Un blog di Paolo Attivissimo, giornalista informatico e cacciatore di bufale
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2014/12/08
La differenza fra andare nello spazio e viverci, in due foto
La cosmonauta russa Elena Serova a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, in una foto tweetata dal collega Terry Virts.
Le calze e l'albero di Natale a bordo della Stazione, in una foto tweetata da Samantha Cristoforetti (maggiori dettagli su Avamposto 42).
Quando un veicolo non è più un ambiente asettico e funzionale, nel quale fai un ardito mordi e fuggi verso confini estremi, ma diventa una casa, allora non sei più un pioniere che tiene duro: sei un colono. Sei in quella landa per restarci. Vuol dire che non solo hai mosso i primi passi fuori dalla culla, ma ne hai creata un'altra.
Forse non avete mai visto l’aurora così: “Soaring – Lights over Norway”
Non sono riprese accelerate: leggete tutti i dettagli, e godetevi l'originale a tutto schermo, qui. Un articolo di spiegazione scientifica dei colori e degli altri fenomeni che si vedono nel video è qui su Slate.
2014/12/05
Antibufala: Boyd Bushman, ex dipendente dell'Area 51, in punto di morte ha confessato che gli alieni sono fra noi
Boyd Bushman, ex dipendente della famosa Area 51, è morto il 7 agosto scorso, ma prima di morire ha registrato una videoconfessione nella quale mostra fotografie di esseri extraterrestri e altre chicche ufologiche.
Perlomeno questo è quello che scrivono molte fonti giornalistiche (Blitz Quotidiano, Corriere della Sera (Flavio Vanetti, Il Mattino, Il Gazzettino, l'immancabile Daily Mail), descrivendo Bushman senza esitazioni o dubbi come uno “scienziato” che ha “conquistato molti brevetti” e che ha lavorato “per aziende appaltatrici della difesa americana, come la Hughes Aircraft, General Dynamics e Texas Instruments”. La fonte di questo curriculum in apparenza di tutto rispetto, però, è una pagina di Wikipedia ora cancellata: nessun'altra credenziale, nessun altro riscontro.
Ciononostante queste fonti d'informazione riferiscono, in tutta serietà, i racconti di Bushman (anche questi privi di qualunque riscontro): gli alieni, dice, lavorano all'Area 51, sono “umanoidi alti circa 1,5 metri con mani palmate” e sono “impiegati a stretto contatto con gli esseri umani”. Hanno “dita lunghe, piedi palmati, e provengono da un pianeta noto come Quintumnia”, dice Bushman. Nessuna esitazione, neppure un istante d'incredulità, neanche di fronte alla dichiarazione che ci sono alieni “mandriani” e alieni “ladri di bestiame”. Cosa ci facciano col bestiame degli esseri ipertecnologici capaci di attraversare gli immensi spazi interstellari non se lo chiede nessuno.
Per fortuna non tutti sono così disposti a credere sulla parola al primo che passa su Youtube, dice di essere un ex dipendente dell'Area 51 e parla di piedi palmati e alieni mandriani. Il sito antibufala Snopes.com, per esempio, segnala un problemino in tutta questa storia: non solo non c'è nessun riscontro che l'uomo nel video sia davvero chi dice di essere (e che sia morto), ma l'alieno mostrato dal presunto signor Bushman somiglia stranamente a un alieno giocattolo che si compra ai grandi magazzini Walmart.
Secondo le ricerche di RationalWiki, il video (ora rimosso per una contestazione di copyright fatta da tale Chris Mooney) risale in realtà al 2007 ed è opera di David Sereda, noto sostenitore delle teorie più bislacche. Inoltre emerge un'ipotesi davvero triste, ossia che l'uomo nel video sia davvero un ex addetto ai lavori del settore aerospaziale (nel quale non mancano, come in ogni altro campo, persone che credono alle tesi più stravaganti) e che sia stato gabbato crudelmente per anni da colleghi che gli hanno fornito finte prove di incontri alieni per venire incontro alle sue idee strampalate.
Sia come sia, ancora una volta siamo alle solite: tante chiacchiere, tanto fumo, tanti raggiri, tanta voglia di credere, ma nessuna prova concreta per un argomento così importante come l'esistenza e il contatto con altre entità intelligenti. Sono casi come questo che rendono poco credibile tutto il settore dell'ufologia, perché invece di essere liquidati per mancanza di prove vengono diffusi acriticamente e anzi promossi come se fossero rivelazioni inoppugnabili.
Perlomeno questo è quello che scrivono molte fonti giornalistiche (Blitz Quotidiano, Corriere della Sera (Flavio Vanetti, Il Mattino, Il Gazzettino, l'immancabile Daily Mail), descrivendo Bushman senza esitazioni o dubbi come uno “scienziato” che ha “conquistato molti brevetti” e che ha lavorato “per aziende appaltatrici della difesa americana, come la Hughes Aircraft, General Dynamics e Texas Instruments”. La fonte di questo curriculum in apparenza di tutto rispetto, però, è una pagina di Wikipedia ora cancellata: nessun'altra credenziale, nessun altro riscontro.
Ciononostante queste fonti d'informazione riferiscono, in tutta serietà, i racconti di Bushman (anche questi privi di qualunque riscontro): gli alieni, dice, lavorano all'Area 51, sono “umanoidi alti circa 1,5 metri con mani palmate” e sono “impiegati a stretto contatto con gli esseri umani”. Hanno “dita lunghe, piedi palmati, e provengono da un pianeta noto come Quintumnia”, dice Bushman. Nessuna esitazione, neppure un istante d'incredulità, neanche di fronte alla dichiarazione che ci sono alieni “mandriani” e alieni “ladri di bestiame”. Cosa ci facciano col bestiame degli esseri ipertecnologici capaci di attraversare gli immensi spazi interstellari non se lo chiede nessuno.
Per fortuna non tutti sono così disposti a credere sulla parola al primo che passa su Youtube, dice di essere un ex dipendente dell'Area 51 e parla di piedi palmati e alieni mandriani. Il sito antibufala Snopes.com, per esempio, segnala un problemino in tutta questa storia: non solo non c'è nessun riscontro che l'uomo nel video sia davvero chi dice di essere (e che sia morto), ma l'alieno mostrato dal presunto signor Bushman somiglia stranamente a un alieno giocattolo che si compra ai grandi magazzini Walmart.
Secondo le ricerche di RationalWiki, il video (ora rimosso per una contestazione di copyright fatta da tale Chris Mooney) risale in realtà al 2007 ed è opera di David Sereda, noto sostenitore delle teorie più bislacche. Inoltre emerge un'ipotesi davvero triste, ossia che l'uomo nel video sia davvero un ex addetto ai lavori del settore aerospaziale (nel quale non mancano, come in ogni altro campo, persone che credono alle tesi più stravaganti) e che sia stato gabbato crudelmente per anni da colleghi che gli hanno fornito finte prove di incontri alieni per venire incontro alle sue idee strampalate.
Sia come sia, ancora una volta siamo alle solite: tante chiacchiere, tanto fumo, tanti raggiri, tanta voglia di credere, ma nessuna prova concreta per un argomento così importante come l'esistenza e il contatto con altre entità intelligenti. Sono casi come questo che rendono poco credibile tutto il settore dell'ufologia, perché invece di essere liquidati per mancanza di prove vengono diffusi acriticamente e anzi promossi come se fossero rivelazioni inoppugnabili.
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Acquisti di Natale online, consigli di sicurezza
La società di sicurezza informatica Intego ha pubblicato una pratica lista di raccomandazioni per rendere più sicuri gli acquisti via Internet, specialmente in questo periodo natalizio. Cito qui i principali consigli proposti.
Dati della carta di credito o pagamenti con PayPal? Soltanto su pagine con il lucchetto chiuso. Al momento di immettere i dati della vostra carta di credito o quelli del vostro conto PayPal, controllate che nella casella dell'indirizzo del vostro browser ci sia un lucchetto chiuso accanto al nome del sito dal quale state facendo acquisti o che state usando per effettuare il pagamento: se c'è, vuol dire che i dati vengono trasmessi in forma cifrata e quindi non sono facilmente intercettabili. Se non c'è il lucchetto chiuso, non immettete i vostri dati: è una truffa oppure il gestore del sito non sta pensando alla vostra sicurezza.
Password robuste e uniche per i siti d'acquisto. Spesso i siti dai quali fate acquisti vi chiedono di creare un account presso di loro al momento del primo acquisto. Proteggete questo account con una password che non sia facilmente indovinabile e che non sia la stessa che usate altrove, altrimenti se qualcuno scopre quella password (per esempio attaccando il sito di acquisti) avrà accesso non solo al vostro account presso il negozio online ma anche presso tutti gli altri siti nei quali avete riusato la stessa password.
Niente acquisti sui Wi-Fi pubblici. Su queste reti è troppo facile intercettare dati sensibili che transitano via radio; lo può fare chiunque sia sulla stessa rete Wi-Fi. Se dovete usare un Wi-Fi pubblico, proteggetevi adoperando una VPN per cifrare tutto.
Comperate solo da siti di indubbia reputazione. Quel sito mai visto prima potrà anche avere delle offerte irresistibili, ma chiedetevi sempre come fa un sito sconosciuto a spuntare prezzi così bassi o ad avere i prodotti introvabili altrove. Ci sono tanti siti piccoli e onesti, ma come regola generale è meglio acquistare da chi ha una buona nomea. Spesso i siti piccoli vendono anche tramite catene come Amazon o eBay, che offrono protezioni migliori per gli acquirenti, per cui passate da questi nomi ben noti.
Controllate sempre i prezzi usando anche un altro browser. Ci sono negozi online che offrono prezzi migliori ai clienti nuovi rispetto a quelli proposti a chi ha già un account presso di loro: adoperate quindi un altro browser, diverso da quello che avete usato per entrare nel vostro account presso il negozio, e confrontate i prezzi offerti a chi non ha fatto login al proprio account e quelli praticati a chi visita il sito entrando tramite il proprio account.
Dati della carta di credito o pagamenti con PayPal? Soltanto su pagine con il lucchetto chiuso. Al momento di immettere i dati della vostra carta di credito o quelli del vostro conto PayPal, controllate che nella casella dell'indirizzo del vostro browser ci sia un lucchetto chiuso accanto al nome del sito dal quale state facendo acquisti o che state usando per effettuare il pagamento: se c'è, vuol dire che i dati vengono trasmessi in forma cifrata e quindi non sono facilmente intercettabili. Se non c'è il lucchetto chiuso, non immettete i vostri dati: è una truffa oppure il gestore del sito non sta pensando alla vostra sicurezza.
Password robuste e uniche per i siti d'acquisto. Spesso i siti dai quali fate acquisti vi chiedono di creare un account presso di loro al momento del primo acquisto. Proteggete questo account con una password che non sia facilmente indovinabile e che non sia la stessa che usate altrove, altrimenti se qualcuno scopre quella password (per esempio attaccando il sito di acquisti) avrà accesso non solo al vostro account presso il negozio online ma anche presso tutti gli altri siti nei quali avete riusato la stessa password.
Niente acquisti sui Wi-Fi pubblici. Su queste reti è troppo facile intercettare dati sensibili che transitano via radio; lo può fare chiunque sia sulla stessa rete Wi-Fi. Se dovete usare un Wi-Fi pubblico, proteggetevi adoperando una VPN per cifrare tutto.
Comperate solo da siti di indubbia reputazione. Quel sito mai visto prima potrà anche avere delle offerte irresistibili, ma chiedetevi sempre come fa un sito sconosciuto a spuntare prezzi così bassi o ad avere i prodotti introvabili altrove. Ci sono tanti siti piccoli e onesti, ma come regola generale è meglio acquistare da chi ha una buona nomea. Spesso i siti piccoli vendono anche tramite catene come Amazon o eBay, che offrono protezioni migliori per gli acquirenti, per cui passate da questi nomi ben noti.
Controllate sempre i prezzi usando anche un altro browser. Ci sono negozi online che offrono prezzi migliori ai clienti nuovi rispetto a quelli proposti a chi ha già un account presso di loro: adoperate quindi un altro browser, diverso da quello che avete usato per entrare nel vostro account presso il negozio, e confrontate i prezzi offerti a chi non ha fatto login al proprio account e quelli praticati a chi visita il sito entrando tramite il proprio account.
20 anni di PlayStation
Vent'anni fa veniva presentata la prima Sony Playstation. E il resto è storia, riassunta bene in questo video e celebrata dall'edizione speciale del ventennale, disponibile in soli 12.300 esemplari per tutto il mondo.
Firefox 34 include videochat senza plug-in; addio Skype?
La versione 34 di Firefox, attualmente disponibile per lo scaricamento gratuito, ha parecchie novità, fra le quali spicca in particolare la funzione Hello, che consente di fare e ricevere videochiamate via Internet direttamente all'interno del browser, senza dover quindi ricorrere ad applicazioni esterne o a plug-in.
La funzione è gratuita ed è compatibile con qualunque browser che supporta WebRTC (quindi anche Chrome e Opera) e si può usare senza dover creare account (ma avere un account Firefox offre accesso a maggiori funzionalità).
Per usare Hello, cliccate sul suo pulsante nella barra strumenti di Firefox: se non lo trovate, leggete queste istruzioni; se non bastano, digitate about:config nella barra degli indirizzi e cambiate il parametro loop.throttled a false, riavviate Firefox e rieseguite le suddette istruzioni.
Una volta attivata la funzione Hello, per avviare una conversazione si manda all'interlocutore (per esempio via mail) il link generato da Hello; l'interlocutore clicca sul link ricevuto e il gioco è fatto. I link sono riutilizzabili, e se entrambi i partecipanti hanno un account Firefox esiste anche la chiamata diretta. Tutti i dettagli sono nel blog ufficiale di Mozilla (anche qui).
L'arrivo delle chiamate audio e video direttamente all'interno del browser potrebbe essere un duro colpo per gli altri operatori di videochiamata, come Skype; se il servizio risulta semplice e affidabile, molti utenti potrebbero preferire Firefox Hello perché non comporta nessuna installazione di app aggiuntive, di cui poi occorre fare la manutenzione e l'aggiornamento.
La funzione è gratuita ed è compatibile con qualunque browser che supporta WebRTC (quindi anche Chrome e Opera) e si può usare senza dover creare account (ma avere un account Firefox offre accesso a maggiori funzionalità).
Per usare Hello, cliccate sul suo pulsante nella barra strumenti di Firefox: se non lo trovate, leggete queste istruzioni; se non bastano, digitate about:config nella barra degli indirizzi e cambiate il parametro loop.throttled a false, riavviate Firefox e rieseguite le suddette istruzioni.
Una volta attivata la funzione Hello, per avviare una conversazione si manda all'interlocutore (per esempio via mail) il link generato da Hello; l'interlocutore clicca sul link ricevuto e il gioco è fatto. I link sono riutilizzabili, e se entrambi i partecipanti hanno un account Firefox esiste anche la chiamata diretta. Tutti i dettagli sono nel blog ufficiale di Mozilla (anche qui).
L'arrivo delle chiamate audio e video direttamente all'interno del browser potrebbe essere un duro colpo per gli altri operatori di videochiamata, come Skype; se il servizio risulta semplice e affidabile, molti utenti potrebbero preferire Firefox Hello perché non comporta nessuna installazione di app aggiuntive, di cui poi occorre fare la manutenzione e l'aggiornamento.
Mega-attacco a Sony Pictures, buona occasione per ripassare le proprie norme di sicurezza
Sony Pictures ha subito un'aggressione informatica di portata senza precedenti basato in parte, secondo le prime informazioni, su un particolare malware, analizzato qui da Trend Micro e battezzato Wiper (“azzeratore”) per la sua tendenza a cancellare il contenuto dei computer infettati, tanto da rendere impossibile riavviarli senza un ripristino del sistema operativo. Ma ci sono indicazioni che chi ha commesso l'attacco conosceva già dettagli della struttura interna della rete informatica di Sony Pictures.
Molte fonti citano la Corea del Nord come paese istigatore dell'attacco, ma per ora mancano prove concrete (chi ha compilato il malware usava il coreano come lingua di sistema, ma questo non dimostra nulla): quello che si sa è che le rivendicazioni citano un film della Sony Pictures di prossima uscita, The Interview, che mette ampiamente alla berlina il leader nordcoreano.
Quello che colpisce di questo attacco è la sua portata: sono stati trafugati terabyte di dati, compresi cinque film non ancora distribuiti; è stato preso il controllo di vari account Twitter di Sony Pictures; sono stati disseminati dettagli del personale e dei loro stipendi, oltre a comunicazioni interne che rivelano cosa si pensa, fra i dirigenti, delle varie celebrità di Hollywood. Ma tutto questo è stato reso possibile da una disinvoltura impressionante nella gestione della sicurezza da parte della Sony: interi elenchi di password erano custoditi in semplici file di testo o spreadsheet privi di qualunque cifratura. Sembra che dall'attacco devastante di tre anni fa contro il Sony Playstation Network non sia stato imparato davvero nulla.
Quale che sia la sua origine, l'attacco è una buona occasione per ogni responsabile di sistemi informatici per ripassare e riesaminare la sicurezza dei siti aziendali che gestisce e per far capire ai dirigenti che è necessario investire in sicurezza (vera, non di facciata) e in educazione del personale, affinché diventi chiaro che una mail normale non è un messaggio privato e che mettere le password in un documento Excel non cifrato è da incoscienti.
Molte fonti citano la Corea del Nord come paese istigatore dell'attacco, ma per ora mancano prove concrete (chi ha compilato il malware usava il coreano come lingua di sistema, ma questo non dimostra nulla): quello che si sa è che le rivendicazioni citano un film della Sony Pictures di prossima uscita, The Interview, che mette ampiamente alla berlina il leader nordcoreano.
Quello che colpisce di questo attacco è la sua portata: sono stati trafugati terabyte di dati, compresi cinque film non ancora distribuiti; è stato preso il controllo di vari account Twitter di Sony Pictures; sono stati disseminati dettagli del personale e dei loro stipendi, oltre a comunicazioni interne che rivelano cosa si pensa, fra i dirigenti, delle varie celebrità di Hollywood. Ma tutto questo è stato reso possibile da una disinvoltura impressionante nella gestione della sicurezza da parte della Sony: interi elenchi di password erano custoditi in semplici file di testo o spreadsheet privi di qualunque cifratura. Sembra che dall'attacco devastante di tre anni fa contro il Sony Playstation Network non sia stato imparato davvero nulla.
Quale che sia la sua origine, l'attacco è una buona occasione per ogni responsabile di sistemi informatici per ripassare e riesaminare la sicurezza dei siti aziendali che gestisce e per far capire ai dirigenti che è necessario investire in sicurezza (vera, non di facciata) e in educazione del personale, affinché diventi chiaro che una mail normale non è un messaggio privato e che mettere le password in un documento Excel non cifrato è da incoscienti.
2014/12/04
Oggi il primo volo della capsula Orion, ma Marte è ancora lontanissimo
È sempre bello e spettacolare vedere la partenza di un grande razzo, ma sinceramente tutta la fanfara intorno al volo di oggi che intorno alle 13 porterà nello spazio la nuova capsula per equipaggi degli Stati Uniti mi pare un po' gonfiata.
Prima di tutto, la capsula è per equipaggi, ma non avrà un equipaggio a bordo, perché questo è il suo volo di collaudo. Il primo volo con un equipaggio è previsto per il 2020. Fra sei anni. E benché si faccia molto clamore intorno all'intenzione di usare Orion per portare un equipaggio su Marte, è appunto pura intenzione: il modulo abitativo che alloggerebbe gli astronauti nella lunga missione non esiste. Non esiste neppure il veicolo per consentire agli astronauti di atterrare su Marte. Non c'è neanche un veicolo per tornare sulla Luna, altra possibile destinazione di Orion. Non c'è, soprattutto, un razzo capace di portare Orion verso Marte: oggi verrà usato un razzo più piccolo di quello necessario per le missioni interplanetarie, perché il vettore gigante SLS è ancora in costruzione. In lenta costruzione: arriverà nel 2018.
Tutto quello che farà questo volo è collaudare i sistemi di bordo e soprattutto lo scudo termico della capsula Orion. Non è poco, certo, ed è indubbiamente meglio di niente, ma il fatto che debbano passare sei anni fra il collaudo e l'uso, esclusivamente per mancanza di fondi, e la fanfara che accompagna un semplice volo di collaudo per mancanza di meglio testimoniano il disinteresse del governo statunitense per le missioni spaziali con equipaggio oltre l'orbita terrestre.
Che differenza deprimente rispetto al passato. Per fare un paragone, il volo di Orion di oggi è grosso modo l'equivalente della missione Apollo 4, svoltasi a novembre del 1967: il collaudo in volo della capsula per equipaggi. Il primo volo con equipaggio della capsula Apollo fu Apollo 7, a ottobre del 1968. Undici mesi dopo, non sei anni dopo. Ah, e in quell'occasione le tappe furono rallentate dal fatto che il 27 gennaio 1967 erano morti tre astronauti dentro una capsula Apollo durante una prova generale a terra.
Quindi scusatemi se trattengo un po' a fatica uno sbadiglio e mi auguro che Elon Musk sia un po' meno lentocratico di quanto lo è oggi la NASA per carenza di fondi e di obiettivi chiari. Mi associo alla colorita protesta di due dei veterani delle missioni lunari degli anni Sessanta, Buzz Aldrin e Mike Collins: get your ass to Mars, ossia muovi il culo e vai su Marte.
In ogni caso trovate tutte le info su Orion qui su Nasa.gov (in inglese) e su Astronautinews (in italiano). @Astropratica farà un livetweet in italiano.
Aggiornamento: il lancio è stato rinviato a causa di vari problemi ed è stato effettuato il giorno successivo con successo.
Prima di tutto, la capsula è per equipaggi, ma non avrà un equipaggio a bordo, perché questo è il suo volo di collaudo. Il primo volo con un equipaggio è previsto per il 2020. Fra sei anni. E benché si faccia molto clamore intorno all'intenzione di usare Orion per portare un equipaggio su Marte, è appunto pura intenzione: il modulo abitativo che alloggerebbe gli astronauti nella lunga missione non esiste. Non esiste neppure il veicolo per consentire agli astronauti di atterrare su Marte. Non c'è neanche un veicolo per tornare sulla Luna, altra possibile destinazione di Orion. Non c'è, soprattutto, un razzo capace di portare Orion verso Marte: oggi verrà usato un razzo più piccolo di quello necessario per le missioni interplanetarie, perché il vettore gigante SLS è ancora in costruzione. In lenta costruzione: arriverà nel 2018.
Tutto quello che farà questo volo è collaudare i sistemi di bordo e soprattutto lo scudo termico della capsula Orion. Non è poco, certo, ed è indubbiamente meglio di niente, ma il fatto che debbano passare sei anni fra il collaudo e l'uso, esclusivamente per mancanza di fondi, e la fanfara che accompagna un semplice volo di collaudo per mancanza di meglio testimoniano il disinteresse del governo statunitense per le missioni spaziali con equipaggio oltre l'orbita terrestre.
Che differenza deprimente rispetto al passato. Per fare un paragone, il volo di Orion di oggi è grosso modo l'equivalente della missione Apollo 4, svoltasi a novembre del 1967: il collaudo in volo della capsula per equipaggi. Il primo volo con equipaggio della capsula Apollo fu Apollo 7, a ottobre del 1968. Undici mesi dopo, non sei anni dopo. Ah, e in quell'occasione le tappe furono rallentate dal fatto che il 27 gennaio 1967 erano morti tre astronauti dentro una capsula Apollo durante una prova generale a terra.
Quindi scusatemi se trattengo un po' a fatica uno sbadiglio e mi auguro che Elon Musk sia un po' meno lentocratico di quanto lo è oggi la NASA per carenza di fondi e di obiettivi chiari. Mi associo alla colorita protesta di due dei veterani delle missioni lunari degli anni Sessanta, Buzz Aldrin e Mike Collins: get your ass to Mars, ossia muovi il culo e vai su Marte.
In ogni caso trovate tutte le info su Orion qui su Nasa.gov (in inglese) e su Astronautinews (in italiano). @Astropratica farà un livetweet in italiano.
Aggiornamento: il lancio è stato rinviato a causa di vari problemi ed è stato effettuato il giorno successivo con successo.
2014/12/03
Podcast del Disinformatico del 2014/11/28
È a vostra disposizione per lo scaricamento la puntata di venerdì scorso del Disinformatico radiofonico che ho condotto per la Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera.
Questi sono gli articoli di supporto alla puntata:
Nufologia: un UFO fa esclamare Samantha Cristoforetti?
Usare le reti WiFi pubbliche in sicurezza con Freedome di F-Secure
“Hackerati” numerosi giornali? Non proprio
L’archivio completo di tutti i tweet è ora liberamente consultabile
Perché le tastiere alternative per smartphone generano messaggi d’allarme?
Questi sono gli articoli di supporto alla puntata:
Nufologia: un UFO fa esclamare Samantha Cristoforetti?
Usare le reti WiFi pubbliche in sicurezza con Freedome di F-Secure
“Hackerati” numerosi giornali? Non proprio
L’archivio completo di tutti i tweet è ora liberamente consultabile
Perché le tastiere alternative per smartphone generano messaggi d’allarme?
2014/12/01
Trailer di Star Wars? Pfff. Interstellar? Ecco come poteva essere
L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Il trailer del prossimo Star Wars mi ha lasciato indifferente, con quell'inizio preso di peso da Balle Spaziali, e già sapete bene cosa ne penso di Interstellar. Ma ci sono cortometraggi come questo Wanderers che mi fanno venire la pelle d'oca. Non solo perché sono belli, ma perché sono reali. Mostrano quello che davvero, se vogliamo, potrà essere il nostro destino.
Nessuno dei luoghi mostrati è fantasia: sono tutti mondi reali del nostro sistema solare. Nessuna delle tecnologie presentate contraddice la fisica: si tratta soltanto di risolverne le sfide ingegneristiche. E le parole di Carl Sagan sono pura poesia del cosmo. Quest'emozione era quello che mi aspettavo da Interstellar e che (salvo qualche minuto qua e là) non vi ho trovato. Ma Wanderers mi ripaga. Buona visione.
Aggiornamento (2015/03/15): Nicola Colotti mi segnala che la voce di Sagan è stata rimossa, presumo per ragioni di copyright. Una versione dell'audio di Wanderers con la voce dell'astrofisico è disponibile qui su Youtube, almeno per ora.
C'è una galleria esplicativa delle scene del video, che hanno la stessa grazia ed energia artistica delle indimenticabili tavole di Chesley Bonestell: i pianeti (le “stelle vagabonde”, come sono vagabondi gli umani) visti dalla Terra; un'astronave lascia la Terra (una foto reale); la Grande Macchia Rossa di Giove (da un mosaico di foto della sonda Voyager); i geyser di Encelado, luna di Saturno (una foto reale della sonda Cassini); gli anelli di Saturno (immagine sintetica basata sui dati reali); un ascensore spaziale su Marte (mosaico di immagini reali NASA ed ESA); il sito di atterraggio di Opportunity su Marte, a Victoria Crater; un tramonto su Marte (fotografato dalla sonda Spirit nel 2005); una colonia sull'immensa cresta montuosa che circonda Giapeto, luna di Saturno, scoperta nel 2004 (immagine generata da dati reali).
C'è poi una serie di scene più fantastiche: un asteroide scavato, fornito di un'atmosfera interna e messo in rotazione per creare una colonia sotterranea, illuminata da un sole artificiale che corre lungo un binario centrale per creare un ciclo di notte e giorno. Gli astronauti che camminano su Europa, con Giove sullo sfondo, che dovranno avere una gran bella protezione contro le radiazioni letali che circondano il pianeta gigante ma godranno davvero di una vista spettacolare.
Volare con ali applicate alle braccia su Titano, una luna grande quanto il pianeta Mercurio, con un'atmosfera densa abbinata a una gravità ridotta, non è implausibile, anche se serviranno indumenti caldi e cadere nei laghi di metano liquido sarebbe, come dire, spiacevole. E che dire dell'incanto di saltare dal precipizio più alto del Sistema Solare, la Verona Rupes su Miranda, satellite di Urano, un abisso profondo almeno cinque chilometri? O della visione finale del bagliore notturno degli anelli di Saturno, visti da una piattaforma sospesa nell'infinita atmosfera del pianeta?
Questa è la mia fragile traduzione della magnifica prosa di Carl Sagan: “Nonostante i suoi vantaggi materiali, la vita stanziale ci ha lasciato frementi, insoddisfatti. Persino dopo quattrocento generazioni in villaggi e città, non abbiamo dimenticato. La strada aperta continua a chiamarci dolcemente, come una canzone d'infanzia mezza dimenticata... Attribuiamo ai luoghi lontani un certo romanticismo. Sospetto che la loro desiderabilità sia stata meticolosamente fabbricata dalla selezione naturale come elemento essenziale per la nostra sopravvivenza. Lunghe estati, miti inverni, ricchi raccolti, abbondante cacciagione: nessuna di queste cose dura per sempre. La tua vita, o quella della tua banda, o persino quella della tua specie, può essere merito di quei pochi inquieti, attratti da una fame che a malapena sanno articolare o comprendere, verso terre non ancora scoperte e nuovi mondi... Herman Melville, in Moby Dick, parlò a nome dei vagabondi d'ogni epoca e d'ogni meridiano. Disse: ‘Sono tormentato da un eterno prurito di cose lontane. Amo veleggiare su mari proibiti’. Forse è un po' troppo presto. Forse non è ancora il momento. Ma questi mondi, che promettono opportunità ignote, ci chiamano. Orbitano silenti intorno al Sole, e attendono.”
Questo è l'originale, tratto dal libro Pale Blue Dot: “For all its material advantages, the sedentary life has left us edgy, unfulfilled. Even after 400 generations in villages and cities, we haven't forgotten. The open road still softly calls, like a nearly forgotten song of childhood. We invest far-off places with a certain romance. This appeal, I suspect, has been meticulously crafted by natural selection as an essential element in our survival. Long summers, mild winters, rich harvests, plentiful game — none of them lasts forever. Your own life, or your band's, or even your species' might be owed to a restless few — drawn, by a craving they can hardly articulate or understand, to undiscovered lands and new worlds. Herman Melville, in Moby Dick, spoke for wanderers in all epochs and meridians: "I am tormented with an everlasting itch for things remote. I love to sail forbidden seas..." Maybe it's a little early. Maybe the time is not quite yet. But those other worlds — promising untold opportunities —beckon. Silently, they orbit the Sun, waiting.”
Il trailer del prossimo Star Wars mi ha lasciato indifferente, con quell'inizio preso di peso da Balle Spaziali, e già sapete bene cosa ne penso di Interstellar. Ma ci sono cortometraggi come questo Wanderers che mi fanno venire la pelle d'oca. Non solo perché sono belli, ma perché sono reali. Mostrano quello che davvero, se vogliamo, potrà essere il nostro destino.
Nessuno dei luoghi mostrati è fantasia: sono tutti mondi reali del nostro sistema solare. Nessuna delle tecnologie presentate contraddice la fisica: si tratta soltanto di risolverne le sfide ingegneristiche. E le parole di Carl Sagan sono pura poesia del cosmo. Quest'emozione era quello che mi aspettavo da Interstellar e che (salvo qualche minuto qua e là) non vi ho trovato. Ma Wanderers mi ripaga. Buona visione.
Aggiornamento (2015/03/15): Nicola Colotti mi segnala che la voce di Sagan è stata rimossa, presumo per ragioni di copyright. Una versione dell'audio di Wanderers con la voce dell'astrofisico è disponibile qui su Youtube, almeno per ora.
C'è una galleria esplicativa delle scene del video, che hanno la stessa grazia ed energia artistica delle indimenticabili tavole di Chesley Bonestell: i pianeti (le “stelle vagabonde”, come sono vagabondi gli umani) visti dalla Terra; un'astronave lascia la Terra (una foto reale); la Grande Macchia Rossa di Giove (da un mosaico di foto della sonda Voyager); i geyser di Encelado, luna di Saturno (una foto reale della sonda Cassini); gli anelli di Saturno (immagine sintetica basata sui dati reali); un ascensore spaziale su Marte (mosaico di immagini reali NASA ed ESA); il sito di atterraggio di Opportunity su Marte, a Victoria Crater; un tramonto su Marte (fotografato dalla sonda Spirit nel 2005); una colonia sull'immensa cresta montuosa che circonda Giapeto, luna di Saturno, scoperta nel 2004 (immagine generata da dati reali).
C'è poi una serie di scene più fantastiche: un asteroide scavato, fornito di un'atmosfera interna e messo in rotazione per creare una colonia sotterranea, illuminata da un sole artificiale che corre lungo un binario centrale per creare un ciclo di notte e giorno. Gli astronauti che camminano su Europa, con Giove sullo sfondo, che dovranno avere una gran bella protezione contro le radiazioni letali che circondano il pianeta gigante ma godranno davvero di una vista spettacolare.
Volare con ali applicate alle braccia su Titano, una luna grande quanto il pianeta Mercurio, con un'atmosfera densa abbinata a una gravità ridotta, non è implausibile, anche se serviranno indumenti caldi e cadere nei laghi di metano liquido sarebbe, come dire, spiacevole. E che dire dell'incanto di saltare dal precipizio più alto del Sistema Solare, la Verona Rupes su Miranda, satellite di Urano, un abisso profondo almeno cinque chilometri? O della visione finale del bagliore notturno degli anelli di Saturno, visti da una piattaforma sospesa nell'infinita atmosfera del pianeta?
Questa è la mia fragile traduzione della magnifica prosa di Carl Sagan: “Nonostante i suoi vantaggi materiali, la vita stanziale ci ha lasciato frementi, insoddisfatti. Persino dopo quattrocento generazioni in villaggi e città, non abbiamo dimenticato. La strada aperta continua a chiamarci dolcemente, come una canzone d'infanzia mezza dimenticata... Attribuiamo ai luoghi lontani un certo romanticismo. Sospetto che la loro desiderabilità sia stata meticolosamente fabbricata dalla selezione naturale come elemento essenziale per la nostra sopravvivenza. Lunghe estati, miti inverni, ricchi raccolti, abbondante cacciagione: nessuna di queste cose dura per sempre. La tua vita, o quella della tua banda, o persino quella della tua specie, può essere merito di quei pochi inquieti, attratti da una fame che a malapena sanno articolare o comprendere, verso terre non ancora scoperte e nuovi mondi... Herman Melville, in Moby Dick, parlò a nome dei vagabondi d'ogni epoca e d'ogni meridiano. Disse: ‘Sono tormentato da un eterno prurito di cose lontane. Amo veleggiare su mari proibiti’. Forse è un po' troppo presto. Forse non è ancora il momento. Ma questi mondi, che promettono opportunità ignote, ci chiamano. Orbitano silenti intorno al Sole, e attendono.”
Questo è l'originale, tratto dal libro Pale Blue Dot: “For all its material advantages, the sedentary life has left us edgy, unfulfilled. Even after 400 generations in villages and cities, we haven't forgotten. The open road still softly calls, like a nearly forgotten song of childhood. We invest far-off places with a certain romance. This appeal, I suspect, has been meticulously crafted by natural selection as an essential element in our survival. Long summers, mild winters, rich harvests, plentiful game — none of them lasts forever. Your own life, or your band's, or even your species' might be owed to a restless few — drawn, by a craving they can hardly articulate or understand, to undiscovered lands and new worlds. Herman Melville, in Moby Dick, spoke for wanderers in all epochs and meridians: "I am tormented with an everlasting itch for things remote. I love to sail forbidden seas..." Maybe it's a little early. Maybe the time is not quite yet. But those other worlds — promising untold opportunities —beckon. Silently, they orbit the Sun, waiting.”
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