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Il Disinformatico

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2007/11/30

Scie chimiche (ancora, poi basta): risolvono la calvizie con i peli di plastica

Avete letto bene. Questa, in sintesi la conclusione della seconda puntata di Rebus dedicata al presunto fenomeno delle "scie chimiche" (la recensione alla prima puntata la trovate qui).

Secondo Rosario Marcianò e Massimo Santacroce, i due "ricercatori" del fenomeno, uno degli effetti delle scie chimiche sarebbe la produzione di filamenti di materiale non organico che escono dai bulbi piliferi delle persone contaminate. Peli di plastica, insomma. Cesare Ragazzi, fatti da parte.

E poi ci sono le sfere luminose, che naturalmente non possono essere banale rumore elettronico della telecamera puntata incoscientemente verso il sole oppure Venere (visibile anche di giorno, per chi non lo sapesse; basta sapere dove cercare) o cacchine di mosca sulla finestra o polvere sulla pellicola o sul sensore della fotocamera o uno dei mille altri fenomeni che producono puntini bianchi nelle immagini; ci sono gli aerei rossi con delle cose sotto le ali che, nei filmati sgranatissimi e mossi presentati dai "ricercatori", non possono essere le gondole degli attuatori dei flap, ma sono sicuramente dei dispositivi diabolici.

E c'è anche la polvere intelligente, un computer dentro ogni granello. Ecco perché ogni volta che spolvero, due minuti dopo la polvere si ripresenta. Si è nascosta per poi riposizionarsi col passo del leopardo. Quella non è polvere intelligente, è polvere bastarda.

E infine c'è il brevetto dell'irroratore montato sotto i motori. Brevetto esistente, per carità: ma parla di come spurgare l'olio dai motori. Cosa più importante: a nessuno dei presenti viene il dubbio che pubblicare un brevetto che descrive una tecnologia segretissima, di cui nessuno deve sapere nulla, sarebbe un pochino da imbecilli?

Giuro. Hanno detto tutte queste cose e molte altre che mi sono perso perché ridevo troppo. E' stata un'ora e mezza di vero delirio (in tutti i sensi). Se qualcuno non ci crede, ho la registrazione, e Odeon metterà a breve online la puntata.

Marcianò e Santacroce presentano delle foto in cui questi oggetti sono grandi tre pixel, e loro in quei tre pixel ci vedono tutto un apparato o tutta una sfera luminosa. Io ci vedo tre pixel, e vedo un programma di grafica tirato per il collo per creare artefatti digitali evidenti a chiunque sappia qualcosa di immagini digitali.

I due "ricercatori" non si rendono neppure conto che l'immagine della sfera luminosa doppia, quella a forma di arachide, è semplicemente il risultato del movimento della telecamera. Marcianò, abbia pazienza, ma in due anni e rotti di ricerche ossessive, venti euro per un treppiede della mutua non si potevano trovare?

Non so se le scie chimiche fanno venire il morbo di Morgellons (ovviamente citato nel programma), ma di certo questi filmati fanno venire il mal di mare.


Siamo seri


Magari qualcuno pensa che io stia sfottendo un po' troppo Rebus e i suoi ospiti (c'era anche Tom Bosco, ma lasciamo stare). Allora cercherò di stare serio e di dire due parole conclusive sulla faccenda delle scie chimiche per quanto mi riguarda.

Parliamoci chiaro: se volete dimostrare l'esistenza di un fenomeno, ci vuole ben altro che dei filmatini fatti con il Parkinson e qualche foto sgranata e ritoccata con Photoshop per tirare fuori dettagli inesistenti. Ci vuole ben altro che un'analisi di un campione d'acqua piovana nel quale avranno pisciato tutti gli insetti di Sanremo (dove abita Marcianò).

Portate prove serie, condotte in modo rigoroso e documentato, in condizioni di controllo, in modo da escludere qualsiasi altra possibilità o spiegazione meno fantasiosa, e la comunità scientifica vi abbraccerà, perché una scoperta del genere è il colpo gobbo che bramano anche gli scienziati. E io sarò il primo a darvi ragione, per quel che vale il mio appoggio. Ma fino a quel momento, se continuate su questa strada, riuscirete soltanto a coprirvi di ridicolo.

Comperatevi una fotocamera con un buon teleobiettivo (e un treppiede!), procuratevi le carte aeronautiche che indicano le aerovie, imparate a fare triangolazioni o a ricevere i segnali dei transponder per identificare la vera quota degli aerei, ascoltate le comunicazioni radio degli aerei, annotate ora e luogo di ogni ripresa, e cominciate a dimostrare almeno l'esistenza di questi fantomatici aerei non civili e poi delle loro scie. Raccogliete una massa inoppugnabile di dati, e nessuno potrà ridicolizzarvi.

Un pensiero paranoico potrebbe farsi tentare dall'idea che forse è proprio questo lo scopo: di fronte a un approccio così assolutamente dilettantesco, potrebbe venire il dubbio che Marcianò e Santacroce siano in realtà incaricati da qualcuno di coprire pubblicamente di ridicolo il fenomeno delle scie chimiche, in modo da permettere agli irroratori misteriosi di continuare indisturbati.

Pensateci un attimo. L'idea vi fa rizzare i peli? Controllate che non siano di plastica.

2007/11/28

Scie chimiche, nuova “prova” sbufalata

Straker, sostenitore delle cosiddette "scie chimiche", ha presentato quella che definisce senza mezzi termini "la prova dell'irrorazione chimica" e l'ha perentoriamente linkata nei commenti del Disinformatico a mo' di sfida.

Ecco la "prova" di Straker, tratta da qui:

Alla quale rispondo con questa foto:


Corpo di mille cannoni all'orgone, ho trovato una foto di un aereo chimico e per giunta meno sgranata di quella degli sciachimisti? Un aereo che forma "dense scie... che non hanno origine dai motori"?

Macché: la foto è questa, da Airliners.net, e ritrae un Boeing 767 della Japan Airlines, immortalato in una foto scattata da un altro aereo che gli stava circa 300 metri sotto il 12 luglio 2005 in Estremo Oriente. I puntini bianchi sono cristalli di ghiaccio dispersi nell'aria.

E giusto per rincarare la dose, ecco un aereo che ha quattro motori ma lascia una scia singola centrale:


Anche in questo caso, non si tratta di un "aereo chimico", ma di un normalissimo Boeing 747 della United Airlines, fotografato lo stesso giorno sopra il Giappone a 800 metri di quota in più rispetto all'aereo del fotografo. L'originale è qui.

Foto come queste dimostrano che gli aerei di linea possono lasciare scie che non dipendono dai loro motori ma puramente dalle variazioni di pressione prodotte nell'aria dal loro passaggio. Scie che pertanto non sono vincolate dalle condizioni di quota, pressione, umidità e temperatura tanto sbandierate dai complottisti delle scie chimiche, che non si fanno scrupoli di citare (maldestramente) la Nasa come fonte autorevole per poi accusarla di far parte del complotto.

Allora, cari sciachimisti: tutte qui le vostre "prove"? Quante altre volte volete essere pescati a spacciare fenomeni normalissimi per prove di chissà quale demenziale cospirazione?

La seconda puntata di Rebus sulle scie chimiche si avvicina...


Aggiornamento (2007/11/29)


L'articolo di Straker è stato modificato aggiungendo proprio la foto che ho segnalato. Nella versione usata da Straker, però, è stata rimossa la dicitura che ne rivela l'origine assolutamente normale (il sito Airliners.net) e soprattutto ne indica l'autore.

Non solo: Straker ha aggiunto una didascalia che parla di "goccioline di pioggia", mentre la foto originale specificava che si trattava di cristalli di ghiaccio, sintomo di temperature e condizioni atmosferiche ben differenti da quelle che consentono la sospensione di gocce d'acqua.

Ma soprattutto viene da chiedersi quale strana logica venga seguita nel pubblicare la foto che ho segnalato: dato che questa foto mostra una normale scia di condensazione, perché quella molto simile presentata da Straker dovrebbe mostrare qualcosa di diverso? Boh.

Infine, è interessante notare che Straker, così disinvolto nell'appropriarsi di immagini altrui e cancellarne l'autore senza fornire riferimenti o rimandi, invece ammonisce, nel proprio sito, che "La riproduzione di immagini e testo è concessa solo a seguito di espressa autorizzazione" e che "In ogni caso, si chiede di citare la fonte con link cliccabile!".

Peras imposuit Iuppiter nobis duas...

2007/11/27

Privacy delle ricerche in Google

Come far "dimenticare" a Firefox o Internet Explorer i siti visitati e le parole cercate


Un ascoltatore del Disinformatico radiofonico ha chiesto, in una puntata recente, come si può evitare un fenomeno potenzialmente imbarazzante o comunque sgradevole: quando si naviga in Internet o si cerca qualche cosa, i programmi di navigazione come Internet Explorer o Firefox "ricordano" i siti visitati e le parole cercate e le propongono automaticamente quando si inizia a digitare un nuovo nome o una nuova ricerca.

Per esempio, se avete visitato di recente Playboy.com e poi digitate p nel programma di navigazione perché volete andare a vedere il sito del Parlamento italiano, il programma vi propone diligentemente Playboy.com, come mostrato nell'immagine qui sotto. Fastidioso.


Per evitare quest'inconveniente, impostate il vostro programma di navigazione in modo che non ricordi automaticamente i siti visitati e le parole cercate:
  • In Firefox, scegliete Strumenti - Opzioni (o, se usate il Mac, Preferenze), la scheda Privacy, e disattivate le caselle Salva le informazioni inserite nei moduli e nella barra di ricerca e Ricorda le pagine visitate, e attivate la casella Elimina sempre i dati personali alla chiusura di Firefox. Poi cliccate su Svuota adesso, attivate tutte le caselle e cliccate su Elimina i dati personali adesso.
  • In Internet Explorer 7, scegliete Strumenti - Opzioni Internet, la scheda Avanzate, e assicuratevi che sia disattivata la casella Usa completamento automatico. Poi, sempre nelle Opzioni Internet, scegliete Elimina cronologia esplorazioni e cliccate su Elimina tutto e poi confermate.
Se vi capita di navigare usando un computer altrui, potete purgare le tracce delle vostre esplorazioni in modo molto semplice con Firefox scegliendo Strumenti e poi Elimina i dati personali, attivando tutte le caselle di spunta (in IE7, scegliete Strumenti - Elimina cronologia esplorazioni).

Questo è praticamente obbligatorio se si usa un Internet café, per non lasciare in giro tracce, password e altre chicche golose a chi arriva dopo di voi. Ma attenzione: così facendo annullate anche tutte le informazioni di navigazione del proprietario del computer.

Disastri informatici, la compilation (prima parte)

La compilation dei disastri informatici


Zdnet ha pubblicato una simpatica lista, decisamente consolatoria, dei peggiori disastri informatici della storia, escludendo però quelli che hanno causato morti o feriti. Ma così è troppo blanda, per cui mi sono permesso di aggiungere qualche altro disastro. Ecco un assaggio.

1983: il sistema di difesa antimissile sovietico


Il 26 settembre 1983, un baco nel sistema sovietico di avvistamento avanzato dei missili intercontinentali segnalò erroneamente che gli Stati Uniti avevano lanciato contro l'Unione Sovietica cinque missili con testate nucleari.

Per fortuna l'ufficiale in servizio, Stanislav Petrov (nella foto), all'epoca quarantaquattrenne, ebbe la sensazione che ci fosse qualcosa che non quadrava: perché gli USA avrebbero dovuto attaccare usando soltanto cinque missili?

In realtà era un difetto del software che doveva eliminare i falsi rilevamenti dei satelliti di sorveglianza, che rilevano il bagliore del lancio dei missili ma a volte si fanno ingannare dai riflessi del sole sulle nubi.

Petrov non fu mai premiato dai sovietici per la propria iniziativa, ma anzi fu torchiato per la propria insubordinazione; gli andò meglio in occidente, dove ottennne un riconoscimento dalle Nazioni Unite, ed ora è semplicemente un pensionato come tanti. Ne parlano varie fonti, come per esempio il Washington Post, ed è previsto per il 2008 un documentario che racconta la sua storia, secondo il Malta Star.

1990: collassa la rete telefonica USA


Il 15 gennaio 1990, settantacinque milioni di telefonate in tutti gli Stati Uniti cadono nel vuoto perché una singola centrale della AT&T subisce un piccolo guasto. Sessantamila utenti restano senza la possibilità di fare interurbane per ore. Il software di gestione, aggiornato da poco, contiene una sola riga sbagliata che causa un effetto domino che fa collassare tutte le altre centrali. Ne parlano anche Technology Review e Data Reservoir.

1962: sonda spaziale USA distrutta da un trattino


Il 22 luglio 1962, la sonda automatica Mariner 1 decolla da Cape Canaveral, ma invece di dirigersi verso Venere, subito dopo il lancio piega a sinistra e punta verso il basso. La NASA è costretta a farla esplodere in volo per evitare che causi danni precipitando intera.

Il rapporto pubblicato in seguito dalla NASA ammette che la causa dell'errore è un singolo trattino mancante da una riga di codice Fortran del programma di guida automatica della sonda. Secondo il rapporto, "in qualche modo, un trattino era stato eliminato dal programma di guida caricato sul computer, consentendo ai segnali errati di ordinare al razzo vettore di deviare a sinistra e puntare il muso verso terra... Basti dire che il primo tentativo americano di volo interplanetario è fallito per mancanza di un trattino" ["Somehow a hyphen had been dropped from the guidance program loaded aboard the computer, allowing the flawed signals to command the rocket to veer left and nose down...Suffice it to say, the first U.S. attempt at interplanetary flight failed for want of a hyphen."].

Il vettore e la sonda costavano oltre 80 milioni di dollari, inducendo Arthur C. Clarke (grande scrittore di fantascienza, nonché inventore dei satelliti geostazionari) a battezzare questa missione come "il trattino più costoso della storia" ["the most expensive hyphen in history"]. Ne parlano Data Reservoir, Nasa e Risks Digest.

1996: il vettore Ariane 5 esplode al decollo, danni per 1 miliardo di euro


Il 4 giugno 1996 viene lanciato per la prima volta il vettore Ariane 5, punta di diamante del programma spaziale europeo. Dopo 39 secondi di volo interviene il sistema di autodistruzione, trasformando l'Ariane 5 e il suo carico pagante (quattro satelliti scientifici non assicurati, per un valore di 500 milioni di dollari) in quello che è stato definito "il più costoso fuoco d'artificio della storia".

Non ci sono vittime, dato che il missile non ha equipaggio e i frammenti dell'esplosione cadono in una zona disabitata della Guiana francese, ma i danni economici sono ingentissimi (1 miliardo di euro). Il disastro avviene perché un programma del sistema di navigazione tenta di mettere un numero a 64 bit in uno spazio a 16 bit.

Il sistema, progettato per l'Ariane 4 e riciclato perché dimostratosi affidabile, tenta infatti di convertire la velocità laterale del missile dal formato a 64 bit al formato a 16 bit. Tuttavia l'Ariane 5 vola molto più velocemente dell'Ariane 4, per cui il valore della velocità laterale è più elevato di quanto possa essere gestito dalla routine di conversione, che (a differenza di molte altre routine di conversione a bordo) è priva dei normali controlli che evitano problemi di gestione.

Risultato: overflow, spegnimento del sistema di guida, e trasferimento del controllo al secondo sistema di guida, che però essendo progettato allo stesso modo è già andato in tilt nella medesima maniera pochi millisecondi prima. Privo di guida, il vettore si autodistrugge.

Ironia della sorte, la funzione di conversione difettosa che causa lo spegnimento del sistema di guida non ha alcuna utilità pratica una volta che l'Ariane è partito: serve soltanto per allineare il vettore con le coordinate celesti (l'Ariane ha un sistema di navigazione inerziale). Ma i progettisti avevano deciso di lasciarla attiva per i primi 40 secondi di volo in modo da facilitare il riavvio del sistema se si fosse verificata una breve interruzione nel conto alla rovescia.

Da un articolo di Claudio Borgonovi sul Sole 24 Ore di luglio 1996:

"Appena nove secondi dopo il decollo, le due centrali inerziali già non riuscivano ad avere un allineamento corretto. Al 37° secondo le due centrali si dichiaravano contemporaneamente in situazione d'errore irrecuperabile e lanciavano una procedura di reset (...) realizzabile fino a 40 secondi dal via. (...) veniva assunta come base di riferimento la posizione istantanea del vettore, non coincidente con la posizione verticale sulla base di lancio, e il calcolatore ordinava una brusca correzione di rotta, portando a fine corsa gli ugelli sia dei booster che del motore criogenico. L'improvviso aumento degli sforzi aerodinamici portava a instabilità strutturale ("buckling") e il vettore si rompeva poco al di sotto dell'ogiva. Subito dopo si sono attivati i sistemi automatici di autodistruzione"


2006: il software sbaglia i cablaggi dell'Airbus a due piani


L'Airbus A380, il gigantesco aereo di linea noto per la sua fusoliera a due piani, è assemblato in vari moduli in fabbriche differenti. Ma durante l'unione dei vari moduli per completare l'aereo, salta fuori che i cavi di un modulo non sono nella posizione nella quale se li aspetta il cablaggio dell'altro modulo.

Un disastro che comporta ritardi di oltre un anno, riprogettazioni e penali sui contratti di fornitura già stipulati sui quali nessuno, a quanto risulta, vuole dare una cifra precisa.

Il problema è dovuto al fatto che la fabbrica di Amburgo usa una versione vecchia del software di progettazione e assemblaggio CATIA, mentre quella francese della Dassault Aviation usa quella nuova.

La seconda parte della compilation di disastri informatici è pubblicata qui.

Antibufala: l’iPod caricato a cipolla e Gatorade

Si può davvero caricare un iPod con una cipolla e un po' di Gatorade?


Da un paio di settimane sta circolando un video nel quale viene spiegato come caricare un lettore Mp3, nel caso specifico un iPod, collegandolo a una cipolla precedentemente immersa nel Gatorade.

Secondo il video, basterebbe infilare il connettore USB nella cipolla imbevuta di Gatorade per ottenere la carica della batteria del lettore.

Chiunque abbia un minimo di competenza elettrotecnica (o anche soltanto un po' di buon senso) si renderà conto che si tratta di una bufala: a differenza dei vari esperimenti con le patate e i limoni (che sono reali), qui non si forma nessun circuito, per cui un'eventuale corrente elettrica generata dall'improbabile binomio cipolla e Gatorade non avrebbe modo di circolare.

In realtà infilare un connettore USB dentro una cipolla è un ottimo sistema per corroderlo e rovinarlo, per cui non provate a fare queste cose se ci tenete ai vostri gadget elettronici.

Questo non ha impedito ad alcune testate di pubblicare disinvoltamente il video: lo ha fatto per esempio Repubblica qui. Un controllo, prima di diffondere una panzana del genere, si sarebbe potuto anche fare, viste le risorse economiche di una testata giornalista tradizionale: macché, ci devono pensare gli utenti della Rete, come Andrea, che ha fatto e pubblicato un test che sbugiarda completamente la storia e rivela il trucco utilizzato (un altro sbufalamento è stato pubblicato qui in inglese). Se guardate bene il fotogramma mostrato qui sopra, lo scoprirete anche voi: se vi sfugge, leggete l'articolo di Andrea.

Antibufala Classic: La bimba di George Arlington sta morendo, salvatela con un e-mail!

Indagine iniziale: febbraio 2002. Ultimo aggiornamento: 14/11/2010.

English Abstract
An e-mail appeals for help on behalf of a child named Rachel or Rachele, who is said to be dying of leukemia. Her father, George Arlington, claims that AOL and ZDNet have teamed up to save her: they will track the forwarding of this appeal and will donate 32 cents for every time it is forwarded to at least three people. This is a hoax. There is no Rachele and most certainly AOL and ZDNet have no such e-mail tracking system. ZDNet Italy has denied its involvement in any "if you get enough sympathy we'll let you live, else drop dead" kind of scheme. Links with further information (mostly in Italian) are provided below.


Il testo dell'appello


Con le solite varianti tipiche delle catene di sant'Antonio, il testo è grosso modo questo (ho evidenziato i concetti salienti in grassetto):


Versione italiana


Oggetto: Leucemia - Per favore leggete di seguito

Se la cestinerete davvero non avete cuore.

Salve, sono un padre di 29 anni. Io e mia moglie abbiamo avuto una vita meravigliosa. Dio ci ha voluto benedire con una bellissima bambina. Il nome di nostra figlia è Rachele. Ed ha 10 anni.

Poco tempo fa i dottori hanno rilevato un cancro al cervello e nel suo piccolo corpo. C'è una sola via per salvarla è operare. Purtroppo, noi non abbiamo denaro sufficiente per far fronte al costo. AOL e ZDNET hanno acconsentito per aiutarci.

L'uinico modo con il quale loro possono aiutarci è questo: Io invio questa email a voi e voi inviatela ad altre persone. AOL rileverà la traccia di questa e-mail e calcolerà quante persone la riceveranno.

Ogni persona che aprirà questa e-mail e la invierà ad altre 3 persone ci donerà 32 centesimi .

Per favore aiutateci


Versione inglese


Subject: Leukaemia - Please read then forward

If you delete this ... you seriously don't have a heart.

Hi, I am a 29-year-old father. My wife and me have had a wonderful life together. God blessed us with a child too. Our daughter's name is Rachel, and she is 10 years old.

Not long ago the doctors detected brain cancer and in her little body.

There is only one way to save her...an operation. Sadly, we don't have enough money to pay the price.

AOL and ZDNET have agreed to help us. The only way they can help us is this way, I send this email to you and you send it to other people. AOL will track this email and count how many people get it.

Every person who opens this email and sends it to at least 3 people will give us 32 cents. Please help us.

Sincerely
George Arlington


Versione tedesca


Betreff: WG: Sehr wichtig!!!!!!!!!!!!!!! Bitte mitmachen!!!!!!!!! Nichtloeschen!!!!!!!!!!!!!!!

Wenn Sie diese Mail loeschen, haben Sie ernsthaft kein Gefuehl, kein Herz.

Hallo, ich bin ein 29jaehriger Vater. Ich und meine Frau haben zusammen ein wundervolles Leben gehabt. Gott segnete uns auch mit einem Kind. Der Name unserer Tochter ist Rachel, und sie ist 10 Monate alt.

Nicht vor langer Zeit ermittelten die Doktoren Gehirnkrebs in ihrem kleinen Koerper. Es gibt nur Einen Weg, sie zu sichern... eine Operation. Traurig, dass wir nicht genuegend Geld zum zahlen fuer die Operation haben.

AOL und ZDNET sind damit einverstanden, uns zu helfen. Die einzige Art und Weise, auf die sie uns helfen konnen, ist auf diese Weise, indem ich Ihnen diese Email schicke. Bitte schicken Sie dieses Mail an moeglichst viele Leute weiter. AOL sammelt diese Mails auf und zaehlt, wieviele Leute es erhalten.

Jede Person, die dieses Mail offnet und es mindestens 3 Leuten schickt, gibt uns 32 Cents. Helfen Sie uns bitte.

Sie konnen mit Ihrem versenden Leben retten.

Danke vielmals!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

George Arlington


Varianti e garanti


Spesso il messaggio viaggia sotto forma di allegato contenente un'immagine di una neonata e con l'intestazione "FALLA GIRARE PER AIUTARE UNA BAMBINA!". Altre volte, il messaggio di Rachel è preceduto da una straziante quanto melensa storiella che inizia con "Sono andata ad una festa, mamma, e mi sono ricordata di quello che mi avevi detto. Mi avevi detto di non bere, mamma, e io non ho bevuto. Non ho bevuto prima di guidare, mamma, anche se gli altri mi hanno incitata...". Vi lascio indovinare come va a finire. Talvolta i genitori di Rachel cambiano nome, diventando "Kevine e Melanie".

Questo appello circola anche con la "conferma" di un'infinità di "garanti". C'è la Rizzotti Lorena che dice "Conosco personalmente il medico che sta facendo girare il messaggio"; c'è una dipendente dell'Istituto Superiore di Sanità; la direttrice dell'Istituto di Endocrinologia dell'Università di Milano; c'è chi dice "mio figlio è un medico e conosce la vera situazione di chi scrive" (come farà, visto che Rachel non esiste?), e ci sono anche un ricercatore del CNR e un maresciallo della Guardia di Finanza. Tutte "conferme" assolutamente false.


Datazione e origini


Le prime tracce di questo appello risalgono ad agosto 2000.


Perché è una bufala


  • Primo indizio: pensateci un attimo. Credete davvero che aziende come AOL (America Online) e ZDNet siano così crudeli da organizzare questa sottospecie di lotteria? "Caro George, mi spiace, ma non ci hanno risposto in numero sufficiente, per cui non ti paghiamo l'operazione e lasciamo morire tua figlia..." Suvvia, siamo seri.
  • Secondo: Se AOL e ZDNet sono davvero lanciate in quest'impresa, ne parleranno sicuramente nei loro siti: è una ghiotta occasione per mostrare la propria generosità e guadagnarci in fatto di immagine. Ma nei loro siti non c'è traccia di questo appello. Il 16 febbraio 2002, Alberto d'Ottavi, di ZDNet Italia, ha partecipato alla trasmissione Beha a colori di Radiouno e ha smentito categoricamente che ZDNet faccia una cosa di questo genere. D'altronde, pensate seriamente che un'azienda faccia queste cose segretamente, rinunciando a pubblicizzare quant'è brava e bella?
  • Terzo: non esistono programmi di tracciamento della posta che possano seguire un messaggio ritrasmesso più volte come quello di questa catena.
  • Quarto: basta immettere "AOL" e "George Arlington" in Google per trovare questa pagina antibufala di Snopes.com che spiega per filo e per segno perché questa è una bufala e la fa risalire ad agosto 2000.


La "conferma" dell'Istituto Superiore di Sanità


Intorno ai primi di aprile 2002 questa bufala ha preso a circolare con una variante. In fondo al messaggio c'era il seguente indirizzo, che sembrava dare un tono di ufficialità all'appello:

[nome del mittente]
Laboratorio di [omesso]
Istituto Superiore di Sanità
V.le Regina Elena 299
00161 Roma, Italy
Tel 39-06-4990 [omesso]
Fax 39-06-4938 [omesso]

Alcuni dettagli sono stati omessi su esplicita richiesta della persona interessata.

Questa e tutte le altre "firme" in calce all'appello non sono in alcun modo una conferma di autenticità dell'appello. Semplicemente è un fenomeno già visto in molte altre catene di sant'Antonio: una persona ha ricevuto l'appello sul posto di lavoro e l'ha rispedito. Il suo programma di posta ha aggiunto automaticamente in fondo al messaggio la sua signature (la coda standard nella quale molti utenti mettono il proprio nome e cognome e magari una frase spiritosa), generando l'equivoco. Tutto qui.

Poiché in questo caso la signature conteneva il nome dell'Istituto Superiore di Sanità e l'appello riguardava un caso medico, gli utenti che non hanno familiarità con il funzionamento di Internet hanno avuto l'impressione che l'appello fosse una dichiarazione ufficiale dell'Istituto stesso, quasi come se fosse scritto sulla sua carta intestata. Invece era una semplice iniziativa personale di un suo dipendente.

Le conseguenze di quest'iniziativa sono state tutt'altro che piacevoli. Infatti nel 2002 ho contattato la persona in questione presso l'Istituto, e l'ho trovata in pieno dramma: l'Istituto Superiore di Sanità era subissato di chiamate a proposito di questo appello (appena ho detto al centralinista chi cercavo, mi ha detto "è per l''e-mail?" col tono esasperato di chi ripete la stessa frase per la centomillesima volta). La persona ha dovuto cambiare numero di telefono in ufficio: quello citato nell'appello è stato disattivato perché squillava in continuazione, rendendo impossibile il lavoro anche ai suoi colleghi.

Ho potuto parlarle telefonicamente, e mi ha confermato che assolutamente non intendeva confermare l'appello a nome dell'Istituto Superiore di Sanità. Ha semplicemente ricevuto l'appello e l'ha rispedito dal computer in ufficio. La direzione dell'Istituto, però, non aveva gradito affatto che il nome dell'ISS fosse associato a questa bufala: "io mi trovo in un bel guaio", mi ha detto, "non ce la faccio più...". Una situazione imbarazzante, soprattutto considerato che si trattava di una persona neoassunta. Una gaffe iniziale come questa può compromettere a lungo la serenità dei rapporti con i colleghi.

La persona ha tentato in tutti i modi di fermare la catena di sant'Antonio che circolava con la sua "firma", ma come già visto in altri casi simili, c'è poco da fare, a parte pubblicare il più diffusamente possibile smentite come questa, sperando che chi riceve la catena si prenda la briga di fare una rapida verifica prima di rispedirla. Da parte sua, la persona rispondeva a chi la contattava con questa smentita:

Da: [omesso]@libero.it

Sono B****** V*****, mando questa e-mail per avvertire che nella rete gira una versione della catena che ha come subject “FALLA GIRARE PER AIUTARE UNA BAMBINA” e come firmatario originale George Arlington, che, per errore, riporta alla fine del messaggio originale la mia firma completa e l'indirizzo completo del mio posto di lavoro.

Questo può portare (ed ha portato) erroneamente a pensare che in qualche modo l'Istituto Superiore di Sanità sia coinvolto in questo messaggio, ma non è assolutamente così.

L'e-mail originale, in realtà non è stata scritta da me. Anch'io come voi, l'ho ricevuta da un altro mittente e, per scrupolo personale, ho pensato di continuare la catena. Purtroppo, non ho considerato che il mio programma di posta elettronica appone automaticamente il mio indirizzo lavorativo. Ribadisco che il contenuto e la forma di questo messaggio non possono e non devono essere attribuiti a me e soprattutto ancor meno si deve pensare che scrivo a nome dell'Istituto Superiore di Sanità essendo soltanto una contrattista che lavora in questo istituto.

Mi scuso per l'accaduto, e prego tutti quelli che ricevono la catena con la mia firma, di interromperla, o se ritengono opportuno continuarla, di cancellare la mia firma e indirizzo. Vi prego anche di inoltrare questo messaggio a coloro dai quali eventualmente ricevete la catena con la mia firma.

La morale di questa storia è una sola. Se proprio dovete diffondere le catene di sant'Antonio, perlomeno non fatelo dal posto di lavoro. Qui sotto trovate altri "falsi garanti" che sono incappati in questa bufala e ne hanno patito le conseguenze.


Mostruose mutazioni


Nel 2003 e nel 2004, L'appello per la povera Rachel ha subito una serie di terrificanti mutazioni e ha ripreso a circolare soprattutto nella Rete italiana.

Il motivo della rinnovata diffusione è che le mutazioni sembrano ancora una volta garantirne l'autenticità: per esempio, ora l'appello è accompagnato da varie precisazioni:
  • "Prego far girare, è una cosa seria e non la solita cazzata. Grazie. Fabio Bottiglioni"
  • "Conosco personalmente il medico che sta facendo girare il messaggio. Grazie.[Rizzotti Lorena (UPA)]"
  • "mio figlio è un medico e conosce la vera situazione di chi scrive", con in in calce, oltre al riferimento a una persona dell'Istituto Superiore di Sanità, l'indicazione "Dr Fabrizio Bianchi - 1° Ricercatore CNR - Sezione Epidemiologia - Istituto di Fisiologia Clinica - Consiglio Nazionale delle Ricerche - Area di Ricerca di San Cataldo - Via Moruzzi,1 - 56127 PISA (Italy)".

Ripeto, ribadisco e riconfermo, con il supporto di ZDNet e dell'Istituto Superiore di Sanità: l'appello è una bufala. Non esiste alcuna Rachel, né esiste una lotteria della vita in cui AOL e ZDNet lascerebbero schiattare la povera Rachel se per caso non si raggiunge la cifra sufficiente per l'operazione, né esiste alcun programma in grado di seguire il percorso di un e-mail inoltrato da una persona all'altra infinite volte. I nomi in calce all'appello, come sempre in questi casi, non ne garantiscono in alcun modo l'autenticità: sono semplicemente le "firme" automatiche (signature) che molti programmi appongono automaticamente in calce ai messaggi spediti.

Se volete un'idea del danno che causa l'inoltro sconsiderato di questi messaggi, a febbraio 2004 ho ricevuto un e-mail da una collega di una delle persone sopra citate, in cui racconta che sul posto di lavoro non ne possono più di questa storia perché a distanza di tre anni e mezzo "continuano a telefonarci per chiedere conferma, qualcuno addirittura vorrebbe spedirci soldi, uno lo ha fatto veramente (e glieli abbiamo restituiti)". Quel gesto imprudente sta insomma intralciando il lavoro dei colleghi, costituendo una scocciatura perenne di cui è impossibile liberarsi.


Altre mostruose mutazioni: Kevine e Melanie


In un'ottima dimostrazione di come le catene di sant'Antonio soffrono di "deriva digitale" e si evolvono man mano che passano di persona in persona, intorno a marzo 2003 l'appello ha preso a circolare anche in una variante arricchita (si fa per dire) da un prologo straziante, che fra l'altro non c'entra assolutamente nulla con l'appello per la malattia di Rachel.

"Sono andata ad una festa, mamma, e mi sono ricordata di quello che mi avevi detto. Mi avevi detto di non bere, mamma, e io non ho bevuto. Non ho bevuto prima di guidare, mamma, anche se gli altri mi hanno incitata. So che ho fatto la cosa giusta, mamma. So che hai sempre ragione. Ora, la festa è quasi terminata e tutti vanno via. Quando sono entrata nella mia macchina, mamma, sapevo che sarei rientrata a casa grazie a come tu mi hai allevata."

"Ho cominciato a guidare, mamma, e come sono uscita per prendere la strada l'altra auto non mi ha vista, mamma, e mi ha investita. Ho sentito il poliziotto dire che l'altro ragazzo era solo, mamma, e ora, io sono quella che paga! Sono sdraiata qui, sto morendo mamma, spero che arriverai presto. Perchè questo doveva capitare a me, mamma? La mia vita sta volando via come un palloncino. Mi sto bagnando nel mio sangue, mamma."

"Ho sentito gli infermieri parlare, mamma, e in poco tempo morirò. Volevo semplicemente dirti, mamma: ti giuro che non ho bevuto! Erano gli altri, mamma... Gli altri non hanno riflettuto. Quel ragazzo probabilmente era alla mia stessa
festa. La sola differenza è che lui ha bevuto e sono io che sto morendo... Sento molto dolore ora. Il ragazzo che mi ha investita cammina e io non credo che sia giusto. Sono stesa qui morendo e lui mi guarda fissandomi... Dì a mio fratello di non piangere, mamma." Dì a papà di essere bravo e quando sarò in paradiso, mamma, tu scriverai 'La figlia al papà' sulla mia pietra tombale."

"Qualcuno avrebbe dovuto dirglielo, mamma, di non guidare se aveva bevuto. Se solamente qualcuno gliel'avesse detto io sarei ancora viva. Il mio respiro se ne va sempre di più mamma, e io ho paura. Per favore, non piangere, mamma. Quando avevo bisogno di te tu eri sempre lì. Ho una sola ultima domanda prima di dirti addio: io non ho bevuto prima di guidare, allora perchè sono io quella che muore?"

Seguiva il solito appello:

"sono un giovane papà di 29 anni....Dio ci ha benedetto con una splendida bambina di nome Rachel"

Eccetera eccetera. L'unica differenza importante è che i nomi dei genitori erano improvvisamente cambiati: ora sono "Kevine & Melanie". Non importa: l'appello continua a essere una bufala e non va diffuso.


Altri garanti assortiti: la Guardia di Finanza


A fine febbraio 2005, l'appello per Rachel Arlington ha iniziato a circolare con un nuovo "garante": un maresciallo della GdF. L'intestazione dell'appello infatti era questa (ho omesso il nome, il numero di telefono e l'indirizzo di e-mail per rispetto della privacy e per non causare ulteriori guai al maresciallo, già assillato da richieste di informazioni):

Mar. A. M***** B*****
Comando Generale della Guardia di Finanza
IV Reparto - Ufficio Infrastrutture
Viale XXI Aprile, 51 = 00162 ROMA =
Telefono: 06/4422****

e-mail: B****.M****@gdf.it

Ho contattato la GdF in proposito: la loro risposta è descritta in un mio articolo su Zeus News. L'indirizzo di e-mail citato nell'appello è stato disattivato: è dunque inutile telefonare o mandare e-mail al maresciallo chiedendo conferme.


Aggiornamento (2007/11/27): ulteriori garanti apparenti


Ecco l'ultima infornata di "garanti", che pubblico per facilitarne il reperimento a chi ha il buon senso di cercare informazioni su Internet prima di inoltrare gli appelli che riceve:
  • Massimiliano Giangaré cell. 328 9583457
  • Prof. Ettore Cardarelli Università degli studi di Roma 'La Sapienza' Via Eudossiana 18 00184 Roma

A volte l'appello ha in coda tutti i garanti precedenti oltre a queste due new entry, ed è una dimostrazione molto chiara del fatto che gli appelli-bufala mietono vittime a prescindere dalla competenza e qualifica dell'utente e che il funzionamento di Internet è per molti ancora un vero mistero.

Inoltre l'appello ora gira con la precisazione "FATE GIRARE PER AIUTARE IL COLLEGA: E' UN PICCOLO GESTO CHE POTREBBE RISOLVERE UN GROSSO PROBLEMA". Collega di chi, di preciso, non si sa. Ma fa niente: inoltrare non costa nulla e fa sentir bene. E allora si va avanti a intasare le caselle di posta. Da ormai sette anni.


2010/11/14


A marzo 2010 è comparsa una nuova variante, accompagnata da fotografie scioccanti di una neonata e da un referto medico: l'analisi è qui.

A novembre 2010 l'appello è ricomparso con le sole foto e con un testo ulteriormente modificato e pubblicato in varie lingue: l'indagine è qui su Wired.it.

2007/11/25

11/9: ecco cosa dice il video di Chiesa (*aggiornamento*)

Oltre 60 bubbole nel video Zero di Giulietto Chiesa



L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Grazie alla collaborazione di vari amici e degli autori del blog Undicisettembre, posso presentarvi Zerobubbole, la critica integrale del video Zero di Giulietto Chiesa.

Lo faccio perché gli autori di Zero avevano promesso che il loro lavoro sarebbe uscito in DVD, ma ormai è passato un mese e del DVD non c'è traccia, né si sono viste le annunciate proiezioni "nei circoli culturali, nella case del popolo, nelle scuole, nei circuiti Arci" promesse da Chiesa (La Stampa, 25/10/2007, pagina 48).

Così molti si chiedono cosa diavolo dica di così sconvolgente questo video così costoso (valore dichiarato 500.000 euro) ma non possono vederlo.

Per cui ecco la descrizione dettagliata di Zero (PDF), con un primo commento, anche a titolo di confronto per eventuali correzioni in corso d'opera rispetto alla versione proiettata alla Festa del Cinema di Roma.

Correzioni che, a mio parere, saranno inevitabili, perché l'analisi del video ha rivelato almeno una sessantina di stupidaggini, invenzioni e manipolazioni che faranno arricciare gli alluci anche ai complottisti doc. E chissà come saranno contenti gli investitori che hanno finanziato il video con il loro azionariato popolare.

Aggiornamento (2008/01/11)


I produttori di Zero mi hanno espresso formalmente la loro contrarietà alla pubblicazione integrale dei dialoghi contenuti nel video, per ragioni di diritto d'autore. Personalmente credo che tale pubblicazione rientri nel diritto di critica, perché è oggettivamente difficile commentare e criticare per intero qualcosa che non si può citare per intero, ma non desidero alimentare questo tipo di polemica.

Di conseguenza, la nuova edizione del documento non cita integralmente le esatte parole dei dialoghi di Zero. Ricorre invece a dei sunti e include citazioni letterali solo occasionali, restando nei limiti concessi dal dirittto di critica e di citazione anche secondo la più restrittiva delle interpretazioni.

Comprendo che questa limitazione comporta una lettura più disagevole e me ne scuso con i lettori, anche se chiaramente non dipende dalla mia volontà.

2007/11/23

Scie chimiche? No, scie comiche. A Rebus

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Nota: questa è la recensione di un programma televisivo sulle "scie chimiche". Chi volesse un'analisi dettagliata delle teorie riguardanti l'argomento può leggere questi due miei articoli (uno e due) e il parere tecnico dei piloti italiani. O anche visitare il mio sito dedicato al tema, Sciechimiche.info.

È appena terminata la trasmissione di una puntata di Rebus (su Odeon TV) dedicata alle cosiddette "scie chimiche" prodotte da aerei misteriosi nei cieli d'Italia e del mondo.

Ospiti: in studio, due sostenitori dell'esistenza di queste scie, Rosario Marcianò e Massimo Santacroce, nessuno dei quali ha titoli o competenze in aeronautica o meteorologia; per telefono, il senatore Ciccanti, sostenitore anche lui dell'esistenza delle scie chimiche. Grande assente: il contraddittorio.

L'unica persona che rappresenta il mondo aeronautico o meteorologico è Claudio Eminente, dell'ENAC, al quale vengono dati (per telefono), soltanto sei minuti di una trasmissione durata un'ora e mezza. Agli sciachimisti è stata data invece la possibilità di presentare numerosi filmati e di parlare indisturbati. Ma questo, non fraintendetemi, è un bene.

Il conduttore, Maurizio Decollanz, dice che ha invitato tanti esperti per il contraddittorio ma che nessuno ha accettato di venire. Sarà, ma che non ci fosse proprio nessuno, neppure uno scalcinato meteorologo o un pilota, neppure uno degli esperti in fenomeni misteriosi del CICAP (che pure vengono invitati spesso a Rebus), suona sorprendente.

Suona sorprendente soprattutto se si considera che gli esperti di MD80.it (piloti e tecnici italiani) non hanno potuto partecipare perché a loro, diversamente che agli sciachimisti, l'invito è arrivato con un preavviso minimo (fatto confermatomi da MD80 e da Decollanz).

Marcianò ha evidentemente tempo di starsene a scrutare il cielo; i piloti di linea hanno un po' più da fare, e preparare il materiale tecnico rigoroso per rispondere alle domande non è cosa che s'improvvisa (inventare fandonie, al contrario, richiede tre secondi). Gli sciachimisti, invece, hanno avuto mesi per preparare i loro video.

Ma, ripeto, è stato un bene che sia andata così. In mancanza di contraddittorio, infatti, Marcianò e Santacroce non si sono fermati a porre qualche dubbio, ma si sono lasciati andare a considerazioni non solo sulle scie chimiche, ma anche sugli elicotteri neri, sul morbo di Morgellons, sulla cospirazione delle multinazionali, sul nuovo ordine mondiale e su tutti i principali capisaldi del complottismo da fine del mondo imminente. Mancavano solo gli uomini lucertola e l'orgone, e poi il panorama delle cospirazioni sarebbe stato completo.

E c'è di meglio. Tenetevi forte: infatti le scie chimiche, secondo i due ospiti, non solo esistono oltre ogni dubbio, ma si sa anche a cosa servono. Come facciano Marcianò e Santacroce a conoscere i dettagli di un piano così segreto, non è dato saperlo, ma pazienza.


La grande rivelazione


Le scie chimiche servono, dicono i due sciachimisti, per fare un immenso antennone per mappare il territorio a scopo bellico. Mappare quindi anche l'Italia, visto che le scie chimiche impazzano (a loro dire) anche nella penisola. E se mappano l'Italia a scopo bellico, vuol dire che si sta preparando l'invasione militare dell'Italia. No, davvero: hanno detto proprio così. Anzi, hanno parlato di "teatro bellico mondiale". Non preoccupatevi della rata del mutuo: tanto la Terza Guerra Mondiale è vicina.

Ma c'è ancora di meglio: per arricchire il quadro del disastertainment catastrofista, il senatore Ciccanti accusa apertamente la Difesa del proprio paese di cospirare per nascondere il fenomeno delle scie chimiche. Mi vengono in mente molti aggettivi per una dichiarazione del genere, ma per educazione mi fermerò a surreale. Temo, però, che i militari italiani accusati di complicità in una strage contro il proprio paese saranno un po' più coloriti.

Questo il quadro delle accuse; ma vediamo su quali possenti prove si basano.


Le prove incontrovertibili


Tutto, ma proprio tutto, l'impianto probatorio di Marcianò e Santacroce si basa sulla loro asserzione di aver avvistato degli aerei che rilasciano scie a quote dove è impossibile che si formi una normale scia di condensazione. Ma come hanno misurato le quote degli aerei chimici? Radaraltimetro? Telemetri di precisione? Intercettazione dei transponder? Nossignori.

Con una penna laser. Giuro. Marcianò ha puntato un puntatore laser, di quelli da conferenza grandi come una biro, in direzione di un aereo, ed è convinto che il raggio abbia davvero illuminato l'aereo. Siccome sulla scatola della penna laser c'è scritto che la portata massima del raggio è 3500-4000 metri, Marcianò conclude che il suo raggio laser, avendo (secondo lui) illuminato l'aereo e la sua scia, ha misurato la quota dell'aereo. Ergo, l'aereo era al massimo a 4000 metri, e a 4000 metri (secondo gli sciachimisti) non si possono formare scie di condensazione. Quindi dev'essere stata una scia chimica.

Ha anche portato un filmato che lo dimostra. Ma se si guarda lo sgranatissimo video con un attimo di raziocinio, si nota che in realtà il raggio della penna laser si diffonde e disperde nell'aria davanti alla telecamera, incrociando la scia dell'aereo solo visivamente. Il sensore della telecamera, tirato per il collo perché in ripresa notturna con lo zoom a paletta, combina la fioca luce della scia con quella del puntatore nel punto in cui il raggio laser passa davanti alla scia, ed ecco che la scia sembra magicamente illuminata. Un classico.

L'illusione più spettacolare, però, è il fotogramma in cui sembra che il raggio intercetti un'ala del malefico velivolo. Se avete registrato la puntata, riguardate la scena, o guardate l'immagine realizzata da Marcianò che mostro qui sotto.

Se quello fosse davvero il raggio laser che intercetta l'ala, dovrebbe formare un alone circolare. Invece è una linea allungata... situata, guarda caso, proprio dove l'aereo ha le luci intermittenti di posizione. E allungata, guarda caso, proprio nella direzione in cui si sta muovendo l'aereo.

Coincidenza, oppure Marcianò ha scelto un fotogramma nel quale casualmente il suo fascio laser passa (visivamente) davanti alla luce di posizione e la telecamera combina le due sorgenti luminose?

Parliamoci chiaro: per illuminare un aereo in volo non basta una penna laser. La potenza di un puntatore laser da taschino, anche nella versione verde vantata da Marcianò, è talmente bassa che il fascio si disperde entro poche centinaia di metri, checché ne dica il foglietto illustrativo. È fisica di base, suvvia.

Anzi: so per esperienza (non fate domande, la prescrizione non è ancora maturata) che per illuminare un aereo in quota ci vuole un cannone laser da discoteca, altro che un puntatore da taschino. E so anche (ripeto, non fate domande) che se un laser illumina davvero un aereo, la polizia piomba sul posto e sono cavoli amari per tutti, discoteca compresa. È una storia lunga.

Altro esempio: avete presente quelle luci da discoteca che illuminano le nuvole basse? Avrete notato, allora, che sono alimentate da qualcosa di ben diverso dalle batterie tascabili di un puntatore laser. Succhiano kilowatt come sanguisughe. Marcianò, tuttavia, ritiene di poter illuminare un aereo con un laser da una manciata di milliwatt alimentato da due ministilo da 1,5 volt.

Se non siete convinti dell'implausibilità della faccenda, c'è una prova molto semplice da fare: Marcianò si mette a 4000 metri di distanza da una troupe di Rebus e prova a illuminarla, di notte, con la sua mitica penna laser. Scommettiamo che non si vede niente? Gli stessi video di Marcianò su Youtube dimostrano che il raggio della penna laser è ridotto a un lumicino già a 1600 metri.

I due sciachimisti hanno usato anche un altro metodo iperscientifico per determinare le quote degli aerei: le nubi. Dicono che siccome le nubi di un certo tipo si formano sempre a una certa quota, se vediamo un aereo che fa una scia mentre passa sotto una di queste nubi, sappiamo che l'aereo sta volando sotto la quota di quelle nubi.

Idea carina, ma si scontra con la variabilità delle quote di formazione delle nubi e con l'abilità (o mancanza della medesima) nel riconoscere esattamente il tipo di nube. A supporto di questo sistema macchinoso, oserei dire goffo ed erratico per fare una citazione colta, i due sciachimisti portano un filmato di un aereo che rilascia una scia sotto una nube. Di che tipo è la nube, e a che quota era? Quali erano le condizioni meteo di pressione, temperatura, umidità relativa in quota? Boh. Loro non ce lo dicono.

In realtà ci sarebbe un metodo assai più preciso della penna laser o della nuvoletta: si chiama triangolazione, ed è quello usato da tempo immemorabile per misurare l'altezza degli oggetti (montagne, nuvole, meteore, eccetera). Due osservatori si mettono a una distanza precisa l'uno dall'altro e osservano entrambi lo stesso oggetto (l'aereo, in questo caso) nello stesso istante, misurando l'angolo di elevazione. Oppure si usa il teorema di Talete (H/D+d = h/d).

Due conticini di trigonometria da prima geometri, e il gioco è fatto. Non c'è neppure bisogno di una penna laser che fa tanto high-tech; per una valutazione spannometrica bastano due goniometri e due fili a piombo. Strano che dei ricercatori così abili non ci abbiano pensato e abbiano preferito penne laser e nuvole.


Pasticcio finale


La parte finale della trasmissione è dedicata a fare confusione fra scie chimiche (che sono segrete) e tecniche per generare o contenere la pioggia (che sono note e usate da cinquant'anni). Viene presentato uno spezzone del TG1 nel quale si racconta che a Mosca sono state usate sostanze chimiche per impedire la pioggia nei giorni clou di una manifestazione. Ma questo non è un segreto per nessuno che segua le tecnologie (lo è forse per alcuni giornalisti del TG1) e lo sanno bene i cinesi, che usano queste tecniche così tanto che le varie provincie litigano fra loro perché si rubano la pioggia a vicenda.

In conclusione, le "prove" portate dagli sciachimisti in questa puntata sono assolutamente risibili. Diventano fonte di ilarità quando dicono che le scie chimiche causano siccità ("ecco perché non piove")... mentre fuori, almeno qui da me a Lugano e in buona parte della Pianura Padana, diluvia ininterrottamente da giorni. È il bello della differita.

Staremo a vedere cosa propone la seconda puntata, prevista per il 30 novembre. Ho già messo in fresco la birra e comprato le patatine.


Seconda puntata


La recensione della seconda puntata di Rebus dedicata alle "scie chimiche" è disponibile qui.

2007/11/22

Sarò su Radio Città del Capo oggi alle 13

Sono stato invitato per una rapida incursione radiofonica in diretta da Radio Città del Capo (ascoltabile anche in streaming) oggi alle 13 per la trasmissione Cervello di scorta. Parleremo di virus informatici e di come sono cambiati dai loro esordi. A fra poco!

Aggiornamento: l'intervento è spostato alle 13.30 circa per un mio contrattempo logistico.

Sciachimisti alla televisione, inizia il valzer delle scempiaggini

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2007/11/22.

Rebus, in onda su Odeon TV alle 21.30, trasmetterà ben due puntate dedicate alle “scie chimiche”, il 23 e 30 novembre, secondo il sito della trasmissione (grazie a giuliano47 per la segnalazione).

Leggo nella presentazione della puntata del 23/11 che “le scie chimiche, potrebbero celare un’attività segreta e indebita con finalità belliche, o comunque militari, per il controllo del clima e delle zone coinvolte in azioni di guerra. Come si riconoscono le scie normali da quelle sospette? Cosa succede nei nostri cieli e chi si occupa di tutelare la nostra incolumità? Se lo chiedono anche parlamentari europei e italiani, Nessuno, fino ad ora, è riuscito ad avere risposte chiare e definitive”.

E per avere “risposte chiare e definitive”, chi viene invitato in studio da Rebus? Un meteorologo o un pilota, direte voi. Qualcuno che s'intenda di fenomeni atmosferici. Ovvio, no? Così in tre secondi diciamo che le “scie chimiche” sono una stupidata inventata da un branco di cialtroni (come raccontato qui e qui) per alimentare il business della paura che vende libri, e che le normalissime scie di condensazione si possono formare eccome anche a bassa quota (come mostrato qui), e andiamo a casa a occuparci dei problemi seri.

Macché: Rebus, il programma che si definisce “mosso solo ed esclusivamente dalla verità”, avrà ospite nientemeno che Rosario Marcianò, detto “Straker” (Ed Bishop si starà rivoltando nella tomba), che i lettori del Disinformatico ben conoscono per le sue teorie altamente creative, per l'assoluta mancanza di competenza in materia aeronautica e per i suoi atteggiamenti tutt'altro che scientifici verso chiunque osi criticarne il Verbo (come potete leggere nei commenti a questo articolo).

L'altro ospite in studio sarà Massimo Santacroce, che viene presentato da Rebus come se fosse un rappresentante dell'Istituto di Fisiologia Generale e Chimica Biologica “G. Esposito” di Milano ma che a quanto risulta è semplicemente un dottorando dell'istituto ed è compagno di teoria sciachimista di Marcianò. Non dubito della sua competenza nel proprio settore, ma in una discussione su un fenomeno atmosferico la fisiologia e la chimica biologica mi sembra c'entrino come i proverbiali cavoli alla proverbiale merenda. Invitereste un dentista a un dibattito sulle dighe idroelettriche? Appunto.

È interessante notare che le trasmissioni dedicate ai fenomeni misteriosi e alle teorie complottiste non invitano mai in studio gli esperti veri, mentre lasciano ampio spazio ai sostenitori delle teorie più fantasiose e inquietanti e ai loro filmati pieni di manipolazioni. Come mai? È semplice: se lo facessero, lo sputtanamento sarebbe istantaneo e non ci sarebbe la possibilità di tirare in lungo e colmare ripetutamente, a basso costo, il vuoto televisivo fra uno spot e l'altro.

Lo sputtanamento, infatti, parte da un concetto molto semplice: due dilettanti privi di preparazione professionale nel settore sarebbero arrivati a scoprire una colossale cospirazione che, pur essendo sotto i loro occhi, è sfuggita per decenni a migliaia di esperti che per mestiere studiano e scrutano il cielo ed è sfuggita anche ai controllori di volo. Sono tutti coinvolti nel complotto?

Ecco un bel grafico Nasa (cliccabile per ingrandirlo) che spiega le condizioni e le ragioni per cui si formano scie di condensazione che si comportano in modi differenti.


Ci saranno anche due interventi telefonici: uno del senatore Ciccanti, che ha presentato un'interrogazione parlamentare sulle “scie chimiche”, a conferma che chiunque può abboccare a una teoria cospirazionista se gliela si confeziona bene, e di Claudio Eminente, responsabile della Direzione Politiche di Sicurezza e Ambientali dell'ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile): l'unica persona invitata che sia seriamente competente nella materia trattata, che però viene relegata al telefono.

Tre contro uno, insomma. Come mai l'esperto non viene ospitato in studio, ad armi pari con gli sciachimisti? Questo sarebbe il modo obiettivo di procedere di una trasmissione che dichiara di voler “capire e conoscere”?

Se trovate che il trattamento riservato alla materia da Rebus sia sbilanciato (stavo per scrivere squilibrato, ma il termine si presta a facili equivoci), fatelo sapere a Odeon TV usando le coordinate di telefono, fax e mail pubblicate qui: telefono 02/332131, fax 02/33200514, e-mail: info chiocciola profit-group.com. Io l'ho già fatto, scrivendo direttamente a Maurizio Decollanz, il conduttore di Rebus

Nel frattempo, cari sciachimisti, vi regalo questa foto: come si inquadra nella vostra spiegazione delle scie misteriose?



Aggiornamento (2007/11/22 15:45)


Ho avuto uno scambio di e-mail privato con Maurizio Decollanz, di Rebus, che non riporto qui proprio perché privato: dico solo che ha reagito alla mia richiesta di par condicio fra sciachimisti e tecnici accusandomi di “toni intollerabili”, “intimidazione”, “arroganza”, “violenza” e inviando copia della nostra corrispondenza privata all'Ordine dei Giornalisti e al Garante per le Comunicazioni (e poi sarei io quello che fa intimidazione).

Decollanz mi dice di aver invitato molti esperti, compresi i piloti di MD80.it, ma che nessuno ha accettato; anzi, MD80.it avrebbe risposto con una “mail intimidatoria”. Ho ricevuto da MD80.it copia della mail in questione, che si limita a invitare Decollanz a spiegare che gli esperti di MD80.it sono stati chiamati all'ultimo minuto, per cui non hanno potuto liberarsi dagli impegni di lavoro (perché gli esperti, a differenza dei dilettanti, hanno da fare). Non solo: non è stato dato loro lo stesso anticipo concesso invece agli ospiti sciachimisti.

Nel frattempo, ho dato la mia disponibilità a partecipare alla trasmissione. Staremo a vedere.


Aggiornamento (2007/11/22 17:00)


Alla mia proposta di partecipare alla trasmissione, Decollanz ha risposto chiedendo di pubblicare qui le domande che farei se fossi presente a Rebus e garantendo di leggerle. Ben volentieri.

  1. Se il fenomeno delle “scie chimiche” è reale, come mai nessuno addetto ai lavori, nessun meteorologo, nessun pilota ne parla? Come mai non esiste nessuna pubblicazione scientifica al riguardo? Tutti gli scienziati, compresi quelli italiani, fanno forse parte di una colossale congiura del silenzio?
  2. Se le “scie chimiche” sono irrorazioni segrete, perché vengono fatte di giorno, quando si potrebbe benissimo farle invisibilmente di notte?
  3. Come fanno i sostenitori delle “scie chimiche” a essere sicuri che i risultati delle loro analisi (fatte a terra, a otto e più chilometri di distanza dalla scia) provengono proprio dalle scie degli aerei? Come fanno a escludere l'inquinamento delle acque, dell'aria e del suolo prodotto da riscaldamento, industrie, automobili, eccetera?
  4. Se davvero i sostenitori delle “scie chimiche” hanno scoperto un piano supersegreto, come mai sono ancora vivi e liberi di raccontarlo?
  5. Se le “scie chimiche” sono una cospirazione ipersegreta che usa aerei ipersegreti per scopi ipersegreti, come diavolo fanno i sostenitori dell'esistenza del complotto a procurarsi foto così ravvicinate di questi velivoli senza finire impallinati?
  6. Come mai i suddetti sostenitori sono tutti dilettanti e fra loro non c'è nessun esperto in meteorologia?
  7. Come mai i sostenitori delle “scie chimiche”, nelle loro pubblicazioni, presentano come “prove” di chimicità delle scie, foto di fenomeni e oggetti che sono invece assolutamente naturali? Se sono così competenti, come mai non sanno che quelle che mostrano sono nubi mammellari o cirrocumuli (hole punch cloud)? Come mai non sanno che le loro foto di “dispositivi misteriosi” in realtà mostrano normali apparati usati in aviazione?
  8. Questi sostenitori delle “scie chimiche” sono disposti ad accettare una sfida pubblica? Andiamo in un luogo concordato e loro ci indicano quali scie sono “chimiche” e quali no. Poi chiamiamo i controllori di volo e ci facciamo identificare gli aerei che le hanno lasciate e intervistiamo i loro piloti. Ci state?
  9. Che cosa fa credere ai sostenitori delle “scie chimiche” di saperne di più dell'intera comunità scientifica internazionale?
  10. Perché dovrei credere a due dilettanti che sono già stati colti a prendere cantonate scientifiche, che non hanno il supporto di un solo esperto vero di settore, e che hanno un libro da vendere?


Aggiornamento (2007/11/22 20:15)


Uno dei filmati che verrà presentato nel corso della trasmissione è già disponibile nel blog non ufficiale di Rebus in questo post. Contiene, tanto per cambiare, le “nubi col buco” (hole punch cloud), che vengono spacciate come “prova” dell'esistenza delle “scie chimiche” ma che sono in realtà un fenomeno normalissimo, e tante immagini di aerei che lasciano scie di condensazione (una viene da Airliners.net e si sa esattamente che aereo l'ha prodotta: un aereo di linea della Virgin Atlantic).

Nulla è dato di sapere su come gli autori del filmato abbiano determinato la quota di volo degli aerei che riprendono, e già questo la dice lunga sulla serietà delle teorie presentate. Ma la perla migliore è l'affermazione che inchioda alla loro incompetenza gli sciachimisti e definisce il loro “criterio” per distinguere “scie chimiche” da scie di condensazione:

le scie di condensa si formano a quote superiori ai 9000 metri, valori di umidità superiori al 72% e temperature inferiori a -41°C. Qualsiasi velivolo che rilasci copiose scie a quote inferiori e a condizioni di umidità o temperature non idonee è un aereo chimico

Vediamo un po': l'aereo mostrato all'inizio di quest'articolo è a bassa quota e fa copiose scie. Dunque secondo gli sciachimisti è un aereo chimico. Giusto?

Sbagliato. È un Boeing 757 della First Choice Airways, marche G-OOBJ, fotografato all'aeroporto inglese di Gatwick da Steeve Morris il 30 maggio 2005 (fonte: Airliners.net). L'ultima volta che ci sono andato, l'aeroporto di Gatwick non si trovava a 9000 metri d'altitudine, e gli inverni inglesi sono freddini, ma non scendono sotto i -41°C. Come la spiegate, cari sciachimisti?

Posso aggiungere un bel po' di altri esempi che sbufalano l'affermazione-cardine degli sciachimisti. Eccone qualcuno dalla mia collezione:








Persino lo Space Shuttle è un aereo chimico:


La realtà, come si può leggere nella documentazione della gente che fa queste cose di mestiere e le studia per anni invece di improvvisarsi supergenio sventacomplotti, e come si vede nelle foto qui sopra, è che gli aerei possono benissimo formare scie normali (non chimiche) al di fuori delle condizioni indicate dagli sciachimisti.

Solo che le scie formate in questi casi non sono scie di condensazione prodotte dagli scarichi dei motori che rilasciano particelle di carburante combusto, intorno alle quali si condensa l'acqua dell'atmosfera. Sono scie causate soltanto dalla differenza di pressione atmosferica generata dal passaggio del velivolo, in particolare della sua ala, attraverso l'aria. Questa differenza, in condizioni di umidità adeguata, produce la condensazione del vapore acqueo presente nell'aria. A qualsiasi quota.

Dato che le cause sono differenti, queste scie a bassa quota non si chiamano specificamente contrail, ma hanno altri nomi, come wake vortex, wake turbulence, wingtip vortex, Prandtl-Glauert cloud. Ci sono anche le scie prodotte dallo scarico d'emergenza del carburante (fuel dump), ma sono fenomeni rarissimi che avvengono appunto soltanto durante le emergenze.

Gli sciachimisti hanno preso i parametri di formazione di uno solo dei tanti tipi di scia, la contrail generata dai motori e, non contenti di averli travisati, li hanno pure interpretati come se indicassero l'unico modo possibile di formare una scia naturale. Qualsiasi scia a bassa quota è, secondo loro, una scia chimica, ma è una balla. E questo è il loro primo errore di base.

Il loro secondo errore è la determinazione delle quote. Come fanno a sapere a che quota sta volando un aereo? Non hanno strumentazione che consenta loro di farlo, per cui tirano a indovinare. Le loro “quote basse” sono il delirio della spannometria.

Questi due errori minano alla base tutto il resto del loro ragionamento. Una volta smascherati questi due, l'intero castello degli errori della teoria sciachimista crolla inesorabilmente nel fragore del ridicolo.
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