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2017/06/02
Blue Whale Challenge, qualche dato per riflettere
Ho provato a cercare in Google Trends uno degli hashtag più importanti legati al Blue Whale Challenge (quello che invocherebbe un presunto “curatore”). I risultati sembrano indicare un ruolo molto chiaro dei media tradizionali nella diffusione della notorietà del concetto, con tutte le responsabilità che questo comporta.
A livello mondiale, prima di maggio di quest’anno era calma piatta:
L’effetto in Italia della trasmissione Le Iene del 14 maggio scorso dedicata alla “sfida” del Blue Whale Challenge sembra emergere molto chiaramente:
Ingrandendo il dettaglio degli ultimi 30 giorni emerge ancora più chiaramente questo picco:
Lo stesso vale per la ricerca in Google di “Blue Whale” in Italia:
Gli effetti de Le Iene sono visibili anche guardando i dati svizzeri:
Se poi guardiamo la suddivisione di questi dati per sottoregione, il Ticino spicca enormemente:
Il legame fra Le Iene e la popolarità del BWC sembra confermata anche dalle ricerche correlate:
Parlare in televisione di questi drammi, insomma, è sempre un rischio, perché si finisce per creare curiosità e interesse intorno a un’idea che prima era poco diffusa. Se questo rischio non è compensato da un approccio responsabile, i danni possono essere gravissimi.
Su Instagram, Youtube e Twitter, sfogliare gli hashtag legati al BWC trova un numero abbastanza modesto di risultati, molti dei quali sono fra l’altro pubblicati da persone che stanno usando questi hashtag per attirare traffico e visualizzazioni dei propri video. I casi che sembrano reali sono un’esigua minoranza: con questo non voglio minimizzare il problema, ma è importante che sia chiaro che il caso BWC è stato pompato a dismisura dai mezzi di comunicazione di massa tradizionali. Prima di demonizzare Internet, insomma, sarebbe il caso di guardarsi in casa.
Intanto la reazione di Internet è stata vivace e costruttiva: sono nati i memi che prendono in giro il BWC e ho notato un’improvvisa popolarità dell’hashtag #redlionchallenge, che è legato a una contro-sfida: elencare le cose buone e belle fatte, presenti e da fare nella propria vita e seguire una serie di compiti positivi.
A livello mondiale, prima di maggio di quest’anno era calma piatta:
L’effetto in Italia della trasmissione Le Iene del 14 maggio scorso dedicata alla “sfida” del Blue Whale Challenge sembra emergere molto chiaramente:
Ingrandendo il dettaglio degli ultimi 30 giorni emerge ancora più chiaramente questo picco:
Lo stesso vale per la ricerca in Google di “Blue Whale” in Italia:
Gli effetti de Le Iene sono visibili anche guardando i dati svizzeri:
Se poi guardiamo la suddivisione di questi dati per sottoregione, il Ticino spicca enormemente:
Il legame fra Le Iene e la popolarità del BWC sembra confermata anche dalle ricerche correlate:
Parlare in televisione di questi drammi, insomma, è sempre un rischio, perché si finisce per creare curiosità e interesse intorno a un’idea che prima era poco diffusa. Se questo rischio non è compensato da un approccio responsabile, i danni possono essere gravissimi.
Su Instagram, Youtube e Twitter, sfogliare gli hashtag legati al BWC trova un numero abbastanza modesto di risultati, molti dei quali sono fra l’altro pubblicati da persone che stanno usando questi hashtag per attirare traffico e visualizzazioni dei propri video. I casi che sembrano reali sono un’esigua minoranza: con questo non voglio minimizzare il problema, ma è importante che sia chiaro che il caso BWC è stato pompato a dismisura dai mezzi di comunicazione di massa tradizionali. Prima di demonizzare Internet, insomma, sarebbe il caso di guardarsi in casa.
Intanto la reazione di Internet è stata vivace e costruttiva: sono nati i memi che prendono in giro il BWC e ho notato un’improvvisa popolarità dell’hashtag #redlionchallenge, che è legato a una contro-sfida: elencare le cose buone e belle fatte, presenti e da fare nella propria vita e seguire una serie di compiti positivi.
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