Il lancio del Falcon Heavy di SpaceX avvenuto il 15 gennaio scorso è
stato uno dei più spettacolari di sempre, grazie all’orario di lancio. Il
tramonto locale ha creato giochi di luce meravigliosi fra le scie dei tre
razzi combinati che formano il Heavy e l’atmosfera rarefatta in alta
quota, con una visibilità perfetta dei getti dei motori di manovra e dei
motori principali di frenata e di atterraggio.
Il vettore, destinato alla missione militare statunitense USSF-67, è partito
dalla rampa LC-39A del Kennedy Space Center, in Florida, portando in orbita
geostazionaria, a circa 36.000 km dalla Terra, due satelliti (il Continuous
Broadcast Augmenting SATCOM 2 o CBAS-2 e il Long Duration Propulsive ESPA–3A o
LDPE-3A). I due razzi laterali, già usati in passato, si sono staccati e sono
tornati indietro per atterrare alle zone di atterraggio (Landing Zone)
1 e 2 presso la stazione militare della Space Force a Cape Canaveral, a pochi
chilometri dal punto di partenza. Il razzo centrale ha invece proseguito la
propria corsa verso lo spazio con il proprio carico, senza poter essere
recuperato.
Il primo video mostra la diretta di SpaceX a partire da pochi istanti prima del decollo; il secondo è una sintesi delle
riprese amatoriali (ma di qualità professionale) realizzate dagli appassionati
di NasaSpaceflight. Buona visione.
Ho scoperto che nel negozio online di SpaceX c’è un bel modello del Falcon 9 con capsula Crew Dragon in scala 1:100, alto 65 centimetri, che sarebbe perfetto da abbinare al mio modello del Saturn V nella stessa scala. Fra l’altro, è un modello volante lanciabile (è fatto dalla Estes, che lo vende qui) ma è anche da esposizione (viene fornito con un piedistallo). Costa caruccio: 150 dollari più tasse e spese di spedizione.
Il modello è preverniciato e già dotato di decal; solo la capsula è staccabile e le zampe non sono apribili (si romperebbero troppo facilmente in caso di lancio). Ne trovate una recensione su Collectspace.com, che offre il 10% di sconto usando il codice IN-COLLECTSPACE sul sito della Estes, ma la Estes non spedisce in Europa.
Ho già fatto per voi le simulazioni di acquisto: sul sito di SpaceX, che spedisce anche in Europa, i prezzi complessivi (comprendenti la spedizione verso la Svizzera, i dazi e le tasse) sono i seguenti:
Svizzera: un esemplare 233 dollari; due esemplari 218 dollari ciascuno (435.77 dollari in tutto); tre esemplari 237 dollari ciascuno (711.31 dollari in tutto).
Italia: un esemplare 260.56 dollari due esemplari 235.78 dollari ciascuno (471.57 dollari in tutto); tre esemplari 251.87 dollari ciascuno (755.63 dollari in tutto).
Conviene insomma organizzarsi in coppie e far spedire in Svizzera, se potete (io ho già piazzato il mio secondo esemplare).
Fra l’altro, Everyday Astronaut offriva un modello del Falcon 9/Crew Dragon in scala 1:100 con capsula, primo stadio e secondo stadio staccabili e zampe apribili, ma a un costo decisamente più alto (375 dollari più tasse e spese) e comunque è esaurito e non si sa quando tornerà disponibile.
Aggiornamento: sulla scorta dei commenti arrivati dopo la pubblicazione iniziale di questo articolo, preciso per scrupolo che il lancio di razzi è pericoloso se non effettuato da persone addestrate che rispettino le procedure e le precauzioni del caso ed è regolamentato severamente. Anche l’importazione dei propulsori è altrettanto regolamentata. Informatevi bene prima di cacciarvi nei guai.
Forse ricorderete che ad aprile 2021 mi ero
candidato
per un volo gratuito intorno alla Luna, offerto a otto persone selezionate
dall’imprenditore giapponese del settore della moda
Yusaku Maezawa
nell’ambito di un progetto spaziale, dearMoon, avviato insieme a Elon
Musk nel 2017 (come avevo raccontato
qui). L’8 dicembre sono stati resi noti i nomi di queste otto persone, scelte
fra
circa un milione
di candidati.
Non sorprenderà nessuno che io non sia tra quelle prescelte. Una, però,
probabilmente la conoscete: è Tim Dodd, l’Everyday Astronaut,
grandissimo divulgatore delle missioni spaziali sul suo canale YouTube. Questo è il video nel quale
annuncia di essere stato selezionato e spiega, ancora incredulo, alcuni
dettagli della missione:
Sono state inoltre designate due riserve:
Kaitlyn Farrington,
snowboarder olimpica statunitense, e
Miyu, ballerina
giapponese. I link portano ai rispettivi video di
presentazione.
I candidati voleranno intorno alla Luna insieme a Yusaku Maezawa, che è già
stato
nello spazio per 12 giorni, visitando la Stazione Spaziale Internazionale a
dicembre 2021, insieme al suo assistente di produzione Yozo Hirano, grazie a
un lancio commerciale russo di un veicolo Soyuz. L’intero progetto
dearMoon è finanziato da Maezawa.
L’imprenditore dice, sul
sito del progetto, che il volo dovrebbe
svolgersi nel 2023, ma è una data estremamente ambiziosa e destinata quasi
sicuramente a slittare, dato che la Starship di SpaceX, il veicolo
spaziale che dovrebbe trasportare i passeggeri (e, si presume, un numero imprecisato di
astronauti professionisti che faranno da piloti), non ha ancora volato.
Tim Dodd fornisce alcune informazioni: la selezione è stata fatta già un anno
fa (lo si capisce dal suo video, nel quale si vedono gli altri membri
dell’equipaggio assistere con lui alla partenza di Maezawa verso la Stazione)
e ha già superato, come i suoi compagni di viaggio, gli esami medici
opportuni.
Il sito del progetto dearMoon,
dearmoon.earth, fornisce un
piano di massima della
missione, nel quale però mancano alcuni dettagli importanti. Cominciamo dalle
tappe dichiarate:
Il decollo avverrà dal Kennedy Space Center, presso la rampa di lancio apposita che è ora in costruzione. Due minuti e 51 secondi dopo la partenza, il primo stadio della Starship, denominato Super Heavy, si sgancerà dal veicolo spaziale vero e proprio dopo averlo portato a una quota imprecisata. Questo veicolo, che si chiama Starship (lo so, è facile confondersi), proseguirà la propria corsa per altri sei minuti circa, inserendosi in orbita intorno alla Terra.
Trentotto minuti dopo la partenza, dopo aver compiuto meno di un’orbita intorno al nostro pianeta, Starship riaccenderà i motori per accelerare verso la Luna, che raggiungerà dopo circa due giorni di viaggio. Effettuerà per circa un giorno una semplice, singola circumnavigazione della Luna, senza inserirsi in orbita intorno ad essa ma seguendo una traiettoria di ritorno spontaneo (free return) che non richiede propellente, e tornerà verso la Terra, che raggiungerà dopo altri due giorni di viaggio, per poi atterrare verticalmente e posarsi al suolo con il suo equipaggio dopo poco meno di sei giorni complessivi. Al suolo... o quasi, come vedremo tra poco.
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Se tutto dovesse svolgersi secondo la tabella di marcia annunciata, questi astronauti privati volerebbero intorno alla Luna ben prima di quelli del progetto Artemis della NASA, il cui primo volo con equipaggio non avverrà prima del 2024 e rischia di essere rinviato ulteriormente. Se così fosse, sarebbe davvero uno smacco per Artemis, che si dimostrerebbe un costosissimo pasticcio dettato principalmente da esigenze politiche, come già molti pensano che sia.
Ma non è il caso di lasciarsi andare a facili entusiasmi. Sono contentissimo che esista questa missione, perché già il fatto che si parli concretamente di una missione spaziale privata lunare è meraviglioso; però realisticamente ci sono degli ostacoli tecnici enormi da superare.
Il primo è che gli astronauti di dearMoon dovrebbero volare su un veicolo che al momento non ha mai volato. Il secondo stadio, la Starship vera e propria, ha fatto finora soltanto alcuni brevi voli fino ad una dozzina di chilometri di quota, atterrando intero solo una volta; il primo stadio, il Super Heavy, non si è ancora staccato da terra e si è limitato ad accendere per prova alcuni dei suoi circa trenta motori. Pensare di qualificare per il volo spaziale umano entro un anno un veicolo così complesso, che non ha ancora spiccato il volo, è decisamente ottimistico, anche perché ci sono dei tempi tecnico-burocratici di certificazione che non si possono comprimere più di tanto.
Il secondo ostacolo è il rientro: Starship tornerà dalla Luna a circa 40.000 km/h, e questo richiederà uno scudo termico notevolissimo, che deve ancora essere collaudato (chicca: è realizzato con know-how italiano ed è composto da esagoni di ceramica fissati tramite perni). Ma per fare questo collaudo è necessario che il razzo vada in orbita, almeno intorno alla Terra, e questo non avverrà prima del primo trimestre del 2023: infatti il volo di debutto, senza equipaggio, con un’orbita parziale e un rientro sacrificale nell’oceano, era stato annunciato per la fine del 2022 ma continua a slittare.
Il terzo ostacolo è l’atterraggio: mentre i veicoli spaziali precedenti atterravano usando dei paracadute oppure planando su una pista (nel caso degli Shuttle), quindi con sistemi ben conosciuti e collaudati da decenni di esperienze, Starship è un cilindro alto cinquanta metri che deve atterrare verticalmente, frenato e sostenuto esclusivamente dalla spinta dei suoi motori. Un calo di potenza o uno sbilanciamento eccessivo, ed è finita. C’è una certa ridondanza nei suoi motori multipli, ma è comunque un metodo molto più delicato. E il peggio deve ancora arrivare: se non ci sono cambi di programma, Starship non potrà atterrare genericamente in un punto qualsiasi di una piazzola, come fanno da tempo i primi stadi dei vettori Falcon 9 di SpaceX, ma dovrà avvicinarsi alla torre di lancio e infilarsi con precisione in una gigantesca forcella che lo reggerà. Per questo ho scritto “o quasi”.
Questa scelta è dettata dal fatto che portare in orbita e poi in viaggio intorno alla Luna delle zampe sufficientemente grandi da consentire l’atterraggio verticale stabile su piazzola di un veicolo così grande e pesante un centinaio di tonnellate comporterebbe una penalità di zavorra talmente grande da rendere impossibile il trasporto di qualunque carico utile significativo, figuriamoci una decina di passeggeri con tutto il necessario per sopravvivere per sei giorni nello spazio.
Collaudare questa tecnica richiederà dei voli di prova estremamente rischiosi: anche se questi voli verranno effettuati senza equipaggio, qualunque errore di manovra all’atterraggio rischierà di danneggiare la torre di lancio, con tutti i costi che ne conseguono, e ritardare pesantemente i voli successivi.
Il dettaglio importante che forse manca nel piano di volo schematico presentato finora è il rifornimento in orbita. Almeno secondo quanto mi risulta e sulla base dei piani di volo lunarediscussi fin qui (per esempio per un atterraggio sulla Luna nell’ambito del programma Artemis), Starship probabilmente non ha propellente a sufficienza per accelerare fino a 28.000 km/h per entrare in orbita intorno alla Terra, riaccelerare fino a 40.000 km/h per raggiungere la Luna, ed effettuare le riaccensioni di frenata e di atterraggio.
È vero che i rifornimenti sono stati descritti nell’ambito di missioni che prevedono un atterraggio sulla Luna e una successiva ripartenza e il trasporto fino alla Luna di carichi dell’ordine del centinaio di tonnellate, mentre dearMoon non atterra e il suo carico umano e di supporto vitale è ben sotto le 100 tonnellate,per cui i requisiti di propellente sono ridotti, ma i margini sono comunque molto stretti.
Un eventuale rifornimento in volo aumenterebbe enormemente le complessità di una missione già tutt’altro che semplice: richiederebbe almeno due lanci di Starship nel giro di pochi giorni (prima partirebbe una Starship con il propellente, che aspetterebbe in orbita terrestre la seconda Starship con gli astronauti); richiederebbe un rendez-vous orbitale, tutt’altro che semplice anche con i sistemi di guida e navigazione di oggi; e questo rendez-vous avverrebbe fra due oggetti di massa molto considerevole (centinaia di tonnellate) e pieni di propellente, per cui un differenziale di velocità anche minimo avrebbe conseguenze disastrose. Oltretutto nessuno, in tutta la storia dell’astronautica, ha mai effettuato un trasferimento orbitale di propellente di questa portata, e va ricordato che trasferire fluidi in assenza di peso comporta una serie di complicazioni inenarrabile, forse ovviabili con un trasferimento effettuato sotto microaccelerazione, come descritto in questo articolo e questo paper tecnico.
Spero di sbagliarmi e che nei prossimi giorni venga chiarito che in qualche modo Starship è capace di effettuare questo volo senza fare rifornimento: resterebbe comunque una missione estremamente complessa ma perlomeno fattibile.
Se dearMoon andrà in porto, anche con gli inevitabili ritardi, sarà comunque una tappa storica nell’esplorazione spaziale: dei civili, con addestramento relativamente modesto, potranno vedere la Luna da vicino con i propri occhi, e potranno farlo con un veicolo che non solo è il più grande razzo mai realizzato ma è oltretutto il primo esempio di veicolo spaziale interamente riutilizzabile. Questo cambierebbe tutto.
Staremo a vedere, con attenzione, pazienza e un pizzico di affettuosa invidia per questi fortunati coraggiosi.
Ieri SpaceX ha lanciato un razzo Falcon 9 dal Kennedy Space Center per piazzare in orbita quaranta satelliti della serie OneWeb. L’orario particolare, con la luce del tardo pomeriggio (le 17.27 locali), e la manovra di rientro al punto di partenza anziché sulla nave appoggio nell’Atlantico, hanno creato effetti di luce straordinari. Si vedono benissimo i getti dei razzi di manovra che si espandono enormemente nel vuoto dello spazio, e si assiste al complesso balletto del primo stadio che inverte la rotta per tornare al KSC e atterrare su una delle apposite piazzole di SpaceX, a pochi chilometri dalla rampa di lancio. Questo specifico primo stadio ha già volato tre volte.
I momenti salienti del video:
15:40 Decollo
18:10 Spegnimento dei motori del primo stadio, separazione del primo stadio, inversione di rotta e riaccensione del primo stadio, sbuffi dei motori di manovra
19:30 Altri sbuffi nitidissimi ed enormi dai motori di manovra del primo stadio, sgancio della carenatura del secondo stadio
22:00 Accensione di rientro dei motori del primo stadio a circa 50 km di quota
23:10 Accensione di frenata e atterraggio dei motori del primo stadio a 3,5 km di quota, bang sonico e atterraggio
Ho un mese di account Zoom professionale già pagato per ragioni di lavoro, per
cui sto cercando di sfruttarlo per fare qualche esperimento. Oggi alle 14.40
circa (ora dell’Europa centrale) dovrebbe partire un vettore Falcon Heavy, per
cui provo a fare una diretta per commentarlo in italiano. Se vi interessa, ho
500 posti a disposizione per seguirla dalle 14.30 CET. Dovrebbe durare al
massimo un’oretta. Non aspettatevi grandi cose: è solo un esperimento per
goderci insieme il lancio. Il link è questo:
Potrete mandare commenti e domande nella chat apposita di Zoom.
2022/11/01 15:20. Il lancio è andato bene! La registrazione della
diretta è qui sotto. I primi secondi sono senza audio. Si è collegata una
sessantina di persone: il numero giusto per una prova generale che mi permetta
di imparare il mestiere in vista di altre occasioni di fare diretta e prendere
nota degli errori da evitare e di come risolverli (tipo il “muto” iniziale e l’audio di SpaceX
troppo alto inizialmente), oltre che delle cose riuscite bene (come i commenti in chat visibili solo a me, che hanno evitato che qualcuno spoilerasse l’avvenuto lancio approfittando del ritardo dello streaming :-) ). Grazie a tutti!
Oggi, meteo permettendo, ci sarà un nuovo tentativo di rientro dell’equipaggio
della missione Crew-4 del quale fa parte Samantha Cristoforetti. Questi
gli orari previsti per le dirette in streaming:
dalle 9:30 AM EDT (15:30 CET): diretta su NASA TV per la chiusura dei
portelli;
dalle 11:15 AM EDT (17:15 CET): diretta dello sgancio o
undocking previsto per le 11:35 AM EDT (17:35 CET);
ammaraggio alle 16:50 EDT (22:50 CET).
Questa è la sequenza di rientro nello schema preparato dall’ESA:
Sgancio della capsula dalla Stazione
Accensioni dei motori di manovra per allontanarsi dalla Stazione
Accensioni dei motori di manovra per adattare la propria orbita
Orbita intorno alla Terra
Separazione dal trunk (modulo di servizio non pressurizzato)
Fino a 17 minuti di accensione dei motori di manovra per la frenata di uscita dall’orbita
Chiusura del cappuccio protettivo del portello anteriore
Rotazione della capsula in modo da rivolgere in avanti lo scudo termico
Rientro nell’atmosfera con riscaldamento esterno fino a 1600 °C
Apertura dei paracadute stabilizzatori a 5700 m di quota
Apertura dei quattro paracadute primari a 2000 m di quota
Ammaraggio al largo della costa est o ovest della Florida
Recupero della capsula da parte di una nave appoggio nelle vicinanze
Qui sotto trovate gli embed per le dirette di NASA e SpaceX e
quello delle telecamere della Stazione Spaziale Internazionale.
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2022/10/14 23:50. Gli astronauti sono rientrati regolarmente poco fa e
ora sono sulla nave appoggio Megan di SpaceX.
Samantha volerà poi verso Colonia, dove sarà monitorata dal team di medicina
spaziale dell'ESA mentre si riadatterà alla gravità terrestre presso il Centro
Europeo Addestramento Astronauti (EAC) dell'ESA e la struttura "Envihab" del
Centro aerospaziale tedesco (DLR). Attualmente l’arrivo di Samantha a Colonia
è previsto alle 16:00 CEST del 15 ottobre. Un numero limitato di
rappresentanti della stampa potrà assistere al rientro di Samantha in
aeroporto, a cui potrebbe seguire una breve sessione di domande e risposte.
L’arrivo di Samantha e la sessione di domande e risposte saranno registrati e
messi a disposizione quanto prima sui canali dell’ESA. Seguirà una conferenza
stampa pochi giorni dopo il suo rientro (dal comunicato stampa ESA).
2022/09/26 21:13. Tra poche ore, alle 23:14 GMT (1:14 ora italiana),
una sonda spaziale della NASA denominata
DART (Double Asteroid Redirection Test) si schianterà intenzionalmente contro l’asteroide Dimorphos, che ha un
diametro approssimativo di 160 metri e si trova a ben 11 milioni di chilometri
dalla Terra. L’impatto violentissimo verrà osservato da due telecamere
chiamate LEIA e LUKE che si trovano a bordo del nanosatellite
LICIACube
dell’Agenzia Spaziale Italiana, costruito da Argotec, che segue DART a
distanza di sicurezza (LICIA sta per
Light Italian CubeSat for Imaging Asteroids; LUKE sta per
LICIACube Unit Key Explorer e LEIA sta per
LICIACube Explorer Imaging for Asteroid).
La missione dimostrativa, la prima in assoluto del suo genere, ha lo scopo di
provare la fattibilità di deviare un asteroide usando l’energia cinetica di un
veicolo spaziale che la colpisca ad elevatissima velocità (oltre 20.000
km/h).
L’asteroide Dimorphos non è in rotta di collisione con la Terra e non c’è
modo in cui questo esperimento possa dirigere per errore l’asteroide verso
il nostro pianeta o verso altri corpi celesti: l’impatto di DART si limiterà
a variare leggermente la velocità alla quale l’asteroide orbita intorno a un
altro asteroide più grande, a 11 milioni di chilometri da noi (oltre 20
volte più lontano della Luna).
La tecnica di questo test è relativamente semplice: per alterare la
traiettoria di un asteroide, magari uno che fosse diretto verso la Terra, non
servono esplosioni hollywoodiane, ma è sufficiente modificare anche di poco la
velocità del corpo celeste, a patto di farlo con anticipo sufficiente, e
questa modifica si può ottenere con un semplice scontro ad alta velocità fra
l’asteroide e un veicolo spaziale.
L’asteroide prescelto per l’esperimento di stanotte orbita intorno a un altro
asteroide ben più grande (circa 780 metri di diametro), che si chiama Didymos.
L’impatto della sonda DART (570 kg) tenterà di modificare l’orbita di
Dimorphos intorno a Didymos, facendola passare da circa 11 ore e 55 minuti a
11 ore e 45 minuti.
A causa della grande distanza dalla Terra che comporta tempi di trasmissione
troppo lunghi (38 secondi per inviare o ricevere un segnale), la sonda non
verrà teleguidata ma troverà da sola il proprio bersaglio. La sfida non è
banale, perché si tratta di centrare un bersaglio di circa 160 metri di
diametro con un proiettile che viaggia a circa
sei chilometri al secondo.
DART trasmetterà un’immagine al secondo mentre sfreccia verso l’asteroide e
fino ad appena prima dell’istante d’impatto. Lo streaming della sua telecamera
DRACO sarà visibile qui sotto.
La collisione verrà ripresa anche dal satellite italiano LICIACube (14 kg),
che è stato sganciato l’11 settembre scorso dalla sonda e si trova a una
cinquantina di chilometri da DART. Le immagini verranno acquisite dalle
telecamere gemelle LEIA e LUKE del satellite, che arriverà al luogo
dell’impatto circa tre minuti più tardi, in modo da documentare visivamente i
risultati della collisione. Si stima che il cratere d’impatto avrà un diametro
di una ventina di metri.
un’ora prima dell’impatto (22.000 km di distanza) dovremmo finalmente vedere
Dimorphos come un puntino separato da Didymos;
quattro minuti prima dell’impatto, a 1500 km di distanza, avverranno le
ultime manovre di correzione di traiettoria e i due asteroidi saranno
inquadrati con una risoluzione di circa 100 pixel per Didymos e 20 pixel per
Dimorphos;
venti secondi prima dello schianto si potranno scorgere le singole rocce di
Dimorphos;
e negli ultimi istanti prima dell’impatto dovrebbero essere visibili
dettagli della superficie grandi una decina di centimetri.
Ci sono circa otto secondi di ritardo fra quando arrivano le immagini e quando
vengono pubblicate dopo essere state elaborate, per cui non sorprendetevi se
vedete immagini di Dimorphos anche dopo l’annuncio della perdita di
segnale.
Le immagini di LICIACube, invece, arriveranno nei giorni successivi, perché il
nanosatellite può trasmettere dati soltanto a velocità molto bassa.
La sonda DART è stata
lanciata
il 24 novembre 2021 dalla base di lancio di Vandenberg, in California, a bordo
di un vettore Falcon 9 di SpaceX. Fra quattro anni, la missione Hera
dell’Agenzia Spaziale Europea visiterà Didymos e Dimorphos per osservare gli
effetti a lungo termine dell’esperimento di stanotte.
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2022/09/27 1:20. Impatto confermato! Le immagini che sono arrivate
dalla sonda in tempo reale sono assolutamente incredibili. Ora aspettiamo le
immagini e i dati di LICIACube per vedere gli effetti dell’impatto e poi i
dati dai telescopi sulla Terra e nello spazio che misureranno la variazione
dell’orbita di Dimorphos causata dalla collisione.
Impact! NASA's DART spacecraft has collided with asteroid Didymos, hitting
at a velocity of more than 14,000 mph in a historic planetary defense
experiment.
https://t.co/OtCYO9fJyNpic.twitter.com/rlWiUycLt8
2022/09/27 10:25. Queste sono le prime immagini dell’impatto, osservato
dalla Terra grazie a uno dei telescopi del sistema di monitoraggio asteroidi
ATLAS.
2022/09/27 13:25. Altre immagini dell’impatto, visto dalla Terra con un
telescopio del South African Astronomical Observatory.
Last night, Nicolas Erasmus (SAAO) and Amanda Sickafoose (@planetarysci) successfully observed DART's impact with Dimorphos using the Mookodi
instrument on the SAAO's 1-m Lesedi telescope.@fallingstarIfA
also did a very similar measurement using ATLAS-Sutherland.#DART#NASApic.twitter.com/olr4gV5SOV
2022/09/27 19:35. Sono state rilasciate le prime delle oltre 600 immagini riprese dal
satellite dell’ASI LICIACube.
Fonti aggiuntive:
ESA,
Gizmodo,
Planetary.org,
BBC,
NASA,
Space.com. Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle
donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere
ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico) o
altri metodi.
Il canale YouTube Cosmic Perspective offre una serie di video di altissima qualità dedicati allo sviluppo del veicolo spaziale Starship di SpaceX. Questa, per esempio, è una ripresa di un recente test di accensione di sette dei 33 motori del primo stadio. Guardatela, se potete, a tutto schermo e su uno schermo molto grande: ne vale la pena. Il richiamo alle immagini iconiche delle missioni Apollo è evidentissimo: la differenza è che queste sono riprese amatoriali (anche se realizzate da “amatori” molto professionali).
Dopo circa 16 ore di inseguimento nel corso di una decina di orbite intorno
alla Terra, la capsula Crew Dragon dovrebbe attraccare alla Stazione
Spaziale Internazionale alle 2:15 italiane di domattina. La diretta streaming
di SpaceX inizierà un paio d’ore prima.
Il lancio della Crew-4 è al momento previsto per le 9:52 CEST (7:52
GMT) di oggi 27 aprile. Questi sono alcuni degli streaming da seguire per
assistervi.
2022/04/27 10:40. Il lancio è avvenuto con successo e gli astronauti sono ora in orbita intorno alla Terra. Fra circa sedici ore arriveranno alla Stazione Spaziale Internazionale.
2022/04/27 13:00. Ecco la registrazione di SpaceX.
2022/04/21 8:38 locali (14:38 IT). È previsto che alle 11.15 locali (le
17:15 italiane) SpaceX lanci un vettore Falcon 9 che trasporterà in
orbita una serie di 53 satelliti Starlink, e noi DragonChaser saremo lì
a vederlo partire. Qui sotto trovate la diretta streaming di SpaceX, che
inizierà circa 15 minuti prima dell’orario di lancio.
Il punto di lancio è lo Space Launch Complex 40 (SLC-40) presso la Cape
Canaveral Space Force Station, qui in Florida. Il primo stadio del vettore ha
già volato undici volte (lanciando GPS III-3, Turksat-5A, Transporter 2 e otto
lotti di Starlink) e atterrerà sulla nave appoggio
Just Read the Instructions nell’Oceano Atlantico.
Non credo che farò una diretta: andiamo in una zona dove la connettività
cellulare è molto scarsa e sinceramente vogliamo tutti goderci il momento.
Pubblicherò comunque foto e video appena possibile. Buona visione.
2022/04/21 17:00 locali (23:00 IT). Dopo un rinvio causato dal vento
eccessivo, alle 13.51 locali (19.51 italiane) siamo riusciti a vedere la
partenza del Falcon 9! La fiammata dei suoi motori vista dal vivo è
completamente differente da come la si vede nei video: le telecamere e
fotocamere non riescono a renderla come appare realmente. Molto gialla, ben
più che nelle foto, e luminosissima anche in pieno giorno. Se riuscite a
immaginare una lama di spada laser giallo sole, avete un’idea di cosa intendo.
La copertura nuvolosa ci ha impedito di seguire tutta l’ascesa, ma è stata
comunque una bella esperienza. Il boato sordo, simile a un tuono, dei motori
del Falcon è stato più fioco di quello che mi aspettavo, ma è stato
comunque apprezzabile anche dalla distanza alla quale ci trovavamo (circa 21
km in linea d’aria).
Ma vedere questo spettacolo non è stato facile.
Un addetto ai lavori ci ha consigliato tre punti di osservazione pubblici
esterni al Kennedy Space Center (che è accessibile solo agli addetti o agli
autorizzati e il cui Visitor Center è accessibile al pubblico ma solo a
pagamento): la NASA Causeway (a circa 20 km dalla rampa SLC-40),
Playalinda Beach (11 km) e
il KARS Park (a 18 km).
La mattina presto siamo partiti in ricognizione e abbiamo scoperto che l’unica
area di sosta sulla NASA Causeway era occupata da un cantiere e nelle poche
zone nelle quali era possibile accostare c’era la vegetazione che intralciava
la visuale.
Abbiamo saputo da
NASASpaceflight
del rinvio alle 13.51 locali a causa del vento eccessivo, così siamo andati a
Titusville, dove abbiamo visitato il piccolo ma notevole
American Space Museum, e abbiamo
pranzato al sacco.
Siamo poi tornati al KARS Park, che è un’area riservata ai dipendenti NASA,
con tanto di cartelli di divieto d’ingresso ma in realtà è accessibile in
occasione dei lanci (l’accesso costa cinque dollari). Ma un
simpatico custode ci ha bloccato l'ingresso, dicendo che il lancio era
stato annullato. A noi non risultava, ma il custode è stato irremovibile, per
cui abbiamo lasciato perdere e abbiamo fatto una corsa in auto verso
Titusville, alla ricerca di uno dei vari posti adatti che avevamo notato
durante la ricognizione. Nonostante tutta la nostra pianificazione, siamo così
arrivati al
Port St John Boat Ramp, a
21 km dalla rampa SLC-40) con soli quattro minuti di margine prima del
decollo.
Siccome siamo arrivati trafelati, non abbiamo avuto il tempo di orientarci e
sapere in che direzione esatta guardare, e quindi la sola ripresa che ho avuto
il tempo di fare è inquadrata malissimo all’inizio. Non contate mai su di me
per le telecronache :-)
Ora apprezzo ancora di più il lavoro di chi fa questi streaming, come appunto
NASASpaceflight, la cui diretta ci ha aiutato tantissimo.
Nel video non si sente il boato dei motori del Falcon 9 perché è coperto dal rumore del vento ed è comunque arrivato parecchio (circa un minuto) dopo la fine della ripresa a causa della nostra distanza dal punto di lancio.
In ogni caso, ce la siamo goduta in prima persona, con l’aiuto di un buon
binocolo che mi ha permesso di vedere in dettaglio il vettore; di foto da vicino del
lancio ce ne sono in abbondanza, fatte da chi ha ben più talento ed esperienza
di me:
Booster 1060 supported this mission, landing on Just Read The Instructions
droneship. It has now completed 12 launch & landings.
A differenza di me,
Trevor Mahlmann
(che ho incontrato alla Yuri’s Night tenutasi sotto l’Atlantis
al Kennedy Space Center) sa fare foto e ha ottenuto
questo scatto
che mostra il Falcon 9 di Crew-4 sulla rampa e il
Falcon 9 di Starlink che decolla, con un allineamento geniale.
Arte e scienza insieme.
Pochi minuti più tardi, il primo stadio del Falcon 9, giunto alla sua
dodicesima missione, è atterrato sulla nave appoggio a circa 600 km di
distanza. Trovate tutti i dettagli tecnici
qui su NasaSpaceflight.
Stasera parteciperemo a un ritrovo tra amici spaziali e poi sabato ripartiremo
per l’Europa.
Dopo un paio di giorni di voci di corridoio e di ipotesi, è arrivata la
conferma ufficiale: la missione Crew-4 non partirà prima del 26 aprile, ampiamente fuori
tempo massimo per noi DragonChaser, che dobbiamo rientrare in Europa il 23.
In sintesi, l’annuncio NASA
dice che le condizioni meteo hanno reso necessario lo slittamento del rientro
della missione Axiom-1 (che ha portato quattro astronauti commerciali a
bordo della Stazione grazie a una capsula Dragon). Il rientro inizierà alle
8:35 EDT del 23 aprile con lo sgancio dalla Stazione e terminerà con un
ammaraggio al largo della Florida alle 13:46 locali del 24 aprile.
Questo rientro è essenziale per la missione Crew-4 perché la capsula di
Axiom-1 attualmente occupa il punto di attracco (docking port)
che verrà usato dalla Crew-4.
Lo slittamento del rientro di Axiom-1 comporta quindi il fatto che
Crew-4 non possa partire prima delle 4:15 del 26 aprile, con altre
possibilità il 27 e 28. NASA, SpaceX e Axiom vogliono infatti
“fornire un intervallo di due giorni dopo il ritorno di Axiom-1 per
riesaminare i dati del suo ammaraggio e per prepararsi per il lancio”,
dice l’annuncio.
Intanto l’equipaggio di Crew-4 ha trascorso la giornata al Kennedy
Space Center, qui in Florida, effettuando una prova generale del conto alla
rovescia del proprio lancio. Nel corso della notte, il comandante Kjell
Lindgren, il pilota Robert Hines e le specialiste di missione Jessica Watkins
e Samantha Cristoforetti hanno indossato le tute pressurizzate e sono entrati
nel veicolo, completando la prova generale con successo. Il loro razzo
Falcon 9, in cima al quale è montata la capsula Dragon, è sulla rampa
di lancio 39A.
Noi ci consoleremo tra poche ore assistendo al lancio di un altro vettore Falcon, che porterà in orbita dei satelliti Starlink. Sapevamo sin dall’inizio dell’avventuretta che c’era il rischio di non poter vedere la partenza di Samantha Cristoforetti e abbiamo accettato questo rischio, sfruttando la nostra trasferta negli Stati Uniti per visitare alcune attrazioni locali. Ma questa è un’altra storia.
Il 21 aprile alle 11:15 locali (17:15 italiane) SpaceX prevede di lanciare un vettore Falcon 9, molto simile a quello che verrà usato per la missione Crew-4. Questo vettore trasporterà un lotto di satelliti per telecomunicazioni Starlink e partirà dalla rampa SLC-40 (link a Google Maps) della Cape Canaveral Space Force Station, in Florida, a 25 km in linea d’aria da dove ci troviamo ora noi DragonChaser.
Anche se la rampa non è la stessa che verrà usata per lanciare l’equipaggio della Crew-4 (che partirà dalla rampa 39A del Kennedy Space Center), questo lancio ci permette di fare una prova generale dei punti di osservazione e delle modalità del lancio per il quale siamo venuti. Oggi abbiamo iniziato la ricognizione dei vari punti dai quali osservare le partenze dei veicoli spaziali, tenendo conto degli orari e delle traiettorie.
Il primo stadio del vettore, anche in questo caso, atterrerà su una nave appoggio nell’Oceano Atlantico.
SpaceX offrirà, come consueto, una diretta streaming. La connettività qui è un po’ a macchia di leopardo, per cui non garantisco niente ma potrei provare a fare qualcosina anch’io.
Kjell Lindgren, comandante dell’equipaggio della missione Crew-4 alla quale
parteciperà a metà aprile Samantha Cristoforetti come specialista di missione, ha
annunciato
il nome della capsula Crew Dragon che li porterà alla Stazione Spaziale
Internazionale insieme al pilota Robert Hines e alla specialista di missione Jessica Watkins.
Questo è il testo dei suoi tweet di annuncio:
FREEDOM!! Crew-4 will fly to the International Space Station in a new Dragon capsule named “Freedom.” The name celebrates a fundamental human right, and the industry and innovation that emanate from the unencumbered human spirit. Through the Commercial Crew Program, NASA and SpaceX have restored a national capability and we honor the ingenuity and hard work of those involved. Alan Shepard flew on Freedom 7 at the dawn of human spaceflight. We are honored to bring Freedom to a new generation!
Da sinistra: Watkins, Hines, Lindgren e Cristoforetti nella capsula Crew Dragon.
L’ESA ha pubblicato una serie di foto dell’equipaggio della missione Crew-4
insieme al logo o patch della missione specifica di Samantha
Cristoforetti, denominata Minerva. L’agenzia spaziale ha anche fornito
la spiegazione dei simboli nel logo.
Samantha Cristoforetti verrà lanciata nello spazio non prima del 15 aprile
2022 in una capsula nuova Crew Dragon di @SpaceX insieme ai suoi compagni di
equipaggio, gli astronauti NASA @astro_farmerbob, @astro_kjell e
@astro_watkins. Durante i voli di andata e ritorno alla @iss,
Samantha sarà specialista di missione. Una volta a bordo della Stazione,
sarà responsabile di tutte le attività all’interno del Segmento Orbitale USA
per l’intera durata della sua missione.
Il nome della missione di Samantha è 'Minerva'. Ispirato alla dea romana
della saggezza, dell’artigianato e delle arti, questo nome rende omaggio
alla competenza e alle capacità sofisticate delle persone di tutto il mondo
che rendono possibile il volo spaziale umano. La dea Minerva incarna anche
la resistenza e la disciplina che ci vengono chieste e la saggezza che
desideriamo dimostrare mentre consolidiamo ed espandiamo la presenza umana
nello spazio.
Minerva viene spesso rappresentata con la sua civetta sacra, che è un
elemento chiave del logo della missione di Samantha. L’occhio della civetta
è una Luna gialla, che proietta un chiarore bianco su una Terra rotonda. Il
suo becco richiama la forma della Stazione Spaziale Internazionale, con i
suoi caratteristici pannelli solari. Le due linee rappresentano anche le due
missioni spaziali di Samantha. Delle onde di blu più scuro formano il corpo
della civetta e ci incoraggiano ad affrontare la sfida e ad andare più
lontano nello spazio profondo. La civetta guarda a destra, verso il futuro
dell’esplorazione spaziale.
Nel disegno del logo della Crew-4, dei raggi di luce solcano l’oscurità
dello spazio e precedono l’alba di un nuovo capitolo del volo spaziale
umano. La capsula Dragon forma il torace dell’elemento centrale del logo,
ossia la libellula -- una creatura volante bellissima e agile. In rotta
verso la Stazione Spaziale Internazionale, la capsula appare sospesa in
orbita, con la Terra sotto di lei e la Luna sopra. Quattro stelle luminose
rappresentano le famiglie dei quattro membri dell’equipaggio per la loro
pazienza, il loro affetto e il loro sostegno. Le stelle restanti
rappresentano gli innumerevoli membri dei team della NASA, di SpaceX
e dei partner internazionali.
L'originale:
Samantha Cristoforetti will be launched to space no earlier than 15 April 2022
in a new @SpaceX Crew Dragon capsule alongside her Crew-4 crewmates, NASA
astronauts @astro_farmerbob, @astro_kjell and @astro_watkins. During the
flight to and from the @iss, Samantha will be a mission specialist. Once on
Station, she will be responsible for all activities within the US Orbital
Segment for the duration of her mission. The name of Samantha’s mission is
'Minerva'. Inspired by the Roman goddess of wisdom, the handicrafts and the
arts, this name is a homage to the competence and sophisticated craftmanship
of people all over the world who make human spaceflight possible. The goddess
Minerva also embodies the toughness and discipline that is required of us, and
the wisdom we wish to demonstrate, as we consolidate and expand human presence
in space. Minerva is often depicted with her sacred owl, a key feature of
Samantha’s mission patch. The eye of the owl is a yellow Moon, casting a white
glow on a round Earth. Its beak hints at the shape of the International Space
Station, with its characteristic solar panels. The two lines also symbolise
Samantha’s two missions to space. Waves of ever darker blue make up the body
of the owl and encourage us to rise to the challenge and move farther into
deep space. The owl looks to the right, to the future of space exploration. In
Crew-4's patch design, rays of light streak across the blackness of space,
preceding the dawn of a new chapter in human spaceflight. The Dragon capsule
forms the thorax of the central element of the patch, the dragonfly – a
beautiful and agile flyer. On its way to the International Space Station, the
capsule appears suspended in orbit with Earth below and Moon above. Four
bright stars represent the four crew members’ families for their patience,
love and support. The remaining stars represent the countless members of the
NASA, SpaceX and international partner teams.
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SpaceX ha pubblicato un video spettacolare della partenza della missione
COSMO-Skymed, che mostra, in una ripresa fatta da terra al rallentatore (circa
2x), delle fasi del lancio che è rarissimo vedere.
Grazie alla nitidezza dell’atmosfera, all’illuminazione perfetta (sole appena tramontato al suolo ma ancora in grado di illuminare gli oggetti in quota) e alla
stabilizzazione eccezionale delle riprese, possiamo vedere lo spegnimento del
primo stadio (0:18) a 67 km di quota, la separazione del primo stadio e la manovra di
“inversione a U” per tornare al punto di lancio (0:34) a 70 km, l’accensione del
motore del secondo stadio (0:45) a80 km e l’arrampicata verso lo spazio fino alla
rarissima visione da terra della separazione delle carenature (a 4:05) a 158 km. Le carenature
planano per poi aprire un paracadute ed essere recuperate e riutilizzate.
Le quote alle quali avvengono i vari eventi si possono dedurre confrontando questo video con quello della diretta del lancio (il decollo è a 15.20):
Vedere così nitidamente da terra un veicolo che si trova nello spazio, a oltre 150 km di quota (e a distanza ancora maggiore per via della traiettoria inclinata), è già un risultato eccezionale e di rara bellezza. E questo è quello che si può fare con i sistemi di ripresa e inseguimento stabilizzato civili. Chissà cosa si vede con quelli militari.
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Sappiamo che è una pazzia e che il rischio di non farcela è alto: ma se non ci
proviamo, è sicuro che perderemo un’occasione irripetibile. Insieme alla Dama
del Maniero e a un paio di amici, andrò in Florida, al Kennedy Space Center,
per tentare di assistere alla partenza per lo spazio di
Samantha Cristoforetti. Sarebbe la prima volta che assisto dal vivo alla partenza di un razzo
orbitale.
Fra noi e questo obiettivo ci sono una pandemia e l’imprevedibilità della
meteorologia e della tecnologia spaziale. Troverete su questo blog il racconto
di questa piccola grande avventura.
Il lancio
Samantha Cristoforetti partirà dalla storica Rampa 39A del centro spaziale
Kennedy, quella usata per quasi tutte le missioni lunari con equipaggio, a
bordo di una capsula Dragon portata da un vettore Falcon 9.
Capsula e vettore sono entrambi progettati e realizzati dalla SpaceX di Elon
Musk. Al comando della missione, denominata Crew-4, ci sarà
Kjell Lindgren; il veicolo spaziale verrà pilotato da
Robert Hines. Samantha, che vola come astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea, sarà
specialista di missione (Mission Specialist) insieme a
Jessica Watkins
e sarà l’unica persona europea a bordo (gli altri tre membri sono statunitensi
e sono tutti astronauti NASA).
A sinistra, la patch del volo verso la Stazione, denominato
Dragonfly (libellula in inglese); a destra, quella della prima parte
della missione a bordo, denominata Expedition 67.
La data di decollo attualmente pianificata è ufficialmente
“non prima del 15 aprile 2022”. La data esatta del lancio verrà
comunicata probabilmente intorno alla fine di febbraio e può cambiare
moltissimo per via di numerosi fattori interni ed esterni (altri lanci
concomitanti, condizioni meteo e altro ancora). Due settimane prima della data
di lancio pianificata si terrà la riunione di valutazione denominata
Launch Readiness Review, che di solito fissa la data di lancio dal
punto di vista tecnico e di operatività, ma resterà fino all’ultimo
l’incognita delle condizioni meteo al luogo di lancio e anche lungo la
traiettoria di decollo (dato che in caso di emergenza la capsula ammarerebbe
nell’Atlantico e quindi è necessario che non ci siano onde troppo alte nelle
zone di possibile ammaraggio).
La destinazione del volo è la Stazione Spaziale Internazionale, di cui
Samantha Cristoforetti diventerà poi
comandante
durante la sua permanenza a bordo (che dovrebbe durare sei mesi) quando
inizierà la fase denominata Expedition 68a. Questo suo ruolo è stato
annunciato
a maggio 2021 (qui
un articolo dell’Agenzia Spaziale Italiana). Sarà la prima donna europea a
comandare la Stazione.
Samantha Cristoforetti in addestramento sulla Terra, nel 2021. L’oggetto è una
croce di riferimento sporgente (stand-off cross) del bersaglio ottico di attracco (Credit:
ESA).
Il vettore SpaceX sarà un Falcon 9 che ha
già volato tre volte, l’esemplare B1067. La capsula Dragon è invece un esemplare nuovo.
L’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha pubblicato un
articolo
dedicato alla patch della missione Crew-4 e al suo significato.
La nostra “missione”: Dragonchase 2022
Abbiamo già prenotato i voli aerei di andata e ritorno, scegliendo formule
rimborsabili e rinviabili in caso di cambiamenti nella data di lancio (o anche
in caso di nostre positività al tampone Covid, obbligatorio prima di prendere
l’aereo), ma può anche succedere che il lancio venga rinviato dopo che siamo
arrivati in Florida.
Ci tratterremo una decina di giorni, per cui abbiamo un minimo di margine per
eventuali rinvii brevi del lancio, ma sappiamo che c’è il rischio di dover
ripartire senza vedere il decollo di Crew-4. Per cui abbiamo pensato al
viaggio come occasione per rivedere (per alcuni di noi, vedere per la prima
volta) lo storico centro spaziale statunitense e altre cose interessanti della
Florida e incontrare amici appassionati di spazio che si stanno radunando in
Florida per la stessa occasione: se poi ci capita di assistere al lancio,
tanto meglio.
Non abbiamo previsto di incontrare Samantha: solo la famiglia più stretta ha
il permesso di avvicinarsi ai membri dell’equipaggio, e per farlo sta tutta in
quarantena per due settimane prima del lancio. È una precauzione che vale per
tutte le missioni spaziali con equipaggio, anche in periodi senza pandemie;
ora vale ancora di più. Tuttavia due giorni prima del lancio c’è una
possibilità di un saluto a distanza a tutto l’equipaggio. Vedremo come
andranno le cose.
Nel frattempo ho preparato in fretta e furia la nostra patch di
missione; avendo pochissimo tempo, ho preso spunto dal sito che genera
automaticamente patch spaziali, ho preso un’illustrazione di un decollo
Dragon/Falcon 9 pubblicata da
Natália Brondani
e ho fuso il tutto con qualche licenza artistica nel logo che vedete a inizio
articolo. Considerato che ci ho potuto dedicare mezz’ora scarsa a notte fonda,
non mi posso lamentare. Anche il nome della missione, DragonChase 2022,
è un’idea partorita di corsa. Non è originale, ma rende bene il concetto della
nostra piccola pazzia.
Come seguire il lancio
SpaceX, ESA e NASA
TV trasmetteranno come consueto il lancio in streaming: pubblicherò i link
specifici appena possibile, ma intanto segnatevi il
canale YouTube di SpaceX.
SpaceLaunchSchedule.com
ha una descrizione generale del lancio. Su Twitter,
Astronomia Pratica segnalerà i
passaggi della Stazione (e quindi anche della Dragon che inseguirà la
Stazione fino ad attraccarvi) sopra l’Italia e il sud Europa in generale. Gli
amici di Astronautinews.it dedicheranno
sicuramente vari articoli alla missione. Samantha Cristoforetti è su Twitter
come @astrosamantha.
Data e orario di lancio non sono ancora stati annunciati definitivamente, ma
la meccanica orbitale obbliga la Dragon a decollare in corrispondenza
di passaggi della Stazione sopra il Kennedy Space Center (latitudine 28.45,
longitudine -80.52) o nelle sue vicinanze, per cui i siti che calcolano il
moto orbitale della Stazione ci dovrebbero permettere di avere un’idea delle
varie finestre di lancio che saranno disponibili. Tuttavia i calcoli soffrono
di notevoli imprecisioni quando si cerca di fare previsioni a lungo termine a
causa della variabilità della densità atmosferica alla quota della Stazione
(sì, c’è ancora una tenuissima atmosfera a quella quota, e ha un effetto
frenante) e di eventuali manovre per evitare detriti.
Di conseguenza, le previsioni attendibili coprono circa dieci giorni. Le
trovate su Heavens-above.com (questo
è il link specifico per il KSC) o su
Ny2o.com (è necessario un
login).
Spot the Station, della NASA, si spinge fino a 15 giorni, e pubblica i
dati grezzi delle effemeridi, generati dal Trajectory Operations and Planning Officer (TOPO) della
Stazione, insieme alle manovre pianificate che possono influenzare l’orbita.
Ne sapremo di più man mano che ci avviciniamo alla data di lancio.
Pubblicherò prossimamente un articolo in cui descriverò in dettaglio lo
svolgimento di una missione Dragon con equipaggio. Nel frattempo,
potete rivedere i lanci precedenti in queste registrazioni delle rispettive
dirette video.
Ad astra e (come suggerisce Samantha Cristoforetti)
nuannarpoq!
Crew Demo-1 (marzo 2019):
Crew Demo-2 (maggio 2020):
Crew-1 (novembre 2020):
Crew-2 (aprile 2021):
Crew-3 (novembre 2021):
2022/01/27
Intanto arrivano gesti di sostegno e incoraggiamento bellissimi come questa
animazione della patch realizzata da @TheSclerochron1:
La capsula Resilience, una Crew Dragon di SpaceX, è rientrata sulla
Terra stanotte, ammarando nell’Oceano Atlantico e trasportando per la prima volta un
equipaggio composto esclusivamente da astronauti privati non professionisti
(Jared Isaacman, Sian Proctor, Hayley Arceneaux e Chris Sembroski). I quattro sono rimasti in
orbita terrestre per circa tre giorni, partendo dal Centro Spaziale Kennedy il
16 settembre scorso.
Oltre al trasporto del primo equipaggio interamente composto da non professionisti (che comunque si sono dovuti sottoporre a un addestramento non trascurabile), la missione ha stabilito molti altri primati: prima donna di colore pilota di un
veicolo spaziale (Sian Proctor), persona statunitense più giovane nello spazio
(Hayley Arceneaux, 29 anni), primo astronauta con protesi (Arceneaux), volo
più lontano dalla Terra dai tempi delle missioni Shuttle verso il telescopio
spaziale Hubble (590 km), finestrino più grande mai usato nello spazio, primo
riutilizzo completo di una capsula per equipaggi e riutilizzo (parziale o completo) più rapido di
una capsula (meno di cinque mesi tra i due voli della Crew Dragon).
Per quanto riguarda specificamente SpaceX, questo volo rappresenta la prima
volta che l’azienda gestisce tre capsule contemporaneamente nello spazio
(altre due sono attraccate alla Stazione Spaziale Internazionale), il primo
volo libero di una Crew Dragon (i voli precedenti avevano tutti avuto come
destinazione la Stazione), il primo ammaraggio di un equipaggio nell’Atlantico a est della Florida anziché nel Golfo del Messico,
e il primo uso di un vettore Falcon 9 che ha già volato due volte per
trasportare un equipaggio.
Un volo spaziale di questo genere può essere visto come un costoso esempio di turismo per miliardari (il volo è stato pagato per tutti e quattro da Isaacman) la cui utilità scientifica è marginale, ma al tempo stesso ottiene un risultato mediatico e tecnico estremamente importante: una normalizzazione del volo spaziale.
SpaceX ha dimostrato di essere in grado di far volare nello spazio e di riportare sulla Terra un gruppo di persone non specialiste, in condizioni di salute normali, dopo un addestramento non estremo, con una capsula riutilizzabile. Il costo del volo resta ampiamente al di fuori della portata delle persone comuni, ma è comunque enormemente più basso di quello dei voli spaziali precedenti con equipaggio. Questo significa maggiore accessibilità dello spazio non tanto per gli aspiranti turisti con il portafogli rigonfio, ma per chiunque lavori nel settore aerospaziale e abbia grandi competenze che però non poteva portare nello spazio per via delle proprie condizioni fisiche o per motivi di costo.
Chris Sembroski, dovendo stare immobile e legato al proprio sedile durante il rientro dallo
spazio, guarda Balle Spaziali.
Gli astronauti durante la fase finale del rientro, con la capsula sostenuta da
quattro paracadute.
Appena prima dell’impatto con l’oceano. Credit:
Inspiration4.
L’istante dell’ammaraggio.
La Resilience in attesa di essere caricata a bordo della nave appoggio
Go Searcher.
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