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Ieri Apple ha presentato i nuovi Watch (o meglio, nuove casse, software e cinturini), i nuovi iPhone, un Apple TV potenziato e un iPad gigante con tastiera e stilo. Saranno disponibili tra poco, costeranno un botto, e saranno come al solito i migliori di sempre. Come tutte le altre volte, ma stavolta con più sonniferi: a mia memoria è stato il Keynote più noioso della storia delle presentazioni Apple. Di novità reali, rivoluzionarie, manco l'ombra.
Ecco, vi ho appena fatto risparmiare due ore della vostra vita e tutto il tempo che avreste passato a leggere le recensioni dei prodotti Apple che appestano in queste ore tutti i siti dell'universo conosciuto. Recensioni che sono la fase finale di un ciclo acchiappaclic che frutta un pacco di soldi pubblicitari ai siti e li trasforma in grancasse promozionali per Apple: qualche settimana prima del Keynote si pubblicano gli articoli di ipotesi su come saranno i nuovi prodotti; poi si pubblicano quelli sulle indiscrezioni su come saranno; poi si mette online la raffica di articoli su come sono realmente. E intanto il contatore dei clic corre.
Posso dirlo una volta per tutte? Sono un utente Apple da anni, uso Mac come laptop e computer fisso, e
non me ne frega niente delle ipotesi, delle indiscrezioni e delle congetture su come potrebbero essere i prossimi prodotti Apple. Salterò a pié pari tutta questa fuffa. Chiamatemi quando si sa come sono
realmente i nuovi prodotti e piantatela di fare i lacché di Apple a caccia di clic.
Tanto per dirvi a che livelli di ridicolo inconsapevole siamo arrivati, ieri è stato presentato l'iPad Pro, che è un iPad più grande, al quale si abbinano una tastiera e uno stilo. Risoluzione spettacolare, estetica al top, certo, ma lasciatemi scappare uno sbadiglio cosmico. È un gran bel tablet con tastiera, tutto qui, eppure Apple l'ha annunciato come se fosse stata la Terza Tavola della Legge portata da Mosé. E il pubblico ha applaudito entusiasta.
Ma guardate questa vignetta di Joel Watson, che
risale al 2012, e se siete
fanboy di Apple, datevi una ridimensionata.
Ballmer: Lo chiamiamo Surface [“superficie”].
Pubblico: Buuuuu! Il tuo iPad fa schifo.
Ballmer: Non è un iPad! È un Surface.
Pubblico: Succhiami la superficie! Quella del mio uccello!
Ballmer: Ha un supporto estraibile e anche un portabicchiere.
Pubblico: Il tuo iPad fa schifo lo stesso.
Ballmer: Ehi, amico, vaffanculo! Abbiamo messo una tastiera direttamente nella copertina! Tra tre anni, quando Apple ce lo copierà, voi stronzi penserete che è geniale.
Pubblico: Facci il ballo della scimmia!
WWDC 2015 – Tim Cook: Lo chiamiamo Smart Cover Touch, e crediamo che lo amerete.
Pubblico: Lo avete inventato voi!
Tim Cook: Sì, sì, lo abbiamo inventato noi.
Più seriamente, temo che l'iPad Pro sia un nuovo passo in avanti nella strategia a lungo termine di Apple per eliminare definitivamente il computer, nel senso di
personal computer, quello sul quale siamo liberi di far girare le applicazioni che vogliamo, e spingerci sempre di più verso dispositivi chiusi, sui quali possiamo eseguire soltanto le applicazioni che vuole Apple, il cui modello di business è sempre meno vendere dispositivi aperti per la produttività personale e sempre più vendere dispositivi chiusi che inducano i clienti a comperare servizi. Naturalmente servizi venduti da Apple.
Fra l'altro questa strategia va benissimo a molti degli altri attori coinvolti: pirateria del cinema? Non sarà più un problema, se su un iCoso girerà soltanto il media player con DRM (sistemi anticopia) e i video senza DRM verranno bloccati o degradati. C'è Adblock che blocca le pubblicità invadenti? Per contrastare questo crimine basterà non approvarlo nell'App Store.
Circolazione di documenti scottanti? Non sarà più un rischio, se sull'iCoso gireranno soltanto le applicazioni di lettura documenti benedette da Apple (che magari chiameranno Cupertino per informare su chi ha letto cosa e quando e dove l'ha fatto).
Comunicazioni riservate che
impensieriscono inquirenti o governi, come quello americano o britannico? Problema risolto, se sull'iCoso gireranno solo le app di messaggistica approvate e con chiave di decifrazione centralizzata. Considerate, tanto per fare un esempio, che già ora WhatsApp scambia i messaggi cifrandoli nella versione Android, mentre in quella iOS sono
in chiaro.
Sostituire il computer aperto, dove l'utente installa quello che vuole lui, con un dispositivo digitale chiuso, sul quale si possa esercitare un controllo ferreo, conviene insomma a tanti. Era l'aspirazione alla base del contestatissimo
Palladium/Trusted Computing di Microsoft, ai tempi in cui Microsoft era il colosso monopolista e Apple si presentava come la paladina del libero pensiero. Come si cambia.
Oggi nessuno accetterebbe soprusi come questi. Ma considerate alcune delle cose alle quali Apple ci ha abituati nel corso degli anni (e altre case produttrici stanno facendo cose analoghe):
– con iOS ha reso normale l'idea che possiamo installare soltanto le
app benedette da una specifica azienda: se vogliamo installare qualcosa di diverso
dobbiamo scardinare le protezioni del nostro dispositivo.
– con iOS, chi vuole offrire una app agli utenti deve registrarsi come sviluppatore
pagando;
– batterie non più rimovibili, prima negli iPhone e iPad, poi nei laptop: tu, utente, non devi mettere le mani all'interno del dispositivo, nemmeno per cambiare la batteria.
– OS X convergente con iOS: l'installazione delle app non firmate da Apple viene disincentivata tramite finestre di dialogo di cui bisogna conoscere le opzioni nascoste per poterle scavalcare e installare quello che si desidera.
– proprio in questi giorni, l'introduzione della possibilità di un
adblocker che blocchi tutte le pubblicità
tranne, guarda caso, quelle di Apple (iAds) e tranne il tracciamento delle app native di Apple.
– DRM sui video di film e telefilm vincolati da copyright.
Va considerato, inoltre, che Apple è oggi un'azienda che produce iPhone e iPad e
secondariamente computer, come evidenziato dai
rendiconti pubblici (screenshot qui accanto); nel secondo trimestre del 2015 ha venduto 61 milioni di iPhone e 12 milioni di iPad, con ricavi per circa 46 miliardi di dollari, mentre i 4,5 milioni di Mac hanno prodotto 5,6 milioni di ricavi: meno di un decimo rispetto ai dispositivi iOS. Il Mac conta ben poco, in questo bilancio: perché tenerlo?
Oltretutto sui dispositivi iOS è più facile implementare DRM che li trasformi in piattaforme fidate per la diffusione di contenuti sotto copyright. E Apple è un colosso in questo campo. Guardate il grafico dei ricavi mostrato qui accanto, pubblicato dalla BBC, e notate le dimensioni di Apple a confronto delle principali aziende che si occupano di
media.
Però per arrivare a proporre il controllo totale senza che ci sia opposizione bisogna prima togliere di mezzo il personal computer, troppo libero, troppo aperto, troppo flessibile e riprogrammabile. Per eliminarlo non servono leggi o sequestri: basta disabituare gli utenti a usarlo. Pian piano e con il sorriso.
Guardate i giovani di oggi: sanno usare un iPhone perché l'hanno da sempre. Per loro passare a un iPad è naturale: stesse icone, stessa interfaccia, stessa filosofia. Passare a un PC o a un Mac, per loro che non ne hanno mai usato uno, è uno sforzo di apprendimento massiccio (santo cielo, chi usa iOS non vede neppure il filesystem e trova alieno il concetto di
cartella, figuriamoci path e directory, o di salvare i dati): ditemi voi perché dovrebbero farlo, ora che c'è un super-tablet che ha una tastiera e un dispositivo di puntamento di precisione? L'iPad è un complemento al computer; l'iPad Pro è un
sostituto. Un Mac o un PC, per chi ha oggi undici o dodici anni e
non ha memoria di come fosse il mondo prima degli iCosi, è inutilmente macchinoso e arcaico come lo è per me una macchina per scrivere.
Dal loro punto di vista, per quale motivo questi giovani cresciuti a pane e iOS dovrebbero faticare per imparare a usare un PC o un Mac, con tutte le sue bizzarrie e infettabilità, specialmente adesso che c'è un iPad da 13 pollici con tastiera che fa le stesse cose di un PC/Mac, ma senza tutte le complicazioni di un PC/Mac? Un iPad, se non viene sottoposto a
jailbreak, è una piattaforma che non s'infetta, si aggiorna automaticamente, salva i dati automaticamente nel cloud. E alla maggior parte della gente rinunciare alla libertà di installare quello che si vuole in cambio di una maggiore sicurezza e semplicità (e dei dati personali) va benissimo.
Sono profeta di sventura? Può darsi; spero di prevenire, non di prevedere, ma giudicate voi. Io vado frequentemente nelle scuole per fare lezioni di sicurezza informatica e vedo sempre più spesso studenti che non sanno fare login a Facebook da un computer perché
non l'hanno mai fatto: hanno sempre cliccato sull'app.
Considerate, per esempio, i
dati di vendita dei computer negli ultimi anni secondo il Wall Street Journal:
“I consumatori hanno iniziato a mollare i PC in favore dei tablet nel 2012, quando le spedizioni scesero del 2,6%, secondo Gartner. Il mercato è crollato l'anno successivo, calando dell'11,1%, e ha continuato a calare nel 2014 dello 0,8%.” E le previsioni per il 2015 non sono rosee:
“un calo dell'11,8% rispetto all'anno precedente” secondo IDC, citata sempre dal
WSJ. Anche
i dati di Statista.com (immagine qui accanto) indicano un calo continuo dal 2011 in poi; le vendite di computer nel 2014 sono ai livelli del 2009. Tendenza temporanea o inizio del declino? Lo scopriremo tra qualche anno.
Ricordate
Cory Doctorow e il suo
monito sulla guerra in atto contro il computer universale? Provate a rileggere le sue parole di qualche anno fa e chiedetevi, senza inutili complottismi, se per caso aveva ragione.