Fra le tante chicche personali e tecniche che sono emerse nella chiacchierata molto informale (interessantissima la parte riguardante la psicologia e i requisiti mentali per una missione umana su Marte), ne segnalo un paio che riguardano la fantascienza: la prima è che Samantha Cristoforetti ha guardato Battlestar Galactica mentre era nello spazio, durante le ore giornaliere obbligatorie di corsa sullo speciale tapis roulant della Stazione Spaziale Internazionale.
La seconda è che Katee e Samantha si sono incontrate alla Fedcon, in Germania, nel 2018, e l’astronauta spiega che questa loro foto insieme è stata la prima che ha mai desiderato di fare con una celebrità in tutta la sua vita (un sentimento che non aveva mai provato o capito prima e che è tuttora alla base della sua riluttanza a fare selfie con chi la incontra):
Remember this lady? Best Viper pilot in the Colonial Fleet. @kateesackhoff #Fedcon pic.twitter.com/zAsYYl1nBB— Samantha Cristoforetti (@AstroSamantha) May 20, 2018
In entrambi i casi la reazione di Katee Sackhoff è impagabile. Nel finale, poi, il suo saluto vulcaniano ha... qualche complicazione.
A circa 21:30, inoltre, Samantha racconta la genesi della sua famosa foto in divisa di Star Trek: Voyager scattata a bordo della Stazione nel 2015 e accompagnata da questo tweet.
"There's coffee in that nebula"... ehm, I mean... in that #Dragon. pic.twitter.com/9MYrqIOXnI— Samantha Cristoforetti (@AstroSamantha) April 17, 2015
La battuta sul caffè è una citazione di una celebre frase del capitano Janeway di Star Trek: Voyager:
Traduco quello che racconta Samantha in inglese, che è musica per le orecchie di qualunque fan di fantascienza e di Star Trek della mia generazione, quella che non poteva semplicemente scaricare le puntate in HD in tempo reale cliccando su Netflix, come si fa oggi, e che viveva invece di ritagli di giornale, di fanzine fotocopiate e di notizie compilate nei VideoTrek di Alberto Lisiero e Gabriella Cordone e si radunava alle prime convention italiane per vedere insieme le puntate appena ricevute di straforo dagli Stati Uniti, grazie ai pochi che avevano un videoregistratore in grado di riprodurre le videocassette NTSC. Erano, a modo loro, tempi eroici: per essere fan dovevi impegnarti tanto.
“Sono cresciuta come grandissima fan di Star Trek; è stata una parte molto importante della mia vita, una grande passione, da bambina e da ragazza in particolare. Ma sono anche cresciuta in questo paesino nelle Alpi italiane.
All’epoca, negli anni Ottanta e nei primi anni Novanta, mentre crescevo, Star Trek non era molto conosciuto in Italia. Non era questo grande fenomeno come lo era invece in altri paesi come gli Stati Uniti o la Germania. In più abitavo in questo posto sperduto, dove non c’era accesso a grandi librerie o negozi per appassionati, per cui ero uno di quei giovani che andava a caccia di qualunque cosa potesse trovare o stava su di notte fino alle due perché trasmettevano una replica della serie degli anni sessanta.
Quando The Next Generation finalmente arrivò in Italia, credo qualche anno dopo la messa in onda negli Stati Uniti, fu trasmesso tardissimo di notte. Io stavo sveglia per guardarlo. E poi nel 1994, quando avevo 17 anni, andai negli Stati Uniti come studentessa di scambio, e credetti di essere morta e di essere andata in Paradiso perché lì Star Trek] era dappertutto, c’erano le repliche di The Next Generation in TV per due ore ogni giorno e io sequestravo la TV per quelle due ore, e andava in onda Deep Space Nine e potevi procurarti qualunque oggetto da fan e il merchandising ed era semplicemente meraviglioso.
E poi a gennaio del 2015 -- scusate, del 1995 --. quando ero ancora studentessa di scambio, debuttò Voyager e io quindi ho questo ricordo: «Wow, sto davvero guardando una nuova serie di Star Trek il giorno stesso del suo debutto invece che anni dopo!» In più aveva, come sapete, un capitano donna, che per me come teenager e ragazza ovviamente molto interessata alla tecnologia e allo spazio era una cosa molto importante.
Saltiamo in avanti di vent’anni: sono un’astronauta, vado nello spazio e mi capita di essere nello spazio per il ventesimo anniversario di quel giorno importante in cui aveva debuttato Voyager, e così ho pensato di celebrarlo in qualche modo. Ho anche cercato di contattare Kate Mulgrew, l’attrice che interpretava [il capitano] Janeway [in Voyager], ma non è andata in porto. Ma avevo con me questa divisa e volevo farci qualcosa di speciale e un mio amico, si chiama [omissis] e sono abbastanza sicura che ci stia ascoltando adesso, è stato lui è darmi gli spunti, tipo «beh, stai per ricevere la macchina per il caffè e sai che Janeway era grande bevitrice di caffè».
E così ho scattato quella foto nella Cupola insieme al veicolo spaziale cargo Dragon che era appena arrivato, con la macchina del caffè nel ventre [della sua stiva], e poi [ne ho scattata un’altra] in cui bevevo caffè dalla tazzina speciale per zero g con la divisa di Janeway [e con un’altra citazione del capitano di Voyager, N.d.T.].”
"Coffee: the finest organic suspension ever devised." Fresh espresso in the new Zero-G cup! To boldly brew... pic.twitter.com/Zw2CllJgzF— Samantha Cristoforetti (@AstroSamantha) May 3, 2015
Una perfetta Trekker nello spazio, insomma. Fra l’altro, a bordo della Stazione con lei c’era almeno un altro fan dichiarato di Star Trek, Terry Virts. Siamo ovunque.
Chicca finale: per quel che ne so, il nome del signor Omissis non era mai emerso pubblicamente, neppure nel libro di Samantha Diario di un’apprendista astronauta. Vi posso garantire che sta sorridendo orgogliosamente da orecchio a orecchio.
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