Credit: Apple. |
Lo segnala, con un aneddoto personale, lo scrittore e giornalista informatico Cory Doctorow: sua figlia di undici anni era a lezioni di equitazione, ma non rispondeva alle chiamate. Lui ha usato Trova il mio iPhone, che ha indicato che il telefonino della figlia era a 21 chilometri dalla scuola. Temendo il peggio, ha allertato la polizia. Ma poco dopo, la figlia ha telefonato dalla scuola, dove era rimasta tutto il tempo.
Doctorow spiega che il problema nasce da due fattori. Il primo è che la localizzazione dei telefonini usa varie fonti: le reti Wi-Fi nelle vicinanze, il GPS e gli indirizzi IP assegnati dall’operatore telefonico. Ma se il GPS non è disponibile (per esempio al chiuso), servizi come Trova il mio iPhone possono usare soltanto le altre informazioni, che possono essere imprecise o semplicemente obsolete. Se il telefonino è in una zona dove c’è poco campo, il telefonino non può aggiornare il servizio di localizzazione dandogli i nomi delle reti Wi-Fi che vede in quel momento e quindi il servizio considera ancora valide le informazioni trasmessegli tempo prima. In questo caso, il telefonino risulta trovarsi in un luogo dal quale è passato, ma non è più lì.
Va anche peggio se la localizzazione può basarsi solo sull’indirizzo IP assegnato al telefonino, che è variabile e temporaneo. In questo caso, il telefonino può risultare apparentemente localizzato ovunque in un’area vastissima. E in alcuni casi va anche peggio, come è capitato a me.
Il secondo fattore, ancora più subdolo, è che le app di localizzazione spesso non indicano il margine di errore dei dati che mostrano. Le app indicano semplicemente “Il telefonino è esattamente qui o in questo cerchio”, ma non dicono mai “potrebbe trovarsi in questa zona ma non ne sono sicuro” e soprattutto non specificano mai quale metodo di localizzazione stanno usando. Questo porta a false certezze che possono essere molto fuorvianti.
Morale della storia: prima di accusare qualcuno esclusivamente sulla base della localizzazione del suo telefonino, pensateci due volte. Eviterete imbarazzi, come in un caso di presunta infedeltà che mi è capitato di seguire: lui accusava lei di essere andata misteriosamente al cinema in un’altra città invece del cinema locale come aveva detto che avrebbe fatto. In realtà lei era andata eccome al cinema locale, ma il Wi-Fi del cinema aveva lo stesso nome (SSID) di quello di tutte le altre sale della stessa catena, e il sistema di localizzazione aveva arbitrariamente scelto un cinema di una città lontana. Non è andata molto bene all’accusatore.
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