Vetro anche lungo i bordi? Se ho capito bene, pare un invito a rottura ancora più facilitata. Carino il sensore barometrico per misurare l'altitudine. Interessante il Voice over LTE. Intrigante l'handover delle chiamate da Wi-Fi a rete cellulare e viceversa. Notevole lo stabilizzatore ottico (solo sul Plus). Goloso il video al rallentatore fino a 240 fotogrammi/sec. Discutibile l'HDR sui video. Saranno offerti 128 GB di memoria massima. Arriva finalmente l'NFC che gli altri avevano già. iPhone 6 sarà disponibile dal 19 settembre in USA, Canada, Regno Unito, Francia, Germania, Australia, Hong Kong, Singapore e Giappone, stando ai dati presentati ieri durante l'evento.
La novità più interessante dell'evento è quella di cui probabilmente si parlerà di meno: Apple Pay, il sistema integrato di pagamento che usa l'iPhone e il suo sensore d'impronta digitale come terminale di autenticazione per i pagamenti. Avvicini l'iPhone al terminale senza fili, appoggi il dito sul sensore, e i soldi vengono prelevati dalla carta di credito che hai memorizzato in un'area protetta del telefonino. Sui siti Web non devi più digitare i codici della carta e i dati personali per fare un acquisto: ci pensa Apple Pay. Nei ristoranti convenzionati puoi pagare il conto direttamente online. Apple dice di aver preso misure severe per non sapere cosa comprano gli utenti e non dare ai venditori i dati della carta (manda loro un codice usa e getta) e in caso di smarrimento dell'iPhone sospende automaticamente le carte di credito associate. Una bella sfida per Visa, Mastercard e soci.
Vengo, infine, all'iWatch, che non si chiama iWatch, ma Apple Watch (senza la classica “i” iniziale). Il “melarologio” (conio di @williwongi; io propongo iLora) in realtà non c'è ancora: quello che è stato mostrato è soltanto un prototipo, usato in condizioni strettamente controllate sul palco e poco funzionante (anche secondo Time) negli esemplari-demo mostrati o messi in mano ai giornalisti. Apple dice che sarà disponibile nei primi mesi del 2015. Niente orologio Apple per questo Natale, insomma.
Com'è lo smartwatch di Apple? Un po' come tutti gli altri: è proprio il concetto di smartwatch che si scontra con alcuni limiti fisici, tecnici ed ergonomici, e il Campo di Distorsione della Realtà spesso usato da Apple non può cambiare le cose. Quanto durerà la batteria? Non si sa. Quanto sarà leggibile alla luce del sole? Non si sa. Si sa che costerà 350 dollari nel modello base: c'è un assortimento impressionante di varianti, cosa insolita per il Pensiero Unico di Apple. Ci sono due taglie (grande e meno grande) e vari materiali. Ma la sua forma quadrata serve a far vedere “guarda, sto indossando uno smartwatch”: è meno discreta della concorrenza che usa schermi circolari (Moto 360, per esempio). Apple ha azzeccato il valore di status symbol che ha da sempre l'orologio: non è uno strumento per indicare l'ora, è un indicatore sociale.
Per contro, sono interessanti le soluzioni d'interfaccia utente. Bella l'idea di usare la corona, un elemento dell'orologio che è familiare e rassicurante, come pulsante di comando, in modo da ridurre il tempo per il quale le dita coprono il minischermo. Interessante lo schermo sensibile non solo al tocco ma anche alla pressione. Siri integrato. Non c'è una fotocamera integrata, come c'è invece per esempio nei Samsung, utilissima per esempio per i giornalisti in condizioni difficili. Divertente, ma un po' frivola, la trasmissione di dati in tempo reale da un Watch a un altro. I sensori di bordo includono il rilevamento delle pulsazioni, con ovvie applicazioni per il fitness digitalizzato, ma l'idea di mandare un ennesimo dato biometrico a un'azienda non mi entusiasma. Toglietevi l'Apple Watch prima degli amplessi e di altre attività analoghe, se non volete che vengano monitorate anche quelle.
La mia critica fondamentale agli smartwatch (di tutte le marche) è che sono un oggetto in più. Non sostituiscono il telefonino, di cui continuano ad avere bisogno: sono un suo accessorio, come lo è un auricolare Bluetooth. Questo significa che oltre a caricare ogni giorno lo smartphone dovrei caricare anche l'orologio. E così avrei due dispositivi con i quali rischierei di trovarmi a metà giornata con le batterie a terra, e due caricatori da portarmi in giro in viaggio.
Oltretutto non c'è molto che posso fare con lo smartwatch che non posso già fare (e soprattutto fare meglio) con il telefonino, a parte sbirciare i messaggi più discretamente o (nel caso di Apple Watch) avere una vibrazione che mi avvisa o mi guida e (forse) usare l'orologio come autenticatore di prossimità (mi avvicino al computer e il computer si sblocca senza dover digitare password, per esempio; idem per auto e camere d'albergo). Ci fosse stata la fotocamera, perlomeno avrei potuto scattare foto in modo discreto, ma non c'è. E comunque i telefonini, tablet e orologi Apple restano ecosistemi chiusi, vincolati da DRM e altri sistemi proprietari. Solo i suoi computer ti lasciano installare applicazioni non benedette da Apple. Per ora.
Conclusione: bella mossa l'iPhone Plus, che colma il vuoto fra iPhone e iPad mini; molto rumore per nulla per Apple Watch; e Apple Pay è la vera novità che verrà sistematicamente ignorata, coperta dall'ossessione per il feticcio da polso.
Aggiornamento (11:40): The Onion, come sempre, centra in pieno quest'ossessione e la mette alla berlina, annunciando che Apple Watch “consente a chi lo indossa di fermare lo scorrere del tempo e farlo ripartire”, è “discreto, ma non così tanto che qualcuno possa scambiarlo per un orologio normale”, “disponibile in una varietà di colori e stili per consentirvi di esprimere la vostra sottomissione personale all'azienda di tecnologie dominante del pianeta” e offre “tutti i vantaggi di un orologio tradizionale che ha bisogno di essere caricato ogni 12 ore”. Le altre cattiverie veritiere le trovate qui.
Aggiornamento (2014/09/11): Telefonino.net segnala che l'iPhone 6 costerà in Italia 729€ (16 GB), 839€ (64 GB) e 949€ (128 GB). Il Plus costerà 839€ (16 GB), 949€ (64 GB), 1059€ (128 GB).
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