Fonte: The Observer. |
Ultimo aggiornamento: 2020/12/19 18:25.
Me ne sarei stato zitto volentieri, ma visto che molti di voi mi hanno chiesto di commentare le dichiarazioni di Akio Toyoda,* CEO di Toyota, scrivo qui due righe veloci.
*Tolgo di mezzo subito un equivoco: Toyoda è il cognome del CEO e si scrive con la D. Toyota è il nome dell’azienda e si scrive con la T.
Stando ai giornali, Akio Toyoda ha detto che l’auto elettrica è un “business immaturo con costi energetici e sociali insostenibili” (Sole 24 Ore). Ha argomentato che i veicoli elettrici hanno un impatto ambientale, sia durante la produzione sia durante l’uso.
Beh, non è una grande rivelazione. Nessuno ha mai detto che le auto elettriche si fabbricano usando polvere magica e consumano forfora di unicorno. Anzi, è indubbio che la produzione di un’auto elettrica ha un impatto ambientale maggiore rispetto alla produzione di un’auto tradizionale, anche se questa differenza si pareggia dopo qualche decina di migliaia di chilometri d’uso, perché l’elettrica non produce gas di scarico mentre l’auto tradizionale continua a farlo per tutta la sua vita.
È altrettanto indubbio che l’auto elettrica abbia un impatto ambientale durante l’uso, se viene caricata con energia elettrica proveniente da fonti che hanno un impatto ambientale. Ma le reti elettriche stanno diventano man mano più pulite e questo impatto, già oggi minore di quello delle auto tradizionali, non fa che diminuire ulteriormente nel tempo. Le mie due auto elettriche sono caricate con energia idroelettrica già adesso. Molti proprietari di auto elettriche installano pannelli solari per caricare con il sole. Fatelo con un’auto a benzina o gasolio.
Akio Toyoda ha anche suggerito di “rendere più green la produzione di elettricità e poi in seconda battuta di adeguare le infrastrutture” e di non puntare soltanto sulle vendite di vetture ad emissioni zero, e su questo ha pienamente ragione. L’auto elettrica, da sola, non fa miracoli. Riduce sicuramente l’inquinamento locale, per esempio in città, come ben sa chi porta i bambini a passeggio ad altezza di tubo di scappamento, ma rischia di spostarne parte altrove. L’auto elettrica non è una soluzione magica: ha bisogno di misure di contorno.
In questo senso presumo che Akio Toyoda si riferisca soprattutto al caso specifico del Giappone, dove il 70% dell’energia elettrica deriva da fonti fossili (principalmente carbone e gas naturale) e i trasporti consumano il 38% del petrolio. La situazione in altri paesi è ben diversa già oggi.
Il CEO di Toyota ha anche detto che le auto elettriche sono troppo costose e rischiano di essere un lusso per ricchi. Ma forse non ha considerato che il prezzo delle batterie (il maggior fattore di costo di un’elettrica, circa il 20%) è sceso dell’88% nel corso di un decennio e continua a scendere, secondo Bloomberg, che dice che un kWh di batteria costava oltre 1.100 dollari nel 2010 e oggi ne costa 137 e prevede il pareggio elettrica/pistoni entro il 2023. Fra qualche anno, un’elettrica costerà meno di un’auto a pistoni, già come prezzo di listino, senza contare i minori costi operativi (la corrente costa un quarto rispetto al carburante) e di manutenzione (nessun cambio d’olio, meno pezzi che si possono rompere, consumo ridottissimo dei freni) che già si hanno adesso.
Akio Toyoda ha poi paventato il rischio di un collasso del modello attuale di business dell’industria automobilistica, con la perdita di milioni di posti di lavoro, se il Giappone bandisce troppo in fretta le auto a carburante. Beh, questo è il rischio di qualunque industria che produca un oggetto che non ha più mercato. Immagino che i maniscalchi e i sellai si siano indignati allo stesso modo all’avvento dell’automobile, ma non per questo abbiamo deciso di mantenere le diligenze o messo stalle in ogni casa. Quando sono arrivate le fotocamere digitali, non abbiamo deciso di continuare a foraggiare i produttori di pellicole o obbligato i telefonini ad installare rullini. I milioni di posti di lavoro verranno persi da chi non si adatterà al mercato. È un peccato che queste parole arrivino dal CEO di un’azienda che per anni è stata all’avanguardia nella propulsione ibrida con le sue straordinarie Prius.
E in questo senso sospetto che nelle parole di Akio Toyoda pesi non poco il fatto che Toyota ha a catalogo, in questo momento, esattamente zero auto puramente elettriche (ha solo ibride, a parte la Lexus UX300e, che arriverà a marzo 2021 ed è appunto una Lexus) e punta tutto sull’idrogeno: se Akio Toyoda pensa che sia costoso convertirsi all’elettrico, non ha idea di quanto costi creare l’infrastruttura per l’idrogeno. Ma ho anche il dubbio che il successo spettacolare di aziende concorrenti come Tesla stia stimolando la Sindrome della Volpe e dell’Uva.
Fonti aggiuntive: Teslarati, Wall Street Journal, CleanTechnica, Electrek, The Observer. Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico), Bitcoin (3AN7DscEZN1x6CLR57e1fSA1LC3yQ387Pv) o altri metodi.
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