Un blog di Paolo Attivissimo, giornalista informatico e cacciatore di bufale
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2020/04/17
Avvisare che una notizia è falsa riduce la sua credibilità. Anche nei social network
Facebook ha pubblicato i risultati della sua attività di contrasto alla disinformazione, basata sulla collaborazione con oltre 60 organizzazioni di verifica delle notizie in una cinquantina di lingue.
Il social network, seguendo le indicazioni di questi fact-checker, rimuove molte delle notizie false più pericolose, quelle che possono causare danni diretti alla salute, come presunte terapie che in realtà rischiano di causare avvelenamenti.
Ma rimuovere completamente un contenuto comporta sempre il rischio di essere accusati di censura, per cui Facebook affianca a questa azione drastica anche una semplice avvertenza sovrapposta alle notizie controverse o che potrebbero indurre in inganno.
Secondo il social network, che ovviamente rileva tutte le attività degli utenti all’interno della propria app, quando le persone vedono gli avvisi che segnalano che quello che stanno per leggere è ritenuto falso o ingannevole, nel 95% dei casi si fermano e non leggono la pseudonotizia.
A marzo di quest’anno, per esempio, Facebook ha mostrato queste avvertenze su circa 40 milioni di post falsi o ingannevoli riguardanti la pandemia, basandosi su circa 4000 articoli preparati dai fact-checker, e ha portato gli utenti alle pagine antibufala dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. È sicuramente un buon inizio. Resta ora da trovare il modo di aiutare quel 5% rimanente.
Il social network, seguendo le indicazioni di questi fact-checker, rimuove molte delle notizie false più pericolose, quelle che possono causare danni diretti alla salute, come presunte terapie che in realtà rischiano di causare avvelenamenti.
Ma rimuovere completamente un contenuto comporta sempre il rischio di essere accusati di censura, per cui Facebook affianca a questa azione drastica anche una semplice avvertenza sovrapposta alle notizie controverse o che potrebbero indurre in inganno.
Secondo il social network, che ovviamente rileva tutte le attività degli utenti all’interno della propria app, quando le persone vedono gli avvisi che segnalano che quello che stanno per leggere è ritenuto falso o ingannevole, nel 95% dei casi si fermano e non leggono la pseudonotizia.
A marzo di quest’anno, per esempio, Facebook ha mostrato queste avvertenze su circa 40 milioni di post falsi o ingannevoli riguardanti la pandemia, basandosi su circa 4000 articoli preparati dai fact-checker, e ha portato gli utenti alle pagine antibufala dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. È sicuramente un buon inizio. Resta ora da trovare il modo di aiutare quel 5% rimanente.
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