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2006/11/08
Formati aperti, il guru del Massachusetts a Milano
La migrazione ai formati aperti spiegata da chi la fa per un intero stato: il 9 novembre è a Milano il consulente del governo del Massachusetts
Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "antonio.fan****" e "andre_guinness".
Se seguite la questione dei formati aperti e del loro ruolo antimonopolistico e di riduzione dei costi, saprete probabilmente che uno dei più coraggiosi e massicci sforzi per passare da formati "chiusi" (controllati da una specifica azienda) a quelli aperti è quello dello stato del Massachusetts, che da fine anno adotterà il formato ISO 26300, noto anche come OpenDocument, per la gestione dei propri documenti informatici.
Per intenderci, si tratta del formato aperto utilizzato per default da OpenOffice.org, NeoOffice, StarOffice e da un numero crescente di altre applicazioni (Koffice, Abiword, TextMaker, il prossimo Lotus Notes, Google Docs and Spreadsheets), ma non da Microsoft Office. Esperienze analoghe sono in corso anche in Australia, Belgio e Francia.
La migrazione non è banale, anche perché il proprietario del formato utilizzato finora (Microsoft) non è stato a guardare. Temendo comprensibilmente di perdere l'attuale posizione di sostanziale monopolio esercitato tramite i formati chiusi, ha ostacolato in vari modi l'iniziativa del Massachusetts. Ora sembra però disposto a una resa onorevole, dato che sta finanziando la produzione di un plug-in (programma ausiliario) per Microsoft Word che consentirà anche alla suite Microsoft di leggere i documenti in formato OpenDocument.
Domani mattina Leon Shiman, consulente per lo stato del Massachusetts, è a Milano nell'ambito del convegno Milano chiama Boston, organizzato in collaborazione con VAS, Verdi Ambiente e Società Onlus e orientato ad esplorare la possibilità di adottare anche per Milano e per tutta Italia le soluzioni adottate dal Massachusetts. Considerato che, come dichiarato da Microsoft a suo tempo, il Comune di Milano spende 300.000 euro l'anno in licenze Microsoft e cifre ancora più importanti per licenze di altri produttori di software, la questione non è banale. E' un'occasione rara per sentire "come si fa" da chi sta facendo, invece dei discorsi sui massimi sistemi che purtroppo caratterizzano spesso queste tematiche.
Mi dicono che ci saranno pezzi grossi di Microsoft; io purtroppo non ci potrò essere, per cui se ci andate, raccontatemi com'è andata, e fate le domande che sapete che farei io a tutti i partecipanti, senza peli sulla lingua. In fin dei conti, non è soltanto questione di soldi, ma di futuro della nostra cultura. Chi controlla i formati, controlla i documenti; e chi controlla i documenti controlla il futuro e può riscrivere il passato.
L'appuntamento è alle 9.30 nella Sala Assemblee Banca Intesa di Piazza Belgioioso 1. Maggiori info sul convegno sono su Openlabs.it.
Questo articolo vi arriva grazie alle gentili donazioni di "antonio.fan****" e "andre_guinness".
Se seguite la questione dei formati aperti e del loro ruolo antimonopolistico e di riduzione dei costi, saprete probabilmente che uno dei più coraggiosi e massicci sforzi per passare da formati "chiusi" (controllati da una specifica azienda) a quelli aperti è quello dello stato del Massachusetts, che da fine anno adotterà il formato ISO 26300, noto anche come OpenDocument, per la gestione dei propri documenti informatici.
Per intenderci, si tratta del formato aperto utilizzato per default da OpenOffice.org, NeoOffice, StarOffice e da un numero crescente di altre applicazioni (Koffice, Abiword, TextMaker, il prossimo Lotus Notes, Google Docs and Spreadsheets), ma non da Microsoft Office. Esperienze analoghe sono in corso anche in Australia, Belgio e Francia.
La migrazione non è banale, anche perché il proprietario del formato utilizzato finora (Microsoft) non è stato a guardare. Temendo comprensibilmente di perdere l'attuale posizione di sostanziale monopolio esercitato tramite i formati chiusi, ha ostacolato in vari modi l'iniziativa del Massachusetts. Ora sembra però disposto a una resa onorevole, dato che sta finanziando la produzione di un plug-in (programma ausiliario) per Microsoft Word che consentirà anche alla suite Microsoft di leggere i documenti in formato OpenDocument.
Domani mattina Leon Shiman, consulente per lo stato del Massachusetts, è a Milano nell'ambito del convegno Milano chiama Boston, organizzato in collaborazione con VAS, Verdi Ambiente e Società Onlus e orientato ad esplorare la possibilità di adottare anche per Milano e per tutta Italia le soluzioni adottate dal Massachusetts. Considerato che, come dichiarato da Microsoft a suo tempo, il Comune di Milano spende 300.000 euro l'anno in licenze Microsoft e cifre ancora più importanti per licenze di altri produttori di software, la questione non è banale. E' un'occasione rara per sentire "come si fa" da chi sta facendo, invece dei discorsi sui massimi sistemi che purtroppo caratterizzano spesso queste tematiche.
Mi dicono che ci saranno pezzi grossi di Microsoft; io purtroppo non ci potrò essere, per cui se ci andate, raccontatemi com'è andata, e fate le domande che sapete che farei io a tutti i partecipanti, senza peli sulla lingua. In fin dei conti, non è soltanto questione di soldi, ma di futuro della nostra cultura. Chi controlla i formati, controlla i documenti; e chi controlla i documenti controlla il futuro e può riscrivere il passato.
L'appuntamento è alle 9.30 nella Sala Assemblee Banca Intesa di Piazza Belgioioso 1. Maggiori info sul convegno sono su Openlabs.it.
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