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2014/11/07
Ho provato Oculus Rift: la realtà virtuale stavolta funziona. Ed è inebriante
Grazie a un amico, Luca, ho provato Oculus Rift: un sistema di realtà virtuale che accoppia a un computer un visore costituito da uno smartphone e da una coppia di lenti. Ed è assolutamente inebriante.
Lasciate perdere i video che abbondano su Youtube: non rendono affatto giustizia all'esperienza fisica di vedere in 3D, tutto intorno a te, un intero universo. Quando ti giri, l'immagine ti segue, creando l'illusione di essere circondato dallo schermo. Quando ti avvicini al cruscotto della tua astronave, ne vedi i dettagli perché si avvicina a te, solida e tridimensionale. Quando ti sporgi di lato e guardi giù, vedi sotto di te il vuoto e ne percepisci la profondità.
Certo, la risoluzione è ancora relativamente modesta e crea davanti agli occhi un “effetto zanzariera” dovuto alla griglia di pixel, ma il cervello si abitua in fretta, tanto che dopo un'ora di esplorazione di universi a bocca aperta dallo stupore mi sono tolto l'Oculus Rift e ho avuto la bizzarra sensazione di cercare i pixel anche nella realtà.
A differenza dei sistemi di realtà virtuale del passato, soprattutto, Oculus Rift non è più affetto dal fastidioso ritardo fra movimento della testa e adeguamento dell'immagine, per cui non c'è più il mal di mare che caratterizzava le versioni precedenti, almeno nella mia esperienza.
Sono già disponibili giochi per Oculus, e le recensioni sono entusiaste; Rift è anche uno strumento perfetto per l'esplorazione museale e per l'addestramento e la simulazione in moltissimi ambienti, ed è disponibile a prezzi abbordabili (a patto di avere già un computer piuttosto potente). L'unico rischio è che la realtà virtuale sia talmente immersiva da non volerne più uscire.
Non ci sono parole o video che possano descrivere la sensazione che si prova a fluttuare sopra gli anelli di Saturno, che ti riempiono il campo visivo a distanza infinita e si riflettono sul vetro della tua astronave: l'unico modo per capire l'impatto di Oculus Rift è provarlo. Fatelo. Non ve ne pentirete.
Lasciate perdere i video che abbondano su Youtube: non rendono affatto giustizia all'esperienza fisica di vedere in 3D, tutto intorno a te, un intero universo. Quando ti giri, l'immagine ti segue, creando l'illusione di essere circondato dallo schermo. Quando ti avvicini al cruscotto della tua astronave, ne vedi i dettagli perché si avvicina a te, solida e tridimensionale. Quando ti sporgi di lato e guardi giù, vedi sotto di te il vuoto e ne percepisci la profondità.
Certo, la risoluzione è ancora relativamente modesta e crea davanti agli occhi un “effetto zanzariera” dovuto alla griglia di pixel, ma il cervello si abitua in fretta, tanto che dopo un'ora di esplorazione di universi a bocca aperta dallo stupore mi sono tolto l'Oculus Rift e ho avuto la bizzarra sensazione di cercare i pixel anche nella realtà.
A differenza dei sistemi di realtà virtuale del passato, soprattutto, Oculus Rift non è più affetto dal fastidioso ritardo fra movimento della testa e adeguamento dell'immagine, per cui non c'è più il mal di mare che caratterizzava le versioni precedenti, almeno nella mia esperienza.
Sono già disponibili giochi per Oculus, e le recensioni sono entusiaste; Rift è anche uno strumento perfetto per l'esplorazione museale e per l'addestramento e la simulazione in moltissimi ambienti, ed è disponibile a prezzi abbordabili (a patto di avere già un computer piuttosto potente). L'unico rischio è che la realtà virtuale sia talmente immersiva da non volerne più uscire.
Non ci sono parole o video che possano descrivere la sensazione che si prova a fluttuare sopra gli anelli di Saturno, che ti riempiono il campo visivo a distanza infinita e si riflettono sul vetro della tua astronave: l'unico modo per capire l'impatto di Oculus Rift è provarlo. Fatelo. Non ve ne pentirete.
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