Martedì scorso sono stato alle Scuole Medie di Morbio Inferiore (Canton Ticino), su invito dell’istituto, per fare una conferenza sul fenomeno delle
fake news per gli studenti.
Ho citato casi storici come la Donazione di Costantino e i Protocolli dei Savi di Sion. Ho parlato delle varie cause dell’esplosione di questo fenomeno: dal
clickbait all’errore giornalistico, dal pregiudizio alimentato dagli algoritmi dei social network al
programmatic advertising, dalla caccia agli ascolti TV alla propaganda politica, fino al diletto di inventare fandonie per vedere chi ci casca e si spaventa.
Strada facendo, in una novantina di
slide, ho toccato razzismo, antivaccinismo, cambiamenti climatici, antisemitismo, Donald Trump, complottismo, il caso Stamina e altro ancora, proponendo anche alcune tecniche di indagine e di difesa, che abbiamo applicato in pratica con degli esercizi.
Sono tutti argomenti solitamente considerati delicati e controversi: ma una sola slide, fra le tante che ho mostrato, mi è valsa l’accusa di essere un indottrinatore. La slide è quella che vedete qui sopra: quella che riguarda il 5G.
Tio.ch, infatti, segnala che una madre di uno degli studenti ha criticato il mio intervento:
«È una vergogna. La scuola media non dovrebbe spingere per il 5G. Invece mio figlio, in classe, è stato “indottrinato” da Paolo Attivissimo, esperto di nuove tecnologie invitato in aula»
Alla critica si è unita Eva Camilleri, del Gruppo Stop 5G, come potete leggere nell’
articolo di Tio.ch, che include anche la confortante presa di posizione del direttore dell’istituto scolastico e un mio breve commento rilasciato stamattina (venerdì 8) poco prima di andare in diretta alla radio.
Vorrei chiarire i fatti dando qualche dettaglio in più, per smorzare subito questa polemica.
Prima di tutto, quella slide è stata l’unica in cui ho accennato al 5G, e l’ho mostrata per segnalare che negli Stati Uniti l'emittente
RT America, finanziata dal governo russo, fa disinformazione sulle nuove reti cellulari per spaventare l'opinione pubblica con toni catastrofici. Non lo dico io: lo dice
Il Post, sulla scorta di un’
inchiesta del New York Times.
La slide mostra appunto un fermo immagine di uno dei video di
RT America, che presenta la drammatica dicitura
“5G Apocalypse”. L’ho fatta vedere agli studenti per far notare come intorno all’argomento circoli molta informazione volutamente falsa e confezionata professionalmente:
fake news, insomma, ossia il tema della conferenza.
Ho detto agli studenti che non ci sono, ad oggi, fatti comprovati che indichino un pericolo particolare nel 5G rispetto al 4G attuale, ma che in ogni caso, a prescindere da come la si pensi sul 5G, immagini come questa di
RT America mostrano che non tutto quello che circola su Internet e ha un aspetto professionale è attendibile, e quindi spetta a loro sviluppare il loro senso critico e acquisire gli strumenti e le conoscenze che li mettono in grado di capire cosa è vero e cosa è falso. Conoscenze che ricevono, appunto, a scuola.
Fine dell’accenno al 5G. Siamo poi andati avanti ad analizzare tanti altri casi di
fake news.
Questo è quanto. Se la mamma preoccupata o i membri del Gruppo Stop 5G ne vogliono parlare serenamente faccia a faccia, fuori da ogni polemica, sono a disposizione.
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