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Il Disinformatico: Elon Musk

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2023/09/19

Antibufala: no, Elon Musk non ha detto che Twitter/X diventerà a pagamento per tutti

Pubblicazione iniziale: 2023/09/19 12:04. Ultimo aggiornamento: 2023/09/20 10:50. Immagine generata da Lexica.art.

Sta circolando la diceria, riportata da moltissime testate giornalistiche, che Elon Musk avrebbe dichiarato che X (quello che una volta si chiamava Twitter) diventerà a pagamento per tutti. Non è così.

Tutto nasce da una dichiarazione fatta da Musk durante un incontro pubblico con Benjamin Netanyahu, trasmesso in streaming su X, a 34 minuti e 45 secondi dall’inizio (ringrazio Andrea Bettini per quest’indicazione). Netanyahu chiede a Musk se esiste un modo per frenare gli “eserciti di bot” che diffondono e amplificano l’odio, in modo che se c’è un hater perlomeno agisca solo con la propria voce invece di trovarsela amplificata dai bot.

Musk risponde dicendo:

“This is actually a super tough problem. And really, I'd say the single most important reason that we're moving to having a small monthly payment for use of the X system is, it's the only way I can think of to combat vast armies of bots. Because a bot costs a fraction of a penny, call it a tenth of a penny. But if somebody even has to pay a few dollars or something, some minor amount, the effective cost of bots is very high. And then you also have to get a new payment method every time you have a new bot. So that actually, the constraint of how many different credit cards you can find, even on the dark web or whatever. And then, so, prioritizing posts that are written by basically X Premium subscribers. And we're actually going to come out with a lower tier pricing. So we want it to be just a small amount of money...”

In altre parole, non ha detto che tutti gli account diventeranno a pagamento: ha detto solo che X si sta spostando verso l’adozione di un piccolo pagamento mensile per l’uso del sistema X e che X intende presentare un’opzione con un prezzo inferiore. “Spostarsi” non significa “obbligare”.

Sembra, insomma, che Musk stia soltanto proponendo di aggiungere un’iscrizione più a buon mercato per incentivare l’uso di X a pagamento, che attualmente langue intorno allo 0,3% di tutti gli utenti. E da come ne parla, non sembra che questa proposta sia già stata discussa o pianificata in dettaglio: sembra più un’idea partorita sul momento. Musk ha dimostrato ampiamente in passato di ventilare scenari che poi non si concretizzano.

Le Community notes, ossia il debunking interno di X coordinato dagli utenti, definiscono “ingannevoli” i post che parlano di un passaggio di X a un modello a pagamento per tutti, precisando che “in una recente intervista con il primo ministro di Israele, Elon ha dichiarato che [X] introdurrà "una fascia tariffaria ridotta" per i membri premium. Non c’è stato alcun riferimento a far pagare tutti per usare X” (“Misleading post. In a recent interview with the PM of Israel, Elon stated they will introduce "lower tier pricing" for premium members. There was absolutely no mention of charging everyone to use X.”).

Va detto che quest’ipotetica strategia sarebbe efficace contro i bot solo se fosse un pay-to-post universale; per contro, un pay-to-read sarebbe un suicidio. Per dirla in altre parole: “a pagamento per tutti” significherebbe che bisognerebbe pagare anche solo per leggere i post. Significherebbe pagare semplicemente per avere un account X che permetta di seguire specifici account. Questo sarebbe un colossale autogol commerciale, l'equivalente di un paywall intorno a X. Quindi, a meno che Elon Musk non abbia intenzioni autodistruttive per X, parlare di “a pagamento per tutti” non ha assolutamente senso.

La questione sarebbe differente se si trattasse di un ipotetico canone per poter postare (e/o mettere like, fare repost o commenti); ma a quel punto non sarebbe più un “per tutti”.

Fonti aggiuntive: Ars Technica, BBC, Social Media Today.

2023/06/12

Stasera alle 19 su YouTube parleremo di dove va Elon Musk, con gli ospiti di Tesla Owners Italia

Questa sera su YouTube faremo quattro chiacchiere in diretta sul tema Cosa ha in testa Elon Musk per lui e .... per noi?, da Twitter alla mobilità elettrica passando per lo spazio e le altre attività di un personaggio controverso.

La chiacchierata è organizzata da Tesla Owners Italia e verrà introdotta e moderata dal presidente e fondatore, Luca Del Bo. Questi sono gli interventi previsti:

  • Paolo Attivissimo | Come distruggere Twitter
  • Livia Ponzio | Elon Musk e i controversi rapporti con la politica
  • Andrea Crocetti | Michelangelo, Einstein, Darwin, Musk: tutti figli di Asperger
  • Carlo Bellati | I 4 punti vincenti dell'auto più venduta al mondo
  • Daniele Invernizzi | Un mondo senza batterie
  • Pierpaolo Zampini | È finita la love story con i sognatori di un mondo migliore?

2023/03/25

Twitter, fine dei bollini blu “classici”. Lascio scadere il mio, vediamo che succede

Sette anni fa, nel 2016, provai a chiedere il “bollino blu” di utente verificato a Twitter: inviai una foto della mia patente di guida, citai qualche sito che poteva confermare la mia identità e scrissi le motivazioni per le quali avevo chiesto il bollino. Quattro giorni dopo mi arrivò gratuitamente la conferma di accettazione, e da allora il mio account Twitter ha avuto il bollino di verifica. A partire dal primo aprile, a quanto pare, non l’avrà più.

Twitter ha infatti annunciato il 23 marzo scorso che dal primo di aprile inizierà la rimozione dei bollini di autenticazione vecchio stile; per mantenere il bollino ci si può iscrivere a pagamento a Twitter Blue (circa 8 dollari al mese, disponibile in tutto il mondo dalla stessa data) oppure, se si fa parte di un’organizzazione, ci si può rivolgere al servizio per le “organizzazioni verificate”, che però al momento non risulta ancora operativo e costerebbe 1000 dollari al mese per l’organizzazione più 50 dollari al mese per ogni affiliato, con verifica automatica di qualunque account personale affiliato a un’organizzazione verificata.

Il bollino blu di Twitter Blue non verifica più nulla ma indica semplicemente che l’utente ha pagato l’abbonamento (e sembra che Twitter stia lavorando a un’opzione che consente di non mostrare il nuovo bollino, forse per evitare derisioni e polemiche). Qualunque spammer, troll o truffatore può aprire un account “bollinato” usando il mio nome e cognome; spetterebbe a me accorgermene e segnalare ogni volta a Twitter l’impostore.

Il nuovo sistema non offre insomma nessuna garanzia di autenticazione e quindi è totalmente inutile per chi mi legge. Di conseguenza, lascerò che Twitter mi tolga il bollino, anche perché voglio vedere che cosa succede a un account che viene “degradato”.

Secondo Elon Musk, boss di Twitter, i tweet degli account non paganti verranno resi meno visibili; “i Tweet degli utenti verificati verranno mostrati per primi”, dice Twitter Blue, parlando anche di “piazzamento prioritizzato nelle conversazioni”.

Sto usando molto poco il mio account Twitter (sono passato da qualche centinaio di tweet a settimana a poche decine); mi limito ad annunciare i miei nuovi articoli o gli eventi di interesse generale.

Fonte: Socialblade.

Continuerò a mantenere il mio account, anche se “sbollinato”, perché comunque leggo molto le notizie diffuse via Twitter da giornali e fonti specialistiche che postano soltanto lì e soprattutto perché eliminare l’account farebbe sparire da Internet tutti i tweet che ho scritto, rendendo incomprensibili le tante conversazioni che ho avuto dal 2007, quando ho aperto l’account. Potrei anche trasformare il mio account in un account “professionale”, che non costa nulla, ma i suoi vantaggi sono molto modesti e per ora non voglio modificare il mio account normale: vediamo prima cosa succederà con la mia spunta blu.

Fra l‘altro, secondo le stime di SensorTower citate da TechCrunch tutta questa confusa vicenda dei bollini blu avrebbe fruttato ben poco a Twitter: circa 11 milioni di dollari in tutto, che sono una goccia nel mare di debiti nel quale si trova l’azienda. Queste stime indicano che ci sono oltre 385.000 iscritti a Twitter Blue in tutto il mondo (246.000 di questi sono in USA).

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2023/03/28 8:30 Elon Musk ha tweetato che a partire dal 15 aprile solo gli account “verificati” potranno comparire nella sezione “Per te” di Twitter che consiglia account da seguire o leggere, e che le votazioni dei sondaggi richiederanno account “verificati”. La giustificazione, dice, è che questo “è l'unico modo realistico per gestire la presa di controllo da parte degli sciami di bot di intelligenza artificiale avanzata”. In originale: “Starting April 15th, only verified accounts will be eligible to be in For You recommendations. The [sic] is the only realistic way to address advanced AI bot swarms taking over. It is otherwise a hopeless losing battle. Voting in polls will require verification for same reason.”

Va ricordato che “verificato”, nel lessico di Twitter e Elon Musk, significa semplicemente “pagante”. Twitter non fa alcuna verifica delle identità degli utenti ma si limita ad appoggiarsi agli (eventuali) controlli di identità effettuati dai gestori dei sistemi di pagamento.

Si sta man mano concretizzando un Twitter diviso in caste: da una parte gli utenti paganti, dall’altra gli utenti gratuiti, che saranno meno visibili e non potranno partecipare ai sondaggi. Ricordo però che qualche mese fa, a novembre 2022, Elon Musk aveva dichiarato che secondo lui il “sistema di nobili e plebei” dei bollini blu era “una stronzata” (in originale: “Twitter’s current lords & peasants system for who has or doesn’t have a blue checkmark is bullshit.”). A quanto pare, dividere gli utenti in “nobili e plebei” non è più “una stronzata” quando la divisione la decide Musk.

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2023/04/09 9:30. Ho ancora il bollino blu. Proseguo questa storia in questo articolo.

2023/01/26

Spam, SpaceX, Tesla e YouTube

C’è un tipo di spam particolare che sta diventando più frequente: i video fraudolenti su YouTube. Video che vengono addirittura consigliati da YouTube ai suoi utenti.

Si tratta di video che sembrano pubblicati da aziende molto conosciute ma sono in realtà creati da truffatori che prendono immagini, nomi e marchi di queste aziende e riconfezionano il tutto in modo che lo spettatore creda di assistere a una nuova comunicazione aziendale, per esempio l’annuncio di un nuovo prodotto, mentre in realtà gli viene proposto del materiale video vecchio al quale viene aggiunto un link che porta alla truffa vera e propria.

La cosa assurda, appunto, è che questi video finiscono fra quelli consigliati allo spettatore da YouTube perché rispecchiano i suoi interessi.

Per esempio, nei video che mi vengono consigliati da YouTube mi è comparso l’avviso di un video in diretta il cui titolo parlava di SpaceX, la società spaziale di Elon Musk, e annunciava un aggiornamento da parte di Musk stesso sul lancio del razzo gigante Falcon Heavy, un argomento che effettivamente mi interessa. L’account che presentava il video aveva il marchio di Tesla, altra azienda di Musk, e si faceva chiamare Tesla Academy.

Adesso sapete quali sono i miei interessi, almeno quelli che YouTube crede che siano i miei interessi.

Facendo scorrere il video, però, mi sono accorto che non era affatto una diretta, ma era una replica di una presentazione fatta da Elon Musk tempo fa, ed è comparso in sovrimpressione un codice QR insieme all’immagine di un tweet di Elon Musk che diceva “La tua vita cambierà entro pochi minuti se scansionerai il codice QR. Non è uno scherzo.”

Inoltre nei commenti erano stati fissati alcuni messaggi che parlavano di un grande giveaway, ossia di una distribuzione di regali da parte di Musk. Addirittura veniva proposto di raddoppiare le proprie criptovalute nel giro di “3-5 minuti” se si scansionava il codice QR mostrato nel video o si seguiva un link, citato nei commenti, per partecipare a questa elargizione.

Cliccando sul link o seguendo il codice QR si veniva portati a un sito contenente un annuncio, con tanto di logo di SpaceX e ritratto di Elon Musk, che spiegava i dettagli della partecipazione. Per raddoppiare le proprie criptovalute era sufficiente inviarle al sito.

Ovviamente si trattava di una trappola: se avessi abboccato, avrei mandato dei soldi non a SpaceX o a Elon Musk ma a degli sconosciuti, che sicuramente avrebbero fatto qualunque cosa tranne rimandarmene il doppio. Ho quindi segnalato a YouTube che si trattava di spam, usando l’apposita funzione e scegliendo la sezione “Spam o ingannevole” e poi “Truffe o frodi”, e infine ho descritto le ragioni della segnalazione.


YouTube ha rimosso il video poco dopo, a dimostrazione che segnalare questi truffatori funziona, ma resta un problema di fondo: YouTube non ha fatto prevenzione e ha accettato che venisse creato un utente il cui nome era un marchio registrato e la cui icona era anch’essa un marchio registrato, e ha inserito questo video truffaldino fra i consigliati, dandogli evidenza e visibilità, senza controllare se provenisse davvero dall’account dell’azienda titolare dei marchi.

Questa promozione da parte di YouTube di un video di truffatori è quindi molto pericolosa, perché conferisce credibilità al tentativo di frode. Se incontrate altri video di questo genere, segnalateli a YouTube, e avvisate i vostri conoscenti di questo fenomeno: non ci si può fidare ciecamente dei video consigliati da YouTube.

2022/12/24

Twitterremoto, quarta puntata: compare il numero di visualizzazioni, #ThereIsHelp rimosso temporaneamente, giornalisti ancora bloccati e altro ancora

Pubblicazione iniziale: 2022/12/24 10:49. Ultimo aggiornamento: 2022/12/28 9:40.

Grosso modo dalla mattina (ora italiana) del 24 dicembre Twitter ha attivato l’indicazione del numero di visualizzazioni di un tweet. Su Twitter Web e nell’app, ma non su Tweetdeck, sotto alcuni tweet compare un numero accanto all’icona delle statistiche.

Questa indicazione, però, non è sempre presente; quando manca, cliccando sull’icona delle statistiche (quella più a sinistra) compare l’avviso “I dati relativi alle visualizzazioni di questo Tweet non sono disponibili” accompagnato da un pulsante Cestina che è molto ingannevole, visto che non cestina nulla ma semplicemente chiude l’avviso.

Non sembra essere un filtro sul numero minimo di visualizzazioni, visto che ho notato tweet che indicavano anche una singola visualizzazione; forse è solo un ritardo nella propagazione del dato.

Resta da capire che cosa intende Twitter per “visualizzazione”. Un tweet che viene letto semplicemente facendo scorrere la cronologia verrà contato, oppure è necessario cliccarvi sopra? Inoltre sembra che mettere un like (normalmente segno che il tweet è stato letto) non faccia aumentare il contatore.

Questa nuova funzione potrebbe essere un autogol, perché rischia di rivelare che in realtà i tweet non vengono visti da tutti i follower e molti tweet non vengono letti praticamente da nessuno.

Sto facendo un test con questo tweet: quanti dei miei 420.964 follower attuali lo vedranno realmente? Finora (12.30), dopo tre ore circa, lo hanno “visualizzato” circa 17.200 account; dopo cinque ore (14.50), circa 29.000; dopo otto ore (17:50), circa 43.800; dopo due giorni e mezzo (1:40 del 26/12), circa 93.000. 

È emersa una contraddizione: il numero di “visualizzazioni” indicato nel tweet è completamente differente da quello che viene indicato cliccando sull’icona delle statistiche, come mostrato qui sotto: alle 14.55 di oggi, il tweet diceva 29.362, ma le statistiche dicevano 7.463. Ho segnalato il problema a @TwitterSupport. I due conteggi sono risultati sostanzialmente allineati dopo due giorni e mezzo (93.317 nel tweet, 92.398 nelle statistiche).

Il 24 dicembre Elon Musk ha tweetato che verrà aggiunta l’opzione di disattivare l’indicazione delle visualizzazioni (“We’ll tidy up the esthetics & add a setting to turn it off, but I think almost everyone will grow to like it”).

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Gli utenti paganti di Twitter hanno ora un piazzamento prioritario nelle conversazioni e possono caricare video lunghi fino a 60 minuti, secondo un aggiornamento della pagina informativa del servizio Twitter Blue (“Prioritized rankings in conversations: This feature prioritizes your replies on Tweets that you interact with. Longer video upload: Share more content with your followers. Twitter Blue subscribers can upload videos up to ~60 minutes long up to 2GB file size (1080p) (web only)”) (copia permanente).

C’è anche un progetto pilota chiamato Twitter Blue for Business, che aggiunge un bollino color oro agli account professionali o aziendali ufficiali.

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Intanto Reuters ha segnalato il 23 dicembre che nei giorni precedenti Twitter aveva “rimosso una funzione che promuoveva i numeri telefonici di prevenzione del suicidio e altre risorse di sicurezza agli utenti che cercavano alcuni tipi di contenuto”. Questa rimozione, secondo Reuters, sarebbe avvenuta per ordine di Elon Musk. 

Ella Irwin, head of trust and safety di Twitter, ha dichiarato a Reuters che si trattava di una rimozione temporanea e che la funzione, denominata #ThereIsHelp, sarebbe tornata online la settimana successiva. Ma Musk ha contraddetto Irwin tweetando il 24 dicembre che la notizia era falsa (“False, it is still there”), e aggiungendo che la funzione non era mai stata sospesa e che Twitter non previene il suicidio (“1. The message is actually still up. This is fake news. 2. Twitter doesn’t prevent suicide.”). Il giorno stesso (24 dicembre) la funzione è tornata online

Maggiori dettagli su questa confusione sono su Ars Technica.

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L’informatico e hacker George Hotz (aka Geohot), assunto a Twitter da Musk il 18 novembre scorso, si è dimesso il 22 dicembre (ANSA). Hotz è noto non solo per essere stato fra i primi a fare il jailbreak degli iPhone (2007) ma anche per aver fondato Comma.ai, un’azienda dedicata al software per la guida autonoma. Ha tweetato “[...] Appreciate the opportunity, but didn’t think there was any real impact I could make there [...]” (“apprezzo l’opportunità, ma non credo che ci fosse alcun impatto reale che io potessi produrre lì”).

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I giornalisti i cui account Twitter erano stati bloccati (sospesi) la settimana scorsa lo sono tuttora, nonostante le dichiarazioni di riammissione di Elon Musk, perché si rifiutano di accettare la richiesta, inviata privatamente da Twitter, di eliminare alcuni tweet riguardanti l’account @ElonJet, quello che pubblica i voli del jet privato di Musk. Lo segnala il Washington Post.

Si rifiutano perché considerano che accettare la richiesta di eliminazione costituirebbe una falsa ammissione di torto e una resa alle imposizioni arbitrarie di Musk. “Non ho intenzione di cancellare un tweet che conteneva informazioni basate sui fatti e non violava le regole di nessuno” ha dichiarato Drew Harwell del Washington Post, uno dei giornalisti bloccati, al quale Twitter ha chiesto di rimuovere un tweet che segnalava la sospensione dell’account di Mastodon da parte di Twitter perché segnalava l’esistenza dell’account Mastodon di @ElonJet.

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Mastodon si starebbe avvicinando ai nove milioni di utenti, secondo Mastodon Users.

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Il gestore di un’istanza Mastodon italiana, Mastodon Uno, getta luce sui propri costi di gestione: 1150 euro al mese per gestire oltre 60.000 persone di cui oltre 20.000 attive tutti i giorni (2 eurocent al mese a testa, insomma). Anche Fosstodon fa altrettanto (2100 dollari/mese). Entrambi dipendono dalle donazioni degli utenti (io ho già contribuito).

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L’account che traccia il jet di Musk è tornato su Twitter in una nuova veste: l’originale (@ElonJet) è ancora bloccato, ma il suo gestore, Jack Sweeney, ha attivato @ElonJetNextDay, che fa lo stesso tracciamento ma pubblica i dati con ventiquattro ore di ritardo in modo da adeguarsi alle nuove regole di Twitter, che permettono la condivisione di informazioni di localizzazione pubblicamente disponibili se è trascorso un lasso di tempo ragionevole.

2022/12/18

Twitterremoto, terza puntata: giornalisti bannati, Mastodon segnalato come malware, Musk litigioso, la burla di “John Mastodon” e altro ancora

Pubblicazione iniziale: 2022/12/18 19:55. Ultimo aggiornamento: 2022/12/22 09:30. Una versione più breve di questo articolo è disponibile nel podcast Il Disinformatico del 23 dicembre 2022.

Sto cercando di evitare di parlare troppo di Twitter e Elon Musk, ma gli ultimi sviluppi e dietrofront sono talmente assurdi e comici che mi tocca fare un aggiornamento ai riassunti che ho già pubblicato (uno, due). Come ho già detto, sospetto che fra qualche anno ci chiederemo se sia davvero successa tutta questa follia, per cui credo sia opportuno tenerne traccia adesso, finché è possibile.

Giornalisti bannati e poi (parzialmente) ripristinati

Cominciamo dal ban di Twitter a vari giornalisti di cui avevo già segnalato le prime avvisaglie: il 15 dicembre (le prime ore del 16 in Europa) almeno dieci giornalisti hanno scoperto che i propri account Twitter erano stati sospesi permanentemente, senza preavviso e senza dare alcuna motivazione. Questo è l’elenco stilato da Gizmodo:

  • Matt Binder (Mashable)
  • Drew Harwell (Washington Post)
  • Steve Herman (VOA News)
  • It’s Going Down News (Independent Site)
  • Micah Lee (The Intercept)
  • Ryan Mac (New York Times)
  • Mastadon (Social Media Site)
  • Keith Olbermann (formerly MSNBC)
  • Donie O’Sullivan (CNN)
  • Tony Webster (Minnesota Reformer)

A questi dieci si sono aggiunti Taylor Lorenz (Washington Post), che racconta la propria vicenda qui, Aaron Rupar e Linette Lopez.

Queste sospensioni hanno ricevuto la condanna delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea e del ministero degli affari esteri tedesco, come riferisce la BBC aggiungendo che un portavoce di Twitter ha dichiarato che i ban sarebbero legati alla “condivisione in tempo reale di dati di localizzazione”, che è vietata dalle nuove Regole di Twitter anche quando queste informazioni sono pubbliche.

Se usate Twitter, insomma, teoricamente potreste trovarvi nei guai se postate una foto di un vostro amico mentre state mangiando insieme al ristorante e il tweet è geolocalizzato automaticamente, come capita spesso.

A giudicare da vari tweet di Elon Musk, i giornalisti sarebbero stati bannati per aver segnalato ai loro lettori l’esistenza di un account che era su Twitter e ora è su Mastodon e permette di sapere dove si trova il suo jet personale, cosa che secondo Musk avrebbe permesso a uno stalker di accostarsi a un’auto che trasportava almeno uno dei suoi figli a Los Angeles. La polizia della città, però, non ha trovato alcun nesso fra questo account e l’episodio di stalking contestato da Musk, che è avvenuto 23 ore dopo l’ultimo tweet di tracciamento da parte di @elonjet e a circa 40 chilometri di distanza dall’aeroporto.

Inoltre alcuni dei giornalisti bannati non avevano nemmeno menzionato questa vicenda (Lorenz, per esempio, si era limitata a chiedere a Musk un commento), e nessuno di loro aveva pubblicato informazioni sugli spostamenti in auto di Musk o della sua famiglia (Lorenz è stata accusata nel 2022 di aver condiviso un indirizzo di abitazione, via Twitter e in un articolo per il New York Times, ma di un’altra persona e in una vicenda legale completamente slegata da Musk e famiglia).

Alcuni di questi giornalisti hanno semplicemente citato l’account Twitter @elonjet, che pubblicava in tempo reale, usando dati pubblici, i voli del jet di Musk per segnalarne l’impatto ambientale ed è stato nel frattempo sospeso da Twitter il 13 dicembre.

Zoe Kleinman, technology editor per la BBC, ha riassunto la situazione come segue:

[...] Fondamentalmente, Elon Musk ha abbattuto e fatto precipitare in fiamme il suo tanto strombazzato impegno per la “libertà di parola”. Libertà di parola, purché la parola non lo faccia arrabbiare personalmente: questo sembra essere il messaggio.

Il 16 dicembre Elon Musk ha avviato un sondaggio fra gli utenti di Twitter chiedendo se gli account dei giornalisti andassero ripristinati subito o entro una settimana: ha vinto con il 58,7% l’opzione “subito”, e Musk ha dichiarato che avrebbe revocato immediatamente le sospensioni. 

Il 17 dicembre Twitter ha annunciato di aver iniziato a ripristinare alcuni account che erano stati sospesi perché riteneva che la sospensione permanente fosse una “azione sproporzionata per la violazione delle regole di Twitter”. Twitter non ha indicato quali fossero gli account in questione, ma alcuni degli account dei giornalisti che erano stati sospesi risultano ora parzialmente riattivati (CNN).

Ma il 21 dicembre molti dei giornalisti bannati hanno dichiarato che in realtà i loro account non sono stati affatto ripristinati: risultano visibili agli altri utenti, ma non possono più pubblicare nulla se prima non rimuovono i tweet che forniscono al pubblico l’informazione, giornalisticamente rilevante, che esiste un modo semplice per sapere dove si trovano i jet personali di Elon Musk e di molti altri miliardari e sapere quanto inquinano usando soltanto informazioni pubbliche.

Sì, i jet personali sono tracciabili usando solo dati pubblici. Anche quello di Musk

Elon Musk afferma che pubblicare i dati dei suoi voli è doxxing, ossia rivelazione di dati privati, e dichiara (16 dicembre) che il suo aereo “non è tracciabile senza usare dati non pubblici” (“My plane is actually not trackable without using non-public data”). Ma non è vero.

Un’indagine dettagliata di Open sui singoli ban ai giornalisti spiega infatti che i dati di volo in tempo reale degli aerei, compresi i jet privati, sono pubblici: vengono trasmessi via radio in chiaro da appositi localizzatori di bordo (Automatic Dependent Surveillance – Broadcast o ADS-B, obbligatorio nello spazio aereo USA) e sono pubblicamente accessibili da chiunque acquisti un semplice ricevitore.

Per consultarli, anche senza ricevitore, è sufficiente visitare un sito come Flightradar24 oppure ADSBExchange e sapere qual è l’identificativo del jet privato che interessa. Quello del jet di Musk è N628TS: un dato facilissimo da trovare con Google, per esempio su Superyachtfan.com, che cita appunto questo identificativo, che è dipinto a grandi lettere sull’aereo stesso. L’aereo è un Gulfstream G650ER del 2015, che vale 70 milioni di dollari.

C’è una diffusa diceria secondo la quale sarebbe impossibile tracciare il jet personale di Musk senza usare dati riservati perché Musk avrebbe usato un’opzione di mascheramento dell’identificativo, il cosiddetto PIA (Privacy ICAO Address, spiegato benissimo qui), ossia un identificativo temporaneo che cambia ogni 20 giorni lavorativi. La diceria è sbagliata, come hanno spiegato Aric Toler di Bellingcat, Olivier Tesquet e Veronica Irwin di Protocol. L’identificativo ICAO dell’aereo di Elon Musk è citato pubblicamente nel database della Federal Aviation Administration, su FlightAware e nei dati di Flightradar24: è A835AF.

Immettendo questi dati in ADSBexchange si ottiene l’attuale localizzazione del jet di Musk: per esempio, il 18 dicembre 2022 ho provato personalmente a ottenerla ed è risultato che era in Qatar.

E in effetti quel giorno Elon Musk era lì:

Ho segnalato quel tweet come violazione delle nuove Regole di Twitter, che vietano la condivisione di informazioni di localizzazione in tempo reale anche se queste informazioni sono reperibili altrove pubblicamente, come avevo già raccontato la settimana scorsa. Ma la segnalazione è stata respinta.

Secondo le stime di @elonjet, il volo di Musk dalla California al Qatar con ritorno in Texas ha consumato 65 mila litri di carburante e ha prodotto 163 tonnellate di emissioni di CO2, ossia l’equivalente di 35 anni di emissioni di un’automobile a carburante.

Mastodon segnalato falsamente da Twitter come malware, poi non più

Il 16 dicembre Twitter ha iniziato a impedire agli utenti di condividere qualunque link che portasse al social network alternativo Mastodon, indicando falsamente che si trattava di un link “potenzialmente dannoso”.

Ci ho provato anch’io, linkando semplicemente il sito del server originale di Mastodon, ossia Mastodon.social, e il tweet in effetti è stato respinto con il messaggio “Qualcosa è andato storto, ma non preoccuparti. Riproviamo” e “La richiesta non può essere completata poiché Twitter o un suo partner ha identificato questo link come potenzialmente dannoso. Per saperne di più, visita il nostro Centro assistenza.”


Twitter ha anche bloccato l’inclusione di qualunque link a Mastodon nelle informazioni dei profili, con un avviso ingannevole che affermava che era “considerato pericoloso (malware)”:

Nei giorni successivi questi blocchi sono stati revocati dopo le proteste degli utenti, per cui ora è di nuovo possibile pubblicare tweet che contengono link a Mastodon e includere questo tipo di link anche nella propria bio su Twitter.

Divieto di link ad altri social, poi ritirato

Il 18 dicembre l’account ufficiale @TwitterSupport ha annunciato che sarebbero stati rimossi “gli account creati solo allo scopo di promuovere altre piattaforme social e il contenuto contenente link o nomi utente per le seguenti piattaforme: Facebook, Instagram, Mastodon, Truth Social, Tribel, Nostr e Post.”

We recognize that many of our users are active on other social media platforms. However, we will no longer allow free promotion of certain social media platforms on Twitter. Specifically, we will remove accounts created solely for the purpose of promoting other social platforms and content that contains links or usernames for the following platforms: Facebook, Instagram, Mastodon, Truth Social, Tribel, Nostr and Post. We still allow cross-posting content from any social media platform. Posting links or usernames to social media platforms not listed above are also not in violation of this policy.

Il nuovo regolamento in merito (pubblicato qui) ha causato la reazione di molti utenti influenti di Twitter che si sono trovati sospesi dal social network di Elon Musk, ma poche ore dopo è stato rimosso e sono stati rimossi anche i tweet che lo annunciavano (una copia permanente di questo regolamento molto effimero è archiviata qui; i tweet di annuncio sono archiviati qui). Se questo regolamento fosse stato introdotto definitivamente, sarebbe stato probabilmente in violazione del Digital Markets Act europeo, che regolamenta i comportamenti dei social network, con sanzioni pesantissime.

Successivamente l’account ufficiale @TwitterSafety ha avviato un sondaggio, che si è concluso con l’87% di contrari al divieto di linkare altri social network.

Paradossalmente, Twitter pratica attualmente e da tempo quello stesso comportamento che avrebbe voluto vietare in casa propria: infatti ha degli account puramente autopromozionali su Instagram e su Facebook.

www.instagram.com/twitter/
www.facebook.com/TwitterInc

Il battibecco pubblico con i giornalisti, le accuse false di Musk

Il 16 dicembre Elon Musk si è inoltre unito a un dibattito online tenutosi su Twitter, usando la funzione Twitter Spaces che consente conversazioni vocali di gruppo, e ha detto che i giornalisti stavano condividendo il suo indirizzo. Quando gli hanno fatto notare che non era vero, e che lui stava usando lo stesso metodo di blocco dei link che aveva trovato così inaccettabile quando era stato usato per la vicenda del laptop di Hunter Biden, Elon Musk se ne è andato senza rispondere ad altre domande.

Riporto qui sotto la trascrizione del suo breve intervento.

Musk: Well, as I'm sure everyone who's been doxxed would agree, showing real-time information about somebody's location is inappropriate. And I think everyone would not like that to be done to them. And there's not going to be any distinction in the future between simple journalists and regular people.
Everyone is going to be treated the same—no special treatment.
You doxx, you get suspended. End of story. And ban evasion or trying to be clever about it, like "Oh, I posted a link - to the real-time information," that's obviously something trying to evade the meaning, that's no different from actually showing real-time information.

Katie Notopoulos: When you're saying, 'posting a link to it,' I mean, some of the people like Drew and Ryan Mac from The New York Times, who were banned, they were reporting on it in the course of pretty normal journalistic endeavors. You consider that like a tricky attempted ban evasion?

Musk: You show the link to the real-time information – ban evasion, obviously.

Katie Notopoulos: Drew, I don't think you were posting the real-time information, right?

Drew Harwell: You're suggesting that we're sharing your address, which is not true. I never posted your address.

Musk: You posted a link to the address.

Drew Harwell: In the course of reporting about ElonJet, we posted links to ElonJet, which are now banned on Twitter. Twitter also marks even the Instagram and Mastodon accounts of ElonJet as harmful.
We have to acknowledge, using the exact same link-blocking technique that you have criticized as part of the Hunter Biden-New York Post story in 2020.
So what is different here?

Musk: It's not more acceptable for you than it is for me. It's the same thing.

Drew Harwell: So it's unacceptable what you're doing?

Musk: No.
You doxx, you get suspended.
End of story. That's it.

Circa mezz’ora dopo, l’intero servizio Twitter Spaces è stato disabilitato. È poi tornato online nei giorni successivi.

Musk litiga pubblicamente anche con gli esperti di marketing e di informatica e li insulta

In una discussione su Twitter Spaces fra esperti di marketing pubblicitario, Musk li ha interrotti affermando che stavano dicendo stupidaggini quando in realtà stavano parlando delle basi di come funziona la pubblicità nei social:

In una conversazione, sempre su Twitter Spaces, con ex ingegneri informatici di Twitter, quando uno di loro gli ha chiesto di descrivere tecnicamente cosa non andasse bene dell’attuale software del social, Musk ha tagliato corto e gli ha dato del “jackass”, ossia dell’ignorante.

Il sondaggio di Musk se stare a capo di Twitter o no

Il 19 dicembre Elon Musk ha tweetato un sondaggio, indetto da lui stesso, per chiedere se restare a capo di Twitter o no, aggiungendo che avrebbe rispettato l’esito del sondaggio. "Vox populi, vox dei", diceva. Il risultato finale, con circa 17 milioni di account partecipanti, è stato che il 57,4% è a favore della sua rinuncia alla carica.

Dopo due giorni di sostanziale silenzio, Musk ha annunciato il 21 dicembre che si dimetterà dal ruolo di CEO non appena troverà “qualcuno abbastanza incosciente da accettare l’incarico” e che resterà a capo dei reparti software e server (“I will resign as CEO as soon as I find someone foolish enough to take the job! After that, I will just run the software & servers teams.”).

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A Twitter, insomma, regna ancora la confusione e non c’è un piano organico di ristrutturazione: le decisioni vengono prese sull’impulso del momento, senza valutarne le conseguenze.

La burla di “John Mastodon”

E per finire, se vi state chiedendo perché si parla tanto online del signor John Mastodon ed è così popolare l’hashtag #JohnMastodon, tutto nasce da un errore di un giornalista, Isaac Schorr, che il 16 dicembre ha scritto su Mediaite.com un articolo sulla vicenda Twitter (copia d'archivio qui) nel quale voleva parlare dell’account Twitter @joinmastodon, che era stato bandito, ma ha invece scritto John Mastodon, descrivendolo come “il fondatore di una società concorrente nei social media che prende il nome da lui” (“the platform removed John Mastodon, the founder of a competing social media company named after himself”).

Ed è così che è nato un mito, con memi, biografie inventate e fotografie dell’inesistente signor John Mastodon generate con l’intelligenza artificiale.


Fonti aggiuntive: BBC; Ars Technica; Gizmodo.

2022/12/16

Twitterremoto, seconda puntata: bollini, account a termine, filonazisti ripristinati, giornalisti bannati e altro ancora

Questo articolo fa parte del testo del podcast Il Disinformatico di venerdì 16 dicembre. Pubblicazione iniziale: 2022/12/16 1:57. Ultimo aggiornamento: 2022/12/16 19:35.

La vicenda di Twitter si fa sempre più complicata e si arricchisce di aspetti umani oltre che tecnici. Ho riepilogato la fase iniziale della cronaca del caos e le tecniche di autodifesa corrispondenti nella puntata del Disinformatico del 18 novembre scorso, ma nelle quattro settimane che ormai ci separano da quella data sono successe talmente tante cose intorno a Twitter e Elon Musk, il suo nuovo proprietario e amministratore unico, che è opportuno fare un nuovo riassunto della situazione.

Prima di tutto, alcune raccomandazioni tecniche. Se avete un account su Twitter e state pensando di chiuderlo ed eliminarlo, non fatelo. Eliminare un account Twitter significa infatti che qualcun altro potrà usare il vostro stesso nome di account in futuro, causando confusione e magari spacciandosi per voi (Twitter Help; Chron; PCWorld). Se state pensando invece di renderlo privato o protetto, tenete presente che se lo fate diventeranno pubblicamente inaccessibili anche tutti i vostri tweet precedenti.

Al momento, la strategia più prudente è semplicemente smettere di usare l’account, silenziare le notifiche, e mettere nelle informazioni del profilo e in un ultimo tweet un annuncio che avvisi che l’account è fermo e non verrà monitorato e che dia le coordinate di come comunicare con voi altrove. È quello che ho fatto anch’io, e sembra funzionare.

Intanto sono finalmente arrivati, dopo il disastro iniziale dei falsi account aziendali e alcuni rinvii, i bollini colorati, quelli che dovrebbero classificare e verificare gli account su Twitter, e alcuni di questi bollini sono disponibili anche in Europa.

Il bollino color oro indica un account che è “verificato poiché si tratta di un’azienda ufficiale” (come per esempio @Repubblica); ma il bollino blu continua a indicare sia un “account verificato secondo i criteri precedenti” che “[p]otrebbe essere o non essere notorio” (una definizione a metà fra Schrödinger e Shakespeare) sia un account che “è verificato in quanto è abbonato a Twitter Blue” e quindi ha semplicemente pagato otto dollari al mese (o undici se ha pagato tramite Apple).

Ci dovrebbe essere anche un bollino grigio per le istituzioni, ma non si è ancora visto, e la “verifica” avviene semplicemente tramite il numero di telefono, quindi ha un valore molto limitato. La confusione, insomma, persiste.

E c’è anche un altro elemento di confusione: in teoria chi ha il bollino blu e cambia il proprio nome nell’account dovrebbe perderlo fino a che Twitter non lo verifica di nuovo, ma io ho cambiato il mio nome su Twitter, dove ho un account con il bollino blu “vecchia maniera”, e non è successo nulla. Questa è una buona notizia per chi vuole inserire nel proprio nome su Twitter le proprie coordinate su altri social, per esempio.

Prima...
...e dopo.
Il bollino è rimasto e nessuno mi ha chiesto niente.

Un altro cambiamento tecnico su Twitter è la scomparsa di un’informazione utile per gli utenti, come nota il collega David Puente, ossia l’indicazione dell’app o del dispositivo usato per scrivere uno specifico tweet. Sapere se un tweet era stato scritto usando uno smartphone oppure un’app pubblicitaria permetteva di capire più facilmente se si trattasse di un tweet autentico, scritto da un essere umano, o se si trattasse di un messaggio automatico generato da un bot. Ora questa indicazione non è più immediatamente disponibile.

C’è anche una nota tecnica che riguarda gli account inattivi: Elon Musk ha dichiarato che verranno eliminati dopo un certo periodo di inattività, che non ha quantificato. Questo è importante per tutti gli account che appartenevano a familiari deceduti, per esempio, o per le aziende o le testate giornalistiche che non esistono più: se gli eredi non li tengono attivi, tutti i tweet di queste organizzazioni e delle persone care scompariranno, lasciando buchi nei ricordi di famiglia e anche nei siti che li hanno condivisi. A differenza di Facebook, infatti, su Twitter non esiste l’opzione di nominare un curatore degli account delle persone scomparse o di rendere permanente un account facendolo diventare commemorativo.

E a proposito di inattività, Elon Musk ha annunciato che rimetterà a disposizione del pubblico i nomi degli account cancellati o inattivi da tempo, che sono circa un miliardo e mezzo. Ma questa è una pessima idea dal punto di vista tecnico, perché gli addetti ai lavori sanno benissimo che in questo modo qualunque vecchio link a questi account punterà ai nuovi proprietari, che ne potranno abusare come avviene già adesso per i nomi dei siti Internet che non vengono rinnovati, per cui un nome di sito che prima portava a un’azienda o a un’istituzione governativa ora porta ai contenuti di uno spammer, di un truffatore, di un rivenditore di pornografia o di fake news.

Un’altra scelta tecnica molto particolare di Twitter è quella di etichettare automaticamente come “sensibile”, ossia pericoloso, qualunque tweet che contenga un link alla piattaforma quasi-rivale Mastodon, almeno secondo le osservazioni di alcuni ricercatori.

Credit: @alienogentile.

Se siete ancora su Twitter e citate notizie pubblicate su Mastodon, potreste trovarvi segnalati, e anche l’account Twitter di Mastodon, cioè @joinmastodon, risulta sospeso senza alcuna giustificazione ufficiale [ma forse ce n’è una non ufficiale], con buona pace delle dichiarazioni di libertà di espressione fatte da Elon Musk.

[L’esperto di sicurezza informatica Graham Cluley segnala che persino indicare un link a Mastodon nelle proprie informazioni di profilo su Twitter viene respinto, con tanto di avviso ingannevole che dice che il link è considerato malware.]

Poi c’è un’altra bizzarria che ha colpito in particolare gli utenti dell’Ucraina: se hanno protetto i propri account Twitter contro i furti usando l’autenticazione a due fattori tramite codice di sicurezza ricevuto via SMS, non possono più accedere ai propri account. Secondo le prime analisi, si tratta del risultato infelice di un tentativo malamente pianificato di eliminare lo spam: invece di bloccare i singoli spammer, Twitter avrebbe bloccato intere reti telefoniche di specifici paesi dai quali proveniva molto spam. Ne pagano le conseguenze gli utenti onesti di molte reti cellulari in Russia, Indonesia, India e Malesia; quindi se conoscete qualcuno da quelle parti che non riesce più ad accedere al proprio account, la colpa è probabilmente di Twitter.

Va detto che ci sono anche alcuni progressi molto positivi: gli addetti ai lavori segnalano che gli hashtag più diffusi per la disseminazione di immagini di abusi sessuali su minori sono stati sostanzialmente eliminati dal social network e Twitter ha aggiunto l’opzione di segnalare specificamente questo tipo di contenuto, che rappresentava un problema serissimo rimasto irrisolto per anni [e sono state anche introdotte altre migliorie al sistema di rilevamento automatico e rimozione di questi contenuti]. Inoltre l’11 dicembre il servizio anti-fake news di Twitter gestito da volontari, denominato Community Notes, è diventato disponibile in tutto il mondo anziché solo negli Stati Uniti, per cui ora tutti gli utenti di Twitter possono vedere le annotazioni di questo servizio direttamente sotto i tweet che fanno informazione scorretta.

Ma dal punto di vista tecnico, insomma, per Twitter e i suoi utenti si prospettano tempi difficili e confusi, con regole e impostazioni soggette a cambi continui e arbitrari.

Gli sconvolgimenti di Twitter, però, non solo soltanto tecnici.

---

Anche se non avete un account Twitter, le vicende sempre più bizzarre di questo social network sono sicuramente interessanti dal punto di vista umano e ci toccano tutti, direttamente o indirettamente, perché Twitter è una delle piattaforme più influenti al mondo per la diffusione in tempo reale di notizie ed è usatissimo da giornalisti, tecnici e politici per informare e informarsi, e quindi qualunque cambiamento lo riguardi ha ripercussioni sociali anche per chi non lo usa.

Elon Musk ha usato Twitter per fare una raccomandazione di voto nelle elezioni statunitensi; ha invitato i suoi oltre cento milioni di follower a seguire il movimento complottista insurrezionista QAnon; ha riammesso Donald Trump, che era stato bandito da Twitter dopo i suoi tweet di aizzamento della folla che poi ha assalito il Campidoglio statunitense il 6 gennaio scorso, e ha tolto il ban anche ad alcune migliaia di figure della disinformazione e dell’odio, soprattutto apertamente neonaziste e razziste, ma anche complottiste di QAnon e spammer: personaggi come Andrew Anglin, bandito sin dal 2013, fondatore del sito neonazista Daily Stormer, aperto sostenitore della pulizia etnica, negazionista dell’Olocausto e artefice di campagne di persecuzione fisica di ebrei (RollingStone).

Lo sviluppatore Travis Brown sta compilando un elenco giornaliero dei riammessi, che permette di valutare i tipi di account che erano inaccettabili per la gestione precedente di Twitter e che ora vengono considerati ammissibili [un altro elenco è pubblicato da Media Matters]. Si tratta di una decisione di “amnistia” generale presa direttamente da Elon Musk e basata su un “sondaggio” fatto fra i suoi follower.

Un esempio particolarmente emblematico di queste riammissioni controverse è quello del rapper Kanye West, riammesso su Twitter e ribannato subito dopo per aver postato ai suoi 32 milioni di follower una svastica inserita in una stella di Davide e dopo aver condiviso dei messaggi personali scambiati fra lui e Elon Musk. Giusto per levare ogni dubbio sulle sue opinioni, West ha dichiarato pubblicamente e testualmente, durante l’Alex Jones Show, che lui ama i nazisti e specificamente Hitler, che secondo West avrebbe addirittura inventato le autostrade e i microfoni. Parole sue, trascritte da Gizmodo:

“But this guy that invented highways, invented the very microphone that I use as a musician [...] every human being has something of value that they brought to the table. Especially Hitler!”

“I don’t like the word ‘evil’ next to Nazis. I love Jewish people, but I also love Nazis.”

“I do love Hitler. I do love the Zionists.”

[CLIP delle parole di West]

Sempre Musk ha usato il suo nuovo potere su Twitter per inviare a 119 milioni di follower un tweet che mostra una falsa schermata della CNN, nella quale sembrava che Don Lemon, uno dei conduttori del canale televisivo, stesse dando la notizia che “Musk potrebbe mettere a repentaglio la libertà di espressione su Twitter dando alla gente la possibilità di esprimersi liberamente”. L’intento era presumibilmente umoristico, ma usare il vero logo della CNN e l’immagine di un vero conduttore della rete televisiva ha rischiato di creare equivoci, e infatti persino Community Notes, il servizio di fact-checking di Twitter, ha segnalato che il tweet del CEO di Twitter viola le regole di Twitter.

Insomma, non è il tipo di ambiente che entusiasma gli inserzionisti pubblicitari, dai quali Twitter attualmente dipende. A fine ottobre Kanye West era stato mollato da sponsor come Adidas, Balenciaga, Foot Locker, JP Morgan Chase, Gap e altri. Ritrovarselo su Twitter, anche solo brevemente, manda un messaggio che per chiunque investa in pubblicità e comunicazione è semplicemente inaccettabile. Secondo il Wall Street Journal, a novembre il traffico pubblicitario su Twitter è calato dell’85% rispetto allo stesso periodo del 2021.

Elon Musk ha cercato di rassicurare gli inserzionisti pubblicando grafici che sembrano indicare un calo della visibilità dei discorsi d’odio, ma il 12 dicembre tre membri del Trust and Safety Council, l’organo interno di Twitter che vigila sulla sicurezza degli utenti e garantisce la fiducia in questo social network, si sono dimessi e hanno pubblicato una lettera nella quale dicono invece che i contenuti di odio contro le persone di colore e gli omosessuali sono aumentati enormemente da quando Elon Musk ha preso le redini di Twitter e parlano di un social network “governato tramite diktat”. Per tutta risposta, Musk ha abolito l’organo interno di vigilanza il giorno stesso.

Non sono solo gli inserzionisti ad essere inquieti: anche Elton John (un milione e centomila follower) ha annunciato il 9 dicembre di aver “deciso di non usare più Twitter a causa del recente cambio di politica che consentirà alla disinformazione di prosperare senza controllo”. Come lui, hanno già sospeso l’uso di Twitter la modella Gigi Hadid, la scrittrice Shonda Rhimes (1,9 milioni di follower) e l’ex chitarrista dei White Stripes Jack White, segnala Reuters.

Le ragioni di questa inquietudine diffusa si concentrano principalmente sul boss assoluto di Twitter, perché oltre ad aver intenzionalmente riammesso personaggi a dir poco impresentabili, Musk ha pubblicato tweet nei quali ha incitato a processare Anthony Fauci, l’immunologo ex consigliere medico della Casa Bianca che ha avuto un ruolo di primo piano nella lotta alla pandemia da Covid-19 negli Stati Uniti. Musk non ha specificato le ragioni di questa richiesta, ma molti suoi fan l’hanno colta come un invito a perseguitare Fauci ed è partita su Twitter una campagna di odio contro l’immunologo, sua moglie e i suoi figli. Va ricordato che Musk, nel 2020, aveva tweetato che “il panico da coronavirus è stupido” e che la pandemia negli Stati Uniti sarebbe stata “vicina allo zero” entro aprile di quell’anno.

Musk si è poi scagliato pubblicamente anche contro l’ex direttore della sicurezza e della fiducia di Twitter, Yoel Roth, che si era dimesso a novembre. Il boss di Twitter infatti ha iniziato a pubblicare una serie di documenti interni del social network, i cosiddetti Twitter files, che a suo dire scoperchierebbero una vasta cospirazione politica dei dirigenti di Twitter per favorire i democratici statunitensi. In questa cospirazione ci sarebbe coinvolto anche Roth, che Musk ha accusato pubblicamente (ovviamente su Twitter) di essere favorevole alla pedofilia presentando come presunta prova un estratto della tesi di Roth tolto dal suo contesto e travisato. Come risultato, a Yoel Roth sono arrivate minacce così gravi da costringerlo ad abbandonare la propria abitazione.

Gli attacchi personali di Elon Musk hanno preso di mira anche gli account Twitter che pubblicavano gli spostamenti dei jet privati appartenenti a miliardari russi e a Musk stesso, attingendo a dati pubblicamente disponibili per legge. Il CEO di Twitter aveva dichiarato il 7 novembre scorso che il suo impegno per la libertà di espressione era talmente grande che non avrebbe bandito @elonjet, l’account con mezzo milione di follower che tracciava il suo jet personale, “anche se costituisce un rischio personale diretto”. Ma quest’impegno civile di Elon Musk è durato poco più di un mese, perché il 13 dicembre l’account @elonjet è stato sospeso per violazione delle Regole di Twitter, che sono state aggiornate (copia permanente) per vietare – guarda caso – la condivisione di informazioni di localizzazione in tempo reale anche se queste informazioni sono reperibili altrove pubblicamente.

live location information, including information shared on Twitter directly or links to 3rd-party URL(s) of travel routes, actual physical location, or other identifying information that would reveal a person’s location, regardless if this information is publicly available;

[Questa regola è una follia per qualunque giornalista, perché formulata così significa che se un giornalista annuncia in diretta o fa un livetweet di un’apparizione pubblica di qualcuno, rischia di trovarsi l’account sospeso. Qualunque diretta rischia di essere in violazione. Immaginate un cronista alla Casa Bianca che tweeta “il Presidente degli Stati Uniti sta entrando ora in sala stampa” e si trova sospeso.]

Musk, inoltre, ha dichiarato di aver avviato un’azione legale contro Jack Sweeney, lo studente ventenne residente in Florida che ha creato questi account di monitoraggio con lo scopo di rendere più visibile l’impatto ambientale dei jet privati, e mentre preparo questo podcast arrivano continue segnalazioni di account di giornalisti sospesi da Twitter [Donie O’Sullivan della CNN, Drew Harwell del Washington Post, Ryan Mac del New York Times e altri ancora], a quanto pare per aver citato la vicenda @Elonjet [poco dopo la chiusura del podcast è arrivato l’annuncio della Commissione UE della possibilità di sanzioni per queste sospensioni arbitrarie della libertà di stampa]. Eppure ad aprile scorso Elon Musk aveva tweetato che sperava che anche i suoi critici peggiori sarebbero rimasti su Twitter, “perché libertà di espressione significa questo” (“I hope that even my worst critics remain on Twitter, because that is what free speech means”).

Molti utenti di Twitter non hanno apprezzato questi voltafaccia e lo hanno fatto sapere a Elon Musk senza troppi giri di parole, ricordandogli tutte le sue promesse di libertà di espressione “nei limiti di legge” poi disattese quando riguardano direttamente lui, come già successo per gli account Twitter che per parodia avevano adottato in massa il suo nome qualche tempo fa.

La giustificazione per il cambiamento delle regole e l’azione legale, secondo Musk, è che il 13 dicembre a Los Angeles uno stalker ha bloccato l’auto che trasportava uno dei suoi figli ed è salito sul cofano. Un episodio grave e preoccupante, ma Jack Sweeney, quello di @elonjet, non ha mai postato informazioni sugli spostamenti in auto di Musk e famiglia; ha pubblicato solo le informazioni sulle partenze e gli arrivi del suo jet personale, con o senza Musk a bordo, e l’episodio descritto da Musk non è avvenuto nei pressi di un aeroporto. Il nesso fra i due eventi, insomma, è decisamente labile.

Una ulteriore conferma della regola, non scritta ma che si sta man mano delineando, secondo la quale su Twitter la libertà di espressione è sacrosanta, ma soltanto fino a quando non crea fastidio a Elon Musk, arriva da quello che è successo quando il CEO di Twitter è apparso a sorpresa al popolare Dave Chappelle Show a San Francisco, il 12 dicembre, ed è stato fischiato per vari minuti da buona parte delle diciottomila persone presenti, tanto che la sua apparizione è stata interrotta dopo qualche battuta di estremo disagio.

[CLIP del Dave Chappelle Show]

Twitter ha iniziato subito a bloccare molti degli account degli utenti che condividevano il video della figuraccia di Elon Musk. Ma la viralità della ripresa, fatta oltretutto clandestinamente, ha avuto il sopravvento.

---

Fra riammissioni di impresentabili, cacce alle streghe, continui cambiamenti arbitrari delle regole e purghe di giornalisti, sembra insomma che Twitter stia diventando, per Elon Musk, la lezione d’informatica più costosa della storia. Ha speso 44 miliardi di dollari (non tutti suoi) per scoprire l’ovvio, ossia che moderare un forum o un social network è un lavoraccio. Non è un processo automatizzabile e schematizzabile: non è un’automobile elettrica o un razzo spaziale, che deve rendere conto soltanto alle rigide leggi della fisica. Moderare richiede la capacità di gestire sfumature, di comprendere culture e punti di vista differenti, di investire tempo e risorse umane, di accettare che le regole assolute e semplici non funzionano e che gli esseri umani non sono molecole di un gas perfetto: possono essere dispettosi, vendicativi e violenti verso i propri simili, ed è per questo che esistono le regole sociali, le leggi e i tribunali, pieni di complicazioni e imperfezioni.

E la conclusione di questa lezione fantastiliardaria è che se il moderatore non sa moderare, se dimostra di essere incostante, impulsivo e arbitrario, gli utenti se ne andranno altrove. Twitter, come tutti i social network, esiste solo finché ha utenti. Il valore di Twitter non sta nei suoi algoritmi o nella sua architettura software e hardware: sta nelle persone che creano i suoi contenuti. Sta nel piacere di interagire, sia pure brevemente, con persone altrimenti irraggiungibili. Senza utenti interessanti, che creino contenuti che attirino altri utenti, un social network inevitabilmente si spegne; se gli utenti interessanti se ne vanno, o addirittura vengono cacciati via, e rimangono solo neonazisti, suprematisti, spammer, terrapiattisti e hater di ogni genere, alla fine resta solo un inutile, costosissimo guscio che si svuota sempre più in fretta. È sempre stato così, fin dai tempi dei newsgroup, per chi se li ricorda, e non c’è motivo di pensare che stavolta le cose andranno diversamente.

Anche perché va ricordato che c’è una parte del piano di Musk che non è ancora stata realizzata e che rischia di diventare la scintilla che innesca l’esodo: per ripagare l’enorme cifra investita, il CEO di Twitter intende far pagare agli utenti quei famosi otto dollari al mese. Per indurli a pagare, ha deciso che i tweet di chi si rifiuta verranno resi praticamente invisibili, sommersi da quelli degli utenti paganti. Quanti utenti saranno disposti a restare e pagare per il privilegio di essere letti su Twitter, quando possono avere questo privilegio gratuitamente su tutti gli altri social network? 

[Una ricerca di Travis Brown indica che su un campione di 18 milioni di account, da lunedì scorso ci sono state 2215 iscrizioni nuove a Twitter Blue. I dati non sono confermati indipendentemente]

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